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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO i autore di opere semiserie. Del resto il fatto lo ha provato. Egli può benissimo intercalare qualche pezzo tenero ed anche patetico nelle sue farse e nelle sue parodie, ma da qualche pezzo qua e là ad un lavoro musicale v’ha molta distanza. Checché ne sia, la nuova opera ha avuto un esito assai mediocre; parlo di Fantasia. La prima sera la claque ha tentato con tutti i mezzi di salvarlo, ma il vero pubblico ha mostrato il suo malcontento, ed ha imposto silenzio a questi plaudenti salariati. L’argomento di Fantasia, anzi il libretto intero, salvo i versi, è di Alfredo de Musset, che non avrebbe mai preveduto il triste governo che si sarebbe fatta della sua commedia. Come v’è noto egli disdegnava di scrivere pel teatro; la sua indole indipendente, la sua libera fantasia non si sarebbero piegate alle esigenze della scena. Egli dava la forma teatrale ai parti della sua immaginazione, ma li scriveva in modo da rendere impossibile la rappresentazione. Ebbene, il fratello di Alfredo, Paolo de Musset, ha avuto la strana idea di adattare o di far adattare alla scena la più vaga, la più fuggevole, la meno scenica delle opere dell’autore du Spectacle dans un fauteuil. Il titolo stesso lo dice; Alfredo de Musset voleva che le sue opere teatrali fossero lette, non rappresentate. La parola fauteuil lo dice chiaro. Cinque o sei collaboratori hanno posto mano al Fantasio. L’uno ha fatto i versi, l’altro ha modificato delle scene, un terzo ha immaginato lo scioglimento ( che non è certo felice, benché attribuito ad Alessandro Dumas figlio ). E cosi via via. Immaginate qual mostro è uscito da questa collaborazione. E tutto ciò per l’avidità di guadagnare qualche migliaio di franchi per diritto d’autore! Non parliamo della musica. Finché ha durato il primo atto, il pubblico si è mostrato piuttosto soddisfatto. Infatti, esso comincia con un coro ed una canzone di studenti di Monaco (Baviera): sono veramente bene scritti. Il -successo non ne è stato dubbio. Una ballata alla luna, una serenata che si sviluppa in duetto d’amore,, e qualche altro pezzo assai felice han fatto vedere che l’opera tutta avrebbe ottenuto il suffragio del pubblico. Ma i due atti seguenti non valgono il primo, e veramente valgono ben poco. Come suol dirsi volgarmente, il maestro si mette in veste da camera e pianella; voglio dire che ritorna al suo genere speciale, alla musichetta buffa, alle sue bagattelle liriche, alle sue uscite bizzarre ed originali, poco convenienti al teatro ove hanno brillato Boieldieu, Herold, Auber, Grisar, F. David, Thomas e tanti altri, senza contare il nostro Donizetti, la cui Figlia del Reggimento non ha mai lasciato per molto tempo il cartello. La parte di Fantasio era scritta per Caponi; il tenore caro alle donne essendo partito, essa è stata affidata alla signora Galli Marié, che ha dovuto indossar gli abiti del nostro sesso, e che non ha potuto brillarvi come in Fior d’Aliza ed in Mignon. Non parlo degli altri artisti: avrei ben poco a dirne: han fatto quel che han potuto; ma non è stato sufficiente. Solo il basso Melchissidech nella piccola parte dello studente Spark ha avuto gli onori della rappresentazione. Tanto è vero che le parti non si misurano col numero delle pagine. Avrete letto nei giornali che Victor Massé è stato eletto membro dell’Istituto con ventisei voti. Bazin ne ha avuto cinque e Reyer quattro. Non vi sorprenda di veder che il principe Poniatowski non è neppur nominato. Ne è causa una mancanza di formalità. I candidati sono astretti a indirizzar una lettera all’istituto per prevenirlo della loro candidatura. L’autore di Pier dei Medici è a Londra. Scrisse la lettera per conformarsi al regolamento e l’affidò ad un suo amico, che doveva presentarla, in nome del candidato, a tempo opportuno. Questi si trovò aneli’esso assente da Parigi, il giorno della presentazione della lettera. Ecco perchè di cinque candidati, annunziati dai giornali, vale a dire V. Massé, principe Poniatowski, Bazin, Reyer ed Elwart, non se ne trovarono più che quattro al momento dell’elezione. — Del resto l’intenzione dei membri dell’istituto (almeno della maggioranza che aveva già promesso il suo voto ) era di nominar V. Massé. Il principe Poniatowski non perderà per aver aspettato. Il suo posto è all’Istituto. E del teatro Italiano? — Nulla ancora! Ogni giorno vien fuori una novella combinazione, e l’indomani non se ne parla più. Jeri si pretendeva che Ronzi avrebbe preso la direzione, e che era sicuro del concorso dell’Alboni, della Penco e di qualche altro artista. Si citava anche Oraziani per un certo numero di rappresentazioni. Oggi si parla d’un’altra proposta. È una vera matassa. Fortuna se si sbroglierà! Federico Ricci ha sempre una gamba all’Ateneo, l’altra ai Buffi. Quale dei due teatri sarà pronto pel primo? Non si sa ancora. Il titolo dell’opera che si prova ai Buffi non è più l’Appiccato, nè la Dogaressa; è stato ancora cambiato. Si chiamerà le Docteur Pose. Vuoisi che sia il titolo definitivo, almeno cosi mi ha detto il Ricci. Del resto che sia con un titolo o con l’altro, l’importante è che l’opera piaccia, e senza voler far da profeta, posso farvi preveder un esito felice. Londra, 22 gennaio. Grandi cose nel mondo musicale. Ui meeting ha avuto luogo in Albert Hall ad istanza del Comitato dell’Esposizione Internazionale, il quale vive, come sapete, sino dal 1851 e dirige ora la serie dell’Esposizioni internazionali annue, inaugurata l’anno scorso - meeting, al quale assistevano i più eminenti professori di musica, e al quale erano rappresentate le principali case, e i principali fabbricatori d’istromenti musicali. Si trattava di determinare un corista uniforme per gli istrumenti che potranno essere mandati alla prossima esposizione, la quale, come quella dell’anno scorso, sarà inaugurata con onori reali il primo giorno di maggio. Tra i professori, che furono presenti, annovererò i signori Rullali, G. A. Macfarren, Paner, Ganz, e Pitmann con sir Julius Benedict. Tra le case fabbricanti d’istrumenti musicali, le quali furono rappresentate, annovererò quelle di Broadwood e Figli, Brinsmead. Distili e compagni, Boosey e compagni e Bevington. Il comitato musicale dell’Esposizione era rappresentato da Lord Gerald Fitz Gerald, e dai signori F. Morrison e Alan, Cole-; mentre il comitato stesso era rappresentato dal nobile signor Seymoor Egerton e dal luogotenente Clayton. Era d’aspettarsi, che in tempi, in cui le cose di Francia sono in discredito, il corista francese non sarebbe stato accettato. Non meno di 12 anni fa la Società delle Arti cominciò a patrocinare l’introduzione in Inghilterra del corista di Stoccarda; e questo è stato oggi adottato con un solo voto dissenziente! La proposta venne fatta dal maestro Macfarren e secondata dal maestro sir Julius Benedict. Voi riceverete tra poco nelle città d’Italia, ove sono situate le principali fabbriche d’istrumenti musicali, non solo l’avviso di questa importante risoluzione, ma il nuovo istrumento medesimo, che sarà mandato in giro per cura e a spese del comitato. Che questo riesca di farlo generalmente adottare è però cosa dubbia assai. Il nuovo corista è, come sapete, di 528 vibrazioni in C. Quando penso agli sforzi che i francesi hanno fatto per generalizzare il corista, decretato dall’imperatore Napoleone, dietro avviso di Meyerbeer, di Auber, di Berlioz e di Rossini fra altri vari - non posso fare di meno di credere che la virtù francese è spenta. Non ha guari Bismarck sopprimeva nel mondo della diplomazia tedesca il linguaggio francese - la qual cosa l’Inghilterra aveva fatto sin dal 1802; ed ora T Inghilterra per rendere impossibile T introduzione del corista francese è andata a cercare il corista di Stoccarda. V’ha ben ragione di dire che le cose di Francia sono in discredito. L’ultimo processo, che ha fatto Mapleson, è stato all’indirizzo del signor Agnesi. Il signor Agnesi, a dispetto d’un’ingiunzione ricevuta dal Mapleson, ha voluto cantare nel Messia ad Exeter Hall, cosa che il suo contratto col Mapleson non gli permette