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i caratteri morali

διάζευγμα sarà certamente la medesima cosa che χῶμα, come risulta da Aristotele, e nel Pireo c’era un molo che quasi chiudeva il porto lasciandogli unapertura di appena sessanta metri.

Il codice vaticano ha πλεθρίζων vanamente corretto e corrotto dai filologastri. Ed è bellissima lezione che ricorre per la prima volta, formata su πλέθριν che è misura di lunghezza. Se in italiano potessimo dirlo, tradurremmo πλεθρίζειν, «chilometrizzare», per significare che uno la fa lunga, esagerando e amplificando le minime cose, o se volete, «sperticandole». Confesso però che quando ho tradotto la prima volta questo passo ho confuso πλέθρον misura di lunghezza con πλήθριον diminutivo di πλῆκτρον in Alcmane, e che però ho anche pensato a πληκτρίζω o πληθρίζων, «arpeggiando» nel senso che lo sballone «arpeggerebbe, abbellirebbe» le sue bravate: a meno che, volendo correggere, non si debba pensare a un πληθἰζων «pluralizzando». Sarebbero, al certo, correzioni migliori delle fin qui proposte; ma il meglio è starsene con Teofrasto il quale ci ha regalato l’argutissimo e preziosissimo πλεθρίζων.

Mena anche vanto di una certa vaga e distratta competenza in oggetti d’arte, per far più degna di fede la sua iattanza.

O com’è chiaro che vorrebbe appartenere alla razza dei ricconacci il nostro sballone! Allora, in Atene, il legname di Macedonia era fonte di ricchezza, essendo l’Attica assai povera di foreste. L’Antipatro è il reggente di Macedonia alla morte di Alessandro.

Il greco ha: μηδ᾽ ὑφ᾽ ἑνός, «neppur di un solo».

Leggo come nel testo, e intendo perciò che siano riportate rettamente le parole dello sballone. Nota poi la fortuna di certi vocaboli, questo di φιλοσοφεῖν che si riduce nell’uso popolare al significato di «almanaccare espedienti», che è anche l’uso al quale nella pratica alcuni filosofi piegano i propri conclamati ideali. Alla lettera: «dovrebbero saperla più lunga».

Dò all’ὡς è un valore pregnante.

Il καὶ qui, come spesso altrove, significa «anche», ma in italiano è preferibile tradurlo con «altri».

Le «liturgie» sono gratuite prestazioni alle quali erano invitati i cittadini più ricchi. Io traduco modernamente con «prestiti pubblici», che sono però cosa assai diversa. Le collette, di che si parla poco piú sopre, sono le solite collette senza interesse di sorta.

Avremmo potuto anche tradurre «cavalli di lusso», o, se si vuole, «puro sangue», ché in Grecia era vivissima la passione per i cavalli da corsa e per le corse.

Il mercato allora aveva l’aspetto delle nostre fiere, ed era pieno di padiglioni con tende di tela e baracche.

Il cosiddetto acólito, in latino pedisequus, accompagnava il padrone con la borsa e le carte e il danaro necessarlo.


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