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lunga, e sì ben continuata. Le Monarchie degli Assirj, de’ Persi, de’ Greci, e de’ Romani già finirono in minor tempo: e questa della Cina ancor è in piedi, non altramente, che un gran fiume, che non cessa mai di far correre le sue acque. Questa lunga durazione, et antichità, et altre eccellenze della Cina, ispirano nel petto de’ Cinesi una gran superbia, tenendo coloro per lo maggior di tutti il loro Imperio, e tutto ciò che loro s’appartiene, e disprezzando le nazioni straniere: di che n’è cagion la poca contezza, c’hanno di quelle. Nelle loro carte degnano la Cina in forma quadrata con grande ampiezza: e rappresentano all’intorno gli altri Regni senza ordine, e senz’alcun disegno di buona Geografia, piccioli, e raccorciti, con titoli ridicoli, e di dispregio; per esempio Siaò gìn qūe, o Reame dove gli abitanti son tutti nani, e piccioli; Niù gîn que, Regno, dove gli abitanti son donne. Chuen sinque, Regno, dove hanno un buco al ventre; Regno, dove gli abitanti hanno il corpo d’uomo, e la faccia di cane; Regno, dove gli abitanti hanno le braccia sì lunghe che pendono sino a terra, e cose simili. In fine eglino appellan i Tartari, i Giap-


ponesi