Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. V/Libro I/IV

Libro I - Cap. IV

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CAPITOLO QUARTO.

Brieve viaggio sino alla Laguna di Bahì.


A
vendo particolar curiosità di vedere la Laguna di Bahì; mi ci avviai a cavallo il Sabato 2. a buon’ora. Dopo sei miglia, passai per Paragnach, Parrocchia de’ Padri Agostiniani; dove essendo sul Canale un ponte di canne, fui obbligato far passare a nuoto i cavalli; ciò che fu necessario ripetersi una lega più oltre, nel passaggio, che feci d’un’altro Canale, sul quale parimente era ponte di canne. Tra per questo impedimento, e perche la guida non sapeva bene il cammino, mi sopraggiunse la notte, a vicinanza della massaria di San Pietro, de’ Padri della Compagnia, dove fu d’uopo pernottare. Il Padre assistente mi regalò, per quello, che permetteva la campagna, e la picciolezza del luogo.

La Domenica 3. ripigliai il cammino; ma perche l’ignorante Indiano mi avea posto, come l’antecedente dì, fra terre lavorate, e boschi, donde non sapea, come ripormi in istrada; mi convenne, [p. 41 modifica]fermarmi nell’Azienda di Vignan, masseria appartenente a’ PP. Domenicani. Udij primamente la santa Messa; e poscia, per liberarmi dalla sciocchezza della guida, presi una barchetta, la migliore, che potei trovare. Raccomandati quindi i cavalli a un Padre Domenicano, scesi per lo fiume nella Laguna; dove il vento fece bagnarmi bene dall’acqua, ch’entrava nella barchetta. Non potendo attraversare un picciol seno, per andare a’ bagni, come avea proposto; presi altra barca più grande, che la fortuna mi fece incontrare. Circa il tramontar del Sole, mi condusse ella ne’ Bagni, Parrocchia de’ Padri Riformati dì San Francesco; dove mi ricevettero cortesemente.

La mattina del Lunedì 4. mi disse l’Indiano, che si era partita la barca; perocchè i marinai erano quivi venuti mal volentieri. Bisognandomi adunque andare a un’altra picciola Laguna, presi altra barca, e passai a vederla. Ella si era di picciol giro, ma di gran fondo; anzi nel mezzo non se ne truova. L’acqua è salmastra; avvegnache sia porta sopra un monte, non lungi dalla grande: ciò che può avvenire dalle miniere, che ha di sotto. Vi nascono certi pesci spinosi, di mal sapore. [p. 42 modifica]

All’intorno la medesima stanno il giorno infiniti, e grandi vispistrelli, pendenti dagli alberi, l’uno appresso l’altro, a modo di quelle filze dì ricette, che fanno gli speziali. Verso la sera però se ne vanno a turma, in boschi ben lontani, per procacciarsi il necessario alimento: e talora volano in sì gran numero uniti, che cuoprono l’aria, colle loro carnose ali, e lunghe sino a sei palmi; siccome vidi co’ proprj occhi, mentre feci dimora ne’ Bagni suddetti. Sanno essi assai ben discernere, e sciegliere, tra’ folti boschi, gli alberi, le di cui frutta vengono a maturità in certi determinati tempi; e vanno a divorarle tutta la notte, con sì fatto strider di denti, che si fa sentire ben due miglia lontano. Sul far dell’ Alba ritornano poscia al loro albergo.

Gl’Indij vedendo consumate, da tanto schifi uccelli, le loro migliori frutta, particolarmente le goyave, o pere (fatte dal Creatore, per loro sostentamento) ne uccidono, quanti ne ponno; et in sì fatta guisa vendicandosi, serban le frutta, o provvedonsi di cibo; mangiandosi gli stessi vispistrelli. Dicono, che la lor carne abbia il sapore del coniglio; e [p. 43 modifica]certamente, quando han loro tratta la pelle, e’l capo, poco o nulla sembran differenti. Ne hanno quanti ne vogliono, senza gran fatica; poiche ne fanno cader molti, con un sol colpo di freccia.

Il Martedì 5. andai a vedere l’acqua de’ Bagni; di cui nel Convento suddetto viene a rendersi un gran ruscello, che entra poscia in due Bagni vicini. Ella è sì bollente, che non solo non vi si può porre la mano; ma se vi si bagna una gallina, tantosto le tragge le piume, e la spolpa. Non che una gallina, ma se un Coccodrillo inavvedutamente vi entrasse, ella avrebbe possanza di ucciderlo, e trargli le dure scaglie. Certamente il fumo, ch’esala dalla sorgiva, non è meno cocente di quello, che esce da una fornace accesa. Scaturisce dal vicino monte; e passando per sotto il Convento, comunica sì gran calore al Sudatojo, fatto nell’appartamento superiore, che non si può soffrire un quarto d’ora; ed io appena entratovi, saltai fuora.

Ebbe cura della fabbrica di questi Bagni un Portughese, colle limosine di persone pie; poi d’ordine Regio, vi si fece un’Ospedale: ma la cura degl’infermi, col tempo, si è abbandonata; e i Padri, [p. 44 modifica]che vi assistono da Parrocchiani, curano l’anime, non il corpo. Egli si dee anche sapere, che l’acqua, benche minerale, ha il sapore, e chiarezza d’una perfetta acqua schietta; e lasciata raffreddare, è ottima a bere. Io ne bevei per tutto il tempo, che fui ospiziato da’ Padri, i quali non si servono d’altra.

Il Mercordì 6. andai mezza lega discosto dal Convento, a vedere un picciol fiume, che viene dal monte; e reca freddissime acque, e molto salubri. Il suo letto però è sopra minerali; poiche cavandosi un poco nella sua arena, sorge un’acqua caldissima.

Quanto alla principale Laguna di Bahì, ella è molto lunga, però stretta. Nel suo circuito, che è di 90. miglia, si veggono all’intorno varj Conventi, di Padri Francescani, Agostiniani, e della Compagnia di Giesù; perocchè il luogo è popolato, e coltivato da Indiani. In ogni tempo abbonda di pescagione. Vi si truovano anche Coccodrilli, e Pescispada, però d’altra spezie de’ nostri. Questi due fra di loro stravagantemente combattono; perocchè il Coccodrillo, stimadosi assoluto signore delle Lagune, non [p. 45 modifica]può soffrire, che vi entri alcun’altro pesce di rapina. Il più delle volte resta vittorioso il pescespada; perche vedendo egli il nemico armato dì scaglie, che impediscono il ferire alla punta della sua tagliente spada; si tuffa sotto acqua, e da sotto il ventre, dove quegli non ha alcuna difesa, fa penetrare i colpi, e l’uccide. Me ne fu mostrata una spada, lunga sei palmi, con denti ne’ lati, aguti come chiodi; o per dir meglio, come una sega, che fora, e taglia nel medesimo tempo. Fanno gran danno i molti Coccodrilli di questa Laguna; poiche non è anno, che non divorino molte persone; e non uccidano cavalli, e bufoli, che pascolano, o bevono intorno la medesima. Si vendicano però gl’Indy, insidiandogli con trappole, nelle quali pongono carne, overo un cane; perocchè il Coccodrillo è così avido, e goloso della carne di tale animale, che per averla, lascia l’uomo.

Il Giovedì 7. verso le tre ore, m’imbarcai, per ritornare in Manila, unitamente col P. Guardiano del luogo, che veniva al Capitolo Provinciale. Smontai il Venerdì 8. al far del giorno, nella spiaggia di Vignan, per prendere i cavalli, e fare [p. 46 modifica]il cammino di terra; però non gli trovai, a cagione che, rotte le cavezze, erano fuggiti in campagna, come mi disse il P. Assistente: onde mi trattenni sino a tanto, che si prendessero altri cavalli della medesima masseria; co’ quali, cavalcando di buon passo, giunsi il Sabato 9. in Manila.