Gynevera de le clare donne/17. De Constantia Stroza da Gonzagha
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Non possiamo ancora per verità tacere, in augumento de la clarità del nome Gonzaga, per le narrate excellentie de Paula et de Barbara matrone illustre, che noi non agiungiamo a quelle cum publica laude la degna consorte già del magnanimo Francesco Gonzagha, prestantissimo duca d’arme et signore de Nuvolara. Questa donna dunque refulgente in fra l’altre de generosità de sangue, fu chiamata al sacro fonte Constantia figlia del magnifico cavaliero aurato et oratore preclaro Nicolao Stroza. Lei fu bellissima et de costumi prestanti. Hebbe animo molto generoso, elevato sempre ad cose excelse, degne de gloria; l’andare et il stare suo fu cum maiestà grande; et hebbe occhi belli, quali girava et levava cum gravità reverenda. Il parlare dolce, suave et prudente et non degenerante a la facundia paterna; et non tal virtù per troppo studio aquisita, ma per special dono da Dio, che chi l’audiva et suoi legiadri gesti vedea, de consolatione occupato restava. Quando ne venne a le nuptie matrimoniale, essendo cum el richo bocentoro adcompagnata dal principe duca Borso estense et da sua ducal comitiva, in ringratiare la sua alteza de tanta humanità et pigliare licentia, li fece la prestante donna luculente oratione, per la quale esso duca et tutta la illustre compagnia admirandi judicarono che mai sentirono sposa de più dolce et eloquente parole. Fu pudicissima et observante l’honore et gratia del magnifico consorte, et non cum mancho dilectione, che facesse Iulia al caro marito Pompeo. Oh virtù preclara et de molta honorificentia al mondo et grata al summo Opifice! Fu benigna, caritativa in visitare l’infirmi et li affannati, confortandoli cum dolce parole, cum roba et cum denari, et non sdegnando cum la propria persona de richi drappi vestita famularli. Honoròe sempre gl’homini virtuosi, se bene fusseno humilmente nati, dicendo che se la virtù non dedignava in vile corpo habitare, ancora lei non volea sdegnare renderli honore; di che li porgeva de’ suoi suffragii, come liberale et pietosa donna. Fu, come de religione piena, precipua edificatrice in la sua terra de Nuvolara del Monastero de la sancta religionede observantia carmelita de Maria beatissima vergene, per essere lei devota a tanta religiosa vita; di che la terra et il paese de tanto devoto templo se pono chiamare contenti. Li suoi habiti et portamenti non furono mai lasivi, ma magnifici et de honesta pompa. Tenne, secundo el suo honorando stato corte de pudiche et virtuose donne et donzelle, mantenendole sempre ad congruo tempo in virtuosi exercitii, come una Minerva, quale legiamo essere stata prima inventrice de li exercitii muliebri. Per il che questa valorosa donna è stata inventrice, per sutilità del suo ingegno et virtuose mane, effigiare de auro, de argento et di seta, cum opera d’argho, prati de diversi fiori et vaghe herbette et boschi de varii albori, cum animali dentro relevati, come naturali; cosa de ingente laude et dilecto a vedere. Onde non è manco degna de tal lavoro essere da egregii scriptori celebrata, che la greca Panfila per essere stata inventrice filare el bambace et quello tessere poi, et Gaia Cirila romana, cara sposa del prischo Tarquino re dei Romani, la quale per fugire l’otio (quantunque possedesse felicemente el regio stato) fu inventrice filar la lana et farne panni.
Prendea ancora questa donna dilecto et piacere cum li docti ingegni certare de lettere, de le quale era amantissima. Legea cum dolceza le historie spirituale et gentile, et de quelle ad memoria mandava, come memorabile et vagha de le muse de li illustri poeti; di che non se potea lei de molte hystorie temptare, non l’havesse a memoria. Argoìa, respondea et confutava, et de li effecti de comuni stati del mondo, a li quali havea non poco conforme l’animo et l’ingegno. La sua famiglia gubernò cum grandissimo ordine et religione et cum honorificentia et abundatia. Hebbe cinque formosi et ornatissimi figliuoli a lei obedientissimi. Uno maschio nominato Zampetro conte et cavaliero et valoroso duca d’arme, et quatro femine de singular venustate, altamente maritate, il nome de le quale si è Hyppolita, Lucretia, Alouisa et Alexandra.
Visse alcun tempo doppo la fine del magnifico marito in stato viduile cum singulare honestate, pudicitia et splendore; ma come spesso accade, che a le grande donne crescie inopinate occupatione cum solicitudine per la privatione di mariti, et per stare lei renclusa et inusitata quiete de la persona, fu assalita da morbosi humori che li parturirono certo fluxo splenetico et epatico, del quale fu liberata per physico argomento. Fu poi doppo non molto, credo, non mancandoli li mentali affanni, de fiore et de dolori renali, cum materie harenose et lapidee, fu aspramente vexata, che li ulcerarono le rene et li rognoni in modo finitte la sua tormentata vita. Quale cum grandissima toleranza et virtute sostenne, ringratiando sempre cum benigne parole et voce pia l’omnipotente principe. Fu veramente in queste egritudine crudele et lunghe pacientissima, come era nel tempo de la valitudine in le cose adverse et ne le secunde temperata. Finalmente fu vera constantia de ogni virtute et clari costumi, che meritamente tale felice nome possedette: come ancora la fulvida fama ne vive et viverà sempre nel nome de Constantia. Così cum questa etterna gratia essendo in ettate senile passò de questa vita ad possedere le celeste sede fra l’altre illustre et dive matrone ad gloria de la Stroza et Gonzaga styrpe, et ad intelligentia del nostro olente et sapientissimo Gynevero, al quale per più odore giungeremo la grande magnificentia et probitate de la figliuola del conte de Fois, in la infrascripta forma.