Gazzetta Musicale di Milano, 1872/N. 4
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28 GENNAJO 1872 SALVATORE FARINA OGNI DOMENICA AGLI ASSOCIATI In seguito ad accordi colla Direzione della Divista elei T)ibattiinenti Celebri, l’Amministrazione della Gazzetta Musicale di Milano è in grado di dare ai propri associati per sole italiane lire 10 l’abbonamento annuo alla Divista dei Dibattimenti Celebri 5 della quale si spedirà gratis un immero di saggio a chi ne farà domanda al R. Stabilimento Ricordi - Milano. Col presente numero viene spedito ai vecclii associati il TLSPIZIO e l’INDICE della Gazzetta del 1S7T. RIVISTA RETROSPETTIVA dell’anno 1871. (Continuazioni e fine. Vedasi il N. 3) LUGLIO — L’opera Esmeralda del maestro Campana viene riprodotta al Covent-Garden di Londra con gran successo. — Muore in Milano la principessa Cristina Trivulzio Beigioioso. — Il teatro del Fondo di Napoli viene ribattezzato col nome di teatro Mercadante. — A Weidenwang viene inaugurato solennemente il monumento a Gluck. — Muore a Lipsia Carlo Tausig, pianista valentissimo. AGOSTO — Muore a Lenno il canonico Ambrogio Ambrosoli. — Al teatro Rossini di Napoli piace l’Olimpo, nuova opera del maestro Campaj ola. — Vengono fatte gran feste a Bonn per celebrare il centenario di Beethoven. — Lauro Rossi vjene nominato direttore del Conservatorio di Napoli. — Muore a Parigi il celebre romanziere Paul de Rock. SETTEMBRE — È inaugurata solennemente T Esposizione Industriale Milanese. — A Lovanio viene inaugurato il nuovo teatro De Bériot. — Al teatro Rossini di Napoli piace una nuova operetta del maestro Buonomo: Il marito geloso. — A Messina piace T Eleonora da Romano, musica del maestro Soraci. — A Lecco va in iscena con esito lietissimo la nuova opera del maestro Braga: Reginetta. — Al teatro nuovo di Napoli viene risuscitata con successo una vecchia opera di Donizetti: Gli esiliati in Siberia. — A festeggiare l’entrata degli Italiani in Roma vengono eseguiti a Milano, in piazza del Duomo, tre inni dei maestri Mazzucato, Fanzini e Perelli. — Al teatro della Zarzuela di Madrid viene riprodotta con esito lietissimo T opera di Bottesini: Ali Baba. — Vieuxtemps è nominato professore d’un corso di perfezionamento di violino nel Conservatorio di Bruxelles. — Piace a Wiesbaden la nuova opera Morgiana del maestro Scholz. OTTOBRE — A Roma in occasione del plebiscito viene eseguita in Piazza del Campidoglio una cantata del maestro Lucilla — A Morrovalle viene inaugurato un nuovo teatro assai elegante. — Piace al Re (vecchio) di Milano il nuovo dramma I pezzenti di Felice Cavallotti. — Non piace a Parigi T Erostrato, opera del maestro Reyer. — A Genova piace il Curioso accidente del maestro Luigino Ricci. — E a Borgo S. Donnino esito lieto la Contessa d’Altemberg, nuova opera del maestro G. Rossi. — Piace assai a Lipsia la Gudrun opera melodica dell’antiwagnerista Reissmann. — Un incendio terribile distrugge molti edifìzii e parecchi teatri a Chicago. — ■ Un altro incendio distrugge il teatro di Darmstadt. — Al teatro Re (vecchio) di Milano ottiene esito lieto il nuovo dramma di Paolo Ferrari: Cause ed effetti. NOVEMBRE — Buon esito al Comunale di Bologna il Lohengrin di Wagner. — Al teatro Nuovo di Napoli viene risuscitata con buon successo una vecchia opera di Donizetti: Emilia di Lioerpool. — A Modena esito lietissimo la Reginetta del maestro Braga. — La Perseveranza pubblica una lettera di Wagner diretta ad Arrigo Boito. — Ottimo esito il nuovo dramma di Marenco: La Famiglia. rappresentato al Re (vecchio) di Milano. — Piace a Genova, Y Ombra, opera di Flotow, nuova per l’Italia. DICEMBRE — Muore a Recanati il pianista Giuseppe Unia. — Ed a Milano il flautista Francesco Pizzi. — Il Lohengrin, riprodotto a Firenze, è accolto freddamente. — Ottimo esito a Cagliari la Reginetta del maestro Braga. — L’editore Francesco Lucca regala al Municipio di Milano una statua di Donizetti, opera dello Strazza, per collocarla nel vestibolo della Scala. — Muore a Modena Alessandro Gandini, musicista valente. — Si inaugura la stagione alla Scala di Milano colla Forza del Destino che ottiene esito lietissimo. — E al Cairo desta entusiasmo la nuova opera di Verdi Aida. 28 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO VARIETÀ Il nostro egregio colloboratore cav. X. van Elewyck lia testé scoperto, in un convento belga, un albo manoscritto di oltre 400 arie popolari francesi, del vailese, fiamminghe, ecc. Una delle canzoni del XVIII secolo, intitolata la Jolie fille de quinze anco non è altro che la terza figura della celebre quadriglia I lancieri. Alcun tempo prima il signor Ed. Gregei? aveva incontrato questa stessa aria, a ciò che egli asserisce, nell’operetta inglese The Beggar’s Opera,
Mendelssohn-Bartholdy, non troppo edificato dello stato musicale di Berlino, disse un giorno: «A Lipsia vi sono tre avvocati, ognuno dei quali vai meglio dei due maestri di cappella di Berlino, presi insieme!» Rivista Milanese Sabato, 27 gennaio. Quando si annunziò la risurrezione del ballo Velleda di Rota alla Scala ei fu più d’un incredulo che dubitò della buona riuscita del miracolo; in fatti.il miracolo si compì alla rovescia perchè quando il pubblico ebbe visto in faccia la creatura del Rota, trovò che ella puzzava di sepoltura e fermò meno schizzinoso lo sguardo sulle Figlie di Chèope. Questa specie di fenomeno a rigor di logica non dovrebbe provare che una cosa, cioè che i due balli fecero nasco entrambi, ma agli occhi della critica teatrale prova un’infinità di cose che sarebbe troppo lungo enumerare. È intanto incontrastabile che le risurrezioni e i miracoli non riescono nemmeno nella coreografia. E pure questa Velleda a’ suoi tempi fece furore, ma se il gergo teatrale d’allora è rimasto il gergo teatrale d’oggi, i tempi coreografici sono invece di gran lunga mutati. Allora era in uso la danza e la mimica e si traevano effetti dalla simmetria, dall’ordine, e dal plasticismo, oggi i cosi detti balli grandi non sono che vestiari, scene e nudità illuminate dalla luce elettrica. Le nuove arditezze furono tutte affidate al sarto; e il giorno in cui questo riformatore ebbe la sublime idea di far di una sottana e d’un corsetto due sottane e due corsetti, furono poste le fondamenta della coreografia dell’avvenire. Immaginate questa povera Velleda, modesta anche nei baccanali di Roma, che osa ricomparire alla Scala dopo la Dea del Whalalla! Quale anacronismo! E poi il Bini poteva forse rendere nella loro integrità le danze, ma non poteva far correre dentro le membra di questa povera diseppellita la vita, il calore, la grazia primitiva e l’armonia dell’insieme. L’unica cosa che il Bini potesse fare era di raccomandarsi al sarto, c questo venne fatto — ma non bastò. La semplicità della Velleda, scompagnata dalle grazie che la facevano parer bella appena uscita dalle mani del Rota, le fu fatale: si applaudirono i bei ballabili, e specialmente quello del primo quadro, ma si trovò che era meglio rivedere le danze delle stelle, i colori dell’arcobaleno, e le Piramidi. Ora le Figlie di Chèope e Velleda si alternano da buone amiche, e il pubblico che in fin dei conti sa di avere tre balli invece di due, si rassegna alla meglio. La Scala ei diede di questi giorni un’altra novità, voglio dire il tenore Perotti, il quale cantò nel Giuramento invece di Fancelli, ed usci dalla prova scabrosa colla palma del trionfo. La sua voce è dolcissima, virile, appassionata, il suo metodo di canto corretto; quella porzione di pubblico che aveva tagliato i panni; a Fancelli, pigliando le misure sopra Tiberini, si preparava a; fare lo stesso servizio a Perotti. Ebbene, il confronto questa volta fu affatto innocuo: Fancelli è rimasto Fancelli e Perotti è rimasto Perotti — vale a dire due eletti artisti entrambi, sebbene di mezzi e di qualità differentissime. Fin dalla prima romanza il Perotti fu salutato da vivi applausi; rinfrancato dalle cortesi accoglienze cantò sempre di bene in meglio e fu festeggiato sempre nel resto dell’opera. E vicina l’andata’ in scena deH’AzW, che sarà una solennità [musicale, quale da molti anni non si è veduta; le sedie chiuse e i palchi sono fin d’ora accaparrati a prezzi elevati. Certo se un impresario ha l’abitudine di sognare come gli altri galantuomini, i sogni di Brunello e soci furono in questi giorni di vei der la Scala grande quattro volte tanto. Ma anche nella Scala; dei sogni, vi sarebbe ancora più d’uno costretto a rimanere fuori < dell’uscio. Gli altri teatri non ei hanno dato nessuna novità;* la Canobbiana imbandisce questa sera ai suoi frequentatori il nuovo ballo Emma ed il Genio della terra’, e il Re (Vecchio) annunzia I dissoluti gelosi, di Costetti. Questa commedia ebbe il 2.° premio governativo, e la curiosità naturale per un nuovo lavoro si mesce questa volta al desiderio di riveder le buccie alla sentenza della Commissione. Il Nerone del Cossa fu ripetuto per parecchie sere, con esito sempre più entusiastico, e sarà ripetuto ancora. E il più gran successo di quest’anno. A f. ALLA RINFUSA La Espana Musical asserisce che a Lisbona il Don Carlo di Verdi fu eseguito con extraordinario exito. Af Al concerto dato a Vienna da Antonio Rubinstein intervennero tutte le sommità del mondo musicale, e tra gli ospiti notaronsi du«giganti del pianoforte, Franz Liszt e Biilow. L’opera Feramors di Rubinstein verrà rappresentata al teatro Imperiale di Vienna. A Dortmund si esegui, il primo dell’anno, il Fra Diavolo di Auber. La signora Oefer intese la scena dello spogliamente nell’atto secondo con tanto scrupolo che, un po’ più, e sarebbe rimasta in costume di Èva. Liszt si occupa della composizione di un oratorio Stanislao, che formerà riscontro a quello di Santa Elisabetta. L’argomento è tratto dalla storia polacca. Il pregevole giornale L’Arte di Trieste è entrato nel terzo anno di vita. E la Scena — riputato giornale artistico-teatrale che si pubblica in Venezia — conta ormai nove anni di vita. E II Boccherini, dotto giornale musicale per le Società del Quartetto, che si pubblica in Firenze, ne conta dieci. La Liguria Artistica — uno dei giornali teatrali più rispettabili per anni e per costumi — ha col primo del 1872 compito i 15 anni ed è entrata nel sedicesimo.
- Non dimentichiamo il nostro spiritoso amico — Il Trovatore — che da
19 anni fa ridere schiettamente il prossimo, e che promette di fare altrettanto fino al giorno del giudizio. 4 Al teatro Alighieri di Ravenna buon esito Le Precauzioni di Petrella. Lodevole l’esecuzione. ip Non è in seguito al successo del Michele Perrin (come fu detto per errore nel passato numero) che l’impresario del teatro delle Logge di Firenze diede un banchetto al maestro Cagnoni, ma dopo l’esito lusinghiero del Papà Martin, ultima opera del valente compositore. Per decreto reale vennero nominati a consiglieri accademici esterni del R. Conservatorio di Milano i signori: Filippo dott. Filippi, (riconfermato pel terzo triennio), Ing. Pestagalli e prof. B. Malfatti. A Londra si sta organizzando un grandioso festival per festeggiare la guarigione del principe di Galles. Si eseguirà da un’orchestra sinfonica di 250 istromenti e da un coro di 300 persone d’ambo i sessi un Tedeum scritto da M. Labory. E uscita la 10.a dispensa del Dizionario musicale enciclopedico del defunto Barbieri, e continuato con erudizione e dottrina dal bravo musicista cav. G. B. Berretta. Si pubblica coi tipi Pirola di Milano. GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 29 Dice il Boccherini che trovasi vendibile in Firenze un prezioso manoscritto musicale in pergamena del secolo XIV. La notizia appena divulgatasi lia fatto correre molti amatori ad esaminarlo, ed a trattarne F acquisto. Il possessore, che conosce bene la propria mercanzia, per ora nulla risponde alle molte offerte. Y- Nel gran Teatro di Barcellona sarà eseguita il 14 febbraio la cantata di Gounod, Gallia. Le masse corali e strumentali saranno aumentate a posta. Ad Algeri si prepara per il 9 maggio un gran concorso musicale al quale saranno invitate le società corali e strumentali del Belgio, della Svizzera, dell1 Italia e della Francia. 11 consiglio municipale di Bordeaux ha rifiutato ogni sovvenzione al gran teatro. I musicanti dell’orchestra del Teatro Lirico di Parigi offrirono al loro direttore dimissionario, signor Maton, una magnifica bacchetta. Durante il mese di dicembre i teatri di Parigi introitarono 1,209,835 franchi. I giornali francesi attribuiscono alla compagnia che esegui il Lohengrin a Bologna l’intenzione di recarsi a Parigi con armi e bagagli per darvi alcune rappresentazioni dell’opera di Wagner nel Teatro Italiano. Il 21 del corrente mese sarà celebrata nella chiesa di Saint-Roch a Parigi la messa commemorativa in onore del pianista italiano Gennaro Perelli, morto eroicamente alla battaglia di Montrétout. Decorazioni spagnuole: Tiberini fu nominato commendatore dell’ordine di Isabella, il basso Petit cavaliere dello stesso ordine, e il tenore Baragli cavaliere di Carlo III. I giornali francesi danno buone notizie dello stato di salute di Gounod. L’egregio maestro Bozzelli da Bergamo ha accettato l’incarico di direttore dell’orchestra di quel teatro Sociale invece del maestro Bernardi, ed attende già alle prove della Maria di Rohan che andrà in iscena quanto prima. Il conte Antonio Sampieri di Bologna, maestro dilettante di musica, venne decorato testò dell’Ordine di Carlo III di Spagna per una marcia di propria composizione dedicata a Sua Maestà Amedeo I intitolata Lieto avvenire. Il rinomato fabbricante, di strumenti musicali, il milanese Giuseppe Pelitti, ebbe testé dall’Accademia Nazionale di Parigi la gran medaglia d’onere di prima classe. A Parigi sono incominciati i lavori di riparazione del Teatro Lirico incendiato. V A Montpellier L’Ombra di Flotow ebbe esito lietissimo se crediamo alle Revue et Gazzette Musicale. Il signor Perny da Nizza, pianista e professore valente, fu nominato cavaliere della Corona d’Italia. A Perugia andò in iscena la Linda con esito lietissimo. Emerse fra gli esecutori la signora Clementina Flavis-Cencetti, che ebbe più di 15 chiamate al proscenio. Napoli, 22 gennajo.. Shakspeare posa l’apotegma: che l’appetito cresce per mezzo dello stesso cibo che lo nutrisce, e si può affermare con eguale confidenza che esso è ancora più stuzzicato dall’aspettazione del banchetto preparato all’uopo. Questo si verifica anche nel mondo musicale; come fu ampiamente provato la sera della prima rappresentazione del Babbeo e l’intrigante, chè i numerosi amici del Sarria affollavansi con ardore al teatro Rossini per udire la nuova opera, promessa da buona pezza. Il lavoro che con ansia attendevasi corrispose pienamente all’aspettazione grande? E il maestro Sarria come se l’è cavata? Prima di rispondere, Acuto si fa un dovere di presentarvi nel maestro Enrico Sarria un uomo brevissimo, anzi tozzo della persona, un liliputiano a’dirittura. Se fra noi s’introducessero, come in Germania, i corpi di riserva, sarebbero i poveri commissarii di leva seriamente imbarazzati se, dopo avere fatto marciare i 550 (dico cinquecento cinquanta) maestri di musica napolitani, dovessero fare entrare nelle fila pure il Sarria e l’altro trionfante al teatro Nuovo, il Miceli, due mirmidoni gemelli. In cosi brevi corpi è per altro copia d’ingegno sveglio di buon volere e di erudizione. Il Sarria fu, come il Miceli, discreto pianista, poi d’un tratto ne abbandonò gli studii speciali per la composizione. Carmosina, la sua prima operetta, piacque al teatro Nuovo e valsegli un contratto pel Fondo, dove, poco di poi, fu eseguito il secondo suo lavoro: Estellina,ma con successo dubbio assai, poiché in esso il male eccedeva il bene. Badate; mi riferisco a tre lustri addietro, beati tempi, nei quali all’arte si pensava un poco più, e i giovani potevano vedere più agevolmente rappresentati i loro lavori scenici. Oggi chi ha danaro per assumere un’impresa, o paga scene e vestiario, è sicuro di far eseguire sua musica, chi non può, o non vuole ricorrere a questi mezzi, è condannato all’oscurità. Ma poiché in pieno carnovale non istanno bene le meditazioni tiriamo avanti. Un libretto come questo del Babbeo è veramente una negazione letteraria, un vero aborto, scritto tutto in dialetto napoletano, senza la menoma azione drammatica, senza il menomo nesso di peripezie comiche, senza il menomo sviluppo di caratteri e di affetti. È stemperato in tre atti con un caos di episodii, un va e vieni mai causato o dedotto. Rossini, unico e solo, non altri, Rossini, nei primi anni della sua titanica spensieratezza e della sua ebrietà creatrice, avrebbe soltanto potuto musicare simile libretto. La musica che scrisse il Sarria, sebbene non sia di Rossini, è però degna di elogio. Vi si vede un fare elegante; v’han di molte armonie ingegnose e la condotta dell’insieme rivela un magistero non comune. Il Sarria fa intravedere eccellenti disposizioni nel concepire la forma dei pezzi più salienti, ma tal fiata perde di mira la brevità E dell’arte di finire a tempo non è ancora pratico il nostro giovane compositore, arte difficilissima, e nella quale è modello sovrano Giuseppe Verdi. Acuto che vedrebbe con grande compiacimento sorgere sull’orizzonte musicale qualche novello pianeta, che ei porgesse la speranza di vedere dileguare le tenebre nella quale l’arte musicale melodrammatica sembra dover essere involta quando il solo astro che la rischiara sarà tramontato; Acuto che ardentemente desidera non vedere interrotta la serie de’ grandi compositori italiani, si permette d’osservare al Sarria che, pur lodando, nel suo Babbeo, un certo brio, non può tenersi dal notare il difetto di originalità melodica, una intemperanza di orchestrazione, soverchi artifizii e abuso di forme ampie magniloquenti, che contrastano con l’indole della commedia. Il Sarria pertanto continui ad applicarsi, perchè da lui si possono ottenere cose migliori ancora; un gran passo segnò verso una via migliore dalla sua Estellina a questo Babbeo. Un altro passo, pur nello stesso senso, e potrà occupare, non esito ad asserirlo, uno dei primi posti fra’ nostri compositori. Non ho ancora finito, perchè udii due nuove opere: una cioè novissima, l’altra semi-nuova, attesoché fu già prodotta, ma in teatro accademico. Fra noi v’hanno certe brave persone, cristiane, non so se fino al martirio, le quali vogliono sostenere che un solo ovile ed un solo pastore deve verificarsi soltanto religiosamente, quindi l’unità politica d’Italia, fa loro venire la pelle d’oca. Più e più volte procurarono riunirsi in associazione, ma il popolino gliene fe’ce delle belle, si che scuorati si risolsero di aspettare il loro desiderato e servire il signore nell’allegrezza; nacque una Filarmonica, dove tratto tratto ebbero luogo stupendi concerti musicali diretti dal Miceli, dal Serrao, dal Conti, dal De Glosa, dal Puzone e da qualche altro che deve a quest’arii stocratica società musicale il suo esordire in arte. Costruissero ivi poco di poi un teatrino dove recitossi sulle prime; fra le altre produzioni ne fu rappresentata una dello Scribe, i cui couplets vennero musicati dal Miceli d’onde nacque Y Ombra bianca. Quel palcoscenico mise al mondo anche una Gilda, e nella parrocchia della Filarmonica fu gran festa; il battesimo solenne; presentarono il neonato un artista, un ex-baritono, due gentili 30 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO:1L signore dilettanti e alcuna fra le più vaglie donzelle dell’alta società con gli abiti del contado. Ma la Gilda non dovea tenersi fra que’ troppo ristretti confini. Il Regio teatro Mercadante fu prescelto per la novella dimora, e la sera di giovedì 11 offeriva desso un bell’aspetto; la sala quasi piena, otto e mezzo ero al mio posto. Si alza il sipario: ■enial pubblico; alle Oli che incarco maledetto! Ah di credere non oso Se son desto o sogno ancor. {Gilda Atto III, Scena. I.) Del tuo felice imene Noi lieti esultiamo E per gli sposi unisoni Voti noi qui formiamo; Che se benigno il cielo I voti esaudirà, La vita tua felice Per sempre scorrerà. [Gilda, Atto I Scena I, Atto III Scena VI.) 1 il L’epigrafe die mirabilmente tratteggia la mia posizione nel dovere esanimare l’opera del Salomè, porge in pari tempo un saggio del valore poetico del melodramma. Il Salomè su questo sgorbio in forma di libretto compose una musica priva d’ispirazione e fece palese la poca abitudine che ha delle risorse strumentali. Or se togliete alla musica, come a tutte le arti belle, il soffio informatore dell’ispirazione, essa o diverrà una scientifica elucubrazione, o sarà una successione di accordi, ai quali lo spettatore, il più delle volte resta indifferente, o un plagio volgare. Le armonie del Salomè mi ricordano la primordiale sobrietà dei patriarchi della musica; costretto dall’autore del libretto ad esercitarsi segnatamente nella romanza, il compositore ha negletto le immense risorse armoniche che vestono di forme si svariate le moderne melodie. In tutto questo lavoro musicale sono degne di menzione: una preghiera al secondo atto tessuta su di una piacevole melodia, ed un a solo di oboe delineato su quello del Mercadante nella Virginia. I pezzi corali sono meschinissimi, ed i recitativi privi di energia; quegli che può considerarsi come il vero inventore del recitativo obbligato, il celebre Lulli, innanzi di porre in musica i versi del non meno celebre Quinault facevaseli declamare dal gran tragico Chaumelle per notarne le inflessioni di voce. Pochi maestri moderni posseggono la filosofia del Lulli; ed il Salomè può ben fare le sue scuse col dire che i versi musicati da lui non sono quelli del Quinault. Al pubblico poi farà le scuse per avergli presentato un lavoro sì malamente concepito e condotto a termine? Ne dubito: le due prime sere erano in teatro gran copia di amici, i socii della Filarmonica; e gli applausi furono in più d’un punto clamorosi; questi il Salomè accetterà a preferenza di tutte le critiche. Mutiam dolore. Gli abbonati del massimo ebbero già un terzo delle rappresentazioni promesse e furono dolcemente cullati con la Lucrezia ed il Rigoletto. Una gradita sorpresa fu il ripresentarsi del de Bassini sotto le spoglie del Duca Alfonso nella Borgia, dopo che il Beneventano andò via. L’egregio artista fu applaudito moltissimo e meritamente; pare soltanto che le faccende economiche del Musella vadano male, e, se disse il vero un giornale politico del mattino, il Municipio dovette sborsare una delle rate della dote molto tempo prima della scadenza, per tema che alla venuta del Re, la quale è imminente, non fosse chiuso il teatro. È giunto qui da vari giorni il Petrella, ma andossene di là dal Sebeto, a Portici, per compiere il suo Manfredi. Lo finirà a tempo? Sallo Iddio — Valete. Torino, 25 gennaio. Per dire qualche cosa di positivo sull’esito del Nabucco su queste nostre maggiori scene conviene far la storia delle due prime rappresentazioni, fra le quali vi è stata la distanza di sei giorni, tanto tempo sufficiente al Padre Eterno per creare il mondo, ma non bastevole all’impresa del Regio per ridonare al vecchio re d’Israele, cantato da Verdi, il primo possesso del suo splendidissimo regno. Era voce generale che la signora Baratti non poteva riescire accetta neanche in questo spartito; tuttavia la prova generale, lo tengo da fonte sicura, era andata bene, e se dagli amici dell’impresa non si sperava un successo, certo non si temeva punto quella rovina che pur troppo abbiamo avuto a deplorare. Giovedì scorso adunque, innanzi ad un pubblico numeroso, la sinfonia fu inappuntabilmente suonata e venne applaudita l’orchestra nella persona dell’egregio Pedrotti. Seguì l’introduzione egregiamente cantata dalle masse corali, la grand’aria e la cabaletta di Zaccaria, detta con vigore dal Junca, che riscosse qualche applauso ed il recitativo precedente il terzetto, per cui qualche bravo andò all’indirizzo del tenore Manfredi. Ma i guai cominciarono quasi alle prime note di Abigaille: la signora Baratti, presa visibilmente da forte timor panico, invece di cantare stuonò, e il pubblico, invece d’aver pazienza, si mise a fischiare orribilmentè: la banda sul palco, causa, dicono, alcuni faccendieri del Municipio che vogliono ficcar il becco dappertutto, non attacca in tempo la marcia e litiga coll’orchestra producendo un’insopportabile cacofonia. Però l’aria, detta bene dal Burgio, impone silenzio, e si va senza ostacoli all’allegro finale. Sì, signori; che anche qui la banda perde la battuta, la Baratti perde l’intonazione, e le grida del pubblico s’aggiungono a far più orrendo strazio di questa bellissima musica. Calata la tela, il pubblico continua a fischiare e a protestare con quanto ha di polmoni. Invano un parlamentario si presenta per dir qualche cosa, ma siccome comincia aneli’ egli con una delle solite frasi: per improvvisa indisposizione, il pubblico s’indispone maledettamente a non volerlo udire e per tre volte il povero ambasciatore non ha potuto dire una sillaba di più. Finalmente, comparso di nuovo, ha avvertito che sarebbe cominciato il ballo, e nell’intervallo fra la seconda e la terza parte del ballo stesso, riferiva che si sarebbe dato dell’opera male incominciata soltanto il coro e la profezia del 3.° atto e tutto il 4.°, delle quali cose ottenutasi una buona esecuzione, anzi con applausi d’incoraggiamento alla signorina Cottino, (Fenena), allieva del nostro Liceo Musicale, lo spettacolo è andato alla fine senza altri scandali o rovine. Veniamo ora alla seconda rappresentazione. S’intende che la Baratti, avendo sciolto il suo contratto, una nuova Abigaille si presentava martedì sera al gran giudizio, e a cagione d’una nota in fallo essa pure corse grave pericolo d’aver contraria sentenza, perchè severissimo il pubblico, più ancora della prima rappresentazione, quasi non volesse continuasse a cantare. Ma la signora Arancio-Guerrini, che sa il fatto suo, ha insistito e con un bel metodo di canto, con una voce bella nelle note gravi, con una certa sicurezza di scena, ha terminato per farsi applaudire, cosi nelle belle frasi del largo del finale del l.° atto, come all’adagio della sua cavatina; il resto è andato bene, e ieri non solo fu confermato l’esito della sera precedente, ma fatta più sicura e più confidente la prelodata signora, seppe evitare ogni pericolo di caduta e redimersi completamente alla stima del nostro austerissimo pubblico. Al Balbo è andata in scena la bellissima opera di Donizetti L’Elisir d’amore, dove gli artisti tutti, trovandosi a loro posto, hanno avuto un successo brillantissimo. In seguito pare che si voglia dare La Contessa d’Amalfi del Petrella. Abbiamo allo Scribe un fenomeno melo-comico-drammatico nella famosa attrice da vaudeville, la signora Dejazet, la quale con 74 primavere sulle spalle si produce in diverse pièces di suo repertorio, conquistando ancora gli applausi del pubblico. La nuova commedia drammatica di Dumas, figlio, La Princesse George, applaudita per diverse sere, con solo qualche con’•w.. V1 ’♦ I/O GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 31 trasto sulle scene del detto teatro Scribe, non ha trovato grazia presso i frequentatori del Gerbino, dove la compagnia Ciotti e Lavaggi l’ha presentata in veste italiana ed interpretata con molta accuratezza. Donde avviene siffatta differenza di giudizio? Uno spettacolo straordinario si prepara al teatro Alfieri. Il poeta comico in dialetto, sig. Pietraqua, ha dissotterrato una bizzaria in versi con arie e cori prodotta undici anni fa al Circolo degli Artisti, dal titolo La Batracomiomachia, ossia la guerra dei topi e delle rane, e di complicità con l’egregio maestro cav. Borani e con il vostro corrispondente, per ciò che riguarda la parte musicale, la prepara col massimo impegno per queste scene. Che Apollo ei salvi tutti dal rimorso di aver risuscitato un morto poco degno di vivere! Q, IVJ. "Venezia, 25 gennaio Vi promisi dei dettagli sul fiasco della Jone alla nostra Fenice nella sera del 15 andante, ed eccomi a tenere la promessa promettendo che su questo proposito sarò breve, non meritando la pena di occuparsene a lungo. La signora Schwarz, Jone, fu invero ammirabile per il civile coraggio di presentarsi quale protagonista, e su scene tanto importanti, in uno spartito di tanta responsabilità. Ha una voce scordata ed ineguale, e manca affatto di tutte quelle doti che abbisognano ad un’artista per potersi chiamar tale. — Restai meravigliato come si avesse permesso che codesta signor Schwarz cantasse, perchè correva voce d’una protesta vergata dal maestro concertatore e direttore d’orchestra Clemente Castagneri, protesta che dichiarava del tutto incapace la Schwarz di sostenere la parte di Jone. Il Toressi, Glauco, conserva ancora le traccie della recente malattia. Anche il Colonnese, Arbace, vuoi perchè fosse anche lui indisposto, vuoi per qualche altro motivo, non giunse a piacere, e la signora Treves, Nidia, fece del suo meglio, e fu incoraggiata da qualche applauso. Benissimo i cori e bene l’orchestra, la scena infelicissima e gli attrezzi impresentabili. Se vi fosse stato alla recita un rappresentante di Pasquino, l’attrezzista sarebbe.a quest’ora commendatore dell’ordine pedestre dell’oca, per la scena del Vesuvio in eruzione. Che birbonate! Che birbonate! Tutto sommato si deve (inferire che le due volte che ei venne data la Jone furono rose e fiori in confronto di adesso. La prima volta la interpretarono la Wiziak, lo Zaccometti e l’Orlandi, la seconda, la Noel-Guidi, Boetti e Barboni. Saran due mesi che io ho scritto: non date la Jone che farete fiasco per queste e queste ragioni; ma, cicala inascoltata, ho gridato al deserto e il fiasco ei fu, e che fiasco! Merita una parola di sincerissimo elogio il bravissimo Carlo Mirco pel suo a solo sul clarino suonato stupendamente. Si alterna ora la Jone colla signora Moro in sostituzione della signora Schwarz, e la Luisa Miller. Nella prossima settimana avremo il Macbeth colla signora Majo ed il baritono Silenzi. (Pare impossibile ma anch^ qui ne fecero una assai bella! Per darci il Macbeth scritturarono la Majo che è mezzo-soprano non rammentandosi che il Macbeth veniva scritto pella Barbieri, non soprano, ma sopranissimo). Vista la cattiva piega delle cose, il Municipio rimetteva in vigore la Commissione di sorveglianza agli spettacoli della Fenice, ma a codesta Commissione venne vietato da parte dell’impresa, a quanto mi dicono, di esercitare il suo uffizio. Se ciò fosse vero, il Municipio dovrebbe senz’altro sospendere il pagamento rateale delle lire 40,000, di sussidio votate dal Consiglio. Vedremo! Il tenore Achard, quello che cadde nella Mignon, tratto in giudizio dall’impresario signor Trevisan che chiedeva il primo quartale di ritorno, vinse la causa ed il Trevisan veniva anche condannato alla rifusione delle spese in lire 430! ’Ora si aspetta la decisione del Tribunal superiore. La Favorita al Camploy procede sempre di bene in meglio. Vi fu, è vero, nel frattempo uno sciopero nei coristi (sesso maschile), talché una sera, dopo incominciata la sinfonia, si dovette rimandare la gente restituendo i denari; ma siccome eravi un po’di torto da parte dell’impresa ed un po’di torto da parte dei coristi, cosi la cosa fini presto e si venne a un accomodamento. Il Giraldoni e la signora Ferni sono sempre applauditissimi. Dopo questi due artisti, e solo per il fatto vero, indiscutibile di possedere una delle più belle voci che immaginare si possa, il tenore Aramburo riscuote ogni sera vivissimi applausi Nella prossima settimana egli avrà la sua beneficiata e si produrrà sotto le spoglie di Manrico nel Trovatore (patto di scrittura dalTAramburo stesso chiesto ed ottenuto) ed egli è certo che avremo un Trovatore comme il faut. All’Apollo le commedie si succedono e le scurrilità si rassomigliano, malgrado gli appunti anche della stampa cittadina che alla fine si è mossa. Presto avremo a questo teatro una nuova commedia in dialetto dal titolo: la Zanze de Canaregio di certo Dott Perazzi. - Alcuni giornali dissero, forse per comunicazioni avute da questo sig. Perazzi, che in questa commedia si svolgono idee importantissime che hanno un’attinenza diretta contro certe idee dell’International. Davvero che sono curioso di udire la Zanze de Canaregio a contesa coV International. Al Malibran sempre splendidi teatri e salti a profusione. A proposito di ginnastica permettetemi di accennarvi alla lotta che ebbe luogo sere or sono al teatro Apollo fra il Baroné’F. Swifh, dilettante ginnastico, ed il sig. Gautier lottatore di mestiere nella compagnia Chiarini. Lo scopo fu santo, nulla havvi in contrario, trattavasi di devolvere il ricavo a beneficio dei poveri di Barano, ma il fine non giustifica sempre i mezzi. Simili spettacoli, troppo in dissonanza coi costumi di oggi, servono a richiamarci alla memoria le barbare costumanze di tempi assai brutti e nefasti all’umanità. Lasciando le riflessioni dirò che la lotta fu accanita, ma tutti e due i campioni rimasero in piedi. Il Gautier però si ebbe una costa offesa da una tremenda stretta della mano poderosa dello Swifh, e fu per questo incidente che la lotta terminava indecisa. I poveri di Burano guadagnarono un migliaio di lire ed il sig. Gautier ha guadagnato, poveretto, alcuni giorni di letto. Il pubblico fu largo di applausi a tutti e due i lottatori, Anche qui non si fa che parlare dell’Aida. p. p., 24 Gennaio. E sempre dello stesso maestro che son costretto di parlarvi! Non è mia colpa; m’infastidisce anzi di non poter dir qualche cosa degli altri: ma come fare? Su tutti i cartelli dei teatri è il suo nome. Ai Bouffes si dà Boule de nèige, musica di J. Offenbach; alla Gaieté, le roi Carotte, musica di J. Offenbach; all’Opéra-Comique ha avuto luogo la prima rappresentazione di Fantasie, musica di J. Offenbach, e fra giorni alla Variétés si darà le Corsair noir, musica di J. Offenbach. Si direbbe davvero che Parigi non ha più maestri, e che la guerra con TA1lemagna le ha fatto divenir sempre più simpatico Offenbach da Cologna. Comincio dal dirvi che Fantasie è stato accolto cosi cosi; piuttosto male che bene, ed è giusto aggiungere che l’esito è stato quel che doveva essere. Ecco la terza volta che l’autore d’Orfeo e della Bella Piena scrive per l’Opera Comica, e la terza volta che il suo successo è più che problematico. Perchè ostinarsi a voler trattar un genere elle non è il suo? E sopratutto, perchè la direzione di questo teatro si ostina ad affidargli nuovi libretti? Togliete Offenbach• dall’opera affatto buffa, dalle parodie, dalle farse, dalle commedie grottesche; è perduto. Indarno si vuol difendere questo facile e fecondissimo compositore, adducendo che in parecchi passaggi delle sue opere anche le più buffe, trovereste dei pezzi di musica delicati, soavi e tali da poter benissimo figurare in uno spartito d’un genere più elevato. Non è questo un solido argomento in favor di Offenbach come GAZZETTA MUSICALE DI MILANO i autore di opere semiserie. Del resto il fatto lo ha provato. Egli può benissimo intercalare qualche pezzo tenero ed anche patetico nelle sue farse e nelle sue parodie, ma da qualche pezzo qua e là ad un lavoro musicale v’ha molta distanza. Checché ne sia, la nuova opera ha avuto un esito assai mediocre; parlo di Fantasia. La prima sera la claque ha tentato con tutti i mezzi di salvarlo, ma il vero pubblico ha mostrato il suo malcontento, ed ha imposto silenzio a questi plaudenti salariati. L’argomento di Fantasia, anzi il libretto intero, salvo i versi, è di Alfredo de Musset, che non avrebbe mai preveduto il triste governo che si sarebbe fatta della sua commedia. Come v’è noto egli disdegnava di scrivere pel teatro; la sua indole indipendente, la sua libera fantasia non si sarebbero piegate alle esigenze della scena. Egli dava la forma teatrale ai parti della sua immaginazione, ma li scriveva in modo da rendere impossibile la rappresentazione. Ebbene, il fratello di Alfredo, Paolo de Musset, ha avuto la strana idea di adattare o di far adattare alla scena la più vaga, la più fuggevole, la meno scenica delle opere dell’autore du Spectacle dans un fauteuil. Il titolo stesso lo dice; Alfredo de Musset voleva che le sue opere teatrali fossero lette, non rappresentate. La parola fauteuil lo dice chiaro. Cinque o sei collaboratori hanno posto mano al Fantasio. L’uno ha fatto i versi, l’altro ha modificato delle scene, un terzo ha immaginato lo scioglimento ( che non è certo felice, benché attribuito ad Alessandro Dumas figlio ). E cosi via via. Immaginate qual mostro è uscito da questa collaborazione. E tutto ciò per l’avidità di guadagnare qualche migliaio di franchi per diritto d’autore! Non parliamo della musica. Finché ha durato il primo atto, il pubblico si è mostrato piuttosto soddisfatto. Infatti, esso comincia con un coro ed una canzone di studenti di Monaco (Baviera): sono veramente bene scritti. Il -successo non ne è stato dubbio. Una ballata alla luna, una serenata che si sviluppa in duetto d’amore,, e qualche altro pezzo assai felice han fatto vedere che l’opera tutta avrebbe ottenuto il suffragio del pubblico. Ma i due atti seguenti non valgono il primo, e veramente valgono ben poco. Come suol dirsi volgarmente, il maestro si mette in veste da camera e pianella; voglio dire che ritorna al suo genere speciale, alla musichetta buffa, alle sue bagattelle liriche, alle sue uscite bizzarre ed originali, poco convenienti al teatro ove hanno brillato Boieldieu, Herold, Auber, Grisar, F. David, Thomas e tanti altri, senza contare il nostro Donizetti, la cui Figlia del Reggimento non ha mai lasciato per molto tempo il cartello. La parte di Fantasio era scritta per Caponi; il tenore caro alle donne essendo partito, essa è stata affidata alla signora Galli Marié, che ha dovuto indossar gli abiti del nostro sesso, e che non ha potuto brillarvi come in Fior d’Aliza ed in Mignon. Non parlo degli altri artisti: avrei ben poco a dirne: han fatto quel che han potuto; ma non è stato sufficiente. Solo il basso Melchissidech nella piccola parte dello studente Spark ha avuto gli onori della rappresentazione. Tanto è vero che le parti non si misurano col numero delle pagine. Avrete letto nei giornali che Victor Massé è stato eletto membro dell’Istituto con ventisei voti. Bazin ne ha avuto cinque e Reyer quattro. Non vi sorprenda di veder che il principe Poniatowski non è neppur nominato. Ne è causa una mancanza di formalità. I candidati sono astretti a indirizzar una lettera all’istituto per prevenirlo della loro candidatura. L’autore di Pier dei Medici è a Londra. Scrisse la lettera per conformarsi al regolamento e l’affidò ad un suo amico, che doveva presentarla, in nome del candidato, a tempo opportuno. Questi si trovò aneli’esso assente da Parigi, il giorno della presentazione della lettera. Ecco perchè di cinque candidati, annunziati dai giornali, vale a dire V. Massé, principe Poniatowski, Bazin, Reyer ed Elwart, non se ne trovarono più che quattro al momento dell’elezione. — Del resto l’intenzione dei membri dell’istituto (almeno della maggioranza che aveva già promesso il suo voto ) era di nominar V. Massé. Il principe Poniatowski non perderà per aver aspettato. Il suo posto è all’Istituto. E del teatro Italiano? — Nulla ancora! Ogni giorno vien fuori una novella combinazione, e l’indomani non se ne parla più. Jeri si pretendeva che Ronzi avrebbe preso la direzione, e che era sicuro del concorso dell’Alboni, della Penco e di qualche altro artista. Si citava anche Oraziani per un certo numero di rappresentazioni. Oggi si parla d’un’altra proposta. È una vera matassa. Fortuna se si sbroglierà! Federico Ricci ha sempre una gamba all’Ateneo, l’altra ai Buffi. Quale dei due teatri sarà pronto pel primo? Non si sa ancora. Il titolo dell’opera che si prova ai Buffi non è più l’Appiccato, nè la Dogaressa; è stato ancora cambiato. Si chiamerà le Docteur Pose. Vuoisi che sia il titolo definitivo, almeno cosi mi ha detto il Ricci. Del resto che sia con un titolo o con l’altro, l’importante è che l’opera piaccia, e senza voler far da profeta, posso farvi preveder un esito felice. Londra, 22 gennaio. Grandi cose nel mondo musicale. Ui meeting ha avuto luogo in Albert Hall ad istanza del Comitato dell’Esposizione Internazionale, il quale vive, come sapete, sino dal 1851 e dirige ora la serie dell’Esposizioni internazionali annue, inaugurata l’anno scorso - meeting, al quale assistevano i più eminenti professori di musica, e al quale erano rappresentate le principali case, e i principali fabbricatori d’istromenti musicali. Si trattava di determinare un corista uniforme per gli istrumenti che potranno essere mandati alla prossima esposizione, la quale, come quella dell’anno scorso, sarà inaugurata con onori reali il primo giorno di maggio. Tra i professori, che furono presenti, annovererò i signori Rullali, G. A. Macfarren, Paner, Ganz, e Pitmann con sir Julius Benedict. Tra le case fabbricanti d’istrumenti musicali, le quali furono rappresentate, annovererò quelle di Broadwood e Figli, Brinsmead. Distili e compagni, Boosey e compagni e Bevington. Il comitato musicale dell’Esposizione era rappresentato da Lord Gerald Fitz Gerald, e dai signori F. Morrison e Alan, Cole-; mentre il comitato stesso era rappresentato dal nobile signor Seymoor Egerton e dal luogotenente Clayton. Era d’aspettarsi, che in tempi, in cui le cose di Francia sono in discredito, il corista francese non sarebbe stato accettato. Non meno di 12 anni fa la Società delle Arti cominciò a patrocinare l’introduzione in Inghilterra del corista di Stoccarda; e questo è stato oggi adottato con un solo voto dissenziente! La proposta venne fatta dal maestro Macfarren e secondata dal maestro sir Julius Benedict. Voi riceverete tra poco nelle città d’Italia, ove sono situate le principali fabbriche d’istrumenti musicali, non solo l’avviso di questa importante risoluzione, ma il nuovo istrumento medesimo, che sarà mandato in giro per cura e a spese del comitato. Che questo riesca di farlo generalmente adottare è però cosa dubbia assai. Il nuovo corista è, come sapete, di 528 vibrazioni in C. Quando penso agli sforzi che i francesi hanno fatto per generalizzare il corista, decretato dall’imperatore Napoleone, dietro avviso di Meyerbeer, di Auber, di Berlioz e di Rossini fra altri vari - non posso fare di meno di credere che la virtù francese è spenta. Non ha guari Bismarck sopprimeva nel mondo della diplomazia tedesca il linguaggio francese - la qual cosa l’Inghilterra aveva fatto sin dal 1802; ed ora T Inghilterra per rendere impossibile T introduzione del corista francese è andata a cercare il corista di Stoccarda. V’ha ben ragione di dire che le cose di Francia sono in discredito. L’ultimo processo, che ha fatto Mapleson, è stato all’indirizzo del signor Agnesi. Il signor Agnesi, a dispetto d’un’ingiunzione ricevuta dal Mapleson, ha voluto cantare nel Messia ad Exeter Hall, cosa che il suo contratto col Mapleson non gli permette GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 33 va. I contratti tutti del Mapleson, quello col signor Agnesi non eccettuato, sono fatti in guisa da impedire all’artista di cantare in Inghilterra sotto l’impresa d’altri non solo durante la stagione, ma durante tutto il termine indicato nella scrittura. La difesa del sig. Agnesi era ch’esso per anno intendeva la stagione musicale; ma per sua disgrazia il tribunale non seppe dividere la sua interpretazione. E quindi il sig. Agnesi, con suo disgusto sommo e de’ suoi connazionali belgi, è costretto ad astenersi dal brillare in pubblico sino alla riapertura del Drury-Lane, dove nuovamente si recherà quest’anno il Mapleson con la sua compagnia. La notizia, che il teatro di Sua Maestà sarebbe stato finalmente riaperto quest’anno, e che io tolsi da un giornale artistico, mi duole il dirlo, non ha fondamento di sorta. Questo rumore è sorto in seguito a una circolare di due intraprendenti procuratori, i quali volevano fare una compagnia per fare le spese necessarie per l’apertura, e quindi affittare a un impresario il teatro. Il fatto è che l’idea di questa compagnia è morta nascendo. La circolare ha fatto fiasco. Nessuno ha sottoscritto. f(Rimandiamo al prossimo numr.ro il carteggio di Boriino, giuntoci in ritardo). COMO. Ci giungono particolari intorno al lieto esito dei Lombardi. Esecutori principali erano la signora Kottas, il tenore Mariani, e il baritono Belletti, il quale cantò la parte di Pagano, che è di basso profondo, e uscì dal difficile cimento con molto onore. Bene la Kottas, cantante piena di sentimento; benissimo il tenore Mariani. Cori ed orchestra lodev oli. MESSINA. Ci scrivono in data del 15 gennaio: «La ripresa della Favorita se non incontrò intero il favore del pubblico, almeno si salvò per parte del tenore Piazza, il quale, sebbene abbia voce alquanto esile per questo teatro, fu applaudito a più riprese, e specialmente alla celebre romanza: Spirto gentil, che disse con arte e sentimento. Il nuovo ballo del Pnlini: Amore e blasone è dello stampo dell’altro prodotto prima; applausi frenetici e fiori a iosa alla signora Zucchi, che è serbata a scene primarie. Ieri a sera prima rappresentazione del Roberto Devereux, esito dubbio, malgrado gli applausi qua e là. La signora Ronzi ha avuto momenti felici, ma negli acuti bisogna turarsi le orecchie. Il Sani fu nella parte di Roberto trovato inferiore che nel Ruy Blas; bene il Ciapini per espressione, debole nei pezzi ove si richiede forza. La Cosmelli non guasta, ma il più delle volte non si sente. Orchestra buona al solito, messa in iscena meschina. Si provano Le Educande di Sorrento, come il solo spartito buffo di obblligo. REGGIO DI CALABRIA. Ci scrivono: «Scioltasi l’impresa, si riunì una Società di signori, e si andò in iscena colla Jone, che ebbe esito lusinghiero. Ottimamente il baritono. Medica. I Foscari, bastantemente dilan iati il giorno 16, furono in molti punti applauditi; la nuova prima donna signora Capozzi canta con arte e con sentimento, ma ha voce poco estesa. PIACENZA. Sabato, 20 corrente, andò in iscena al teatro Comunale la Lucrezia Borgia, che fu assai male eseguita Gli artisti sembravano spostati e l’orchestra fu scorretta. SIENA. I Lombardi ebbero esito mediocre. Piacque la signora Bice D’Aponte, e il tenore Bardi. BRUXELLES. Al teatro la Monnaie andò iti iscena La Cou pe enchantée, opera comica in due atti, parole dei signori Firsch e Pellier, musica di F. Radoux, autore di un’altra opera, il Rearnese, e d una cantata che gli valse la croce dell’ordine di Leopoldo, e nominato testò direttore del Conservatorio di Liegi. «Quest’opera, scrive il Guide Musical, manca assolutamente di ciò che occorre per aver successo in teatro. L’orchestra è sorda e pretensiosa, le melodie si annegano nelle ricerche armoniche e ritmiche: non mancano bei pezzi, ma l’insieme dell’opera tradisce l’enfasi e lo sforzo e manca d’individualità. — L’esecuzione del resto fu pessima e contribuì non poco alla caduta. — Il Vascello Fantasma di Wagner sarà rappresentato in febbraio. CAIRO. Ci scrivono: Le rappresentazioni dell’Aida proseguono con indescrivibile entusiasmo; la ricerca dei posti è straordinaria, e bisogna farla uno o due giorni prima. Il teatro offre sempre l’aspetto della prima sera, e gli applausi alla musica e agli artisti si rinnovano ad ogni volta. AMBURGO. Si è appena rappresentata la nuova opera La rosa di Bacharach, e già si tratta di un’altra novità, di cui si cominciarono le prove, Compositore di questa è il rinomato artista e teorico inglese Enrico Ugo Pierson, e il titolo della nuova opera in cinque atti è Contarmi, parole di M. E. Lindau. Quest’opera era già destinata pel teatro dell’Opéra di Parigi, ed era già stata accettata insieme col Demonio di Rubinstein, ma gli avvenimenti guerreschi mandarono tutto a monte. Il signor Pierson è un dotto musicista, epperò si è molto ansiosi di udire il suo spartito. BAYREUTH. A giorni verrà collocata la prima pietra pel nuovo gran Teatro-Wagner. Le spese si calcolano a talleri 300,000, la maggior parte delle quali saranno erogate per la rappresentazione dei Nibelungen, trilogia che richiede quattro sere, e pel prologo L’Oro del Reno. Wagner verrà qui per dirigere la costruzione dell’edificio, i preparativi e le rappresentazioni’ che avranno luogo nel giugno 1873, per le quali sono invitati i più grandi artisti. — Il Martino Lutero della musica si rivelerà adunque in questa occasione anche come capo-mastro! GAND. Guglielmo Teli ebbe esito ottimo al teatro Reale. Il Rigoletto con Flachat fu un trionfo: al bravo baritono furono presentate cinque corone, una delle quali a foglie d’argento, oltre molti altri doni di valore. BRUGES. La compagnia del teatro di Gand diede il 7 corrente una rappresentazione colla Favorita, che ebbe esito felicissimo. NUOVA YORK. — Scrive Y Eco d’Italia del 6 corrente: «La Compagnia d’Opera Italiana dei signori Strakosch dette mercoledì passato la sua ultima rappresentazione colla Lucia, e giovedì mattina partiva per Pittsburg e per un giro all’Ovest. Nel prossimo marzo ritornerà fra noi, speriamo, con miglior insieme d’artisti. Il successo finanziario della stagione si deve più che ai veri meriti artistici della compagnia (e non escludiamo la signorina Nilsson che a nostro senso e di molti è stata eccessivamente vantata) al savoir faire e all’accorgimento dell’ottimo impresario Mr. Max Strakosch. — Milano. Avendo l’egregio pittore Giuseppe Ugolini dipinto un bollissi-» mo ritratto dell’illustre maestro Verdi, per iniziativa di Antonio Ghislanzoni, venne aperta una soscrizione fra il personale artistico del teatro alla Scala, onde acquistare il detto ritratto ed offrirlo in attestato di stima alla moglie del grande maestro. Il progetto fu accolto con entusiasmo, ed in breve la soscrizione fu coperta dalle firme dei coristi, professori d’orchestra ed artisti, cosicché l’altro ieri un’apposita deputazione potè offrire alla signora Giuseppina Verdi il ritratto del maestro. La Deputazione era composta del maestro Faccio, quale rappresentante dell’orchestra, del maestro Zarini, quale rappresentante del corpo coristico. e degli egregi artisti addetti in questa stagione al teatro alla Scala. La signora Verdi, oltremodo commossa, accettò con vivissimo piacere il dono, incaricando i presenti di volersi fare interpreti presso tutti i soscrittori della sua sentita gratitudine, non solo pel valore artistico del quadro, ma altresì pel pensiero tanto gentile ed affettuoso. (La l^ombardia). Domenica passata ebbe luogo nell’istituto dei Ciechi la solita festa patronale di S. Sebastiano. Durante la cerimonia religiosa furono eseguiti alcuni pezzi di musica commoventissima, di cui i poveri ciechi erano autori ed esecutori. — Firenze. Il prof. B. Gamucci lesse il 21 corrente n di’ Accademia del R. Istituto musicale una sua Memoria intitolata: Sulle condizioni attuali della composizione musicale. Venne molto «apprezzata per la molta dottrina e gli utili consigli che dà ai compositori di musica. È notevole ancora per l’importanza che riconosce dei Concerti classici, i quali sono da considerarsi la vera Pinacoteca dell’arte musicale. (Boccherini). — Mantova. Scrive la Gazzetta di Mantova: «La musica, trovava l’altra sera (22) caldi ed intelligenti interpreti ed ammiratori in una delle sale del nostro egregio concittadino 5 incenzo Ven— torelli, che improvvisava uno scelto e brillante trattenimento musicale. Non istarò qui a ripetere gli elogi che tanto meritamente si procacciarono gli allievi del distinto maestro Lucio Campiani: il Venturelli, il Cannonieri, il Magotti e il Diobelli cantavano con ‘brio e perfezione, sì che.ebbero da tutti i più cordiali applausi. Del simpatico giovane violinista Sarti di Bologna non parlo perchè l’elogio troppo inferiore al suo merito; così pure dei signori Bonetti. Cilella, Stefani e Calzolari, nomi noti e cari nel piccolo mondo musicale di Mantova. « G A Z Z E T T A MUSICALE DI M I L A N 0 34 che non e lusinghiere con cui 21 - 27 gennaio. Teatro alla Scala. si getta il sapiente, ballo — 25. Il diplomatico senza sapere d’esserlo - Abdeavrai profondo ed infocato. Il tutto maschera — 23. I Lombardi — 24, 25 e 27. Un Ballo in 21. Un Ballo in maschera. Invisibile Nazionale e Due e due fanno ventidue. per l’inseII Trovatore smentisce la notizia della morte del tenore Vidal all’Avana. Editore-Proprietario, TITO DI GIO. RICORDI. Oggioni Giuseppe^ gerente. Tipi Ricordi. — Carta Jacob. preghiamo di ei pervengano dalla ramo ramo ballo. 21 e 22. Nerone, dei paesi tuoi. Il signor Tourguénieff, scorso, è zio al letterato A tutti i nostri Corrispondenti. Perchè la Gazzetta possa essere pubblicata senza ritardi, vi di cui abbiamo annunziato la morte nel numero russo, il quale è vivo e sano a Parigi. — Vercelli. Alessandro Pessina, capo musica della Banda direttore d’orchestra. — Berlino. Luigi Wandelt, direttore di un grande istituto gnamento del pianoforte. Aveva 45 anni. Teatro Re. Celeste. — 25 e 26. Nerone. — 27. Moglie e buoi Teatro Santa Radegonda. 21, 22 e 23. Se sa minga. — 24. 25, 26 e 27. La Principessa — Ginevra. Per iniziativa del signor Bergalonne furono istituiti i Concerti Popolari: il primo di questi riuscì splendidissimo. — Lovanio. Il 18 corrente doveva essere trattato dinanzi al tribunale il processo intentato dalla vedova Rossini al signor Michette, il quale ha divulgato i migliori pezzi inediti d’una raccolta del defunto maestro, che la vedova aveva confidato alla sua discrezione. La signora Rossini domanda 50.000 lire di danni ed interessi. Michotte dal suo canto rivendica la legittimità del suo operato che egli considera come un ultimo servizio reso alla memoria dell’amico morto. Informeremo i nostri lettori dell’esito di questo processo. — Bruxelles. Il Moniteur reca la nomina di Giuseppe Dupont al posto di professore d’armonia invece del defunto A. Samuel. — Barcellona. I giornali lodano assai un Offertorio del maestro Pury, eseguito nella chiesa della Merced il giorno di S. Giovanni Evangelista. — Parigi. Giorni sono ebbe luogo il primo concerto della Società Classica fondata per l’esecuzione delle grandi opere di musica da camera. Essa si compone dei signori: Armingaud (primo violino), Grisez (clarinetto), Jacquard (violoncello), Lalo (secondo violino), Mas (alto), Taffanel (flauto), Lallet (oboé), Mohr (corno) ed Espeiguet (contrabasso). La signora Massai- concorse al primo concerto, in cui furono eseguiti i seguenti pezzzi: Nonetto in fa di Spuhr, Sonata in si bemolle di Mendelssohn, Quintetto in do di Beethoven, Trio in sol minore di Weber. L’esito fu eccellente. — La Società dei compositori di musica riprenderà le sue sedute mensili il 27 corrente, riproducendo una vera curiosità archeologica, vale a dire il primo tentativo conosciuto! d’opera-c omica: Le Jeu de Robin et Marion, d’Adamo de la Halle (detto il gobbo dArras) 1280. — Francoforte s. M. La Società fondata il 18 luglio dello scorso anno al Congresso teatrale tedesco a Weimar, conta ora 2500 membri, e vi sono già addetti: 18 presidenze teatrali, 2 intendenti e 6 direttori di teatri di Corte <■ 10 direttori privati. I danari pagati per l’ingresso in questa società furono depositati presso la banca Giuseppe Jaques di Berlino. — A beneficio di questa Cassa sociale degli addetti ai teatri tedeschi, il comico di Corte Ulram a Cassel, che molto si adoperò per promuovere questa istituzione, conta di tenere delle sedute drammatiche nelle città di provincia e di eseguire a Marburg varii frammenti di Sofocle, Shakespeare e Lessing. SETTIMANA TEATRALE 21. Il Giuramento - Velleda, ballo. — 23. La Forza del Destino - Velleda, ballo. — 24 e 25. Il Giuramento - Le Figlie di Chèope, ballo. — 27. La Forza del Destino - Velleda, ballo. Teatro alla Canobbiana. 21. La Gerla di Papà Martin - Abderamo il sapiente, ballo. — 22. Fuoco al convento - Abderamo il sapiente, ballo. — 23. Una donna che finestra - Abderamo il sapiente, ballo. — 24. L3 ultimo addio - Abdeil sapiente, ballo. — 26. La pazza di Tolone - Abderamo il sapiente, — La Castalda - Emma ed il Genio della terra, ballo nuovo. Teatro Carcano. — Vienna. Giovanni Battista Ziegler, maestro di cappella e professore di canto, muri il 30 dicembre a 66 anni. — Parigi. Davide de Vriès, antico artista di canto, morì a 56 anni. anticipare la spedizione delle corrispondenze, in modo mai più tardi del venerdì. Alla Direzione del giornale L’Eco di Berlino. Vi siamo infinitamente grati delle parole amichevoli parlate della nostra Gazzetta. Signor Giuseppe Fa.... — Gonzaga. Lordi 15 franchi, oppure netti 8 franchi. Signor Maestro Salvatore B — Sessa Aurunca. Per abbondanza di materie o per ritardo nell’arrivo delle corrispondenze qualche numero del giornale non può essere pubblicato in Domenica, ma quando si verifica questo ritardo, ciò succede per tutti gli abbonati indistintamente, e non per voi soltanto, per cui vi trovate sempre nelle identiche condizioni degli altri. — Se aveste letto i fascicoli della Rivista avreste veduto che le condizioni de’premi per le sciarade sono cambiate, e siccome si estraggono sempre a sorte, cosi tutti vi concorrono coll’eguale probabilità. Faremo come desiderate pel 3.° e 4.° premio. Le opere per Canto e Pianoforte della Biblioteca popolare sono completissime, conformi alle partiture originali: e completissime sono pure quelle per Pianoforte, ove non si omettono mai i cori, come voi credete. Per gli acquisti di musica dirigetevi alla nostra casa di Napoli. Signor Bed... — Mantova. E già stato fatto nel N. scorso. Prof. Domenico L — Bologna. E un po’ tardi, ma spero riescire a servirvi anche per la seconda. Nel N. scorso pag. 3 colonna l.a linea 27, le parole in Inghilterra una, sono evidentemente di troppo. È il mio secondo squallido e gelato, Se un primo, che è primier, tu gli premetti IX
REBUS DEL NUMERO 2. SPIEGAZIONE DELLA SCIARADA E DEL AB-BACO Quattro degli abbonati, che spiegheranno la Sciarada e il Rebus, estratti a sorte, avranno in dono uno dei pezzi enumerati nella copertina della Rivista minima, a loro scelta. La Sciarada fu indovinata dal signor Camillo Cora (Torino), il quale’ però non spiegò il rebus. Il rebus (sebbene malconcio da un errore di stampa) fu indovinato dai signori E. Bonamici (Livorno), Dott. Ragazzi Pietro (S. Felice), Ernestina Benda (Venezia), Prof. Angelo Vecchio (Pavia), Ing. Pio Pietra (Pavia), S. Saladini (Cesena). Estratti a sorte quattro nomi, riuscirono premiati i signori Camillo Cora, Ernestina Benda, Ragazzi Pietro, e Pio Pietra.