Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. IV/Libro II/VI

Libro II - Cap. VI

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CAPITOLO SESTO.

Dell’antichità del Regno della Cina, della stima

che fan del loro Imperio i Cinesi, del numero

delle Città, e de’ luoghi, e delle

famiglie, et anime, che quello

contiene.


G
L’Interpreti dell’Istorie Cinesi dan principio a quella gran Monarchia da Fohi, che cominciò a signoreggiar l’anno innanzi Cristo 2952. Costui ridusse a società gli uomini selvaggi, e vagabondi, che a modo di Bruti vivean in quei primi tempi: i quali poi appresa da Xin num l’agricoltura, ed altre arti, cominciarono a vivere in miglior forma ne’ villaggi.

Governò l’anno 2697, avanti Cristo Hoamtì, detto l’Imperador Biondo, per aver lui preso quel colore, a’ soli Imperadori permesso. Quest’Imperadore per opra di Tanao perfezionò il periodo, e Ciclo Cinese di 60. anni, ritrovò la musica, e gl’istrumenti musicali, siccome [p. 204 modifica]ancor l’armi, le reti, i carri, le navi, o l’arti fabrili: introdusse per invenzione della Regina Luy-su nutrire i vermi per far la seta, e quella tesser, e darle i colori. Istituì sei Colao, o supremi Ministri del Reame, e scrisse più libri dell’arte medica.

Nel 2577. morto Hoamtì succedette Xao Hao, che cominciò a fabbricare, e cinger le Città di mura; si fè autore di nuova musica, e introdusse l’uso di far tirare da’ bovi i carri.

Morì Xao Hao nel 2517. avanti la venuta di Cristo, a cui fu successore Chuen-Hio nipote di Hoamtì, il quale istituì, che al Supremo Imperadore del Cielo il solo Imperadore in Terra sagrifichi con solenne rito. Fu autore ancora del Kalandario; ordinò il principio dell’anno dal Novilunio più vicino al principio di Primavera, che risponde in Cina al quinto grado d’Aquario.

Nel 2457. A. C. morì Chuen-Hio, e gli succedette Tico suo nipote. Ebbe costui quattro mogli: istituì i Maestri per insegnare i popoli, e ritrovò la vocale musica.

Successero a questi sei Principi li celebrati due Imperadori, e Legislatori Yo, e [p. 205 modifica]Xun, dalli quali li riti civili, e istituzioni politiche ebbero principio. Imperorno questi 150. anni, quali aggiunti a 587. che vissuti erano gli altri sei primi, fan la summa d’anni 737.

Discendono dunque l’Imperiali Famiglie da quei due Fondatori della gente Cinese, e da’ sei Imperadori narrati, appresso i quali, fino a questi ultimi tempi fu la suprema dignità, e amministrazion della Monarchia Cinese. Elleno in tutto 22. si numerano, ciò sono nove maggiori, e tredici minori: nelle quali va inclusa questa ultima famiglia de’ Tartari Orientali, la quale mentre io scrivo governa il Tartaresco, e’l Cinese Imperio.

Tutte brevemente si ravvisano nella seguente tavola.

Tavola numerica delle XXII. Famiglie Imperiali, et Imperadori, et anni loro.


Famiglie. Imperadori. Anni.
I. Hia. 17. 458.
II. Xam. 28. 644.
III. Cheu. 35. 873.
IV. Cin. 3. 43.
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Famiglie. Imperadori. Anni.
V. Han. 27. 426.
VI. Heu han. 2. 44.
VII. Cin. 15. 155.
VIII. Sum. 7. 59.
IX. Ci. 5. 23.
X. Leam. 4. 55.
XI. Chin. 5. 32.
XII. Suy. 3. 29.
XIII. Tam. 20. 289.
XIV. Heu leam. 2. 16.
XV. Heu tam. 4. 13.
XVI. Heu cin. 2. 11.
XVII. Heu han. 2. 4.
XVIII. Heu cheu. 3. 9.
XIX. Sum. 18. 319.
XX. Yuen. 9. 89.
XXI. Mim. 21. 276.
XXII. Cim. 2. 53.

Le tre famiglie Hia, Xam, e Cheu che precederono nel tempo l’altre, le sorpassarono ancora nella fama, e lodi poiché per l’integrità de’ costumi, per le giuste leggi, per la benignità, e fede sopra tutte oprarono da veri Principi superando l’altre nel numero degl’Imperadori, e degli anni: furono dunque gl’Imperadori (inclusi ancora i due [p. 207 modifica]primi Fondatori della Gente Magaillans novell. Relat. de la Chine c. 3.) ducento trenta sei, tralasciati quelli, che vissero poco tempo, o che per altra cagione non si pongono nella serie degl’Imperadori; per la qual cosa rimetto il curioso Lettore alle Cronache della Monarchia Cinese, che diffusamente tratta Nel lib. intit. Confucius Sinarum Philosophus. il P. Filippo Couplet; dove troverà con puntualità notati non solo i nomi de’ sudetti Imperadori, e gli anni che quelli regnorno, ma i fatti ancora più illustri seguiti nel tempo del loro Imperio.

Si deduce dunque dalla riferita tabella, che la Monarchia durò nelle famiglie Imperiali 3920. anni, secondo la comune opinion de’ Cinesi più probabile. A’ quali se si aggiungono i 737. anni, che gli otto Principi della Gente si scrive esser vissuti, son 4657. da’ quali se si volessero dedurre i 255. che governarono i primi Principi Fohi, e Xin num (perche non tenner la Dignità Imperiale) resteranno 4402. e secondo Magail. loco cit. pag. 74. la più stretta opinione 4053. anni, che cominciò da Yâo questa Gran Monarchia, e senza interrompimento, e sempre continuata. Bisogna di certo confessar, che non ci sia Reame, o Stato al Mondo, che si possano vantar d’una serie di Re sì antica, sì [p. 208 modifica]lunga, e sì ben continuata. Le Monarchie degli Assirj, de’ Persi, de’ Greci, e de’ Romani già finirono in minor tempo: e questa della Cina ancor è in piedi, non altramente, che un gran fiume, che non cessa mai di far correre le sue acque. Questa lunga durazione, et antichità, et altre eccellenze della Cina, ispirano nel petto de’ Cinesi una gran superbia, tenendo coloro per lo maggior di tutti il loro Imperio, e tutto ciò che loro s’appartiene, e disprezzando le nazioni straniere: di che n’è cagion la poca contezza, c’hanno di quelle. Nelle loro carte degnano la Cina in forma quadrata con grande ampiezza: e rappresentano all’intorno gli altri Regni senza ordine, e senz’alcun disegno di buona Geografia, piccioli, e raccorciti, con titoli ridicoli, e di dispregio; per esempio Siaò gìn qūe, o Reame dove gli abitanti son tutti nani, e piccioli; Niù gîn que, Regno, dove gli abitanti son donne. Chuen sinque, Regno, dove hanno un buco al ventre; Regno, dove gli abitanti hanno il corpo d’uomo, e la faccia di cane; Regno, dove gli abitanti hanno le braccia sì lunghe che pendono sino a terra, e cose simili. In fine eglino appellan i Tartari, i [p. 209 modifica]Giapponesi, gl’Isolani della Corea, e i Tunchinesi col titolo delle quattro Barbare. Dicono, che fuor della Cina vi siano 72. Regni, i quali dipingon tutti piccioli nel mezzo del Mare, come gusci di noci: i loro abitanti brutti, e mostruosi, con figure sì ridicole, che rassembransi più tosto a scimie, o bestie feroci, che a uomini. In questi ultimi tempi avendo loro i PP. Gesuiti fatta saper l’Europa, l’hanno aggiunta nelle loro carte, e situata nel mezzo del Mare, come se questa fosse una picciola Isola. Dividono il Cielo in 28. costellazioni, e la Cina in altrittanti quartieri: a ciascun de’ quali attribuiscono una costellazione col nome; senza lasciarne una sola per gli altri Regni: e danno alle lor Provincie titoli alti, e magnifici, et a’ paesi stranieri per contrario nomi barbari, e di dispregio.

Han sì alta Idea del lor Reame, che quando ben si vedono convinti da’ Missionarj con tante ragioni, rispondono con ammirazione Chūm qūe chī vài? hoān ijeù tào? cioè a dire, che è ciò che noi vediamo? ch’è ciò che noi intendiamo? può essere che fuor di questo grande Imperio ci sia qualche regola, o cammino per giungere alla vera virtù, e [p. 210 modifica]ci sia altra credenza, ò qualche altra legge e il più delle volte accade agl’istessi Padri, che ragionando delle lettere, della Religion Cristiana, e delle scienze d’Europa, dimandano se noi abbiamo i loro libri: et udendo che nò; eglino soggiungono tutti sorpresi, e scandalezati; se dentro l’Europa voi non avete i nostri libri, nè la nostra scrrittura, come confessate, quali lettere, e quali scienze potete mai voi avere?

Differenti nomi han dato a quel grande Imperio, perche ogni volta ch’una famiglia s’impadroniva di quello secondo il costume, gli dava un nuovo nome. Dalla famiglia precedente si chiamava Tài mîmque, cioè Regno d’una gran chiarezza; ma i Tartari, ch’oggi il governano, il chiamano Tai çimque, o Regno di gran Purità. Non però dimeno sicome vi furono per l’addietro Regni celebri, o per lo durata, o per la virtù de’ Re, o per lo numero de’ Dotti, così han que’ nomi conservato, e se ne servon oggi ne’ libri, come son quelli di Hiaque, Xamque, cheuque, Hànque, etc. che sa veder, che questi nomi significan la Cina, ma che sian stati più tosto parti per distinguer le signorie delle famiglie [p. 211 modifica]Reali, che per significare il Reame. Ne’ memoriali, che si presentano al Re, e ne’ libri chiamasi comunemente Xamque, cioè a dire alto, e sovrano Regno. I dotti ne’ loro scritti usan la parola Chūm hoa, che significa fior del mezzo; tutta volta il nome più antico, e comune a’ Cinesi è Chūmque, o Regno del mezzo; dandogli questo titolo su la credenza, che la Cina sia nel mezzo del Mondo: o perché il primo Re della Cina avesse stabilità la sua Corte dentro la Provincia di Hônân, ch’allora era come il centro del Reame: o vero per essere quello appresso loro più ragguardevole degli altri; dandolo a divedere la parola iperbolica, che gli attribuiscono di Tien hià, o Regno, che contiene tutto cìò ch’è sotto il Cielo. E così quando si dice Tien hià taì pim, tutto quello, ch’è sotto il Cielo, è in pace; egli è il medesimo che dire, la Cina è in pace.

Se i Cinesi han dato nome di dispregio a’ Reami, e nazioni straniere; quelle per lo contrario han loro corrisposto di somigliante maniera; intanto che i Tartari Occidentali chiamano i Cinesi Hara kitai, o neri Barbari: e l’istesso nome danno al Regno. I Moscoviti imitano in ciò gl’istessi Tartari, con dar loro nome [p. 212 modifica]di Kitai: come il Regno di Sciahamalaha, il Regno di Tumet, o Tibet, e quello d’Usanguè; ma questi avendo corrotta la parola Kitai il chiamano Catai: e i Mercatanti, che vengon dall’Indostan, Catajo; dal che comprendesi chiaramente, ch’il Regno del Catajo, di cui ragiona il Padre Andrada dentro la Relazione del Tibet, non è altro, che la Cina: e che la parola Cataio, et Hara Kitai sia il medesimo. Benchè il Baudrand, et altri vogliano esser il Catay un de’ Regni della gran Tartaria detto, Seri dagli antichi, e disteso verso Oriente fra la Tartaria Imperiale a Borea, e la Cina ad Austro, e la Turchestania all’Occaso: il qual dicesi ancor da lui Kara Cathai, dove son gli Scithi Alani nella Scithia dentro il monte Imao. Ma pur la Cina potè esser detta Catay da’ Cataini Tartari, che l’occuparono insieme co’ Niucani vicini. I Tartari Orientali non l’han trattata con miglior nome, chiamandola Nica corum, o Regno di Barbari; benche al presente, ch’eglino vi si sono stabiliti, e ne sono i Padroni, la chiamino Tulimpa corum, o Regno del mezzo.

Questo vasto Imperio è posto quasi all’ultime estremità dell’Asia dalla parte [p. 213 modifica]d’Oriente, i Cinesi nelle lor mappe gli dan forma quadrata, pretendendo, che tanto sia di lunghezza, quanto di larghezza, ma secondo la più verdadiera notizia de’ nostri Europei, egli è in forma di Luna. Egli occupa 23. gradi dal Norte a Mezzo dì, di là dalla Fortezza di Cai pîm, allogata alla frontiera della Provincia di Pekin a 41. gr. di latitudine, sino alla punta Meridionale dell’Isola di Haìnann a 18. gradi di elevazione, e al Mezzodì della Provincia di Canton. Così la lunghezza della Cina, secondo i libri Cinesi, è di 5750. li, o stadj, che fanno

402 ½ leghe Spagnuole, o Portoghesi a 17 ½ al grado.

575. Francesi a 25. al grado.

345. Tedesche a 15. al grado.

1380. miglia Italiane a 60. al grado.

5750. li, o stadj Cinesi a 250. al grado.

Ma se si voglia considerar la più gran lunghezza della Cina, bisogna prenderla dall’ultimo confine per lo Maestro, o Nor üest della Provincia di Leâo tüm chiamato Cai yuen, sino all’ultima Città della Provincia di Yun nan, chiamata Chitien kiun min fu: e sarà la più gran lunghezza dell’Imperio.

525. leghe Spagnuole. [p. 214 modifica]750. leghe Francesi.

450. leghe Alemane.

1800. miglia Italiane.

8400. stadj Cinesi a quattro, e mezzo per miglio Italiano.

La sua larghezza se si prende dalla punta di Nimmpó Città marittima della Provincia di Ciekian sino all’estremità della Provincia di Suchuen in linea dritta d’Oriente, e d’Occidente, fa

297 ½ leghe Spagnuole, e Portughesi.

426. leghe Francesi.

255. miglia Alemane.

1020. miglia Italiane.

4080. stadj Cinesi a 240. al grado.

Ma a prender la più grande ampiezza della Cina dopo Tam chan, luogo il più Oriental del paese di Leotum, che confina col Regno di Corea fin di là da Tum tim all’Occidente della Provincia di Xensi, ella è di

350. leghe Spagnuole.

500. leghe Francesi.

300. miglia d’Alemagna.

1200. miglia d’Italia.

5400. stadj Cinesi.

I confini di questo Imperio son per Oriente l’Oceano Eoo: per Borea la Tartaria con un lungo muro, della quale [p. 215 modifica]i termini fin’al Mar ghiacciato stesi si continuano in alcuna parte coll’Istmo d’Anian dell’America Settentrionale; benche sin’oggi i vasti limiti di questi Regni, e paesi da ninno siano stati scoperti. Per Occidente il terminano altissimi monti, e deserti d’arene co alcuni Regni. Dall’Austro l’Oceano meridionale, e Regni di Tunchin, Cocincinna, Lao, et altri.

Il dividono in quindeci Provincie, che per la lor grandezza, ricchezza, e fertilità possono esser chiamate gran Regni più tosto, che Provincie; alle quali ancora è da aggiungere il Leaotum, paese, non inferiore ad una Provincia. Questo con sei delle Provincie all’Eoo, et Australe Oceano sono adjacenti: altre sei son Mediterranee; ma l’altre tre ad Occidente dal resto dell’Asia son separate da altissimi monti. Si nomano queste Pekin, Nankin, che al presente si chiama Kiãm nãn, Xansi, Xãtum, Hônân, Xènsi, Ciekiãn, Kiãmsi, Hùquam, Sùchuen, Fokien, Quàm tũm, Quàmsi, Yün nan, Qüei cieü, e’l paese di Leão tüm, che meriterebbe il nome di Provincia, ma i Cinesi il pongono sotto la Provincia di Xãntum. Le Provincie, che confinan co’ Regni stranieri, son Pekin, Xãnsi, Xènsi, [p. 216 modifica]Sùchuen, Yun nan, e Quamsi. Onde il Cluverio, che pose 18. Provincie alla Cina, si è fondato sopra false Relazioni, poiche i Regni di Tunchin, e Cocincinna, ch’egli numerò per Provincie della Cina, non sono altrimente a quella sottoposti: e se pochi anni a quell’Imperio soggiacquero, egli è pur lungo tempo, che non l’ubbidiscono.

Vi son più Isole dipendenti dalla Cina: come la grande, e picciola Liēu Kieũ, Taiüam, la quale i Portoghesi chiamano Formosa, Hainãn, Hìamxãn, dove è situata la Città di Amagao, o Macao su la punta Meridional di quella: et un’infinità d’altre tanto abitate, quanto deserte. Il Reame di Corea non è un’Isola presso alla Cina, come il Cluverio si crede, ma un gran promontorio attaccato alla terra ferma, che si stende dal Norte al Mezzodì. Nè Xãm hãi è Isola, come il P. Martino la pose nel suo Atlante, e carta, ma una Citadella sì grande, e ben fortificata per l’arte, e per la natura, che può competere con la miglior d’Europa. Ella è fabbricata dentro terra presso il Mare fra la Provincia di Pekin, e’l paese di Leaotum.

I luoghi murati di questo grande [p. 217 modifica]Imperio sono al numero di 4402. Vedi Vossid de magnit. Sinar. Urb. pag. 59. e son divisi in due ordini, civile, e militare; l’ordine civile contiene 2045. luoghi murati, cioè 175. Città del primo ordine, le quali i Cinesi chiamano Fù: 274. del secondo ordine, che si dicono Chen: 1288. Città, che si nomano Hièn: 205. Ostelli Reali detti Ye: e 103. sentinelle, o Osterie Reali del secondo ordine, che son chiamate Cham chin.

Fra le medesime Città dell’Imperio vanno comprese alcune situate nelle Provincie d’Yùnnān,di Quei choû, di Quāmsi, o di Sùchuen, che non pagano alcun tributo all’Imperadore, ma ubbidiscono a’ Principi, e Signori particolari, ed assoluti. Queste Città le più son di tal sorte circondate d’alte montagne, e di rocche precipitose, che par che la Natura si sia studiata di fortificarle: et ancor dentro quelle montagne son campagne, e piani di più giornate di cammino, dove si vedono Città del primo, e secondo ordine, e molte Ville, ed abitazioni. I Cinesi chiamano questi Signori Tùsù, o Tùqûon, cioè a dir Mandarini del Paese; perche come credono, che non ci sia al Mondo altro Imperadore, che quello della Cina, cosi s’immaginano, che non [p. 218 modifica]ci siano altri Principi, nè Signori, che quelli, a’ quali il lor Imperadore ne dà il titolo.

I popoli sottoposti a que’ Signori usan la favella Cinese co’ Cinesi, ma oltre a quella eglino hanno la loro lingua particolare. I loro costumi son poco differenti da que’ de’ Cinesi: son simili nel viso, e nella persona: ma per lo coraggio più valorosi. Li temono i Cinesi, poiche trovatavi dura resilienza dopo più sperienze, c’han fatte del lor valore, si contentano lanciargli in riposo, e di consentire ad un libero commercio con loro. Onde non è da far dubbio intorno al numero delle Città, e Ville, che sia più di quel, che reca il padre Martini, perche vi si comprendon quelle di que’ piccioli Signori, i cui Stati benche non riconoscan l’Imperadore, son tutta volta posti nel mezzo dell’Imperio di lui, dentro le quattro narrate Provincie. Si son anche comprese le Città, e Ville del paese di Leaotum, e della Provincia di Yün nan, i quali i Cinesi oltremodo attaccati alle loro formalità, non pongono nel lor numero ordinario, ma ne’ Cataloghi particolari.

Han fatto imprimere i Cinesi [p. 219 modifica]un’Itinerario, che contiene il cammino per terra, e per acqua dopo Pekin fin all’ultime parti dell’Imperio. I Mandarini, che partono di là per l’esercizio delle loro cariche, e tutti i viaggianti molto l’usano, per sapere il cammino, che devono tenere, e la distanza da un luogo all’altro, e gli stadj d’ogni giornata. In questo libro tutti i viaggi Reali dell’Impero son divisi in mille cento, e quarantacinque giorni, in ciascun de’ quali è un luogo, dove i Mandarini sono alloggiati, e trattati a spese del Re, quando eglino vanno all’esercizio de’ loro impieghi; ma quando ritornan privi delle lor cariche, perdono anche il dritto d’essere alloggiati, e spesati a costa dell’Imperadore. Questi 1145. luoghi si chiamano Ye, o Chin, o accozzando queste due parole Ye Chin, cioè a dir luogo d’alloggiamento, e di sentinella; perche ivi si aspettano i Mandarini con tal pensiero, e diligenza, come si stasse in guardia contra un’armata nemica. Di questi luoghi ve ne sono 735. dentro la Città del primo, e secondo ordine, dentro le Ville, Frontiere, e Castelli situati dentro l’Imperio; dentro quelle, che chiamano Ye 105: e 103. dentro i luoghi, che [p. 220 modifica]nominano Chin. L’une, e l’altre sono state fabbricate altre volte dentro i luoghi, dove non erano Città; e possono essere chiamate Ville del secondo ordine, perche son tutte murate, e ciascuna ha un Mandarino, che le governa; e ve ne sono delle grandi, e ben popolate più d’alcune Città, e Ville: et altre al numero di 102. benche non abbian mura, pur son grandi, e molto abitate.

Un giorno avanti la partenza del Mandarino si fa partire un corriero con una picciola tavola, che i Cinesi chiamano Pai, sopra la quale sono scritti il nome, e la carica di questo Ufficiale, e al basso impresso il suggello. Tosto che si vede, si netta, e prepara il palagio, dove deve alloggiare: e questi apparecchiamenti sono meno, e più, secondo la dignità del Mandarino; così le vivande, i famigli, i cavalli, le sedie di mano, le lettighe, o le barche, se il viaggio si fà per acqua, e tutto ciò che loro può essere di mestieri.

Dentro queste osterie si ricevono della medesima maniera a proporzione tutte altre persone, tanto Cinesi, quanto forastiere, a’ quali il Re concede tal grazia. Dentro queste medesime i Corrieri del Re prendono ciò che loro fa [p. 221 modifica]bisogno per andare a tutta diligenza: toccando uno stadi, o due prima di giungere all’Osteria un bacino detto Lô, che portan appeso su le spalle; al cui suono tosto si sella il Cavallo della cambiatura; per maniera, che non s’indugia niente il Corriere, quando vi giunge.

L’ordine militare contiene 629. grandi fortezze del primo ordine, sì nelle frontiere per servir dì chiavi, ò di difesa all’Imperio contro i Tartari; come ne’ confini delle Provincie contro i ladri, e ribelli. I Cinesi le chiamano Quan: e quella di Xam hài, dalla quale si parlò sopra, è di questo numero.

Del secondo ordine vi sono 567. fortezze, che si dicono Guèi in lingua del paese. Il luogo chiamato dal Padre Martini nel suo Atlante pag: 36. Tìen cìm Guèi, che vuol dir fortezza del paese del Cielo, è di questo numero; e per quello si può giudicar dell’altre fortezze del secondo ordine.

Si numerano 311. fortezze del terzo ordine detto Sò; del quarto ordine 300. chiamate Chin, ch’hanno il medesimo nome, e significazione di quelle del quinto ordine civile; e 150. del quinto ordine nomate Paò. Vi son 100. fortezze del sesto [p. 222 modifica]ordine chiamate Pu; è in fine 300. del settimo ordine, che diconsi Chài. Queste ultime son di diverse sorti, alcune nella Campagna, e servono di refugio à contadini quando i Tartari, o ladri, o ribelli corrono la campagna, o medesimamente quando l’armate dell’Imperadore sono in marcia. Altre son situate sopra montagne precipitose, alle quali si monta per gradini tagliati dentro la rocca, o per scale levatoje fatte di corde, o di legno; e queste non hanno alcuna muraglia per non tenerne bisogno. Altre son somigliantemente sopra montagne, ma hanno il lor sentiero: è queste son rivestite d’una doppia, o terza muraglia dalla parte dell’entrata.

A farne ora il conto, si vede, che i luoghi militari sono al numero di 2357. i quali giunti a quelli dell’ordine civile montano a 4402. oltre a ciò vi ha dentro, e di fuora della gran muraglia, che divide la Cina dalla Tartaria 3000. Torri, dette Tai, ogni una delle quali ha il suo proprio nome: dove sono guardie, e sentinelle, che toccano all’armi sì tosto come scoprono il nemico; facendo segno di giorno con una Bandiera, che eglino alzano al più alto della Torre, e di notte [p. 223 modifica]con un grande torchio acceso: le quali se si annoverano co’ luoghi militari, di cui questi fariano l’ottavo ordine, sarebbono in tutto 5357.

Son 150. anni, ch’un Mandarino del supremo Tribunal dell’Armi compose due volumi, che dedicò all’Imperadore, i quali intitola Kieu pien tuuxe, cioè a dire pratica di carte delle nove frontiere, intendendo de’ nove Quartieri, o Territorii, a’ quali egli aveva compartite le grandi mura, che circondan parte della Cina per 405. leghe Portoghesi, secondo il più comun conto, che fanno ventitre gradi, e dieci minuti d’Oriente ad Occidente dopo la Città di Caìveun, situata all’estremità del paese di Leâotum, sino a quella di Cān so, ò Cān cheu posta su gli ultimi confini della Provincia di Xensi; cioche si deve intendere per linea dritta; perche se si considerano le rivolte delle montagne, e del e mura, comprenderanno senza dubbio 500. leghe Portoghesi.

Ne’ medesimi libri insegnansi in tre carte tutti i luoghi montanini, che sono accessibili; e in 129. altre carte dice esser necessarie 1327. fortezze grandi, e picciole, per impedire il passo a’ Tartari. [p. 224 modifica]Se i Cinesi noo fossero trascurati, di poco coraggio, avari, e sì infedeli al loro Re, non mai i Tartari avrebber potuto passar le mura, nè entrar dentro le fortezze si ben disposte ne’ luoghi necessarii, e sì forti tra per l’arte, e per la natura; di maniera che sicome leggesi nell’istorie antiche ancora perciò, ch’è avvenuto ne’ nostri tempi, i Tartari non sono giammai entrati dentro la Cina, che il tradimento de’ Soldati, o l’avaritia de’ Comandanti non n’abbia loro agevolata l’impresa, ricevendo loro la metà del bottino quante volte a’ nemici aprivano le porre; intanto che alla perfine que’ traditori han messo nelle mani d’un picciol numero di selvaggi, e mezzi barbari il più ricco, e più popolato Reame del Mondo.

In questo medesimo libro si vede la gran quantità de soldati, che facevan la guardia sopra quella frontiera, ch’erano al numero di novecento, e due mila cinquanta quattro. Le Truppe Ausiliarie, che vi concorrevan, quando i Tartari tentavan di passar dentro il Reame, eran innumerabili, e vi eran trecento ottanta nove mila cento sessanta sette Cavalli sempre in ordine per quelle, [p. 225 modifica]secondo il conto, che ne fa l’istesso Autore, che annovera la spesa, che l’Imperadore fa per la paga degli Uficiali, e de’ Soldati tutto l’anno sino alla somma di due milioni, e trentaquattro m. Lean, di 15. carlini l’uno della moneta di Napoli.

Per quel, ch’è detto del numero de’ Soldati desitnati alla guardia delle mura, e frontiere contro i Tartari, si può facilmente giudicare della quantità di coloro, che sono impiegati sopra i confini delle Provincie, dentro le Città, Ville, e tutti gli altri luoghi murati del Reame, non essendovi luogo, che non abbia la sua guarnigione. Fassene il conto di sette cento settantasette mila novecento settanta: che in tempo di pace guardano, e accompagnano di giorno i Mandarini, e Ambasciadori, ed altre persone alloggiate a spese Regie: e di notte stan di sentinelle appresso lor barche, o allogiamenti: e quando han fatto una giornata ritornano, e altri prendono il lor luogo. I cavalli, che l’Imperadore mantiene solo per le truppe ne’ porti, giungono a 564900. e tanto i soldati, come i cavalli son sempre in piè; ma quando vi è guerra, o rivolta, l’Armate, che s’uniscono, e che [p. 226 modifica]concorron da tutte le Provincie, son quasi innumerabili.

Il Reame poi della Cina contiene undici milioni cinquecento due mila otto cento settantadue famiglie, o case, che fumano, secondo il conto d’un grave Autore P. Philipp. Couplet. in suo lib. Confuc. Sinar. Phil. in Synop. Imper. Sinar. p. 106, senza comprendervi in questo numero le donne, i fanciulli, i poveri, i Mandarini, che sono in esercizio, i Soldati, i Baccellieri, i Licenziati, i Dottori, i Mandarini giubilati, quelli, che vivono sopra i fiumi, i Bonzi, gli Eunuchi: nè tutti quelli, che son del sangue Reale; perche non si annoverano, fuor solamente che coloro, che coltivano la terra, o che pagano tributi, o rendite al Re. Vi sono dentro tutto l’Imperio al dire dell’istesso Autore cinquanta nove milioni settecento ottanta otto mila tre cento sessantaquattro uomini, o maschi.

Il numero degli abitanti, o anime, senza escludere niun sesso, età, e condizione in tutto l’Imperio Cinese, se vogliamo prestar fede al Padre Daniello Bartoli Par. 3. lib. 1. pag. 22., fa tre cento milioni, tre volte più d’anime, che non fa tutta l’Europa. Ma perciocche questo R. Padre dà molto più al tutto, di quello, che tiene; e toglie alle parti, e Città capitali il [p. 227 modifica]numero effettivo, che contengono, non si può far niuno fondamento su la relazione di lui; poiché difficilmente comporrassi il suo strano millantamento colla multiplicità de’ piccioli luoghi.

Avendo io con diligenza proccurato chiarir ciò con le notizie de’ medesimi Padri della Compagnia di sua Religione, non ne trovai niuno, che convenga con lui, e nè tampoco altri Missionarj d’altre Religioni: i quali per esser dimorati quivi li 20.e 30. anni possono meglio saper ciò, che per relazioni ne scrisse il Padre Bartoli; poich’eglino praticano continuo con Mandarini, e con Grandi, a’ quali è ben noto ciò, perché ne fan le numerazioni, a fine d’esiggere il Tributo Imperiale. La più gran differenza, che trovai nell’informo, che per tutto il tempo, che dimorai nella Cina, proccurai averne, è stata di cinque milioni; avvertendomi alcuni, che tutto l’Imperio faceva cento novantacinque milioni, et altri d’aver cavato il conto di ducento milioni su gl’istessi libri Cinesi; variazione, che può succedere d’uno in due, o tre anni da una numerazione all’altra. Per maggior facilità, e chiarezza del riferito di sopra, mi sembra acconcio a porre la [p. 228 modifica]medesima Tabella, che si ritrova scritta dal P. Couplet In Confuc. Syn. philos. in Synopsi pag. 105., ed è la presente.

Provincie Metropoli Città Famiglie Uomini
I. Pekin 8 135 418989 3452254
II. Xansi 5 92 589659 5084015
III. Xensi 8 107 831051 3934176
IV. Xantum 6 92 770555 6759685
V. Honan 8 100 589296 5106270
VI. Suchuen 8 124 464129 2204570
VII. Huquam 15 108 531686 4833590
VIII. Kiamsi 13 67 1363629 6549800
IX. Nankin, o Kiamnan 14 110 1969816 9967429
X. Ciekian 11 63 1242135 4525470
XI. Fokien 8 48 509200 1802677
XII. Quantum 10 73 483360 1978022
XIII. Quamsi 11 99 186719 1054760
XIV. Yunan 22 84 132958 1433100
XV. Queicheu 8 10 45305 231365
summa 155 1312 10128789 58916783


Nell’Imperio medesimo si annoverano 3636. uomini illustri, e rinomati per la loro virtù, scienza, e valore, o altre opre gloriose. Vi hà medesimamente 208. Vergini, e Vedove, che per la loro castità, o altre opere eroiche son [p. 229 modifica]degne d’una eterna memoria, e son celebri ne’ libri de’ Cinesi, come per gli tempj, ed iscrizioni

Vi sono 185. Mausolei famosi tra per la loro architettura, e per la nobil ricchezza; poiche è vietato sotto gravi pene d’introdurre i morti in Città: ma possono trasportargli d’una Provincia all’altra per fuora le mura.

Si annoverano 480. Templi d’Idoli celebri, e frequentissimi, sì per cagiona della loro magnificenza, e ricchezza, come de’ pretesi miracoli. Dentro questi Tempj, ed altri dell’Imperio, abitano più di 350. mila Bonzi.

Si vedono di più dentro il Reame 709. Templi, fabbricati da’ Cinesi in diversi tempi per memoria de’ loro maggiori, ragguardevoli per la bellezza, e per l’architettura. Hanno in costume i Cinesi di dimostrare un grande amore a’ loro parenti dopo la morte: e per darne saggio con grandissime spese fan fabbricare sale superbe, dentro le quali in vece di statue, mettono iscrizioni co’ nomi di loro maggiori. Ed incerti giorni dell’anno per la famiglia a chi appartiene, s’uniscono dentro queste sale, dove si prostano per terra in segno [p. 230 modifica]d’amore, e di rispetto; e loro offrono incensi, facendo appresso una splendida festa con più tavole riccamente parate, e guernite, con bell’ordine d’una quantità di vivande ben preparate.

Si vedono 2099. statue antiche, e famose, oltre alle dipinture, e vasi celebri: 1159. Torri, Archi trionfali, ed altre mirabili opre, erette in onore de’ Re illustri, e d’uomini famosi: 272. librarie assai ben’ornate, e copiose di libri. I fiumi grandi, e fontane celebri per l’acque calde, e medicinali, e laghi nomati per la quantità de’ pesci si numerano in Cina 1472. Vi sono medesimamente 2099, montagne ben fertili per l’opportunità delle fontane; e famose per l’erbe, e minerali di gran virtù, o per altezza strana. Scuole, e Accademie erette al Maestro dell’Imperio Confusio si numerano tante, quante son le Città. Non è facile a ridurre a numero gl’infiniti studenti; ma i Baccellieri son sopra 90000. Oltre a’ 32. palagi di Regoli, sono in ogni parte palagi destinati per gli Ministri del Reame, secondo la lor dignità. Ed infine sono nell’Imperio 331. ponti celebri.