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antologia poetica provenzale | 555 |
S’achaba en assensiu.
E mantener! que duert, plejat dintz lou suari,
Aco sab bou d’esser d’aquels
Que, per lou counourtar, jous sous peds semeneren
Caucas flours, cauques vertz ramels
E qu’ a pourtar sa croutz de lour miels li-ajuderen.
Lou filh que te fazia ta ben,
L’as perdut, terra maire, e touta la mainada
Voulountousa e lou cor doulen,
L’ainat partit, se te countra tu mais sarrada.
N’as pas trassalhit, dijas-me,
Terra qu’a tant amada, o terra lemouzlna,
Can I’an depauzat, mut e freg,
Dintz toun sen ecibrat?.... Pai’s de l’englantlna,
Torna pertan lou mes de mai,
E la lumiera enfi sus l’oumbra a la vitoria.
Flouriras e frucharas mai:
Las cendras deus grans mortz soun un engrals de gloria.
(S." D.0 di Brive).(Lemouzi — A. 1905, N. 3).
Ha termine pure con I’ ascensione. Ed ora che dorme, avvolto nel suo sudario, è dolce accorgersi di coloro che per consolarlo, sparsero dei fiori sui suoi passi e che del loro meglio lo aiutarono a portare la sua Croce. Il figlio, ch’era si devoto, l’hai perduto, terra madre, ed i tuoi figli, pieni di zelo e col cuore dolente, il primogenito partito, si stringono attorno a te più fortemente. Dimmi, non hai tu trasalito, terra che egli tanto amò, terra limosina, quando l’hanno deposto, freddo e muto, nel tuo seno squarciato? Paese dell’eglantina, ritorna pure il maggio, e la luce sull’ombra riporta alfine la vittoria. Tu fiorirai e fruttificherai ancora; le ceneri dei grandi morti fanno germogliare la gloria.