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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 31 trasto sulle scene del detto teatro Scribe, non ha trovato grazia presso i frequentatori del Gerbino, dove la compagnia Ciotti e Lavaggi l’ha presentata in veste italiana ed interpretata con molta accuratezza. Donde avviene siffatta differenza di giudizio? Uno spettacolo straordinario si prepara al teatro Alfieri. Il poeta comico in dialetto, sig. Pietraqua, ha dissotterrato una bizzaria in versi con arie e cori prodotta undici anni fa al Circolo degli Artisti, dal titolo La Batracomiomachia, ossia la guerra dei topi e delle rane, e di complicità con l’egregio maestro cav. Borani e con il vostro corrispondente, per ciò che riguarda la parte musicale, la prepara col massimo impegno per queste scene. Che Apollo ei salvi tutti dal rimorso di aver risuscitato un morto poco degno di vivere! Q, IVJ. "Venezia, 25 gennaio Vi promisi dei dettagli sul fiasco della Jone alla nostra Fenice nella sera del 15 andante, ed eccomi a tenere la promessa promettendo che su questo proposito sarò breve, non meritando la pena di occuparsene a lungo. La signora Schwarz, Jone, fu invero ammirabile per il civile coraggio di presentarsi quale protagonista, e su scene tanto importanti, in uno spartito di tanta responsabilità. Ha una voce scordata ed ineguale, e manca affatto di tutte quelle doti che abbisognano ad un’artista per potersi chiamar tale. — Restai meravigliato come si avesse permesso che codesta signor Schwarz cantasse, perchè correva voce d’una protesta vergata dal maestro concertatore e direttore d’orchestra Clemente Castagneri, protesta che dichiarava del tutto incapace la Schwarz di sostenere la parte di Jone. Il Toressi, Glauco, conserva ancora le traccie della recente malattia. Anche il Colonnese, Arbace, vuoi perchè fosse anche lui indisposto, vuoi per qualche altro motivo, non giunse a piacere, e la signora Treves, Nidia, fece del suo meglio, e fu incoraggiata da qualche applauso. Benissimo i cori e bene l’orchestra, la scena infelicissima e gli attrezzi impresentabili. Se vi fosse stato alla recita un rappresentante di Pasquino, l’attrezzista sarebbe.a quest’ora commendatore dell’ordine pedestre dell’oca, per la scena del Vesuvio in eruzione. Che birbonate! Che birbonate! Tutto sommato si deve (inferire che le due volte che ei venne data la Jone furono rose e fiori in confronto di adesso. La prima volta la interpretarono la Wiziak, lo Zaccometti e l’Orlandi, la seconda, la Noel-Guidi, Boetti e Barboni. Saran due mesi che io ho scritto: non date la Jone che farete fiasco per queste e queste ragioni; ma, cicala inascoltata, ho gridato al deserto e il fiasco ei fu, e che fiasco! Merita una parola di sincerissimo elogio il bravissimo Carlo Mirco pel suo a solo sul clarino suonato stupendamente. Si alterna ora la Jone colla signora Moro in sostituzione della signora Schwarz, e la Luisa Miller. Nella prossima settimana avremo il Macbeth colla signora Majo ed il baritono Silenzi. (Pare impossibile ma anch^ qui ne fecero una assai bella! Per darci il Macbeth scritturarono la Majo che è mezzo-soprano non rammentandosi che il Macbeth veniva scritto pella Barbieri, non soprano, ma sopranissimo). Vista la cattiva piega delle cose, il Municipio rimetteva in vigore la Commissione di sorveglianza agli spettacoli della Fenice, ma a codesta Commissione venne vietato da parte dell’impresa, a quanto mi dicono, di esercitare il suo uffizio. Se ciò fosse vero, il Municipio dovrebbe senz’altro sospendere il pagamento rateale delle lire 40,000, di sussidio votate dal Consiglio. Vedremo! Il tenore Achard, quello che cadde nella Mignon, tratto in giudizio dall’impresario signor Trevisan che chiedeva il primo quartale di ritorno, vinse la causa ed il Trevisan veniva anche condannato alla rifusione delle spese in lire 430! ’Ora si aspetta la decisione del Tribunal superiore. La Favorita al Camploy procede sempre di bene in meglio. Vi fu, è vero, nel frattempo uno sciopero nei coristi (sesso maschile), talché una sera, dopo incominciata la sinfonia, si dovette rimandare la gente restituendo i denari; ma siccome eravi un po’di torto da parte dell’impresa ed un po’di torto da parte dei coristi, cosi la cosa fini presto e si venne a un accomodamento. Il Giraldoni e la signora Ferni sono sempre applauditissimi. Dopo questi due artisti, e solo per il fatto vero, indiscutibile di possedere una delle più belle voci che immaginare si possa, il tenore Aramburo riscuote ogni sera vivissimi applausi Nella prossima settimana egli avrà la sua beneficiata e si produrrà sotto le spoglie di Manrico nel Trovatore (patto di scrittura dalTAramburo stesso chiesto ed ottenuto) ed egli è certo che avremo un Trovatore comme il faut. All’Apollo le commedie si succedono e le scurrilità si rassomigliano, malgrado gli appunti anche della stampa cittadina che alla fine si è mossa. Presto avremo a questo teatro una nuova commedia in dialetto dal titolo: la Zanze de Canaregio di certo Dott Perazzi. - Alcuni giornali dissero, forse per comunicazioni avute da questo sig. Perazzi, che in questa commedia si svolgono idee importantissime che hanno un’attinenza diretta contro certe idee dell’International. Davvero che sono curioso di udire la Zanze de Canaregio a contesa coV International. Al Malibran sempre splendidi teatri e salti a profusione. A proposito di ginnastica permettetemi di accennarvi alla lotta che ebbe luogo sere or sono al teatro Apollo fra il Baroné’F. Swifh, dilettante ginnastico, ed il sig. Gautier lottatore di mestiere nella compagnia Chiarini. Lo scopo fu santo, nulla havvi in contrario, trattavasi di devolvere il ricavo a beneficio dei poveri di Barano, ma il fine non giustifica sempre i mezzi. Simili spettacoli, troppo in dissonanza coi costumi di oggi, servono a richiamarci alla memoria le barbare costumanze di tempi assai brutti e nefasti all’umanità. Lasciando le riflessioni dirò che la lotta fu accanita, ma tutti e due i campioni rimasero in piedi. Il Gautier però si ebbe una costa offesa da una tremenda stretta della mano poderosa dello Swifh, e fu per questo incidente che la lotta terminava indecisa. I poveri di Burano guadagnarono un migliaio di lire ed il sig. Gautier ha guadagnato, poveretto, alcuni giorni di letto. Il pubblico fu largo di applausi a tutti e due i lottatori, Anche qui non si fa che parlare dell’Aida. p. p., 24 Gennaio. E sempre dello stesso maestro che son costretto di parlarvi! Non è mia colpa; m’infastidisce anzi di non poter dir qualche cosa degli altri: ma come fare? Su tutti i cartelli dei teatri è il suo nome. Ai Bouffes si dà Boule de nèige, musica di J. Offenbach; alla Gaieté, le roi Carotte, musica di J. Offenbach; all’Opéra-Comique ha avuto luogo la prima rappresentazione di Fantasie, musica di J. Offenbach, e fra giorni alla Variétés si darà le Corsair noir, musica di J. Offenbach. Si direbbe davvero che Parigi non ha più maestri, e che la guerra con TA1lemagna le ha fatto divenir sempre più simpatico Offenbach da Cologna. Comincio dal dirvi che Fantasie è stato accolto cosi cosi; piuttosto male che bene, ed è giusto aggiungere che l’esito è stato quel che doveva essere. Ecco la terza volta che l’autore d’Orfeo e della Bella Piena scrive per l’Opera Comica, e la terza volta che il suo successo è più che problematico. Perchè ostinarsi a voler trattar un genere elle non è il suo? E sopratutto, perchè la direzione di questo teatro si ostina ad affidargli nuovi libretti? Togliete Offenbach• dall’opera affatto buffa, dalle parodie, dalle farse, dalle commedie grottesche; è perduto. Indarno si vuol difendere questo facile e fecondissimo compositore, adducendo che in parecchi passaggi delle sue opere anche le più buffe, trovereste dei pezzi di musica delicati, soavi e tali da poter benissimo figurare in uno spartito d’un genere più elevato. Non è questo un solido argomento in favor di Offenbach come