Pagina:Teofrasto - I Caratteri.djvu/110


teofrasto

stigato, egli racconta che una volta un suo servo che aveva preso bastonate a quel modo s’impiccò. E se fa da arbitro mette l’un contro l’altro i due che vorrebbero rappattumarsi; e se vuol ballare1 prende per mano proprio chi non è ancora briaco.

Celebrare un sacrifizio, e quindi comprar la vittima da sacrificare e le altre cose occorrenti non era lusso di tutti i giorni, e però, a meno che non si fosse ricconi o riccacci, c’era da star sulle spese. Perciò traduco [testo greco] «che stanno sulle spese»; e perciò appare molesta l’inopportunità di chi proprio in quel giorno vorrebbe essere pagato.

Qualche codice ha [testo greco], «porzione» (della vittima), invece di [testo greco] che son «gl’interessi», e la corruzione è evidente. Ma forse sarà da leggere con i codici piú recenti [testo greco] e [testo greco], invece di [testo greco] e [testo greco] perché [testo greco], come si sa, ha valore di perfetto: dunque, «e andato da chi celebra ecc. ecc. chiederà con insistenza gl’interessi». Nota poi che [testo greco] indica l’insistenza del chiedere.

  1. Il ballo fra uomini era permesso dalla cosiddetta buona educazione, ma quando s’era bevuto. E che il ballo fosse comune divertimento lo dimostrano i caratteri sesto, decimoquinto e ventesimo settimo.

13.

L’OFFICIOSITÀ

L’officiosità parrebbe ben essere un profferir parole e atti con intenzione benevola, e l’officioso1 un cotal uomo che promette2 quel che non potrà mantenere, e quand’è convenuto che una cosa è giusta s’impunta in un particolare3 ed ha torto. E costringe il servo a mescere più vino che possano bere i presenti; e separa i contendenti, e fa da guida per un sentiero ch’egli non conosce4 e poi non sa trovare per dove si passi. E va dal generale a chiedergli quando dovrà schierare la sua gente, e che ordini abbia per l’indomani: e va


102