Gynevera de le clare donne/34. De quella che al presente el bel nome se tace
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Havendo noi duncha facto celebre memoria de la virtù et splendore de molte preclare donne, a mi è parso illustre Gynevera, unica mia madonna, inconveniente et degno de reprensione, et la nostra gratiosa faticha inperfecta, passare sotto scilentio una nostra felsinea donna, degna di perpetua laude; la quale, ancora vivendo, non me pare manifestare il suo nome, instituto al sacro fonte de quello che possedette la valorosa vergene, figliola del re Metabo, regina de’ Volsci. Il nome dunque, ben che sia de molto splendore, a mi non piace altrimenti explicare, perchè fin a la fine non se può l’homo chiamare beato; ancora che costei habia proprio insito da natura et celeste privilegio, dal suo nascimento fin qui, in la sua florente aetate, il trumpho de gratia, de nome, fama, pudicicia, honestate et continentia. Così existimo ne portarà victoriosa palma, triumphando, al cielo.
Se debbe dunque sapere che questa donna, per origine de sangue, è nata de egregii parenti, decorati in tutti li honori et dignitate de la nostra magnifica republica. Lei sempre illustre et circunspecta, de una naturale et serena belleza, de honestate et de eximii costumi, pieni de molta gratia, et in li digni exercitii et virtù muliebre scientifica et perita; che beate quelle donne, che de sua conversatione son degne. Li suoi occhii, più presto bianchi che neri, sono belli, de gratia, reverendi, cum el fronte spacioso et honorando. Biancha de carne; cigli neri perfilati da propria natura; naso et bocha proportionata a la beleza, quale ostende per honestate, più presto celeste che mortale. La dentatura, de colore de orientale perle, che procede da la perfectione del capo et sanità del stomaco, che li fano el fiato olente. Il suo casto pecto ha cum honestà recolto, et cum honestissimo velo coperto. Il parlare prudente et dolce, ma raro et cum sentimento assai; che le sue parole parono rose et viole, che farebbeno per virtute humiliare un core crudele. Il riso suo casto, cum l’ornamento de non troppo rosati labri, è de tanta gratia et soavità, da dolcire l’asentio, che scrivere nol potrei. Le mane virtuose et un poco pingue, simigliante quasi al colore eburneo. L’andare, il stare suo è magnifico, ma summisso per honestate, cum habito de religione, che proprio parla cum scilentio. Il conversare honesto, humano, grave et mansueto, cum beatitudine di chi la vede et gusta. Lei divota, grata et discreta di beneficii receputi, liberale, iocunda et affabile nel recevere li amici et parenti ne li suoi conviti, ornati de ogni prestantia et legiadria. El suo proprio cibarse è cum grande modestia, temperantia, sobrietà, scilentio et politeza, che chi la vede ne piglia dolce piacere et singular exemplo. Dimostra cum magnifiche maniere honesta alteretia, quando se sdegna de alcuna offensione, corendoli el sangue al bianco viso. Come costume de li animi gentili, lei, timida de infamia, vergognosa et pudibonda, ha prestante ingegno. Certo in molte parte demostra animo generoso; onde iudico et affermo, se lei havesse habiuto dominio, stato et fortuna et secundo la generosità del suo pudico core, non sarebbe stata de minor virtù, excellentia et fama, che forsi se siano state de molte che habiamo narrato; come credere se debbe, che la povertà et la scarsa fortuna le più volte tene sepulto la virtù et prestantia de li animi generosi; come lei ne ha spesso per doglia suspirato, non haver potuto per inpossibilità fare, quanto a Dio et al mondo, opera degna del suo magnifico animo.
Hebbe costei, integerimo marito, de bona famiglia, caramente amato da lei, cum tanta fede, che mai l’abandonò fin a la morte, de quella venenosa egritudine, per la quale ad quisti tempi l’un l’altro senza pietate se abandona.Hebbe de lui tri belli et candidi figliuoli, che parono, per loro biancheza et costumi, hermelini, et veri figliuoli de tanta matre, la quale cum pietate et boni costumi nutrisse. Se trova, come pura et candida columba, nel stato viduile già passato il quinto anno, cum molta honestate et laude de la sua casta belleza et gioventute, de non poca virtute ornata. Se existima, per contento et consiglio de cari parenti et amici, et per il suo ascendente, prenderà marito, per due rasone: la prima, per non essere administratrice de la heredità del marito; la secunda, per non inquinare la sua honestate et belleza dal mormorare del vulgo, crudelissimo censore de li altrui costumi. Ma ben dico, che beato colui, a chi per felice sorte tocharà tanta donna!
Questa donna, come sempre ha facto, vive moralmente et cum solitudine in casa, reclusa molto, come religiosa. Lege, ode et intende voluntiera cum atentione cose gentile, et maxime la gloria de quelle donne che sono state et viveno al mondo cum honore, fama et religione. Fuge come veneno li disonesti et lasivi parlari. Le facende et oportunità de la casa in quello che a lei conviene, commendabilmente rege et guberna. Ama Dio voluntiera, visita li luochi sancti et devoti templi. Dice l’officio de la gloriosa di cieli Regina; le messe, li officii divini et verbo de Dio gusta cum fervore, che chi la vede cum dolceza de lei, in laude del summo principe, piglia effectuale exemplo, et cum la mente loro l’hano in reverentia et dilectione. Veste in grande politeza panni viduili et fogie honeste, et il capo et el venerando fronte de lugubri veli coperto. Desprecia li sumptuosi habiti et portamenti et fogie vane et lasive; et li lisamenti de li visi artificiati non può vedere. Ama le persone costumate et de virtute: se afflige de le impudiche et scelerate donne. Non lauda quelle donne, che per ostinatione de alcuno suo apetito non se inclinano a li fideli consigli de li suoi coniunti, dicendo che meglio è prudentemente obedire, che a se medesima per ostinatione et dureza satisfare. Costei, ultimamente, è de tanta bontate et vitù circuspecta, quanto credo a li nostri tempi in la cità nostra se possa trovare.
Oh quanto fu felice il ventre de quella Margarita, sua pudicissima matre, che la portòe, et quello castissimo lacte de le pupe che sorbite, per il che il suo sangue ha nobilitato, et fra noi de honestate il sexo femineo cum celesti fulgori illustra! O matre, et tu patre, quanto seti tenuti a Dio et a la natura, che ve habia dotati de tanta figliuola! Alegrativene et fatene festa, rendendone infinite gratie al Re superno, perchè ad voi et a la nostra carissima patria rende gloria et honore. A lei non manca per intiera felicità se non essere copulata, (existendo al mondo), de marito conveniente ad sua virtute. Voi duncha donne, che honore, fama et gratia desiderate, non ve sia molesto nè faticha pigliare exemplo de tanta donna, che fa la vita casta et iocunda de ciascuna. Et voi misere, che lasivando inhonestate vivete, ad vostra confusione, pensate in la vita de costei, che in questa vita è cum ingente laude celebrata. La quale, ad perpetuo ornamento de la nostra Gynevera opera, è già facta citadina del celeste regno, là donde sempre se iubila et triumpha; che così piaza a lo aeterno principe che insieme cum lei, come li nostri animi furono sempre pudicamente uniti, sua divina Maiestà contemplando, possa tanta gloria et beatitudine degustare, cum rami in mano del nostro odorifero Gynevero; per il cui amore, havendo conducto al desiderato porto la cymba, carica de le nostre gratiose fatiche, comandaremo a la finita opera, che ne vada a trovare quella excellentissima donna, che perpetuamente la debbe possedere, in gloria del suo odorifero nome, in questa forma.