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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 195 diere, 1245 pregatori, 8938 saltatori, 98 musicisti e 764 cantanti. Dev’essere stata una cosa commovente!

  • Un giovane allievo della Filarmonica di Firenze, Antonio Schepis, ha

terminato di musicare un melodramma, che ha un titolo un po’troppo ecclesiastico e lungo: Evangelina o i Profughi d’Acadia (?) Per l’autunno venturo, e per 30 rappresentazioni è d’appaltarsi il teatro Civico di Novi Ligure, con una dote di 7000 lire! Si esigono due opere serie, a scelta della Direzione, e due balli di mezzo carattere. Il deposito sarà di 1200 lire. — Il teatro di Cervia è d’appaltarsi per una compagnia comica, e per un corso di 24 recite, a datare dalla metà di Ottobre. Il Municipio accorda un regalo di L. 2400 oltre gl’incassi serali. Dirigere le trattative al Sindaco.

  • I fogli francesi annunziano il prossimo matrimonio della Nilsson con un

ricchissimo proprietario nella colonia dell’isola di Borbone, Augusto Ronzeaud, nipote dell’ammiraglio Bosse. Leggesi nel Gaulois: È probabile che il Conservatorio di Strasburgo sarà trasferito ad Havre. Gounod; scrive lo stesso giornale, rammentandosi senza dubbio il tempo in cui Haydn scriveva a Pestìi balletti e sinfonie in onore delle celebri marionette del principe Esterhazy, orchestra in questo momento a Londra la Marcia funebre d’una Marionetta per il teatro dell’Alhambra.

  • Alla Ter Calia, a Parigi, piacque una nuova operetta dei signori Lacome

e Mancel, col titolo In Spagna! È una specie di zarzuela, con canti e danze popolari. La Società Filarmonica di Reggio (d’Emilia) diede il suo ultimo concerto dell’annata. Vi presero parte i principali artisti del teatro Municipale e il Mariani. Il programma conteneva undici pezzi, sette dei quali di composizione del Mariani.

  • L’eccellente Corpo di musica della Guardia di Parigi diretto dal sig.

Paulus fu inviato a Boston per prendere parte al festival e rappresentarvi la Francia. E una graziosità internazionale, scrive il Menestrel, che costerà al signor Woshburn, ministro degli Stati Uniti, la bagatella di 300,000 lire. TORINO, 6 Ghigno. Teatro Balbo:• Caterina di Belp, nuova opera del maestro Bozzelli — Il libretto — L’esecuzione — La musica — Spettacoli in fumo — Secondo concerto popolare — Altri teatri. Una disposizione incontromandabile avendo obbligato il vostro corrispondente a prender parte ad una festa scolastica, la distribuzione dei premii agli allievi delle scuole Tecniche di S. Carlo, presso le quali egli insegna il canto popolare educativo e ne fa dar saggio ogni anno in questa occasione, gli ha impedito di scrivervi giovedì scorso, e mentre ve ne chiede scusa se ne rallegra potendo così darvi subito relazione della nuova opera del giovine maestro Bozzelli, Caterina di Belp, andata in scena la sera di ieri l’altro al teatro Balbo con fortunato successo, malgrado la sfortunata esecuzione. Tutte le volte che assisto all’esordire di un maestro m’accade sempre di doverne sentire la musica assassinata dai suoi interpreti; così dopo che un povero diavolo di compositore, ha speso danari per avere un brutto libretto, speso tempo e fatica a metterlo in musica, spesi altri danari, altro tempo, altre fatiche per metterlo in scena, eccoti che quattro stonature del tenore, l’apprensione della prima donna, l’incertezza dei cori, un po’di frastuono in orchestra mandano in un momento a soqquadro tutti i suoi sogni, le sue speranze, i suoi intendimenti. Egli è bensì vero che in generale il pubblico ha buon orecchio, e distingue subito di chi è la colpa quando le cose non vanno bene: ma intanto chi indennizza il disgraziato compositore d’un pezzo incompreso o non gustato, chi lo compensa del martirio a cui è sottoposto quando, oltre al sentir rovinata la sua musica, il pubblico gli zittisce la prima donna, gli fischia il tenore, impedisce o turba la continuazione di un pezzo di musica su cui aveva lavorato tanto? Eppure per cominciare bisogna passare di lì, a meno che essendo ricco di censo il maestro non scriva che per suo divertimento, nel qual caso però la ricchezza d’ingegno brilla quasi sempre per la sua assenza? Vuol dire però che tanto maggiore è il merito di chi riesce, quanto maggiori e più numerose sono le difficoltà a superarsi, e da questo lato il Bozzelli ha proprio vinto una singolare battaglia. E primieramente egli ha avuto da fare con un libretto che è la decisa negazione del senso comune, sia per la inanità dell’argomento, che per la parola rimata che lo informa. Questa Caterina è la millesima edizione di quella giovinetta che ispira laide passioni al feudatario il quale la fa rapire e ne fa imprigionare l’amante e questi poi volendo uccidere il tiranno ammazza l’innamorata. Dilavate quell’argomento in tre atti senza una situazione, una scena interessante, un verso plausibile ed avrete una pallida idea del melodramma storico (?) ponzato dal signor Odoardo Ciani. In secondo luogo nell’interpretazione gli ha completamente fallito il tenore’, e la donna era quasi insufficiente, e siccome i personaggi principali non sono che tre, solo il baritono lo ha potentemente coadjuvato nella contrastata vittoria. Non parliamo già delle tele, che se ha voluto averne una nuova, l’unica, nel primo atto, l’ha dovuta provvedere a proprie spese come ha fatto di certi istrumenti e di chi sa quante altre cose. Però il pubblico gli ha reso giustizia e lo ha chiamato all’onore del proscenio dopo l’aria di sortita del baritono signor Gabella, dopo il bolero della prima donna, la signora Bonney, protagonista, dopo l’adagio concertato dell’atto primo, dopo la romanza del baritono, dopo T aria della prima donna e dopo il duetto finale tra soprano e tenore, sig. Vanzetti, malgrado i fischi all’indirizzo di quest’ultimo; quindi dopo la cabaletta dell’aria del baritono, molto originale ed ispiratissima, dopo la romanza di Caterina nel 3.° atto, dopo il bellissimo duetto tra soprano e baritono, uno dei pezzi migliori dello spartito, e dopo la scena finale. Ma a questi pezzi debbonsi aggiungere il finale del secondo atto, perduto a causa del tenore, un lavoro di polso che rivela nel giovane maestro studio e talento, la scena e romanza del tenore nel 3.° atto, che fu tolta, ma che alla prova generale avea e ben meritamente piaciuto, e la sinfonia, che sarebbe applaudita se, con nuova forma, non si unisse immediatamente alla preghiera e coro di donne nell’introduzione. In complesso poi c’è vena melodica, buona condotta, qualche novità di forma, sicurezza, e talvolta eleganza e distinzione. Si sente il maestro che non ha ancora uno stile proprio e che talvolta largheggia e talvolta lascia a desiderare maggior efficacia in orchestra, ma questi sono lievi mende che il tempo e la pratica correggono, mentre le qualità sovra indicate lo additano fin d’ora fra i destinati a percorrere una splendida carriera nel difficile aringo della melodrammatica composizione. L’opera nuova che si attendeva al Vittorio è addata in fumo ed il signor Sassaroli ha dovuto contentarsi del giudizio dei genovesi. Anche la combinazione che si era fatta per produrre un altro nuovo lavoro è pure andata in fumo, perciò al Vittorio avremo una compagnia acrobatica che viene dalla China. Quantunque sia un po’ tardi per parlare del secondo concerto popolare di musica classica, non posso non darvene qualche ragguaglio poiché è stato un avvenimento musicale di quelli che fanno epoca. Vi basti sapere che mentre T introito del primo non ha prodotto che lire novecento incirca, questo ne ha prodotte mille e novecento. La sinfonia della Stella del Nord di Meyerbeer, quella del Foroni, e T altra del Guglielmo Teli di Rossini sono stati i pezzi più imponenti: però ha piaciuto abbastanza quella del Freyschütz di Weber, ha destato interesse grandissimo la canzonetta ossia scherzo di un quartetto di Mendelssohn, eseguito con bellissimo effetto da tutti gli istrumenti d’arco; si è sentito con piacere un coro dai nostri allievi del