Gynevera de le clare donne/16. De Barbara Tedesca secunda Marchionissa di Mantua

16. De Barbara Tedesca secunda Marchionissa di Mantua

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16. De Barbara Tedesca secunda Marchionissa di Mantua
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Cum casta laude dunque se debbe sapere, che Barbara Tedesca, consorte de Lodovico Gonzagha, felicissimo marchese de Mantua, nata dello illustre marchese Joanne di Brondinborgho de Alamania et del christiano imperio dignissimo electore, quando questa preclara donna venne ad marito, furono celebrate le nuptie cum tanta gloria, triumpho, liberalità et abundantia, quante altre de alcuna fortunata donna se possa recordare, quando lei cum augusta liberalità molti egregii doni a signori, a conti, a cavalieri, a doctori, a gentilhomini et a nobile donne et a lochi pii et devoti. Fu donna bella, biancha, mansueta et de venerando aspecto, cum ochii neri de gravità grande; hebbe prestante ingegno ad ogni cosa; il parlare suo era savio, raro, prudente [p. 146 modifica]et benigno; fu continentissima, pudica, charytativa; volontiera se interponeva, non perdonando a fatica, ingenuamente infra li suoi cittadini, dove era seditione, discordia, pore pace, concordia et unione. Hebbe animo generoso, non solo al governo de la splendida corte familiare; chè cum singular ordine et gratia gubernò su ella; ma al stato non fu de poco fructo et fomento. Mai volse cognoscere avaritia, de la quale fu sempre pessima inimica, perchè lei dicea che chi se ciba de avaritia, se notriva in corpo e in l’anima mortal veneno. Tenea corte de donne et de donzelle nobile, costumate et pudiche, le quale insieme cum lei se diportavano cum honesti exercitii et piaceri, come fusseno state in una religione. Visitava li templi et lochi devoti cum oblatione, incensi et fochi, ad reverentia de l’alta maiestà divina. Se crede che ’l terzo de le sue intrate dispensava a li poveri de Dio, et in maritare donzelle. [p. 147 modifica]Dava di se a li subditi optimo exemplo. Orava la pietà de Dio, cum divini officii et dejunii, che justamente se potesse gubernare. Fu non manco benigna et affabile, che liberalissima de audientia. Alcuno mai se partìa dal suo conspecto mal contento. Se haveano torto de quello adimandavano, overo erano incusati, li confortava per tal forma, cum optime rasone, che da lei patienti se partivano. Era tanto humana et tanto estimava le creature et specialmente le honeste et virtuose et de boni costumi (ancora che povere fusseno) che non potea patire le sumisse reverentie che loro li faceano; et non sì presto vedea le persone chinarse in honore de lei, che subito li andava contro per levarle et non volea audire alcuno cum el capo scoperto ne la sua grata audientia, prendendo spesso or questo or quello per mano, perchè lei dicea, ben che per dono de Dio fusse superiore a tal persone, ogni homo essere facti de una massia de [p. 148 modifica]carne, et in polvere convenire tornare. Ultimamente, uno fanciulo li haverebbe parlato.

Vivea cum grandissima sobrietà et cibandose era una prestantia a vedere. Havea dolcissimo piacere quando vedea una bella donna che honesta fusse; così se astomachava, quando sentiva era impudica, dicendo: « Oh quanto è speciosa cosa, che la beleza de la donna sia in corpo casto et pudico, che è come una orientale perla legata in auro! Così quando sia in corpo inpudico, è proprio come una gemma nel naso de una porcha. Et le misere non cognoscono tanto dono de natura da Dio concesso, che ’l suo fedissimo et lordo effecto non se debba sapere: et non pensano che la evangelica sententia dice, che nulla cosa è tanto oculta, che una volta non venga in luce! » Veramente credo che questa religiosa donna in se de Alamania tutta la gloria et felicità portasse, per dare più splendore a la nostra Italia. [p. 149 modifica]

Generò felicemente dieci figliuoli, cinque femine et altri tanti maschii. Il primogenito fu Federico, che sucesse nel marchionato stato; il secondo, Joannefrancesco; il terzo, Francesco, quale fu felicissimo cardinale, et de la citate nostra per la sancta romana ecclesia moritte reverendissimo legato; il quarto, Rodulpho, degno duca d’arme; il quinto, Lodovico, reverendissimo et liberale presule de Mantua. La prima figliuola fu Susanna meritamente instituita de tal nome, desponsata al conte Galeazomaria primogenito de Francesco Sphorza, invictissimo duca de Milano: la quale essendo divenuta gibosa, se rencluse nel monastero de sancta Paula. La secunda figliuola fu Dorothea molto bella, che in loco de Susanna fu desponsata al prefato conte Galeazomaria che fu duca de Milano, la quale moritte; la terza figliuola Cicilia, quale nel terzo ordine monacha se fece, la quarta figliuola Barbara, per il materno [p. 150 modifica]nome, maritata al duca Berardo de Vertimberch; la quinta chiamata Paula, altamente in Alemania maritata al conte de Guricia.Da questi dignissimi figliuoli fu amata et reverita sempre, li quali, per opera de lei, da lo illustrissimo marchexe suo genitore furono nel testamento honoratamente de stato et de reputatione tractati. Visse lei tri anni doppo la morte del signore marchexe suo marito, cum grande reputatione et utile al stato; et havendo anni cinquanta et nove de la sua etate, lassò la dolente vita. Fu pianta cum publiche lachryme et gran merore et mestitia per li citadini, et specialmente da li cari figlioli; et non solo honorata da li humani honori, ma exaltata cum li divini, facendoglie ad ogni loro potere illustre exequio, come a matre, che in fra l’altre de mirabile et ingenita clarità et virtute, refulse de gloria et de clementia.

Oh donne che sotto la grande vostra [p. 151 modifica]fortuna lassivando vivete, che non curate, a laude de Dio et ad gloria del mondo, lassare de voi commendabile fama, come ha facto la excelentissima donna, che nel preclaro vivere ne insegna; et credete poi possedere el regno del cielo! Non curate, se non come de vile ancile, per il fasto della vostra fortuna et grandi richeze, la bontate et virtute delle honeste donne ornate de gentili costumi, carente di stato et di fortuna, quale gentile non appellate, nè degne de voi. Oh sciocha estimatione et vano argomentare, che non pensate che voi, come loro, essere subiette a la morte! Et quelle donne che sono honeste, virtuose et de costumi prestanti, sono meritamente per vera lege egregie et degne de illustri titoli; come in questa vita etternamente se ha cum dolce gratia vendicato la felicissima Barbara ogni beato titolo ad contento et gloria de la cità de Dio; et a dolceza et ornamento del nostro felicissimo Gynevero, [p. 152 modifica]che a la cità nostra rende tanto suave odore, augumentarà intendendo la felice conditione furono in Constantia Gonzaga in la sequente forma.