Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. V/Libro III/III
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CAPITOLO TERZO.
Navigazione sino alle Isole Mariane.
Usciti in alto Mare, con allegrezza, e giubilo universale, si riposero le gomene sotto coperta (non dovendosi più metter le ancore, che nella nuova Spagna), e s’abbandonò lo schifo, acciò non fusse d’impaccio; imperocchè, in caso di bisogno se ne portava un’altro in quarteles (al dir degli Spagnuoli), cioè lavorato, e scomposto.
Continuò la notte l’istesso Libeccio forte; sicchè la grandezza delle onde, e gl’ineguali movimenti del Vascello fecero venir la nausea a molti.
Il Sabato 11. si mantenne l’istesso Libeccio, ed osservato il Sole, ci trovammo a 14. gradi d’altezza. Quando si viene dalla nuova Spagna all’Isole, si cammina sempre per un continuato paralello di 13. gradi; poiche da Acapulco, che sta a’ 17, gradi, diminuendosi sino a’ 15. si proseguisce indi, sempre sulla medesima retta linea, il viaggio felicemente, con vento in poppa, e con Mar tranquillo (onde Mar pacifico un tale spazio venne appellato dagli Spagnuoli) appunto come s’andasse per un Canale, senza veruna alterazione di onde: e si perviene in 60. e al più 65. di nell’Isole Mariane, e quindi in 15. o 20. alle Filippine. Per lo contrario, andandosi da queste alla nuova Spagna, è molto difficile il viaggio; perocchè può dirsi indemoniato il Mare, non che inquieto: e per innoltrarsi, e non tornare indietro (come spesse volte succede) è necessario in acquistando sempre altezza; sino a porsi a 40. e 41. gradi, dalla parte di Settentrione, costeggiando, e facendosi a vista alle volte del Giappone; per potersi poi incontrare, diminuendo, con las Señas (sono erbe, che per centinaja di leghe porta il Mare dalla California) e co’ venti generali, e meno contrarj, per far il cammino. Propose il Piloto di passar l’Isole de’ Ladroni, per 19. gr. e 20. m. (quando comunemente si passano per 20. sino a 25.) acciò di là più facilmente potesse acquistare maggiore altezza; essendosi sperimentato un tal passo ottimo negli anni addietro; e perciò pose la prora per Greco levante.
La Domenica 12. cessò il vento fresco, ch’era durato tutta la notte, e ci rimase in calma: osservato il Sole si trovò a 14. gradi, e 13. m. Si divise quel giorno fra’ Marinaj il panno, che loro dà il Re, acciò si difendano dal freddo. Si stette parimente in calma il Lunedi 13. ed osservata l’altezza, si trovarono 14. gr. e 20. m.
Il Martedi 14. si mosse un vento Maestro; e si andò per Levante 4. a Greco. S’osservò il Sole a 14. gr. e 34. m. Con l’istesso vento si pose la prora a Greco, il Mercordi 15. osservandosi il Sole a’ 14. gr. 45. m. Fummo in calma, il Giovedi 16. però la corrente ne portò alquanto oltre, sicchè ci trovammo a 14. gr., e 53. m. d’altezza.
Il Venerdi 17. un vento ben leggiero, leggiermente girò tutta la Bussola: e noi ci trovammo nell’istessa altezza. Il Sabato 18. si andò per Greco-levante, con poco vento Maestro-tramontana; e si osservò il Sole a 15. gr. e un m. Si cominciò a dar più picciola la porzione dell’acqua, perche ve n’era poca, e si avea a fare molto cammino. La notte si mosse un vento Ponente-maestro, che ne fece porre la prora a Levante; e così si camminò tutta la Domenica 19., in latitudine di 15. gr. e 24. m.: come parimente il Lunedi 20. ad altezza di 15. gr. e 34. m. Sopravvenne la notte una gran tempesta, che fece vegghiar tutti; e tutto il Martedi 21. ne fece andare con gran bilanzi, e sbalzi. Cadde in quel giorno un poco di pioggia; onde proccurò avidamente ciascuno raccorre acqua. Si osservò il Sole a 16. gr. e 16. m. e spirò Ponente-libeccio; che durò anche il Mercordi 22.: e tenendosi la prora per Levante 4. a Greco, si trovò il Sole a 16. gr. e 26. m. Andammo verso Levante, con vento Maestro, il Giovedì 23. e presa l’elevazione si trovò di 16. gr. e 44. m. Il Venerdi 24. si mutò il vento in Tramontana; onde s’andò per levante 4. a Greco: si osservò la latitudine Solare di 16. gr. e 46. m. Spirò Libeccio il Sabato 25. e la prora si pose per Greco 4. a Levante, senza partirci dalla stessa latitudine.
La Domenica 26. si mosse un vento Ponente-libeccio; ma non si tolse la prora dal medesimo cammino. Si osservò l’altezza di 17. gr. e un m. Cosi anche si andò il Lunedi 27. durando l’istesso vento; e’l Sole si trovò a 17. gr. e 15. m.: però il Martedi 28. s’osservò a 17. gr. e 18. m. quantunque stati fussimo in calma.
Spirò Mezzogiorno il Meccordi 29; però poco si camminò; ed osservammo il Sole a 17. gr. e 34. m. di latitudine.
Il Giovedi 30. si mosse Greco levante, e andammo colla prora a Tramontana. Non si potè osservare il Sole. Il Venerdi ultimo da Ponente-libeccio, divenne il vento Ponente-maestro; e nè anche si potè prendere l’altezza. Sul tramontar del Sole sopravvenne una gran pioggia; onde si posero tutti gli assetati marinaj, nudi a raccorre acqua, co’ loro cagiani, stuoje, e canali; e in poche ore si ebbero pieni tutti i vasi vuoti. Continuò tutta la notte un forte temporale, senza raccorci acqua, per non aversi dove riporla; onde coll’abbondanza della medesima, si fecero tutti la morischetta.
Il Sabato, primo di Settembre, s’andò per Oriente 4. a Greco, con vento Libeccio; e si trovò tenere il Sole d’elevazione 18.gr. e 50. m.. Prima di giorno la Domenica 2. si mutò il vento in Levante forte, che mosse sì terribile fortuna, che non si potè dir Messa, nè osservare il Sole; ed obbligò i Piloti ad abbassare amendue gli alberi superiori, di gabbia, e di trinchetto, per timore, che non si rompessero, e si perdesse la speranza di fare il viaggio; siccome altre volte era accaduto, per difetto d’alberi. Stavamo tutti vigilanti notte, e dì, per lo gran pericolo, in cui ci trovavamo; poiche l’onde, portavano molta acqua sul galeone, e di quando in quando gli davano terribili scosse. Si stette frattanto, colla vela maggiore, alla cappa; ed essendosi esposta l’immagine di S. Francesco Saverio, il Generale gli fece voto del prezzo della medesima vela, che montava a 200. pezze; piamente attribuendo alla sua intercessione la salvezza della medesima vela, e l’essersi il Mare acchetato. Tre ore prima di giorno divenne favorevole il vento.
Il Lunedi 3. ponedosi il vento a Maestro, si continuò a camminare per Greco-levante, e si riposero amendue gli alberi. Essendosi il medesimo giorno presa la prima Cacciorretta (spezie di pesce, così detto dagli Spagnuoli) si pose all’incanto, secondo il costume, altre volte notato. Il Generale ne offerì sino a 60. pezze d’otto, da farsene una offerta alla Madre Santissima della Concezione; però quattro marinaj vi aggiunsero cinque pezze, e cosi restò loro il pesce. Si presero poscia circa venti fra Cacciorrette, e Bonitti; pesci sanguinosi, della spezie degli scombri. Ritornò la notte il temporale, con pioggia; onde fu d’uopo, a colpi di bastone, far uscire la marineria da sotto coperta, tanta era l’acqua, che cadea. Ciò ne impedì di osservare il Sole, anche nel seguente Martedi 4. in cui facemmo cammino coll’istesso vento.
Il Mercordi 5. cominciò a spirar prima Libeccio; e poi Mezzogiorno-libeccio. Essendosi camminato tutto il giorno, si osservò il Sole a 19. gr. e 33. m. d’altezza. Sul far del giorno il Giovedi 6. si videro quattro Isole delle Mariane; però il vento contrario non permise al Piloto, di passarle per 19. gr. e 20. m., come avea determinato. Fattici più oltre, si vedeva da lungi, verso Mezzodì, la più grande, che avea appunto la figura d’una lunga sella di Cavallo. La seconda Isola verso la stessa parte, era un Vulcano aguto, e rotondo, chiamato nelle Carte Griga, che dalla sommità esalava fumo. Dissero, che avea di circuito tre leghe, e che nelle falde, verso Mezzodì, era abitato: al che aggiunse il Contramestre del Galeone, che essendovi egli passato in un’altro viaggio, uscirono molti di quelli abitanti, in alcune barche, a portargli pesce, cocchi, buyo, e melloni buonissimi; però che d’allora in poi non erano venuti più ad incontrare il galeone, vedendo maltrattato un de’ loro, con un colpo di lancia, da un temerario passaggiere.