I Caratteri/I caratteri morali/L'officiosità
Questo testo è completo. |
◄ | I caratteri morali - L'inopportunità | I caratteri morali - La stordità | ► |
13.
L’OFFICIOSITÀ
L’officiosità parrebbe ben essere un profferir parole e atti con intenzione benevola, e l’officioso1 un cotal uomo che promette2 quel che non potrà mantenere, e quand’è convenuto che una cosa è giusta s’impunta in un particolare3 ed ha torto. E costringe il servo a mescere più vino che possano bere i presenti; e separa i contendenti, e fa da guida per un sentiero ch’egli non conosce4 e poi non sa trovare per dove si passi. E va dal generale a chiedergli quando dovrà schierare la sua gente, e che ordini abbia per l’indomani: e va da suo padre a dirgli: La mamma è già in camera sua che dorme. E, se il medico proibisce si dia vino al malato, dicendo che vuol fare una prova egli somministra vino al malato5. E se gli muore la moglie scrive sul sepolcro il nome del marito del padre della madre e della donna medesima, e di che luogo ella è, e poi aggiunge: Eran tutte brave persone6. E se deve pronunziar giuramento dice ai presenti7: Anche prima di oggi ho giurato più volte.
L’officioso è sommesso e zelante, è serviziato ed obbligante, si profferisce e s’inchina. E dunque nessun’altra parola potrebbe tradurre meglio il greco περίεργος.
Seguo l’edizione del Diels, e col Diels espungo l’ἔν τινι στάς che è lezione, ivi ripetuta, di poche parole più innanzi (cfr. nota 3).
Certamente ἔν τινι στάς con un codice dei recenti.
Leggo con i codici più recenti καὶ ἧς οὐ γιγνώσκει ἀτραποῦ, e traduco di conseguenza. L’altra lezione, «e separa i contendenti, anche quelli che non conosce», è buona anch’essa; e, o sono da mantener tutt’e due, o, se sarà da sceglierne una sola, scelgo la seconda che è più naturale.
- ↑ [p. 111 modifica]L’officioso è sommesso e zelante, è serviziato ed obbligante, si profferisce e s’inchina. E dunque nessun’altra parola potrebbe tradurre meglio il greco περίεργος.
- ↑ [p. 111 modifica]Seguo l’edizione del Diels, e col Diels espungo l’ἔν τινι στάς che è lezione, ivi ripetuta, di poche parole più innanzi (cfr. nota 3).
- ↑ [p. 111 modifica]Certamente ἔν τινι στάς con un codice dei recenti.
- ↑ [p. 111 modifica]Leggo con i codici più recenti καὶ ἧς οὐ γιγνώσκει ἀτραποῦ, e traduco di conseguenza. L’altra lezione, «e separa i contendenti, anche quelli che non conosce», è buona anch’essa; e, o sono da mantener tutt’e due, o, se sarà da sceglierne una sola, scelgo la seconda che è più naturale.
- ↑ Non credo che τὸν κακῶς ἔχοντα sia glossa del precedente μαλακιζομένωι poi accordata nel caso accusativo in dipendenza del verbo. La ripetizione, seppur variata nella dizione.
- ↑ Diogene Laerzio ricorda che Teofrasto nel suo testamento lasciò scritto di non esagerare in onorificenze funebri alla sua memoria.
- ↑ Esser chiamato a giurare era cosa di grave conto, e all’officioso non par vero recar testimonianza e far mostra della sua prontezza agli uffizi di vita cittadina.