Gazzetta Musicale di Milano, 1872/N. 23

N. 23 - 9 giugno 1872

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[p. 189 modifica]-AJXTKTO XXVII. KT. 23 9 GIUGNO 1872 HEDATTOHE SALVATORE FARINA SI PUBBLICA ÓGNI DOMENICA Al presente numero è unito il N. 11 della Rivista Minima. IL FAUST DI GOETHE E LE SUE TRADUZIONI MUSICALI IV. IL FAUST DI SCHUMANN L’autore del Paradiso e la Peri e di tanti altri capilavori, lavorava da molti anni ad un Faust che la morte gli tolse di condurre a fine. Era la sua opera favorita e poi che ne ebbe conquistata l’idea nella primissima giovinezza, vi consacrò nel corso della vita i momenti in cui l’ispirazione gli pareva più potente e la musa più arrendevole. Certo nessuno meglio di Schumann avrebbe potuto dipingere con note il profilo delicato di Margherita e l’affannosa figura di Faust e la smorfia satanica di Mefistofele; la sua tavolozza aveva mille colori e la sua mente sapeva accendersi di entusiasmo per tutto ciò che è fantastico ed ideale. Schumann non scrisse come Berlioz una leggenda drammatica, nè un’opera, come Gounod; egli prese il poema di Goethe intero e cercò di sostituire la nota alla parola; meglio che una traduzione è una trasfigurazione. Il Faust di Schumann si divide in tre parti, delle quali solo la terza è completa sebbene non contenga che la scena finale del secondo Faust. Delle altre due la prima conta solo tre scene staccate, la seconda molti frammenti del secondo Faust, la scena di Ariele e dei Silfi in principio, poi la scena delle streghe, il dialogo di Faust coll’Affanno e la morte del protagonista. Musicalmente,, ripetiamolo, è soltanto completa la terza; l’unica scena che la compone vi trova uno sviluppo grandioso. Tutti questi frammenti staccati, destinati a formare col tempo un tutto, furono raccolti insieme alla meglio dall’autore quasi presago del poco tempo che gli era concesso al lavoro, e fatti precedere da una grande introduzione che porta l’impronta del suo genio. È un misto di grazia e di terrore, di fierezza e di leggiadria che dà al vivo l’immagine sintetica del poema. Del primo Faust Schumann non pose in musica che la scena del giardino, quella della chiesa e la preghiera di Margherita alla Vergine. «Altri potrà sviluppare più lungamente le stesse scene, (giardino ’e chiesa), dice il signor Jullien più volte citato, per obbedire alle esigenze del teatro, ma nessuno porrà nel primo colloquio degli innamorati un incanto più velato e una tenerezza più squisita, nessuno accascierà con un dies irae più tremendo, il tardo pentimento della sfortunata Margherita. La scena del giardino, questo casto colloquio di due anime ancora pure, è d’una melodia delicata; la frase di Faust che si scusa di aver preso la mano della giovinetta è d’una soavità penetrante e tale la dolce risposta di Margherita. Ella coglie un fiore e lo sfoglia, e il dolce mormorio dell’orchestra accompagna con ardenti parole dette a voce bassa: «Egli mi ama!» esclama essa, e Faust prorompe in una melodia ammirabile che sembra portare al cielo il suo grido di trionfo. Tutto in questa musica., tutto, perfino il riso secco del demonio, traduce in una maniera inimitabile la scena originale: Il giardino di Marta.» «Schumann e il principe Radzavill ebbero soli T dea di trattare la scena in cui Margherita implora la Madonna dei sette dolori, trascinandosi ai piedi dell’immagine santa. Qual pagina ammirabile hanno ispirato al maestro di Zwickau le supplicazioni della peccatrice! Da prima la sua preghiera è tutta piena d’unzione, ma il dolore la tortura al pensiero di trovare la madre del Cristo inflessibile ed esclama con voce affannosa: «Vieni, salvami dall’onta e dalla morte; degna abbassare o madre dei dolori, uno sguardo sulla mia miseria!» «Quanto alla scena della chiesa, Schumann ne ha fatto una creazione intraducibile. Non mai la musica ha espresso con maggior forza l’ardente pentimento della fanciulla colpevole, le schernitrici imprecazioni del demonio. E quando prorompono i cori, pare che la terra si apra, pronta ad inghiottire la disgraziata vittima.» A questo quadro appassionato succede la scena di [p. 190 modifica]192 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO Ariele e dei Silfi, ispirazione soavissima, le arpe velate accompagnano la cantilena irresistibile di Ariele. Tace la voce, Faust esce dal sonno e canta un inno alla natura che si desta; è una bella melodia accompagnata dai violoncelli, a cui succede l’angoscia del dubbio sempre rinascente, lo spasimo di desideri sempre insoddisfatti. Fin qui la prima parte. Batte la mezzanotte. È il convegno delle streghe, del debito, della indigenza, della miseria; cantano un triste canto che suona così: la porta è chiusa, non possiamo entrare, è la casa di un ricco.» «Voi, sorelle mie, non potete entrare ribatte l’affanno; io sì lo posso, io passo pel buco della serratura». Apparisce Faust con Mefìstofele; costui gli chiede se ha mai conosciuto l’affanno; il baldanzoso dottore risponde di no; egli si è inebbriato di piaceri, e lo dice con un canto che ha una foga bizzarra; l’affanno ribatte minaccioso; il dottore ride, finché Taffanno gli soffia in volto e il disgraziato Faust sente a un tratto una sete insaziabile di gioie impossibili e sogna dolcesse inarrivabili. Questa scena così astratta ha trovato in Schumann un interprete fedele, e la lotta dell’uomo coll’affanno vi è dipinta al vivo. Succede un’altra scena intitolata la Morte di Faust. Mefìstofele invoca gli spiriti perchè scavino una fossa: il rumore delle vanghe chiama Faust, che già sull’orlo della tomba si pasce ancora nelle chimere dell’avvenire, finché cade rovesciato nella fossa accompagnato dal ghigno infernale di Mefìstofele. È una pagina musicale d’un colorito sinistro. E così si conchiude la seconda parte. L’ultimo capitolo del secondo Faust fornì al musicista la tela della sua terza parte. I cori che cantano le glorie dell’Eterno sono variati d’indole, ma bellissimi tutti; quello degli angeli che accompagna al cielo la parte immortale di Faust è una meraviglia di freschezza e di grazia; tutti questi cori si interrogano, si rispondono e finalmente si sposano insieme in modo ammirabile. Ecco ora la bella invocazione del dott. Marianus, accompagnata da un dolce concerto di oboe e di arpe; ecco il coro delle penitenti, con una lunga frase supplichevole di tre donne: la Gran Peccatrice, la Samaritana e Maria l’Egizia; e poi il canto di Margherita che invoca la clemenza divina per Faust; e finalmente il doppio coro finale, canto di trionfo, osanna celeste, nel quale il compositore ha posto un tesoro incalcolabile di armonie. Gran peccato che Schumann, il quale fu incontrastabilmente l’ingegno più acconcio all’interpretazione del capolavoro di Goethe, e si era appunto prefisso di seguire passo passo le pedate del poeta, fu appunto quello a cui venisse misurato avaramente il tempo! ( Continua) Le vedove sussidiate dalla Cassa di beneficenza della Società Haydn di Vienna, godono la rara fortuna non solo di fruire di una buona pensione, ma di raggiungere anche un’età molto avanzata. Per esempio il giorno 17 maggio fu portata al Cimitero la salma di Giuseppa Rittinger, vedova di un addetto al teatro Hofburg, dopo aver vissuto 85 anni e fruito di una pensione (ultimamente di fiorini 480 annui) per anni 42; la vedova Feldbacher, ancora vivente, ha ottantatrè anni e gode la sua pensione da 48 anni. La terza veterana che tien dietro è la vedova Maria, moglie del celebre compositore Kummel, morto come maestro di cappella a Weimar, ove essa percepisce ancora la pensione della Società Haydn; e così via fino alla 37.a, chè tante sono le pensionane della Società.

Nuova-York conta ben 18 teatri. Il più vasto di tutti è loStadt Theatre, che è capace di 3000 spettatori. A questo tien dietro T Accademia di musica, che ne contiene 2260, e quindi il Niblo (testé distrutto da un incendio) capace di 2060. Il Grand Opera House ha 1880 posti, il Cowery 1770, il Booth’s 1740, il Wallhack’s 1640, l’Olimpic 1620. Poi vengono: il Fourteenth Street Theatre 1550, il Wood’s Muséum 1330, il Globe 1290, il Bryant Opera House 1120, il Lena Edwin’s 1010, il Theatre Comique 1000, il Fifth Avenue 905, il San Francisco, Minstrels, 915 e l’Union League, che è il più piccolo, 400. Vi sono poi moltissime sale da Concerto, le più importanti delle quali sono: lo Steinway Hall, che può contenere 1790 persone, l’Irving Hall 800 e T Apollo 700. ★ «Pel concerto-monstre a Boston si sono a tutt’oggi notificate 170 società d’America, rappresentanti circa 20,000 cantori d’ambo i sessi. L’orchestra conta oltre 1000 istrumenti: Violini primi 250; violini secondi 200; viole 150; violoncelli 100; contrabbassi 100; flauti 24; clarinetti 24; oboi 20; fagotti 20; corni 24; trombe 25; tromboni 32; tube 6; timpani 6 paia; gran casse 14; piatti 4 paia; tamburo gigantesco 1; gran triangolo L I pezzi stabiliti per l’esecuzione sono cori tolti dalle opere seguenti: la Passione di Bach; Paulus ed Elias di Mendelssohn; il Messia e Giuda Maccabeo di Handel; la Creazione di Haydn; S. Pietro di F. E. Paine; 12.a Messa di Mozart; la Samaritana di Bennett; il Nazzareno di Gounod; Stabat Mater e Mosè in Egitto di Rossini, ecc. Li Israele in Egitto di Handel verrà eseguito interamente. Inoltre sono progettati 18 inni, corali e canti popolari, che saranno eseguiti dall’uditorio insieme col coro e l’orchestra. Per la parte puramente istrumentale il programma non è ancora determinato, chè si aspettano ancora varie musiche gigantesche dall’Europa. Incudini, campane, moschetti, cannoni non mancheranno naturalmente. È ancora dubbio se il signor Gilmore potrà mettere’ in atto la sua idea di far eseguire da 5000 soprani l’aria V Espérance dell’opera L’éclair di Halevy con accompagnamento di 50 flauti; da 5000 contralti T aria di Handel: Lascia ch’io pianga; da 5000, bassi il coro dei sacerdoti nel Flauto magico, di Mozart!...

GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 193 I giornali hanno fatto un gran parlare in questi giorni del nuovo teatro di Beyreuth. Wagner nella prefazione del libretto dei Neibelungen spiega cosi il disegno e l’ufficio di questo teatro: «La sala avrà la forma di un anfiteatro; e l’orchestra sarà nascosta agli sguardi degli spettatori. L’importanza di questa disposizione riuscirà evidente a tutti coloro che assisteranno alle nostre rappresentazioni; le quali aspirano ad ottenere l’impressione reale di un’opera drammatica. — I movimenti meccanici de’ sonatori e, sopratutto, quelli del direttore, distraggono lo spettatore. Il frastuono ingratissimo delle accordature preliminari lo infastidiscono. Quanto non sarà e più puro e più bello il suono di un’orchestra uscente come da un muro sonoro? Quanto non guadagneranno i cantanti e rispetto alla voce e rispetto all’espressione della fisonomia, trovandosi immediatamente in faccia all’uditorio? E dalle parole che s’udranno tutte e distintamente, quanto non guadagneranno il dramma e il poeta?»

Il monumento a Schubert, inaugurato il 15 maggio a Vienna, rappresenta il celebre compositore seduto, tenendo nella mano sinistra un libro aperto che stringe contro il petto. Tre bassi rilievi di marmo ornano il piedestallo: la fantasia musicale sotto la forma di sfinge misteriosa, la musica vocale e la musica istrumentale. La faccia di prospetto porta l’inscrizione: Alla Memoria di Franz Schubert La Maenner Gesangverein di Vienna 1872. Parlando ée’Africana a Reggio, l’Appendicista del Monitore di Bologna ei tira una sassata accennandoci di avere alcuni mesi sono smozzicato e riportato a brani la sua dotta critica dell’^zTU Gli dobbiamo una riparazione e non sappiamo far di meglio che riportare senza smozzicature la parte dell’appendice con cui accusa noi, e discolpa sè medesimo dalla taccia che nessuno gli ha dato di aver fatto della critica prevenuta. Siccome nonostante questo atto di arrendevolezza non è dificile che dopo la riproduzione dell’àzda in qualche altro teatro d’Italia, l’autore si ricordi di noi e ei accusi di non aver riprodotto l’intera appendice, rispondiamo fin d’ora che anche la Rubrica Amena deve avere un confine. Morto il maestro ei voleva Mariani per interpretarne (dell’Africana) completamente il pensiero: a Londra e a Parigi aveano dichiarata ineseguibile la stupenda conclusione della scena del Consiglio: noi l’abbiamo udita ed è uno degli squarci più potenti di musica che si possa immaginare. Mi riassumo in due parole: fra questo tedesco che riconosceva altamente dall’Italia l’ispirazione che lo fece grande, e Giuseppe Verdi che stanco quasi di vera gloriar si sforza di affogare la sua esuberante italianità in un guazzabuglio di astruserie nebulose come la coda di una cometa, e contrappone alla divina perspicuità della musa che creò il Ballo in maschera, il Rigoletto, il Trovatore, le smozzicature, le ricercatezze, le convulse frasi dell’Aida, io sono costretto a preferire il tedesco (1). Volete della sapienza di armonie, della ricchezza di strumentatura, del drammatismo eloquente? Dove mai si potrebbe trovarne di più che nella Africana? Ci è la scienza ma ei è sempre anche l’arte, e che arte! Ci è l’armonia, ma la melodia non manca mai, e canta sempre, sempre, dalla prima all’ultima battuta (2). Del resto, poiché l’amico Mariani me l’ha rammentato, amo dire un fatto il quale proverà quanto si ingannino i signori Ricordi quando suppongono che la mia critica àeìTAida fosse prevenuta (3). Appena ricevetti communica(1) Glielo crediamo, poveretto! (2) Invece nell’Aida non ei è nulla di tutto questo — e nel Lohengrin invece ei è; e ei sarà nel Tannhauser, speriamo. (3) I signori Ricordi non suppongono nulla. Perchè mettere le mani innanzi cosi? Quale imprudenza, signor Franco, quale imprudenza! zione del telegramma che annunciava urbi et orbi il colossale successo delVAida al Cairo, mi affrettai di mandar la buona novella a Mariani che allora giacea pericolosamente infermo e lo accompagnai con parole della più viva soddisfazione pel nuovo trionfo del genio italiano (4). Mariani di rimando mi ringraziò unendo le espressioni della sua soddisfazione alle mie. Ciò prova (5) qual fosse la mia prevenzione quando ebbi a recarmi a Milano, onde apprezzare il nuovo lavoro del grande maestro. È piuttosto da notare la mala fede dei signori Ricordi i quali smozzicando gli articoli da me pubblicati li ristamparono a brani onde far credere agli ingenui lettori che il povero Franco fosse un cretino o un basso Aristarco, un botolo ringhiante alle calcagna dell’illustre maestro. (6) Per buona sorte il Monitore di Bologna non è un giornale clandestino, e il tempo è galantuomo. Ci rivedremo a Filippi; sia detto senza calembourg (7). Duoimi di non avere incontrato a Reggio il famoso signor Prospero Bertani, che a torto si vuol mettere in ridicolo, perchè ha avuto il coraggio di avere una opinione sua e di esprimerla sotto una forma bizzarra e originale: avrei cenato volentieri seco (8) e stia sicuro che non mi sarebbe venuto in mente di mandare la lista agli eredi di Giacomo Meyerbeer, nè molto meno alla rappresentanza della sua nativa città cui debbo una cosi bella serata e a cui mando dal cuore un grazie in nome dell’arte, figlia privilegiata della madre Italia. Franco. ¥ La Liberté pubblica con riserva una lettera che le fu inviata come copia d’un autografo di Victor Hugo. È un gioiello di pensiero e di stile che traduciamo per darne un’idea ai nostri lettori, avvertendo che ei pare assolutamente uno scherzo. A RICCARDO WAGNER ’ VICTOR HUGO E perchè no? Perchè egli è alemanno? Alemanno, sì! Tentone, no! Indietro, Pigmei, che vedete il granello di sabbia e non vedete la montagna! Si egli è montagna, come me; come egli è montagna, per la sua potenza, al par di mè egli è vallea per la sua modestia. Salute o fratello! Silenzio i nani, in ginocchio i latranti, Omero saluta Orfeo, la luce saluta l’armonia, il presente saluta l’avvenire! Il presente non è forse Tavvenire? L’avvenire non è forse il presente? Non vi ha che la sciocchezza delle politiche per tracciare una barra a traverso l’eternità. Dio se ne ride, e noi ne ghigniamo con lui, perchè noi siamo figli di Dio, tu ed io, ed osiamo confessarlo. Quando ho appreso che i beffeggiatori ringhiano contro la tua autorivelazione, io mi sono detto: egli è mio figlio o per lo meno mio fratello! Bisogna che io gli stenda la mano. Dio si afferma; egli ei ordina. Affermatevi l’un l’altro! Chi dunque sarebbe degno di glorificarci, se non noi stessi, che siamo la gloria! Avanti dunque, maestro! i secoli fremono d’impazienza di vederti arrivare. 0 Riccardo, o mio re! così cantava il trovatore delle crociate di Gesù Cristo. 0 Riccardo, o mio re! così canto io, trovatore delle crociate di Danton. Sì, tu sei re! Tu sei il re dei re! Perchè essi sono ai tuoi piedi e ti leccano le mani, felici di attaccarsi al carro del tuo trionfo, come i re prigionieri furono attaccati al carro di Sesostri. Un re che paga è un suddito; un suddito che riscuote è un re! Sì, prendili senza titubare questi buoni gulden del tuo buon re Luigi, lo amo i gulden; essi sono dolci e bianchi, e non stillano sangue come l’aspro tallero, monnaie de chandelle (sic) delizie nauseabonde dei Samojedi della finanza. Luigi, per noi, non è un re, perchè egli non è guerriero. Tu puoi senza arrossire permettergli di pagare il suo tributo • alla tua opera: compila! io compirò la mia! All’alba del tuo gran giorno, io, il principe-popolo degli Stati Uniti di Europa, verrò ad applaudire colle mie mani sacre alle folgori tonanti del Giove dei Niebelungen! Io sono la musica degli Stati Uniti d’Europa, che sono la musica dell’avvenire della politica. Dunque, è detto: verrò a Bayreuth per porre il marchio del genio francese all’istromento del genio alemanno. Perchè, sappiatelo popoli! l’Alemagna non è già a Berlino. Berlino è la Teutonia; Berlino è il crepuscolo, l’aurora è Bayreuth. Parigi saluta Bayreuth! 28 maggio 1872 Victor Hugo Rue de la Rochefoucauld, N. 66. (4) Quanta degnazione! il telegramma mandava la notizia urbi et orbi, e subito il signor Franco ne informa Mariani infermo! Quanta verginità d’entusiasmo per l’arte! (5) L’argomento è stringente. (6) Si tranquilli il signor Franco; i nostri ingenui lettori non hanno creduto nulla di tutto ciò (7)??!!! (8) Oh! l’amore per l’arte! [p. 192 modifica]194 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO Sabato, 8 giugno. Alla vigilia di avere due teatri di più, Milano ha un teatro di meno; il Re (vecchio) ha dato ziffìcialmente il suo ultimo saluto lunedì passato col Barbiere di Siviglia. Per chi ama i ravvicinamenti di date dirò che fu inaugurato nell’avvento dell’anno 1813 col Tancredi. Così Rossini che gli aveva aperto gli occhi fu chiamato al pietoso ufficio di chiuderglieli per sempre. La storia di questo teatro è su per giù la storia di tutti i teatri, divisa per allori e per fiaschi, ma è pure la storia della vita drammatica d’oggidì; fu al lume di quella specie di lampada funeraria appiccicata alla vòlta che le reclute dell’arte guadagnarono il loro bastone di maresciallo. Cinquantanove anni di vita non sono troppi davvero per un teatro e fu un’ingiustizia atroce l’aver in questi ultimi anni aggiunto al suo nome l’epiteto poco ambito di vecchio. Certo dei suoi dolori fu questo il massimo, ma non si può dire nemmeno metaforicamente che tale dolore lo abbia spinto più presto nel sepolcro. Del resto egli portava assai male i suoi anni; era solcato da rughe profonde, era afflitto da acciacchi insanabili, che si sforzava invano di dissimulare nei giorni d’entusiasmo. Aveva per lo meno 59 anni più della sua età. La sua eredità lascia molte belle memorie,,molti orgogli ancora vivi e alcuni dolori senza conforto. Voi li avete visti: una dozzina di canuti frequentatori che non mancavano mai ad una prima, ad una seconda, ad una terza rappresentazione. Erano sempre i primi ad arrivare e gli ultimi a partire, fedeli anche nelle maggiori miserie. Ogni anno il piccolo drappello andò assottigliandosi; l’altro giorno erano pochi, assai pochi, ascoltavano l’allegria del Barbiere di Siviglia e forse erano profondamente mesti; gli è che essi riudivano in quel mentre le note del Tancredi, cantato dalla Celebre Maria Carlotta Bassi, contralto, dalla signora Maria Valsuani Spada, dal tenore Bordogni e dal basso Weber, l’anno di grazia mille ottocento tredici. Povera canizie! Gli onori funebri al teatro mi facevano dimenticare la rappresentazione; oimè, non fu splendida come si sperava; immenso concorso, ma esecuzione mediocre, molto, troppo mediocre. La signora Filippi nella parte di Rosina fece quanto seppe meglio, e riuscì a farsi applaudire, ma era parsa a tutti più meritevole d’applausi nell’Italiana in Algeri. Disse l’aria Una voce poco fa con gusto e con sufficiente fedeltà, non permettendosi che qualche lievissima modificazione ai gorgheggi di Rossini che pajono scritti per un usignuolo. Il tenore Zanardi-Landi fu pure in quest’opera inferiore al suo primo successo; ebbe momenti di debolezza, e non meritò applausi entusiastici se non nell’aria Io son Lindoro. Avverto che l’ultima rappresentazione era appunto a suo beneficio, e che in questa occasione cantò l’aria della Marta «M’apparì» con molto sentimento. Meglio di quanto si potesse sperare fece il baritono Panizza, il quale seppe piegare la sua voce indocile alla grazia del Figaro senza violenze apparenti. Faceto al solito il buffo Galli; tollerabili gli altri. Il Politeama annunzia per stasera il Rigoletto, colla signora Giussani, col tenore Villa e col bravo Viganotti. L’altro di diede il suo terzo ballo: La Rasiera, che però non ebbe la fortuna dei due precedenti; è un ballo tutto di grazia, povero di mimica drammatica e di scenografia; un magro filo d’acqua zampillante in tutto e un filo di luce elettrica più magro dello zampillo. Una splendida esecuzione soltanto avrebbe potuto farne un trionfo; ma al contrario, salvo nel primo ballabile che fu eseguito bene assai, ei furono molte incertezze. Se si saprà farle sparire, il successo non potrà mancare, perchè, lo ripeto, i ballabili sono di molto buon gusto. La nuova prima ballerina, signora Aristea Pezzi, riuscì a vincere certe ostilità ingiustificate e a farsi applaudire. Si parla molto dell’inaugurazione dei nuovi teatri. Quello di Piazza Castello sarà, dicono, pronto per la fine d’agosto, e verrà aperto con spettacolo d’opera e ballo. Si va più oltre e si dice che le opere scelte sono la Favorita e A’Olema di Pedrotti; v’è anche chi promette la Galletti e Giraldoni. Disgraziatamente a promettere non costa nulla! L’altro teatro di Piazza San Fedele non sarà pronto prima del mese di Dicembre; la commedia, se pure ne avremo prima d’allora, si raccomanderà alla misericordia di Santa Radegonda. Il maestro Amintore Galli fece eseguire a Finale-Emilia un suo oratorio, e tale fu il successo in chiesa, che lo si ripetè in teatro. Il bravo violinista Giuseppe Sasso, uno dei migliori allievi della celebre scuola del Giorgetti, in Foligno, ha formato ed istituito un quartetto con alcuni dei propri scolari per intraprendere una escursione artistica in Germania. Flotow, lasciando Parigi, ha portato seco il libretto d’un’opera in quattro atti del signor Saint-Georges. La musica sarà pronta per l’inverno prossimo. ¥ Miss Wessley, l’organista della chiesa di Santa Margherita Patterns nella City a Londra, ottenne testé un’indennità di lire sterline ICO dalla Compagnia Trannway, per ferite riportate dalla caduta d’un vetro nell’interno d’una carrozza della società. Al Conservatorio di Mosca fu recentemente eseguito l’Orfeo di Gluck, con grande successo. Quest’opera verrà eseguita un’altra volta nel corrente mese alla presenza dell’imperatore di Russia.

  • Un compositore russo a Pietroburgo, Faminzin, diè compimento ad

una grand’opera russa in cinque atti, Sardanapalo, il cui libretto è tolto dal poema di Byron. A Dresda fu aperto nello scorso maggio il nuovo teatro Erminia. V Nell’ultimo concerto dell’Unione degli Oratorii in Augusta furono eseguite le seguenti interessanti composizioni: Cantici spirituali di Palestrina, Lasso e Mozart, aria di Stradella, mottetto di Bach, aria del Giosuè di Handel, Salmo 43.° di Mendelssohn, sestetto di Beethoven, madrigali di Dowland e Morley, canti italiani di Scarlatti e Pergolesi, canti popolari francesi, pezzi per pianoforte di Mozart e Gluck, Il Vecchio di Haydn, pezzi per pianoforte di Schumann e Chopin, melodie di Weber, Spohr e Schubert, quartetto di Hauptmann. Durante l’esposizione politecnica a Mosca (nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre) si daranno dieci concerti sinfonici nei quali verranno eseguite composizioni di Glinka, Seroff, Dargomygschsky, Werstoffsky, A. Rubinstein, Balakireff, Korsakoff, Diitsch, Mussorsky, Tschaikowsky ed altri maestri russi. ¥ Una parte del grande edifizio per la festa di Boston fu abbattuta da un turbine il 26 aprile. Il rumore della caduta fu udito ad alcune miglia di distanza. Una delle torri rovesciate era già elevata a 110 piedi. Fortunatamente non vi furono vittime, chè il crollamento ebbe luogo di notte. Si spera di ristabilire l’edificio in breve tempo.

  • A. Brema ebbe gran successo una nuova opera corale, Odysseus, del

maestro Max Bruchs. Alla celebre processione dei saltatori a Echternach presero parte, it giorno della Pentecoste di quest’anno, 24 ecclesiastici, 10 portatori di han— [p. 193 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 195 diere, 1245 pregatori, 8938 saltatori, 98 musicisti e 764 cantanti. Dev’essere stata una cosa commovente!

  • Un giovane allievo della Filarmonica di Firenze, Antonio Schepis, ha

terminato di musicare un melodramma, che ha un titolo un po’troppo ecclesiastico e lungo: Evangelina o i Profughi d’Acadia (?) Per l’autunno venturo, e per 30 rappresentazioni è d’appaltarsi il teatro Civico di Novi Ligure, con una dote di 7000 lire! Si esigono due opere serie, a scelta della Direzione, e due balli di mezzo carattere. Il deposito sarà di 1200 lire. — Il teatro di Cervia è d’appaltarsi per una compagnia comica, e per un corso di 24 recite, a datare dalla metà di Ottobre. Il Municipio accorda un regalo di L. 2400 oltre gl’incassi serali. Dirigere le trattative al Sindaco.

  • I fogli francesi annunziano il prossimo matrimonio della Nilsson con un

ricchissimo proprietario nella colonia dell’isola di Borbone, Augusto Ronzeaud, nipote dell’ammiraglio Bosse. Leggesi nel Gaulois: È probabile che il Conservatorio di Strasburgo sarà trasferito ad Havre. Gounod; scrive lo stesso giornale, rammentandosi senza dubbio il tempo in cui Haydn scriveva a Pestìi balletti e sinfonie in onore delle celebri marionette del principe Esterhazy, orchestra in questo momento a Londra la Marcia funebre d’una Marionetta per il teatro dell’Alhambra.

  • Alla Ter Calia, a Parigi, piacque una nuova operetta dei signori Lacome

e Mancel, col titolo In Spagna! È una specie di zarzuela, con canti e danze popolari. La Società Filarmonica di Reggio (d’Emilia) diede il suo ultimo concerto dell’annata. Vi presero parte i principali artisti del teatro Municipale e il Mariani. Il programma conteneva undici pezzi, sette dei quali di composizione del Mariani.

  • L’eccellente Corpo di musica della Guardia di Parigi diretto dal sig.

Paulus fu inviato a Boston per prendere parte al festival e rappresentarvi la Francia. E una graziosità internazionale, scrive il Menestrel, che costerà al signor Woshburn, ministro degli Stati Uniti, la bagatella di 300,000 lire. TORINO, 6 Ghigno. Teatro Balbo:• Caterina di Belp, nuova opera del maestro Bozzelli — Il libretto — L’esecuzione — La musica — Spettacoli in fumo — Secondo concerto popolare — Altri teatri. Una disposizione incontromandabile avendo obbligato il vostro corrispondente a prender parte ad una festa scolastica, la distribuzione dei premii agli allievi delle scuole Tecniche di S. Carlo, presso le quali egli insegna il canto popolare educativo e ne fa dar saggio ogni anno in questa occasione, gli ha impedito di scrivervi giovedì scorso, e mentre ve ne chiede scusa se ne rallegra potendo così darvi subito relazione della nuova opera del giovine maestro Bozzelli, Caterina di Belp, andata in scena la sera di ieri l’altro al teatro Balbo con fortunato successo, malgrado la sfortunata esecuzione. Tutte le volte che assisto all’esordire di un maestro m’accade sempre di doverne sentire la musica assassinata dai suoi interpreti; così dopo che un povero diavolo di compositore, ha speso danari per avere un brutto libretto, speso tempo e fatica a metterlo in musica, spesi altri danari, altro tempo, altre fatiche per metterlo in scena, eccoti che quattro stonature del tenore, l’apprensione della prima donna, l’incertezza dei cori, un po’di frastuono in orchestra mandano in un momento a soqquadro tutti i suoi sogni, le sue speranze, i suoi intendimenti. Egli è bensì vero che in generale il pubblico ha buon orecchio, e distingue subito di chi è la colpa quando le cose non vanno bene: ma intanto chi indennizza il disgraziato compositore d’un pezzo incompreso o non gustato, chi lo compensa del martirio a cui è sottoposto quando, oltre al sentir rovinata la sua musica, il pubblico gli zittisce la prima donna, gli fischia il tenore, impedisce o turba la continuazione di un pezzo di musica su cui aveva lavorato tanto? Eppure per cominciare bisogna passare di lì, a meno che essendo ricco di censo il maestro non scriva che per suo divertimento, nel qual caso però la ricchezza d’ingegno brilla quasi sempre per la sua assenza? Vuol dire però che tanto maggiore è il merito di chi riesce, quanto maggiori e più numerose sono le difficoltà a superarsi, e da questo lato il Bozzelli ha proprio vinto una singolare battaglia. E primieramente egli ha avuto da fare con un libretto che è la decisa negazione del senso comune, sia per la inanità dell’argomento, che per la parola rimata che lo informa. Questa Caterina è la millesima edizione di quella giovinetta che ispira laide passioni al feudatario il quale la fa rapire e ne fa imprigionare l’amante e questi poi volendo uccidere il tiranno ammazza l’innamorata. Dilavate quell’argomento in tre atti senza una situazione, una scena interessante, un verso plausibile ed avrete una pallida idea del melodramma storico (?) ponzato dal signor Odoardo Ciani. In secondo luogo nell’interpretazione gli ha completamente fallito il tenore’, e la donna era quasi insufficiente, e siccome i personaggi principali non sono che tre, solo il baritono lo ha potentemente coadjuvato nella contrastata vittoria. Non parliamo già delle tele, che se ha voluto averne una nuova, l’unica, nel primo atto, l’ha dovuta provvedere a proprie spese come ha fatto di certi istrumenti e di chi sa quante altre cose. Però il pubblico gli ha reso giustizia e lo ha chiamato all’onore del proscenio dopo l’aria di sortita del baritono signor Gabella, dopo il bolero della prima donna, la signora Bonney, protagonista, dopo l’adagio concertato dell’atto primo, dopo la romanza del baritono, dopo T aria della prima donna e dopo il duetto finale tra soprano e tenore, sig. Vanzetti, malgrado i fischi all’indirizzo di quest’ultimo; quindi dopo la cabaletta dell’aria del baritono, molto originale ed ispiratissima, dopo la romanza di Caterina nel 3.° atto, dopo il bellissimo duetto tra soprano e baritono, uno dei pezzi migliori dello spartito, e dopo la scena finale. Ma a questi pezzi debbonsi aggiungere il finale del secondo atto, perduto a causa del tenore, un lavoro di polso che rivela nel giovane maestro studio e talento, la scena e romanza del tenore nel 3.° atto, che fu tolta, ma che alla prova generale avea e ben meritamente piaciuto, e la sinfonia, che sarebbe applaudita se, con nuova forma, non si unisse immediatamente alla preghiera e coro di donne nell’introduzione. In complesso poi c’è vena melodica, buona condotta, qualche novità di forma, sicurezza, e talvolta eleganza e distinzione. Si sente il maestro che non ha ancora uno stile proprio e che talvolta largheggia e talvolta lascia a desiderare maggior efficacia in orchestra, ma questi sono lievi mende che il tempo e la pratica correggono, mentre le qualità sovra indicate lo additano fin d’ora fra i destinati a percorrere una splendida carriera nel difficile aringo della melodrammatica composizione. L’opera nuova che si attendeva al Vittorio è addata in fumo ed il signor Sassaroli ha dovuto contentarsi del giudizio dei genovesi. Anche la combinazione che si era fatta per produrre un altro nuovo lavoro è pure andata in fumo, perciò al Vittorio avremo una compagnia acrobatica che viene dalla China. Quantunque sia un po’ tardi per parlare del secondo concerto popolare di musica classica, non posso non darvene qualche ragguaglio poiché è stato un avvenimento musicale di quelli che fanno epoca. Vi basti sapere che mentre T introito del primo non ha prodotto che lire novecento incirca, questo ne ha prodotte mille e novecento. La sinfonia della Stella del Nord di Meyerbeer, quella del Foroni, e T altra del Guglielmo Teli di Rossini sono stati i pezzi più imponenti: però ha piaciuto abbastanza quella del Freyschütz di Weber, ha destato interesse grandissimo la canzonetta ossia scherzo di un quartetto di Mendelssohn, eseguito con bellissimo effetto da tutti gli istrumenti d’arco; si è sentito con piacere un coro dai nostri allievi del [p. 194 modifica]196 G A Z Z E T T A M U S Liceo, La Ronda di Gabussi istrumentata a grande orchestra dal maestro cav. Bercanovich, e finalmente venne salutata regina del concerto quella splendida stella del firmamento musicale torinese, la valentissima filarmonica violinista signora Teja-Ferni, che con un concerto di De Bériot ha entusiasmato l’intiera numerosissima adunanza. Il teatro Carignano verrà in breve ridotto a gallerie. Il Gerbino avrà in estate spettacolo d’opera e sono già scritturati i conjugi Paoletti. C. PARIGI, 5 giugno. I Concerti - I teatri e le ostriche - Z’Opéra, e le novità che prepara - I balli - La Zarzuela nei caffè di Parigi - Il maestro Lacome. Si direbbe veramente che a Parigi la musica segua le evoluzioni del termometro: più questo discende, più i teatri lirici e le sale di concerti sono frequentati; per l’opposto, più va in su, più sale e teatri restano vuoti. Non appena l’almanacco annunzia l’arrivo della stagione estiva, si dice addio, alla musica. È noto l’adagio popolare che ei consiglia di non mangiar ostriche durante i mesi senza r; vale a dire maggio, giugno, luglio e agosto. (So che mi si potrebbe far osservare che gennaio non ha r; ma l’adagio è francese e janvier ha l’r finale). Ebbene qui i concerti musicali sono un po’come le ostriche (scusate il paragone); nei quattro mesi più su enumerati sono messi da banda come perniciosi alla salute pubblica. A rivederci a settembre. E se non fosse questione che di semplici concerti, mattinate e serate musicali, il fatto si spiegherebbe più facilmente, Ma i teatri? — Ecco il Lirico (Ateneo) ed il teatro Italiano che hanno già messo i loro chiavistelli alle loro porte e capovolto i cartelli. Alla fine del corrente mese l’Opera Comica sarà chiusa anch’essa per due mesi almeno. Ora non vi sono qui che quattro grandi teatri di musica; chi di quattro toglie tre... Il calcolo non è difficile. Non resta che Y Opéra. Amabile prospettiva! Divertirsi tutta la state con Roberto il Diavolo e Gli Ugonotti!... Vero è che l’Halanzier prepara e fa provare La coppa del Re di Thulé di Diaz, premiato al concorso. Ma sarà essa pronta prima dell’autunno? E quand’anche lo fosse, basterebbe alla stagione?— È inutile illudersi; il giorno in cui ho veduto un direttore di provincia messo alla gerenza della prima scena musicale di Parigi, predissi che ei avrebbe servito il repertorio di Meyerbeer a tutto pasto. Ed infatti, le quattro opere, eccellenti, se volete, ma ormai troppo vecchie, le quattro opere di questo maestro sono perennemente sul cartello. Roberto il Diavolo cede il posto agli Ugonotti, ai quali succede il Profeta che si ritira innanzi all’Africana, per ricominciare di bel nuovo, con la regolarità del sistema planetario. A Marsiglia, a Bordeaux, a Lione se non offrite al pubblico una o due di queste opere, le due prime specialmente, sarete lapidato. Ma qui, ove da trentasei anni non sono mai state un mese senz’essere annunziate sul cartello, converrete che è abusar un po’ troppo della pazienza del pubblico! Ma Halanzier ha diretto per lungo periodo di tempo i teatri di provincia; l’abitudine gliene è rimasta. Ed ora Y Opéra può prenderli nome d’Accademia provinciale di musica e ballo. A proposito di ballo, ecco che i giornali ne annunziano cinque nuovi dei quali l’Opéra si occuperebbe. Ordinariamente non bisogna credere che ad una metà di quel che dicono i giornali. Questa volta la metà sarebbe anche troppo. Un sol ballo è stato accettato, ed il programma è di Teofilo Gautier. Un altro è presso ad esserlo, ma nulla ancora è definitivamente con chiuso per questo secondo. E quando sarà accettato, l’esagerazione starebbe alla verità come cinque a due. — Sono stato questi giorni a visitar i lavori del nuovo teatro AeY Opéra, che per quanto sieno avanzati, non potranno essere condotti a termine che tra due o tre anni. L’esterno è bell’e finito da lungo tempo; ma ben altrimenti lungo e difficile è CALE DI MILANO finir l’interno. Sarà magnifico per le opere di pittura e di scultura che vi sono prodigate con gran lusso. Ma quel che mi ha più soddisfatto è la sala della biblioteca, la quale conta già ventimila volumi, tra i quali figurano gli spartiti più antichi e più rari ed i manoscritti preziosi di musica da dugento anni a questa parte. Utilissimi e ricchi archivi, che gli scrittori speciali potranno rovistare e consultare pei loro scritti storici e critici sulla musica. — Per ciò che riguarda la sala, propriamente detta, essa sarà riccamente ornata; ma sarà perfetta per ciò che concerne l’acustica? Chi può dirlo?» Uscendo dal nuovo teatro dell’Opéra non ho potuto astenermi dal compiangere il povero teatrino dell’Ateneo che gli è di fronte; una specie di sotterraneo dorato ed illuminato, ove l’impresario non può che vedere sparir i suoi quattrini, e che, quand’anche fosse pieno, non basterebbe a far le spese. Per una sala di concerto, di conferenza o altro simile, nulla di meglio, trovandosi come essa nel più bel quartiere della capitale, ma per un teatro, e quel che è più per un teatro di musica?... Ostinarsi a restarvi sarebbe una vera follia. Se il Martinet non pensa ad uscirne al prossimo autunno, ha davvero monete da perdere. Peccato! perchè il bisogno d’un teatro nel quale potrebbero rappresentarsi opere d’ogni genere, cominciando dalle più serie, fino alle farse più amene, senza escludere le traduzioni delle opere italiane e alemanne, si fa veramente sentire. Quanti e quanti compositori aspettano da anni ed anni che i loro spartiti escano alla fine dal limbo dell’Opera-Comica e delY Opéra! Potrebbero darli al teatro Lirico; ma finché questo è condannato a restar nella critta dell’Ateneo, vi rinunziano, e fanno bene. Se i grandi teatri non offrono novità o chiudono le loro porte, i piccoli rivaleggiano invece a chi attirerà maggior numero di spettatori. Ma quanta distanza da quelli che meritano il nome di grandi e quelli che si rassegnano ad essere - i piccoli - E come se il numero non ne fosse sufficiente, ecco che i Caffè musicali {Cafés Concerts) fanno scrivere opere ed operette espressamente per essi, e da buoni compositori. Ve n’è uno, - un caffè non un compositore, - chiamato la Tertullia, che fa eseguire delle opere buffe in un atto veramente di merito. Il maestro Lacome, che è anche un buon critico d’arte, ne diè ultimamente una che ebbe molto successo. Ed ecco che, animato dal favore del pubblico, ne dà una seconda intitolata In Ispagna. Il genere è presso a poco quello che gli spagnuoli chiamano zarzuela; ma siccome il compositore è essenzialmente melpdista, ha prodigato in essa motivi graziosi, originali, facili a ritenersi e pieni di brio. Nulla di volgare o di comune. E la cantante principale, la signora Mariani, li fa molto valere. — Non è deplorabile di vedere che un compositore che ha scienza, arte, gusto ed ingegno debba discendere sino agli stabilimenti di questa specie per far eseguire i suoi lavori! Si beve e si fuma mentre gli artisti cantano!... Ma, che volete farci? Se il Lacome si fosse presentato al direttore dell’Opéra Comique col suo piccolo spartito sotto il braccio, ed avesse domandato semplicemente di farlo udire a pianoforte, sarebbe stato inevitabilmente pregato di dispensarsene. In altri termini, gli si sarebbe detto: Lasciate ogni speranza — e non entrate più qui. Ma ad onta di ciò una speranza resta a questi poveri compositori obbligati come i cantanti girovaghi a contentarsi dei caffèmusicali: quella di veder un giorno o l’altro le loro opere passare da questi stabilimenti nei veri teatri. Perchè no? Non è forse avvenuto lo stesso e più volte di seguito, per gli artistiVi sono cantatrici che hanno calcato — e che calcano ancora — i principali teatri di Parigi, non esclusa Y Opéra, e che i direttori di queste scene liriche sono andati a cercare nei Cafésconcerts. Non voglio citare che madama Sass, e credo che questo solo esempio basti per cento. — L’importante è d’ottenere un bel successo, di esordire, di non essere uno sconosciuto pel pubblico, di far il primo passo, insomma, e di farlo bene. Il resto viene a suo tempo. Non dimentichiamo l’adagio: *— se è rosa, fiorirà. fi. [p. 195 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 197 LONDRA, 3 giugno. Covent-Garden: Una novità che si fa sospirare - Ancora del Rigoletto - L’Albani e Faure - Il Trovatore - il Faust - Drury Lane: Cristina Nilsson e Mapleson. A Cotogni è ascritta la colpa della fallita rappresentazione di Gelmina martedì ultimo. Il Cotogni era ammalato, e però invece di Gelmina fu rappresentato il Don Giovanni colla Patti, col Faure e col Bettini. Questa ’brillante novità è per altro nel cartello per domani sera, e giova sperare che i signori artisti saranno preparati abbastanza colle loro parti rispettive per rispamiare al pubblico un nuovo disappunto, e alla nuova opera principesca un’altra dose di scredito. Il Rigoletto venne ripetuto giovedì con gli stessi artisti; e l’Albani ebbe occasione di distinguersi nuovamente sotto le vesti di Gilda. L’Albani è creduta la stella dell’avvenire, e a me pare ch’ella possegga qualità sufficienti per essere anche una delle più luminose stelle dell’odierno cielo musicale. Il Nicolini ha il pregio d’avere immortalato il suo nome nella parte del Duca di Mantova. Esso è il primo tenore nel teatro italiano inglese, che non abbia saputo far domandare la replica della Donna è mobile. Non solo non ne fu richiesta la replica, ma quella, semplice e pur bellissima aria fu accolta col massimo silenzio. Nella parte di Rigoletto il Faure lascia molto a desiderare dal lato dell’azione, ma nell’assieme parmi uno dei migliori caratteri suoi. S’egli potesse abbandonare quel manierismo d’azione francese, il quale brilla in ogni carattere che prende a trattare, io credo che riporterebbe maggior copia d’applausi; e sarebbero più meritati. Nicolini non seppe distinguersi nemmeno nel Trovatore, l’opera dei tenori! che venne rappresentata per la seconda volta a richiesta, generale venerdì. Della Scalchi (Azucena) vai meglio tacere, poiché la poveretta non è ancora affatto guarita dalla seria malattia, che ha recentemente sofferto. Il Faust con la Lucca, con Nicolini e con Faure venne rappresentato sabato davanti all’uditorio fosse più brillante della stagione. L’aspettativa, che il principe di Galles avrebbe fatto la sua prima comparsa in pubblico quella sera al teatro, giovò non poco agl’interessi dell’impresa, e mi si dice anche a quelli de^li speculatori. Il fatto è che l’aspettativa non fu delusa, poiché il principe, sebbene arrivato in Londra dal suo viaggio continentale solo nel mattino medesimo, fece nella sera la sua prima comparsa in pubblico assieme colla principessa, e ottennero entrambi un’entusiastica ovazione, come ben potete credere. Se le cose del Covent Garden fossero andate come nella settimana ultima sin dal principio della stagione, il signor Gye non avrebbe motivo di lagnanza davvero. Neither for love nor money sarebbe stato impossibile avere un biglietto nello stesso giorno della rappresentazione tutta la settimana; Al teatro di Drury Lane il Mapleson non ha fatto però affari meno fortunati. Il ritorno della Nilsson è l’ultima e forse più effettiva attrazione. Noi siamo avvezzi a udire che questa o quell’artista è creatura di questo o quel maestro, ma raramente, se pur mai, si sente dire che un’artista sia creatura d’un impresario. Ora Cristina Nilsson è indubbiamente creatura di un impresario, e Mapleson può giustamente reclamarne la paternità. Quando essa scritturata da Mapleson comparve per la prima volta sulle scene dell’incendiato Her Majesty-’s, a eccezione dei frequentatori del Teatro lirico, pochi erano coloro che in Parigi stessa la conoscevano. Debuttò allora nella Traviala, la stessa opera nella quale è ora comparsa dopo il suo giro finanziariamente miracoloso negli Stati Uniti. Un gran popolo - un popolo eminentemente industrioso e ricco - è quello degli Stati Uniti, ma esso non ha certo per la coltivazione e l’apprezzamento della musica quelle qualità necessarie che ha per i varii rami dell’industria di far quattrini. Cristina Nilsson, un’artista che in Italia forse a mala pena sarebbe salita agli onori di cantare alla Scala, certo è che in America ha fatto milioni, e dappertutto ha suscitato un fanatismo senza pari nella storia degl’innocenti entusiasmi di quel paese. Quelle entusiastiche accoglienze, quei milioni non pochi, frutto spontaneo d’entusiasmi sinceri, la Nilsson li deve in gran parte al suo impresario di Londra signor Mapleson, il quale seppe presentarla agli inglesi, come nessun altro uomo avrebbe saputo presentarla. Ed ora che la diva svedese è presso a ritirarsi dalle scene per dedicarsi tutta alle gioie e ai pesi della vita maritale sembra che un’idea generosa siale passata per la mente, quella di ricompensare materialmente colui, che ha saputo creare per lei entusiasmi sinceri! Cedendo a reiterate preghiere anche la Titiens apparecchiasi a fare un giro d’America; ed io auguro sinceramente il successo della Nilsson a quella egregia artista e cantatrice. E annunziato pel 15 luglio un gran concerto vocale e strumentale in Albert Hall a benefizio del maestro Gounod il quale canterà per l’occasione la sua nuova romanza: la Zitella d’Atene. NAPOLI. Al teatro Nuovo la nota compagnia dei fanciulli bresciani diretta dal maestro Pascucci esordi lietamente col Crispino e la Comare. Applausi entusiastici ai piccoli artisti; di qualche pezzo si volle la replica. — Al teatro Filarmonico è prossima l’andata in iscena della musica di Herold Le pré aux clercs, nuova non solo per Napoli, ma ancora per tutta l’Italia. BOLOGNA. Al teatro Brunetti andò in scena giorni sono con lieto esito una nuova opera del maestro Vincenzo Çruti, Macco. Molti pezzi furono applauditi, e di un duetto tra baritono e buffo si volle la replica. L’esecuzione fu buona; i conjugi Vinea-Paolet’ti furono assai festeggiati; bene anche il baritono Belardi e il buffo Bonafous. Lo stesso autore dirigeva l’orchestra. Riguardo al merito della musica i giornali criticano l’istrumentazione a volte troppo chiassosa. FERRARA. La Favorita, eseguita al Comunale dalla signora Pascalis e dai signori Bulterini, Sterbini e Manfredi, ebbe esito piuttosto buono; sarebbe stato migliore senza un’indisposizione del soprano e un abbassamento di voce del tenore. Gli artisti per altro ebbero applausi. BARI. Il Rigoletto fu il trionfo più grande della stagione. Ottimamente la signora Miles, bene il tenore Costantini e il baritono De Giorgio. Applausi e chiamate a tutti; del quartetto si voleva la replica. Il Don Pasquale fu accolto freddamente, causa l’esecuzione incerta. SALERNO. Ottimo esito Rigoletto e Trovatore. La Guadagnini, la Rossi, Bignardi, Morghen e Contedini seppero farsi applaudire vivamente. CAMERINO. Il Faust di Gounod ebbe esito lietissimo. Piacquero le signore Cortesi e Rambelli, ma i primi onori toccarono al tenore Vincentelli e al basso Miller, il quale fu un Mefìstofele pieno di vigore e di espressione. Cori ed orchestra (diretta dal maestro Bernardi) lodevoli. LONDRA. Un dispaccio telegrafico annunzia all’Art Musical che Gelmina nuova opera del principe Poniatowski ottenne al Drury-Lane un magnifico successo. LIPSIA. Il 25 maggio fu Rappresentata l’opera Diana von Solange del duca di Coburgo Gota, il quale, pienamente soddisfatto dell’esecuzione, fece presentare agli artisti varie decorazioni e regali. [p. 196 modifica]198 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO MADRID. Per beneficiata della signora Volpini fu rappresentata nel teatro lovellanos la Lucia; alla valente protagonista furono fatte molte feste, [che divise col tenore Ugolini. Nel Circo fu posta in scena la Jone di Petrella, ma l’esito non corrispose alle speranze, nè alle spese d’una messa in scena veramente splendida. Alcuni pezzi furono applauditi grazie agli sforzi supremi fatti dalla Wiziak e dal tenore Steger. Così LI Correo de teatros. GORUGNA. Le opere rappresentate finora furono: Riqoletto, Sonnambula, Trovatore, Don Pasquale e Lucrezia Borgia. Ebbero tutte lieto esito, e vi guadagnarono applausi le signore Ferrer, Pietra, Malvezzi, il tenore Malvezzi, il basso Padovani, il baritono Moragas e il buffo Parodi. Buona l’orchestra, buoni i cori. — Firenze. Nella sala dell’Accademia filarmonica fu giorni sono eseguita una Sinfonia-Cantata, nuova composizione per soli cori e grande orchestra d nll’esimio maestro Antonio Bazzini. Questa cantata fu scritta per incarico del Duca di S. Clemente, ed è una specie di parafrasi musicale del salmo 75, che tocca dello sterminio dell’armata di Sennacherib. La composizione è divisa in tre parti-, la prima contiene un preludio, un coro con marcia e due altri cori; la seconda un coro di soldati, un’aria per baritono, una marcia; la terza un pezzo concertato, un pezzo fugato ed il finale. L’esecuzione fu ottima; l’esito splendido, tanto che della marcia trionfale del pezzo fugato si volle la replica. Sul merito del lavoro tutti i giornali sono concordi nel lodare la grandiosità dello stile, la melodia copiosa ed originale e l’istrumentazione dottissima. — Parigi. Augusto Mey, direttore d’orchestra del giardino Mabille, morì a 34 anni. Lascia gran numero di composizioni da ballo e alcuni spartiti [_ d’operette. — Barcellona. D. Francisco de Asis Altimira, maestro di pianoforte e autore di varie zarzuele catalane In te stesso cercar devi il primiero, Son sacri enblemi a vario sacerdozio Il secondo e l’intero. Quattro degli abbonati che spiegheranno la Sciarada, estratti a sorte, avranno in dono uno dei pezzi enumerati nella copertina della Rivista Minima, a loro scelta. — Bruxelles. L’Accademia Reale del anniversario della sua fondazione con due Belgio sedute ha celebrato il centesimo che incominciarono e finirono musicalmente. Nel primo giorno fu eseguita l’ouverture dell’Anacreonte di Gretry e una ouverture di Ch. Haussens; nel secondo giorno una composizione di circostanza di Limnander, diretta dall’autore, e una ouverture di Fétis, diretta da Gevaert. Gand. Il 14 luglio avrà luogo un festival internaziónale d’armonia e di fanfare. Le iscrizioni devono essere fatte entro il mese di giugno. Dusseldorf. Il 49.° festival renano fu meno splendido di quello degli anni passati. Fu tuttavia una magnifica festa musicale. La parte corale parve debole, l’orchestra diretta da Rubinstein fece meraviglie. Parigi. Il signor Beulé ha presentato un emendamento alla legge militare che dispensa dal servizio gli artisti che hanno riportato il gran premio dell’istituto, a condizione che essi passeranno alla scuola di Roma gli anni regolamentari. — Il successore di Battaille al Conservatorio è il signor Romain Bussine, musicista valente. — Algeri. Dal 9 al 12 maggio ebbe luogo un festival musicale, a cui concorsero parecchie società orfeoniche francesi. SPIEGAZIONE DEL LOGOGRIFO DEL NUMERO 21: OSTIA - ASTIO Ne mandarono la spiegazione esatta i signori: B. Lopez-y-Royo Duca di Taurisano, E. Donadon, E. Bonamici, S. Saladini, maestro G. Becchis, maestro Salvatore Botta, Giuseppe Falavigna, ing. Pio Pietra, Luca G. Mimbelli, professore Angelo Vecchio, capitano Cesare Cavallotti, Ernestina Benda, maestro Antonio Biscaro, Gregoletto Giuseppe, Paolo Bellavite. Estratti a sorte quattro nomi, riuscirono premiati i signori: B. Lopez-yRoyo, E. Bonamici, prof. Angelo Vecchio, Salvatore Botta. Editore-Proprietario, TITO DI GIO. RICORDI. Oggioni Giuseppe., parente. Tipi Ricordi — Carta Jaoob.