I Caratteri/I caratteri morali/La millanteria

I caratteri morali - La millanteria

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Teofrasto - I Caratteri (Antichità)
Traduzione dal greco di Goffredo Coppola (1945)
I caratteri morali - La millanteria
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23.

LA MILLANTERIA

La millanteria1 parrebbe in verità essere ostentazine di beni che non esistono, e lo sballone cotal uomo che stando sul molo2 racconta ai forastieri di posseder molte ricchezze sul mare, e parla del traffico dell’imprestare a credito, quanto sia cresciuto ormai, e quel che egli ci ha guadagnato e perduto. E mentre fa queste bravate3 manda il ragazzo alla banca per una dracma che ci ha in deposito. Ed è poi capace [p. 120 modifica]di farsi gabbo del suo compagno di viaggio col dirgli cammin facendo d’aver fatto il soldato con Alessandro, e in che relazione egli era con lui, e quante coppe incrostate di gemme si portò a casa; e gli artigiani che sono in Asia ei sostiene che son migliori di quelli di Europa4. E questo egli racconta senza essere mai uscito da Atene; e afferma ch’egli ha tre lettere di Antipatro che gli dicono di recarsi in Macedonia, ma che essendogli stata concessa l’esportazione in franchigia del legname5, egli ha rifiutato per non incorrere nella denunzia di chicchessia6: «oh! i Macédoni avrebbero dovuto strologar con più furbizia!»7. E durante la carestia ha avuto assai8 più di cinque talenti di spese per aiutare i poveri della città, giacché egli non sa dir di no. E se poi gli seggono allato gente che non lo conosce, prega l’un d’essi di metter su i sassolini dei conti; e, noverandoli per seicento a una mina l’uno, e dando a ciascuno di quei sassi un nome in maniera tutt’affatto convincente, calcola altri9 dieci talenti; e dice che una cotal somma egli ha erogata in collette, e le spese per l’allestimento delle triremi dice che non le pone in conto, e neppure i pubblici prestiti10 quanti mai ne sottoscrisse. Va dai cavalli di razza e finge di volerne comprare da quelli che li vendono11; e entra nelle botteghe12 a cercarvi un vestito di due talenti, e se la prende col servo perché lo segue senza aver preso danaro con sé13; e pur abitando a pigione dice a chi non lo conosce che quella è la sua casa paterna e che è in procinto di venderla essendo troppo piccola per accogliervi degli ospiti.

Esagerata amplificazione delle cose, «millanteria», è termine adatto per tradurre il greco ἀλαζόνεια, e forse lo è anche più del sinonimo «iattanza». Ho poi tradotto «sballone» le dice grosse, sbardellate, e che è più e meno di «sbracione», il quale fa vedere gran cose come scoprire e distendere la cenere, di «spaccone», il quale ostenta bravura e ricchezza di «abbondone», il quale esagera e fa la frangia a tutto. [p. 121 modifica]διάζευγμα sarà certamente la medesima cosa che χῶμα, come risulta da Aristotele, e nel Pireo c’era un molo che quasi chiudeva il porto lasciandogli unapertura di appena sessanta metri.

Il codice vaticano ha πλεθρίζων vanamente corretto e corrotto dai filologastri. Ed è bellissima lezione che ricorre per la prima volta, formata su πλέθριν che è misura di lunghezza. Se in italiano potessimo dirlo, tradurremmo πλεθρίζειν, «chilometrizzare», per significare che uno la fa lunga, esagerando e amplificando le minime cose, o se volete, «sperticandole». Confesso però che quando ho tradotto la prima volta questo passo ho confuso πλέθρον misura di lunghezza con πλήθριον diminutivo di πλῆκτρον in Alcmane, e che però ho anche pensato a πληκτρίζω o πληθρίζων, «arpeggiando» nel senso che lo sballone «arpeggerebbe, abbellirebbe» le sue bravate: a meno che, volendo correggere, non si debba pensare a un πληθἰζων «pluralizzando». Sarebbero, al certo, correzioni migliori delle fin qui proposte; ma il meglio è starsene con Teofrasto il quale ci ha regalato l’argutissimo e preziosissimo πλεθρίζων.

Mena anche vanto di una certa vaga e distratta competenza in oggetti d’arte, per far più degna di fede la sua iattanza.

O com’è chiaro che vorrebbe appartenere alla razza dei ricconacci il nostro sballone! Allora, in Atene, il legname di Macedonia era fonte di ricchezza, essendo l’Attica assai povera di foreste. L’Antipatro è il reggente di Macedonia alla morte di Alessandro.

Il greco ha: μηδ᾽ ὑφ᾽ ἑνός, «neppur di un solo».

Leggo come nel testo, e intendo perciò che siano riportate rettamente le parole dello sballone. Nota poi la fortuna di certi vocaboli, questo di φιλοσοφεῖν che si riduce nell’uso popolare al significato di «almanaccare espedienti», che è anche l’uso al quale nella pratica alcuni filosofi piegano i propri conclamati ideali. Alla lettera: «dovrebbero saperla più lunga».

Dò all’ὡς è un valore pregnante.

Il καὶ qui, come spesso altrove, significa «anche», ma in italiano è preferibile tradurlo con «altri».

Le «liturgie» sono gratuite prestazioni alle quali erano invitati i cittadini più ricchi. Io traduco modernamente con «prestiti pubblici», che sono però cosa assai diversa. Le collette, di che si parla poco piú sopre, sono le solite collette senza interesse di sorta.

Avremmo potuto anche tradurre «cavalli di lusso», o, se si vuole, «puro sangue», ché in Grecia era vivissima la passione per i cavalli da corsa e per le corse.

Il mercato allora aveva l’aspetto delle nostre fiere, ed era pieno di padiglioni con tende di tela e baracche.

Il cosiddetto acólito, in latino pedisequus, accompagnava il padrone con la borsa e le carte e il danaro necessarlo.

Note

  1. [p. 128 modifica]Esagerata amplificazione delle cose, «millanteria», è termine adatto per tradurre il greco ἀλαζόνεια, e forse lo è anche più del sinonimo «iattanza». Ho poi tradotto «sballone» le dice grosse, sbardellate, e che è più e meno di «sbracione», il quale fa vedere gran cose come scoprire e distendere la cenere, di «spaccone», il quale ostenta bravura e ricchezza di «abbondone», il quale esagera e fa la frangia a tutto.
  2. [p. 129 modifica]διάζευγμα sarà certamente la medesima cosa che χῶμα, come risulta da Aristotele, e nel Pireo c’era un molo che quasi chiudeva il porto lasciandogli unapertura di appena sessanta metri.
  3. [p. 129 modifica]Il codice vaticano ha πλεθρίζων vanamente corretto e corrotto dai filologastri. Ed è bellissima lezione che ricorre per la prima volta, formata su πλέθριν che è misura di lunghezza. Se in italiano potessimo dirlo, tradurremmo πλεθρίζειν, «chilometrizzare», per significare che uno la fa lunga, esagerando e amplificando le minime cose, o se volete, «sperticandole». Confesso però che quando ho tradotto la prima volta questo passo ho confuso πλέθρον misura di lunghezza con πλήθριον diminutivo di πλῆκτρον in Alcmane, e che però ho anche pensato a πληκτρίζω o πληθρίζων, «arpeggiando» nel senso che lo sballone «arpeggerebbe, abbellirebbe» le sue bravate: a meno che, volendo correggere, non si debba pensare a un πληθἰζων «pluralizzando». Sarebbero, al certo, correzioni migliori delle fin qui proposte; ma il meglio è starsene con Teofrasto il quale ci ha regalato l’argutissimo e preziosissimo πλεθρίζων.
  4. [p. 129 modifica]Mena anche vanto di una certa vaga e distratta competenza in oggetti d’arte, per far più degna di fede la sua iattanza.
  5. [p. 129 modifica]O com’è chiaro che vorrebbe appartenere alla razza dei ricconacci il nostro sballone! Allora, in Atene, il legname di Macedonia era fonte di ricchezza, essendo l’Attica assai povera di foreste. L’Antipatro è il reggente di Macedonia alla morte di Alessandro.
  6. [p. 129 modifica]Il greco ha: μηδ᾽ ὑφ᾽ ἑνός, «neppur di un solo».
  7. [p. 129 modifica]Leggo come nel testo, e intendo perciò che siano riportate rettamente le parole dello sballone. Nota poi la fortuna di certi vocaboli, questo di φιλοσοφεῖν che si riduce nell’uso popolare al significato di «almanaccare espedienti», che è anche l’uso al quale nella pratica alcuni filosofi piegano i propri conclamati ideali. Alla lettera: «dovrebbero saperla più lunga».
  8. [p. 129 modifica]Dò all’ὡς è un valore pregnante.
  9. [p. 129 modifica]Il καὶ qui, come spesso altrove, significa «anche», ma in italiano è preferibile tradurlo con «altri».
  10. [p. 129 modifica]Le «liturgie» sono gratuite prestazioni alle quali erano invitati i cittadini più ricchi. Io traduco modernamente con «prestiti pubblici», che sono però cosa assai diversa. Le collette, di che si parla poco piú sopre, sono le solite collette senza interesse di sorta.
  11. [p. 129 modifica]Avremmo potuto anche tradurre «cavalli di lusso», o, se si vuole, «puro sangue», ché in Grecia era vivissima la passione per i cavalli da corsa e per le corse.
  12. [p. 129 modifica]Il mercato allora aveva l’aspetto delle nostre fiere, ed era pieno di padiglioni con tende di tela e baracche.
  13. [p. 129 modifica]Il cosiddetto acólito, in latino pedisequus, accompagnava il padrone con la borsa e le carte e il danaro necessarlo.