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I Nibelunghi 113

Rinvenir si potea. Lor palafreni
335Bene si stanno, ch’elli han tutti gli agi,
E lor nave sen va rapida e piana,
E niun travaglio han quelli. E di lor vele
Forti furono allor stese le sarte,
Ed essi andarno, pria che notte fosse,
340Con buon vento scendendo inverso al mare
Ben venti miglia. Ma cagion di duolo
Fu poscia il faticar per que’ gagliardi.
     Al mattin dodicesmo, in quella guisa
Che udimmo raccontar, laggiù recaronli
345Rapide l’aure ad Isenstein di contro,
Di Brünhilde in la terra, e niun quel loco,
Se ne togli Sifrido, conoscea.
Ma re Gunthèr, quando il castello vide
E suoi ampi ricinti, oh! come e tosto
350Gridò: Mi dite voi, Sifrido amico,
Se pur v’è noto, di chi son le mura,
Ancora di chi son le ricche terre.
     Sifrido rispondea: Ciò mi è ben noto.
Genti son queste e terra di Brünhilde,
355Isenstein è il castel, quale soventi

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