Guida della Val di Bisenzio/Parte seconda/17/a
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Itinerario. Via a. Per Canneto e Valibona; ore 3,15. Da Porta Mercatale, passato il borghetto di case e la chiesa, che ha un elegante porticato, detta della Pietà, si piglia la via a sinistra, laddove sorge una grossa Croce di legno, chiamata la Croce dei Cappuccini per il vicino Convento, e passando per il Palco si giunge in un’ora alla Villa Rucellai a Canneto.
= Il Palco in antico Balco, fu un possesso dei Donati di Firenze che passò poi a Francesco di Marco Datini, con una chiesetta del 300 dov’ora è un tabernacolo tutto guasto sulla cantonata della via per Filettole. Nel 1425 vi si fermarono i Francescani fino al 1712, nel qual’anno furono cacciati dal Granduca Cosimo III per dar luogo ai Riformati che vi rimasero per l’opera e la parola efficace del B. Leonardo da Porto Maurizio sino al 1787, epoca della loro espulsione per ordine di Pietro Leopoldo I. Il Convento divenne di poi proprietà privata.
Poco distante dal Palco, sotto la strada in un quadrato chiuso da un muro trovasi la famosa Fonte del Palco, detta Procula, perchè è fama che S. Procolo nel 450 fuggitivo per questi monti facesse nascere la fontana che poi, dicesi, fu dispersa. Certo è che nel 1308 essa esisteva e che in quell’anno il Comune di Prato cominciò ad averne quella cura che tuttora continua!1. =
Dopo la villa Rucellai si volge a destra per la via presso la fonte e si sale ad incontrare la via che viene da Carteano. L’itinerario seguente, è forse un poco più lungo, ma assai più dilettevole.
Giunti alla Croce dei Cappuccini si continua a diritto, si sale l’erta dopo la chiesa e si piglia la prima strada a sinistra dinanzi alla Villa Bastogi a Reggello, e di qui si va alla parrocchia di Filettole, si sale alla Villa Gherardi, e seguendo sempre a mezza costa, ora tra i campi ora tra il bosco, si passa dalla chiesa di Carteano e dopo 10 minuti vediamo la via che comincia a salire su per la montagna; a questo punto s’incontra la strada che viene dalla Villa Rucellai e che deve fare chi ha tenuta la via carrozzabile del Palco, e descritta di sopra.
La Via di Valibona fiancheggiata da cipressi da una parte e dall’altra di querciuoli, è assai comoda, senza pericoli. Laddove fa una voltata si ha una delle più belle vedute sulla Val di Bisenzio, e quanto più si sale, tanto più la via s’interna in una stretta gola, in fondo alla quale corre di balzo in balzo il Rio a’ Buti; l’aspetto del paesaggio si fa più selvatico ed alpestre; mentre i fianchi della Retaia e del Poggio Cocolla si mostrano selvosi, quelli del Torrione e di M. Cagnani sono piuttosto nudi e tutti macigni, qua e là disposti bizzarramente.
La casetta sotto la via, in mezzo a terreni coltivati e dalla, quale passa una stradicciola che varca il torrente e risalendo un po’ la costa va a S. Leonardo in Collina, è detta del Campo al prete; l’altra di sopra alla via, è la Selvuccia: quella poi che biancheggia più in alto, verso la sommità del passaggio ed ha l’aria d’un casino di campagna, è il Castello; e di lì si può andare in 40 minuti alla Spelonca; (V. Itin. 19). Giunti sotto il Casone, l’unica casa che si vede là dal fosso sulle pendici del M. Cagnani, si può salire in 25 min. alla cima dello stesso monte. (V. Itin. 18).
Alla sommità del passo, troviamo un terreno pianeggiante coltivato a campicelli di grano: la via segue a traverso e laddove sorge a sinistra una Croce, vi dicono al Crocicchio, si diparte un sentiero che va su a Cantagrilli, al Pianaccio, alla crina di quel gruppo di poggi che da Valibona, percorrendo una linea da nord a sud, sud-est, va a finire a Pizzidimonte presso il torrente Marina.
Passato il Crocicchio, si trova dopo poco il casale di Valibona.
Di qui il M. Maggiore si mostra imponente nelle sue forme rotondeggianti, e quella nudezza assoluta delle sue pendici non riesce sgradevole all’occhio. In maggio le vette sono coperte di folta e finissima erba: e dopo la segatura dei fieni, a camminare nelle prime ore della mattina lassù su quelle vaste praterie, è una delle più gradite passeggiate che si possano fare.
Dalle case di Valibona, volendo salire comodamente alla cima, bisogna andare fino alla Foce ai Cerri; quella sella che si vede a sinistra: di là si percorre una via, che chiamano Treggiaia, perchè la fanno colle tregge2 quando trainano i fieni dal monte alle case di Valibona; giunti però quasi a metà della salita, si volge a destra per evitare un avvallamento e fare dopo una ascensione un po’ faticosa, e si va a passare per un viottolo che corre fra mezzo a due depressioni, specie di conche, perchè chiamano quel luogo i Conconi, tutte erba con cigli erbosi intorno intorno.
Di qui alla torretta di M. Maggiore è breve nè faticoso il tratto. Spesso si trova un venticello non punto gradito; è bene coprirsi con uno scialle o un soprabito secondo la stagione, e mettersi al riparo del vento dietro la torretta di pietre, che ci fece inalzare lo Istituto topografico militare, e che il vandalismo dei pastori tende a distruggere.
Il panorama è quasi eguale a quello che si ha dalla Retaia (V. Itin. 19), se non che la vista dell’ampia valle di Mugello, di qui, è veramente meravigliosa.
Note
- ↑ Calend. prat. anno V, pag. 159. Ivi, in nota si legge quanto segue: Baldo Magini ebbe il pensiero di portare quest’acqua sulla piazza del Duomo; ma non potè eseguirlo (Calend. prat. anno III. pag. 154) Ora si dirige alla Villa Naldini a Coiano per un canale praticato sotto il letto del Bisenzio: solo una piccola porzione va nell’orto, ch’è dietro il Convento del Palco; d’onde poi continuando si riunisce a quella che movendosi da Carteano viene in città. La fonte però ed il suo ricettacolo sono a mantenimento del Comune. Sotto l’arco della fonte è appena leggibile quest’iscrizione; Saluberrimum hunc fontem — divina spiratione repertum — ab an. sal. MCCCVIII — Denuo pratensis civitas — ad commune beneficium — aere publico — instaurari mandavit — an. sal. MDCCLI.
- ↑ Carro da montagna da tirarsi con i buoi.