Giuseppe Roux
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GIUSEPPE ROUX.
ELEGIA
Il vecchio castagno magnifico, dal cuore ferito, ma dallo spesso e verde fogliame, dalle radici e dalle branche vigorose, che fieramente eretto nel bosco, ne era l’ornamento e l’orgoglio, ahimè! questo inverno, un’orribile bufera, soffiando dal Nord furiosamente, lo contorse, le scosse, poi l’abbattè con uno slancio forsennato. Quando cadde il gigante, come allo scoppio del tuono tremarono l’aria ed il suolo, e dolorosamente risonò la contrada. Ora noi guardiamo tristamente il posto vuoto laggiù e ci sembra più grande. Nè presto, nè facilmente sarà riempito. SI, mancherà il valente maestro al nostro fedele affetto, al nostro generoso ardore, ma almeno di quella guida, patriota e sapiente, prete e poeta, l’esempio ci serve d’ideale. Si diceva che fosse poco esperto negli affari, chiacchere I Egli riunì un tesoro in cielo e lascia alla sua patria una ricca eredità. Incompreso e valente, egli incarnò il suo paese disprezzato e bello, ne è il Verbo vigoroso e dolce. Quaggiù la via fu difficile per lui, ebbe i suoi Giuda e la sua Passione, come Colui che seguiva, ma il suo Calvario Ha termine pure con I’ ascensione. Ed ora che dorme, avvolto nel suo sudario, è dolce accorgersi di coloro che per consolarlo, sparsero dei fiori sui suoi passi e che del loro meglio lo aiutarono a portare la sua Croce. Il figlio, ch’era si devoto, l’hai perduto, terra madre, ed i tuoi figli, pieni di zelo e col cuore dolente, il primogenito partito, si stringono attorno a te più fortemente. Dimmi, non hai tu trasalito, terra che egli tanto amò, terra limosina, quando l’hanno deposto, freddo e muto, nel tuo seno squarciato? Paese dell’eglantina, ritorna pure il maggio, e la luce sull’ombra riporta alfine la vittoria. Tu fiorirai e fruttificherai ancora; le ceneri dei grandi morti fanno germogliare la gloria.
Marguerite Genés
1868.
JOSEP ROUS.
PLANH
Lou vielh chastanh espetaclous.
Al cor blassat, mas a l’espes e vert fuelhatge,
A las reis, aus mars vigourous,
Que, Iterameli quilhat al dessus del bouscatge.
N’era l’erguelh e roundramen,
Alias I aquest ivern, un’orra esturmentida.
Bufati del Nort furiousamen,
Lou tourset, l’esbrallet per una secoutida
E pueis l’everset d’un lans fol.
Cali toumbet lou gigan, coum’ad una tounada
Tremouleren l’aire e lou sol
E doulourousamen ressounet l’encountrada.
Abaura agacham tristamen
La plassa bouida alai e nous pareis pus bela.
Ni leu nimais facilamen
Se tournara garnir. Nostr’afeciu fedela
E nostra generousa ardour
Lou troubaran a dir, obe, lou valen mestre 1
Del niens d’aquel ensenhadour,
Patriota e saben, chantadour ernais pestre,
L’eisemple nous sierv d’ideial.
Lou dizian gaire adrech pels afars: coumairatge!
Amasset un tesaur al cial
E laissa a sa patria un superbe eretatge.
Mescounegut e qualitous
Incarnet soun paìs mesprezat e charmable;
N’es lou Verb vigourous e dous.
Aici-sen loij chami per se fuguet penable;
Auguet sous Judas, sa Passiu
Couma Lou que seguia; mas tabe soun calvari
S’achaba en assensiu.
E mantener! que duert, plejat dintz lou suari,
Aco sab bou d’esser d’aquels
Que, per lou counourtar, jous sous peds semeneren
Caucas flours, cauques vertz ramels
E qu’ a pourtar sa croutz de lour miels li-ajuderen.
Lou filh que te fazia ta ben,
L’as perdut, terra maire, e touta la mainada
Voulountousa e lou cor doulen,
L’ainat partit, se te countra tu mais sarrada.
N’as pas trassalhit, dijas-me,
Terra qu’a tant amada, o terra lemouzlna,
Can I’an depauzat, mut e freg,
Dintz toun sen ecibrat?.... Pai’s de l’englantlna,
Torna pertan lou mes de mai,
E la lumiera enfi sus l’oumbra a la vitoria.
Flouriras e frucharas mai:
Las cendras deus grans mortz soun un engrals de gloria.
(S." D.0 di Brive).(Lemouzi — A. 1905, N. 3).