Gynevera de le clare donne/18. De Maria figliuola del conte de Fois
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18. De Maria figliuola del conte de Fois
Maria fu nobilissima figliuola de Carolo illustre conte de Fois, che in latina lingua dice de fuso: et la matre fu figlia de circumspecto re de Navara, et fu prima coniuncta de Guilielmo inclyto marchese de Monferato. Questa reale donna fu de tanta virtute et excellentia et cortesia, che non poco splendore refulse al suo preclaro origine. Fu de corpo bellissima et ornatissima de generosi costumi, virtute et bontate; fu piena de religione et sanctimonia: et, come docta, era vaga de le spirituale doctrine. Fu humana, benigna, clemente et liberale, et cum tanto effecto et exemplo de excellente vita, che altro che honorificentissimamente per tutta Franza di lei se parlava; onde il suo nome divenne fulvido et radiante de perpetua claritate fin a li giorni nostri. In ogni effecto lei, purchè le forze fusseno state al prestante suo ingegno corrispondente, era liberale cum tale benignità et dolcezza, che altri li devenia cum fede perpetuo servo, ad exporre la propria vita per lei et per il suo stato. Usava essa molta parsimonia nel vivere suo, per potere donare per Dio a li poveri mendicanti et pudibondi. Questa virtute sanctissima usòe così quando era damisella, come maritata. Il conversare suo cum l’altre donne per sua felice humanità non dimostrava phasto nè grandeza, per essere figliuola secundo la aetate.
Quanto lei se partì de Guascogna, suo natale sito, per venire in Italia al marito, fu adcompagnata cum singular pompa et specioso triumpho. Ma non se partì senza pianti et clamori de’ suoi populi et specialmente di poveri, li quali dolendosi in questa forma; «oh miseri noi, orbati del nostro suffragio et patrocinio! Chi ne aiuterà in le nostre necessitate? Oh Maria, dama bella, unica nostra speranza, tu ne vai, lassando noi in relicta nave! Quanto sono li nostri dolenti animi per la tua partita! Oh Italia, spoliatrice del nostro thesauro, ben te poi chiamare felice, havere tanto ornamento! Quanto invidia et odio te portamo!» Et de molte altre simile parole diceano, piene de amore, che era compassione et dolceza audire.
Or venuta la pianta donna in Italia, et celebrate cum grandissima gloria le nuptie in Alba, et dovendose partire li suoi, che l’haveano adcompagnata al marito per retornarsene ad casa loro, li quali furono meglio de quatrocento infra signori et gentilhomini, scuderi et altra minuta gente, cum bellissimi cavali et falerati richamente, mossa lei da l’ardore de la soa usata liberalità, donòe a tutti, dal minimo al magiore, et distribuitte infra loro sue argentarie et gemme et cose preciose, dando a ciascuno poco et assai, secundo la qualità et grado de la persona; et tanto denòe, che non li restando altra cosa da donare, ruppe cum grandissima magnificentia alquante sue cathene picole et grande de auro fino, le quale seco havea portate, et uno pecio munificò ciascuno, fin al minimo servo et pagio da stala: de la quale munificentia ancora in Monferato et in Franza cum dolce memoria di questa magnifica donna se parla, et parlassi sempre nel paese de Monferrato. Se vendicò non manco gratiosa et aetterna fama che se havesse nella paterna patria, perchè se mostrò benigna, gratiosa et liberale a ciascuno, et precipuamente a li poveri, a li quali se facea procuratrice et advocata, pigliando la protectione loro, auxiliandoli non meno de la roba che del favore. La quale virtute et magnificentia tanto la dobiamo più lampegiante iudicare, quanto rara in donne se vede, perchè la tenacità et avaritia non solo gli è famigliare, ma innata e de propria natura cum el picolo animo.
Quando ancora cavalcava ella per lo paese, come spesso era consueta, et che li fusse stato porto supplicatione per alcuna povera persona, la tenea de continuo in la liberale mano, overo quella se ponea nel casto seno, mai lassandola fino non havesse facto provisione o deliberatione per la occorentia del supplicante. O virtù pietosa et discreta de costei, quanto fia degna de perpetua laude! Chè li piaceri et morbideza del richo stato non la facea oblita del bisogno di subditi, come fano alcune, tanto dedite a le voluptate et piaceri, che non curano nè estimano li sinistri altrui, et senza pietate regono li suoi populi.
Tenea questa pientissima donna in sua compagnia corte de dizotte gentildonne de egregie famiglie, ultra le deputate servente a li servili exercitii; et cum tanta dolceza, modestia et carità verso tutte se diportava, che mai alcuna de loro li audite una reprensibile parola. Fu de tanta prudentia et ingegno, che mai alcuna de loro possette comprehendere quale fusse a lei più chara, tanta equalità verso ciascuna servava.
Visse al charo marito tre anni et hebbe due figliuole, de le quale la prima fu copulata al marchese Lodovico de Salucio. Nel parto de la secunda passò de questa vita in l’altra, como de molto tempo avanti li fo pronosticato. Questa morte, de tanta iactura al stato et a li populi, fu de non poco merore et meritamente pianta da lo illustre marito, et da tutti li subditi, cum singular pietate. Pregiamo duncha Dio, come lei visse in questa terrena vita gloriosamente, la possiamo, cum girlanda del felice Ginevero, ne l’eterna glorificata vedere, a paro a paro cum Agnola da Nugarola, per merito de le sue illustre virtute. Quale in questo modo sequendo, faciamomemoria.