Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. IV/Libro IV/II

Libro IV - Cap. II

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CAPITOLO SECONDO.

Si continua il viaggio sino a Kuan-ceu, o Canton.


F
Atta prendere da’ servidori in affitto una barca, per proseguire il cammino, (ciò ch’eglino fecero per due lean, e sette zien, che sono quattro ducati, e 5. grani di Napoli, precedente autentica [p. 470 modifica]scrittura, in presenza di persone, deputate alle barche) il Lunedì 26. provvedutomi del bisognevole, partii prima di mezzo dì. In tutto il giorno non si fecero che 30. ly; onde ci fermammo la sera nella Villa di Serimì.

Il Martedì 27. si venne, dopo 50. ly, in Ciangutu, Villa di poche Case: ma il Mercordì 28. fatti 80. ly, ne bisognò restare in una spiaggia. Il Giovedì poi 29. ci fermammo nella Villa di Xòpu dopo 80. ly di cammino.

Venimmo il Venerdì 30. nella Villa di Sciakian xyen, serrata di mura, anche sulla sommità de’ monti. Si fecero solamente 80. ly, perche il vento era debole; quantunque i marinai Cinesi, per farlo rinforzare, superstiziosamente facessero delle fischiate.

Il Sabato 31. un vento Settentrionale forte ci fece andare 140. ly; con tutto che si perdessero alcune ore di tempo attendendo, che si rimettesse un poco, sicchè fu d’uopo, ch’io gli facessi partire a forza. Giugnemmo la sera in Kinangfu; e non avendo voluto andare nella casa del P. Gregorio Ybañes Francescano, venne egli a vedermi nella barca, dove si trattenne sino a mezza notte. [p. 471 modifica]

La Domenica, primo di Gennajo 1696. dopo 85. ly, rimanemmo la sera nella Villa di Iuynfun.

Il Lunedì 2. dopo 70. ly, giugnemmo nella Villa dì Pechiazun. Si fece così poco cammino, perche l’acque erano basse; quantunque al fiume di Nanganfu, in Canceusu, s’unisca un’altro, per lo quale si va malamente in Fukien.

Martedì 3. restammo nella Villa di Hùenlon, dopo 120. ly: e’l Mercordì 4. fatti solamente 70. ly, nella Villa di Tau-chian.

A buona ora giugnemmo in Canceufu il Giovedì 5. dopo 90. ly di strada. Lasciato un servidore nella barca, mi posi: in sedia, e andai nella Chiesa de’ Padri Gesuiti, in cui era Superiore il Padre Grillon Francese. Vi trovai il Padre Provana di Turino, col quale era venuto da Goa, Il Padre Vanderbech Fiammengo di Melines, e’l Padre Amiani Piemontese; soggetti ragguardevoli, destinati per la Missione della Cina. Fu grande la consolazione, ch’ebbi in questo incontro di tanti amici. La notte fù nella Chiesa, gran concorso di Cristiani Cinesi, per la seguente Pasqua de’ Re; e tanti furono [p. 472 modifica]gl’istrumenti, che toccarono, che io non potei prender sonno. A cagion della medesima solennità, non partii il Venerdì 6.

Il Sabato 7. a ora di Vespro, mi riposi in barca; ma non potemmo fare che 20. ly, per le tortuosità del fiume; e ci fermammo nel borgo dell’istessa Città di Canceufu, detto Namen, un miglio discosto per terra. Andai quivi a vedere una Pagode, in uno spazioso Campo. Primamente si truova un’Idolo con due spade alle mani, e due altre statue allato. Nell’interiore Pagode, passato un cortile, si truova un grande Idolo dorato (con una spada in mano) posto nella nicchia maggiore, e due altre statue a’ suoi piedi. Sopra il solajo ne sono quattro (due per fianco) bruttissime, e grandissime, armate, come se difendessero l’entrata.

La Domenica s. giugnemmo nella Guardia, e Villa di Kiùniù, dopo 80. ly di cammino. Il Lunedì 9. rimanemmo la mattina nel Tanfu, e Guardia di Iasutan; e poi entrammo fra le montagne di Nanganfu; dove il fiume è cosi tortuoso, che rende la strada per la metà più lunga, che se si facesse per terra. [p. 473 modifica]

Venimmo il Martedì 10. dopo ottanta ly, nella Guardia di Lanzun. Il Mercordì 11. dopo settanta ly, in Nanganfu; dove fui ospiziato dal P. Fr. Pietro della Pignuola di Mexico, Religioso Missionario di S. Francesco, che mi trattò assai bene: onde senza farmi troppo pregare, vi rimasi anche il Giovedì 12. e’l Venerdì 13. Presi in affitto quel giorno tre sedie, per cento settanta zien l’una (una pezza d’otto si cambia in Nanganfu per mille, e più zien) e molti facchini, per portar le robe, a ragione di 80. zien l’uno.

Il Sabato 14. di buon’ora accomiatatomi dal P. Pietro, mi posi in sedia, e fecimi portare sullo scosceso monte, per più di tre miglia, senza por piede a terra; che perciò solamente arebbono meritato una pezza d’otto, non due carlini Napoletani. Circa il mezzo di questo monte, si vede una Pagode, che divide le due Provincie; e vi prendono possesso delle loro cariche il ViceRè, il Cianchyun Generale della Milizia Tartara; e’l Titù Generale della Milizia del Paese; consegnandosi loro, in detta Pagode i suggelli da persone, a ciò destinate dagl’istessi Tribunali di Canton. [p. 474 modifica]

La Pagode (servita da’ Bonzi) si divide in inferiore, e superiore. Nella prima sta sedente un’Idolo dorato, di figura gigantesca, e senza barba. I Cinesi, che assaissimo lo venerano, lo dicono Fu, ed altri Foè. Sagliendo alcuni scalini si truova nella superiore un’Idolo, detto Vuen scin-sian, con corona in testa, e un come manto Reale su gli omeri. La statua similmente è dorata, e sedente, e da presso ne tiene altre due in piedi. Entrandosi, a man destra, si vede la statua di Cian-lao-ie, che fu un gran Mandarino; oggidì venerato come Dio, e tenuto per Protettore de’ Tribunali.

In tutta quella montagna, e nella vicina di Nanyunfu, nascono certi alberi piccioli, detti Musciù, che producono un frutto, quanto una picciola noce, rotondo, e nero; con alcuni semi dentro, da’ quali spremuti si cava il migliore olio, che vi sia in Cina. Chiamano il frutto Muzù, e l’olio Mu-yeu, cioè olio d’albero, a differenza degli altri, che si fanno da erbe, e varj semi, e servono per le lucerne. Sceso dalla montagna, incontrai varie truppe di soldati, et altre persone ragguardevoli, che andavano in Nanganfu; all’incontro al Titù; che veniva a [p. 475 modifica]prendere il possesso della sua carica, per passare poscia in Canton. Poco dopo veniva la moglie d’un gran Mandarino, preceduta da molte persone a cavallo, e Ministri di giustizia, con bastoni, e bacchette in mano; dell’istessa maniera, che sarebbe andato il marito, facendo fermare chiunque veniva a cavallo, o in sedia. Ella era portata in una sedia da otto persone, e seguita da altre, nelle quali andavano le sue damigelle. Un suo figliuolo di tre anni, bizzarro, e spiritoso andava solo a cavallo. Desinai a mezza strada; e postomi poscia in cammino, giunsi a Nanyunfu, con due ore di giorno; non ostante che mi fussi partito tardi, e le giornate fussero brevissime. Certamente i Cinesi, portatori di sedie, non cedono a un cavallo Tartaro, facendo di trotto cinque miglia ad ora. Contavano tal giornata per dodici leghe; però non furono che otto, e 104. ly, facendo ogni lega di 13. ly. Ciò succede in tutti i cammini Reali, dove per la mercede de’ corrieri, i Cinesi fanno brievi i ly, e in altre parti lunghi.

Il Padre Fr. Juan Nicolas de Ribera Religioso Agostiniano, e Missionario Apostolico in detta Città, mi regalò con [p. 476 modifica]molta cortesia, e particolarmente di buona cioccolata; siccome anche avea fatto quello di Nangansu. Essendovi scarsezza di barche, perche s’aspettava il Titù, con difficultà ne trovai ad affitto una, sino a Canton, per 3300. zien, che sono tre pezze d’otto, quando in quella Città sogliono darsene per ogni una sino a mille, e mille e cento.

La Domenica 15. dopo desinare (ringraziato il P. F. Juan) mi posi in sedia, per andarmi ad imbarcare. Trovai una gran barca, che, per la poc’acqua, ben sapea dover esser pigra; ma perche mi trovai di già aver pagato il padrone, mi ebbi pazienza, e m’accommodai col tempo. Remavano due donne, assai meglio che gli uomini; non ostante che tenevano i bambini sulle spalle. Passati i due ponti (per sotto all’uno, e vicino all’altro) che fan comunicare i due piccioli borghi colla Città, dopo 20. ly. rimanemmo nella guardia di Peyentan.

Il Lunedì 16. non facemmo, che 60. ly, per la grandezza della barca, che si fermava dov’era poc’acqua; onde ci restammo tardi nella Villa, e Guardia di Xuan-tan. Parimente il Martedì 17. rimanemmo nella Guardia, e Villa di Sin [p. 477 modifica]cian sciuy, dopo 60. ly. Entrasi quivi in maggior fondo d’acqua, perche nella Villa di Chiankeu, s’unisce col suddetto un’altro fiume, che viene da’ monti.

Giugnemmo in Sciaceufu a buon’ora il Mercordì 18. dopo aver fatti 120. ly. Passai nella casa de’ PP. Francesi, e benche non vi si trovasse il Prete Missionario, fui ben ricevuto da’ servidori. Postomi in sedia il Giovedì 19. andai vedendo la Città. Ella tiene buonissime mura, fatte in modo, che vi si può andare all’intorno sempre coperto. Il circuito è più di quattro miglia, senza i borghi. Le strade sono dritte, lunghe, ben lastricate, e con buone botteghe. Dall’estremità Meridionale della medesima, entra un fiume navigabile, ad unirsi col grande, che viene da Occidente. Dopo desinare m’imbarcai nella porta di Mezzo dì, con buon vento; ma essendo poscia cessato, non potemmo fare più di 40. ly, sino alla Villa, e guardia di Peru.

Il Venerdì 20. facemmo 110. ly, sino alla guardia di Vanfucan; remando sempre le due donne, della medesima maniera, che i cinque marinaj. Continuando il buon vento Tramontana, il Sabato 21. [p. 478 modifica]facemmo 140. ly; onde la sera giugnemmo alla Guardia di Xyàcchèu. Passato la Domenica 22. il secondo stretto de’ monti (dove è una Pagode grande, con altre picciole, fra le rupi, e l’ombra d’alti alberi) continuammo il cammino, con poco vento, ma con gran caldo; benche fussimo nel rigore del verno. S’osserva ciò nella Cina, per gli differenti climati. In vicinanza de’ monti Settentrionali, fassi molto sentire il freddo, sino a Nanganfu; e quindi il caldo verso Mezzo dì. Sul tramontar del Sole incontrammo tre grandi barche, ben coperte, con varie bandiere, ed insegne, all’uso del paese, perche vi andavan dentro Mandarini. Usano anche i nostri Missionarj Europei di queste apparenze, per far la missione con frutto, e decoro; perche i Cristiani Cinesi sono molto affezionati a tai pompe esteriori. Rimanemmo dopo 140. ly in Quanti keu, dove parimente si fermarono i suddetti Mandarini, che andavano incontro al Titù. Salutatongli i soldati, che gli stavano attendendo a terra, con pù tiri di spingardi.

Intolerabile fu il caldo del Lunedì 23. Lasciata a sinistra, fra l’ombra d’infiniti alberi, la ben popolata Villa di Seutan, ci [p. 479 modifica]fermammo nella Guardia di Lici Iuen, dopo 100. ly di cammino. Quindi partitici il Martedì 24. quattro ore prima di giorno (a fine d’esser presto in Kuan ceu fu, o Canton, al parlare de’ Portughesi) prima di nascere il Sole, giugnemmo in Fuscian. Presa una sedia, andai a vedere il P. Capaccio, Missionario della Compagnia di Giesù: attraversado per lo spazio di tre miglia, la larghezza della Città, per arrivarvi; e sempre fra buone, e ricche botteghe d’ogni genere di mercanzia, e vettovaglie, e di ogni sorte di mestieri del paese. Questo luogo in Italia passerebbe per un Casale; essendo senza mura, e sottoposto a Canton. E’ lungo cinque miglia, e tre largo, per mezzo passandovi il fiume, e corrisponde alle case di terra altrettanto numero di barche, ch’occupano tutto il Canale. La governa un Mandarino, che non può determinar nulla, senza parteciparne i Tribunali di Canton: e per la milizia, vi assiste un’altro picciolo Mandarino d’armi. Dicono comunemente tutti i Missionarj, che Fuscian faccia un milione d’abitanti.

Licenziatomi dal Padre Capaccio, seguitai il cammino; e grazie ai Signore, dopo 80. ly, giunsi di ritorno in Canton; [p. 480 modifica]in tempo che i PP. Missionarj di S. Francesco stimavano, che o fussi stato arrestato per istrada, o che avessi patito qualche travaglio in Pekin; poiche a PP. Gesuiti non aggrada, che colà passino Europei. Confermava questa loro temenza il non sapere io la lingua, nè due servidori una sola parola Portughese, per farmi intendere, nella mutazione di tante barche, e in sì lungo cammino per terra; al che s’aggiungea la grave mia infermità, e debolezza, dalla quale giammai non mi riebbi. Dico tutto ciò, affinche si sappia, che giammai i pericoli, e disagi mi trattennero; ma dispregiandogli tutti, alla fine, col divino ajuto, gli superai: e per isperienza compresi, che dall’invidiosi sempre si rappresentano maggiori di quello, che sono, per frastornare le imprese più gloriose. Contarono i vetturini, da Pekin a Nanciaufu, 3213. ly: e’ Barcajuoli da Nancianfu a Canton 2179. che fanno in tutto 5392. y, di 260. passi l’uno; che ridotti a miglia Italiane, ne fanno mille quattrocento e due.