Gazzetta Musicale di Milano, 1872/N. 10

N. 10 - 10 marzo 1872

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[p. 79 modifica]•Al presente ninnerò è unito il Numero 5 della RIVISTA MINIMA. IL PRIMO VIAGGIO DI GIUSEPPE HAYDN A LONDRA (Continuazione vedi N 9.) Il primo concerto di Haydn a Londra ebbe luogo il 25 febbraio 1791. Il maestro diede una sinfonia in re che ottenne un gran successo. Il dottor Burney dice intorno a ciò che la vista di Haydn, che dirigeva in persona al piano, aveva prodotto un effetto elettrico sugli assistenti, e che giammai in Inghilterra non si era accordato tanta attenzione nè prodigato tanti applausi alla musica istrumentale. Essendo passato l’inverno e con esso la stagione dei concerti, Haydn profittò dei primi bei giorni di primavera per andare a ritemprare la sua ispirazione nella solitudine e nella quiete della campagna. Egli passò alcuni giorni a Slough, presso Windsor, nella tenuta del celebre astronomo Guglielmo Herschel. Il suo giornaie non contiene intorno a questo tempo se non cose di nessuna importanza per la musica. Non vi si fa menzione che degli incidenti, dei costumi e degli usi che sono cagione di stupore ad ogni straniero a Londra, delle novelle di teatri e dei particolari delle sue escursioni nei dintorni. Il fatto più interessante è la sua nomina, nel giugno 1791., alla dignità di dottore dell’Università d’Oxford. Era il dottor Burney che nel suo entusiasmo aveva proposto e ottenuto una candidatura. Il ricevimento ebbe luogo nella gran sala dell’Università, dove tutti i dottori erano raccolti; dopo i discorsi, le domande e le risposte d’uso, si rivestì Haydn del costume tradizionale: collare a pieghe, mantello di seta bianca con maniche di seta rossa e piccolo cappello nero. Così acconciato egli dovette prendere posto sul seggiolone che gli era stato preparato per udire il concerto dato in suo onore. Lo si pregò di poi di suonare qualcuna delle sue composizioni. Egli sedette all’organo, e prima di cominciare si volse verso l’assemblea e agitando i due lembi del suo mantello, gridò con tutte le sue forze: I thank y ou! (vi ringrazio!). Egli disse più tardi al suo amico Dies, parlando di questa cerimonia: io mi trovava perfettamente ridicolo con quel mantello, e il peggio è che mi convenne mostrarmi durante tre giorni per le vie così mascherato; tuttavia io devo a questo grado di dottore molta parte del mio successo in Inghilterra., perchè per esso io entrai in relazione cogli uomini più distinti, ed ebbi accesso nelle case più nobili. Haydn passò alla campagna, ora presso un amico, ora presso un altro, tutta l’estate del 1791. In data del 17 settembre, egli scrive alla signora di Genziger: «Ebbene! buona e cara signora, che fa il vostro piano? Le vostre belle mani fanno esse rinascere ogni tacito un pensiero di Haydn? Oh! sì. io vi intendo di qua, sopra tutto da due mesi che abito in una delle più incantevoli contrade, presso un banchiere di cui tutta la famiglia rassomiglia nel cuore alla cara Genziger, e dove io vivo come in una tebaide. Io sto bene, la Dio grazia, tranne i reumi ordinarli; lavoro assiduamente e penso ogni mattina, passeggiando nella foresta colla mia grammatica inglese in mano, al mio creatore, alla mia famiglia ed a tutti gli amici che ho lasciati e fra i quali conto voi prima di tutti». Non fu che al principio d’ottobre che il maestro ritornò a Londra, d’onde egli fece ancora molte piccole passeggiate ai dintorni. Invitato dal principe di Galles (più tardi Giorgio IV) andò a passare due giorni al castello di Otland, presso il duca di Jork, che aveva sposato la principessa Federica-Carlotta di Prussia. Le accoglienze che gli furon fatte erano così affabili, che per lungo tempo egli amava raccontarle minutamente. Così al suo ritorno a Londra, egli si affretta di serivere alla sua amica: «Il principe di Galles mi ha invitato a recarmi al castello di suo fratello, il duca di Jork. Il principe m’ha condotto presso la duchessa, figlia del re di Prussia, la quale mi ha ricevuto.graziosissimamente e con parole assai lusinghiere. E la donna più amabile del mondo; eli’ è intelligentissima, suona il clavicembalo e canta con garbo. Sono rimasto due giorni, perchè la prima [p. 80 modifica]80 GAZZETTA MUSIC A LEDI MIL A NO sera la duchessa non poteva prendere parte alla musica per causa d’una piccola indisposizione. Ma il domani essa è rimasta dalle 10 di sera, ora in cui incominciò il concerto, fino alle 2 del mattino, sempre vicino a me. Non fu suonata che musica del vostro servitore. Io dirigeva le sinfonie al clavicembalo. La bella duchessa era alla mia sinistra e canticchiava a memoria tutti i pezzi che essa aveva inteso soventi a Berlino. Il principe di Galles era alla mia dritta e suonava discretamente il violoncello. Bisognò pure che io cantassi». «Il principe fa fare il mio ritratto per metterlo nel suo gabinetto; egli è il più bell’uomo della terra; ama straordinariamente la musica, ha molto sentimento, ma poco denaro ( sia detto fra noi ). Ma la sua bontà mi tocca più che l’interesse. Il duca di Jork m’ha fatto ricondurre il terzo giorno colla sua carrozza, perchè io non potei trovare cavalli di posta.» {Continua) A Roma alcuni giornali hanno inaugurato un nuovo genere di critica e di polemica artistica. Lo Stabilimento Ricordi è fatto bersaglio dei latrati dei cerberi, per ciò solo che non ha voluto passare all’impresario Jacovacci e ai Romani che ne avessero voglia, il gusto d’un massacro dell’AùZa. Per poco che si faccia ancora il proprietario d’uno spartito musicale dovrà domandare al giornalismo il permesso di servirsene. Ci si dice che fra i più accaniti ve ne ha di quelli che al biasimo aggiungono l’ingiuria. Lo Stabilimento Ricordi se ne tiene onorato. Per finire questa inutile ed inopportuna discussione, ei si permetta di riportare il giudizio del corrispondente romano della Persevéranza, tanto per provare che si può avere la nostra opinione senza essere quei mostri in forma umana che alcuni giornali romani si sono piaciuti di dipingere: «Da qualche tempo ferveva una lotta sotterranea nella società artistica della Capitale: il signor Jacovacci ed il Marchese d’Arcais, critico dell’Opinione, vi rappresentavano le parti principali, ed i dissidenti si raccoglievano intorno alle loro bandiere. Ora la lotta è stata portata in pubblico a proposito del nuovo spartito del maestro Verdi Aida, che tanto diverte il vostro pubblico. Il signor Jacovacci ha chiesto al Ricordi lo spartito per l’anno venturo, e questo non glielo vuole concedere perchè crede che l’impresa dell’Apollo non abbia nè i mezzi, nè l’ingegno, nè la volontà necessaria a presentare degnamente al pubblico romano una creazione di questo genere. A me pare che il Ricordi non abbia giudicato male, e non credo di usurpare le attribuzioni dell’egregio critico musicale, asserendo che qui in Roma la lotta che ora si è impegnata è di sommo interesse, perchè riguarda una grande questione artistica. Intanto i giornali tuonano per l’una o per l’altra parte, ed è anche questo un segno della nuova vita intelligente ed artistica che l’Italia ha portato in Roma e del quale dobbiamo congratularci.» VARIETÀ La Espana Musical ei fa conoscere una riforma tentata in Spagna dal signor Beltram. Si tratta della tastiera del pianoforte che il signor Beltram trova inopportunamente costrutta in tono di Do, e che egli vuol ridurre ad una serie di suoni cromatici, come una scala generale regolare di intervalli semitonali. Perciò, colla risoluzione e coll’ardimento del genio (cosi VEspana) ha abolito i tasti neri. Il detto giornale fa seguire l’elenco dei vantaggi che la nuova tastiera offre ai cultori del pianoforte: l.° La diteggiatura sarà identica in tutti i toni, per le scale’ e per gli arpeggi. 2.° L’uso del primo dito e del quinto si facilita straordinariamente. 3.° La superficie della tastiera é piana ed uguale, ciò che permette una pulsazione più sicura e di conservare la mano sempre in una stessa posizione. 4.° La diteggiatura della scala cromatica è sommamente semplice. 5.° Le scale cromatiche strisciate si possono fare in tutti i toni. 6.° Le progressioni non variano la posizione della mano. 7.° Le scale in ottava sono assai più facili, tanto cromatiche come diatoniche. 8.° Le terzine sono meno difficili e non variano la diteggiatura in ogni tono. 9.° Infine i trasporti saranno insensibili come per la voce umana. ’ Totale dei vantaggi: insegnamento più breve, esecuzione più perfetta. La Espana non si dissimula le obbiezioni che si possono fare. La diteggiatura in do è la più diffìcile. «Verissimo, ma basterà per tutte.» La vista npn distinguerà i tasti che si toccano. «Ma non vi ha pianista che guardi alla tastiera per suonare.» Infine essa dice che gli svantaggi sono compensati dai vantaggi. Non lo crediamo.

Tratti in errore dal giornale La Piume, abbiamo pubblicato anche noi le note trovate nell’archivio dell’ospedale San Giovanni di Bruges che affermavano l’esistenza di un clavicembalo nel 1404. Pare che ciò sia assolutamente erroneo, e che nel documento rinvenuto si parlasse di tutt’altro che d’un clavicembalo. La Piume stessa ha smentito la notizia. Rivista Milanese Sabato, 9 marzo. Una grave sventura pesa sugli animi dei frequentatori della Scala: Fancelli è costipato, Perotti è costipato. Aida, Forza del Destino e Lucia sono necessariamente costipate aneli’esse e il cartellone durante la settimana passata ha quasi sempre annunciato melanconicamente riposo. Questa sera finalmente avremo spettacolo tanto per mettere al mondo il nuovo ballo Sirena di Monplaisir, di cui si parla molto favorevolmente. Il trattenimento incomincierà col 2.° atto della Forza del Destino e finirà coi due ultimi atti della stessa opera, mutilati della parte del tenore — due moncherini compassionevoli che si fa bene a lasciare ultimi perchè quelli che hanno un temperamento troppo nervoso possano andarsene a letto. Vi è certamente più d’uno che recita il rosario pei due tenori. Se il cielo si move a pietà avremo forse la Lucia di cui si sono già fatte le prove, e più tardi il Freyschütz che sarà interpretato dalla signora Saar, (una tedesca scritturata a posta), dalla Waldmann, dal tenore Perotti, da Maini e da Povoleri. Il secondo concerto dato dalla Società del Quartetto non ebbe le liete sorti del primo. Gli nocque prima di tutto la scelta dei pezzi, eccessivamente severi, e gli nocque il locale eccessivamente allegro e spensierato. Ci era molta brava gente che dormiva. Non dico che quelli che rimasero svegli non se ne trovassero assai bene, ma affermo che anche fra i desti ce n’era più d’uno che si sarebbe trovato meglio fra i guanciali. La fantasia cromatica e fuga in re minore di Bach, il quartetto in sol di Brahms ed altri sono frammenti di musica che pajono e sono tesori per gli iniziati; ma il pubblico non è composto tutto di iniziati, come si ha torto di credere nel compilare i programmi, e quando uno non si diverte o non può fingere di divertirsi (il che per il successo di un concerto è tutt’uno), si abbandona sulla spalliera della propria seggiola e dorme. E qual’è lo snaturato che avrebbe cuore di risvegliarlo? I pezzi meglio gustati, anzi benissimo gustati, furono il concerto per violino in mi di Mendelssohn, eseguito stupendamente dal Papini, e l’Andante e Finale della Sonata per piano e violino in la di Beethoven, eseguito da Papini, e da Andreoli. I due valenti ebbero applausi entusiastici. L’esito di questo secondo concerto pareva dover sciogliere il quesito della scelta del locale per i concerti della Società del quartetto, tanto più che i giornali consigliarono in coro, prima e dopo, [p. 81 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 81 la sala del Conservatorio. Ma per far ciò bisognava abolire una determinazione presa, e prenderne un’altra — novità burocratica superiore alle forze della natura umana. La Commissione della Società del Quartetto è fatta della stessa pasta delle altre Commissioni e non si è sentita il cuore di stabilire un precedente pericoloso. La sala del Conservatorio e la sala del Salone continueranno dunque a guardarsi biecamente per tutto l’anno, dividendosi ringhiando i concerti, fino ad un secondo esperimento che avrà luogo in autunno e che si spera avrà un esito più decisivo del primo. Intanto una buona notizia: La Società del Quartetto ha scritturato per due concerti il fa moso Quartetto Fiorentino, diretto da Becker, e prepara un gran concerto sinfonico corale in cui probabilmente eseguirà un capolavoro di forme grandiose: la nona sinfonìa di Beethoven. I concerti del Quartetto Fiorentino avranno luogo nel corrente mese. Le rappresentazioni delle compagnie francese, veneziana, e milanese proseguono con buon esito. La signorina Dejazet occupa quotidianamente le cronache dei giornali, le commedie di Goldoni chiamano la folla al teatro Re (vecchio), e al Milanese le novità incontrano fortuna. L’ultima abbastanza fortunata fu una commediola del signor Dino Marazzani, Ma hin rar, che ebbe l’onore della replica. Al Re (nuovo) si applaudisce da più sere ai Briganti del signor Ficarra, musica del signor Panizza. E una copia-parodia dei Brigants di Offenbach, assai lontana per merito dall’originale; la musica è al solito adattata, ma è adattata con gusto. In primavera avremo al Politeama spettacolo d’opera in musica. Si parla dell’Araldo e della Semiramide e si dice scritturata per quest’ultima opera la signora Vaneri-Filippi. P. S. La misericordia di Dio è infinita: Fancelli sembra risanato, e l’impresa annunzia per domani l’Aida! Nella prossima esposizione di belle arti a Londra, sarà fatta una mostra di tutti i diapason d’Inghilterra e del continente. Lo stesso matematico tedesco che ha fatto il calcolo delle 62,990 note eseguite a memoria dal pianista Rubinstein nel suo ultimo concerto, ha misurato la forza di resistenza dei tasti, ed ha concluso che la forza dinamica di Rubinstein non è meno notevole della sua memoria, perchè (vedi rigor di logica) se Rubinstein avesse eseguito le 62,990 note in una sola volta avrebbe esercitato una pressione di 94 quintali ed una frazione. Ma vi è di più: Rubinstein avrebbe potuto senza difficoltà adoperare pel suo concerto il pianoforte a tastiera dura di cui si serve Rans de Bulow, e in questo caso avrebbe dovuto impiegare 118 quintali di forza fisica. Si dica ora che la matematica non è una scienza amena! Riccardo Wagner ha scritto al prof. Stero, direttore del Conservatorio di Berlino, una lettera pregandolo d’invitare i migliori cantanti di cori delle società dilettanti di Berlino a recarsi a Bayreuth, il giorno della collocazione della prima pietra del nuovo teatro, per concorrere all’esecuzione della nona sinfonia di Beethoven. Questa doppia solennità avrà luogo il 22 maggio; l’opera di Beethoven sarà eseguita nel vecchio teatro sotto la direzione di Wagner, il quale spera di riunire 100 istromentisti e 200 coristi dei due sessi. V Il signor Renaud, scrittore valente di cose musicali, ha pubblicato un •opuscolo con questo titolo: Du rôle de la science dans l’art musical. L’Accademia di Bordeaux ha premiato con medaglia d’argento Arturo Pougin per i suoi due libri: Bellini e Albert Grisar. Si legge nel Fanfulla: «Sappiamo che il Governo greco cerca un maestro italiano per affidargli la direzione del Conservatorio di musica d’Atene. Il contratto fra il Municipio di Milano ed i tredici palchettisti del teatro Re, pel compenso loro dovuto in causa della demolizione del teatro stesso, venne definitivamente conchiuso. Il Municipio spenderà la complessiva somma di L. 130,000. Certa Giuseppina Mauri, rimasta tre anni sono vedova con sette figliuoli, accoglieva la proposta fattagli da un tal Casati Lorenzo, suonatore ambulante, di affidargli per due anni il maggiore di essi, Giulio, d’anni 12, il quale suonava discretamente il violino, col patto di dare alla povera vedova la somma di L. ottanta all’anno. Ora, spirati i due anni, e ritornato il Casati da un preteso giro artistico all’estero, non seppe dar conto del fanciullo affidatogli, dicendo che era fuggito dopo due o tre mesi che era con lui. La povera madre ha portato la causa dinanzi ai tribunali di Milano. V Il teatro Patuelli di Ravenna, chiuso da tanto tempo, si apri domenica passata ad un concerto vocale ed istrumentale a beneficio del signor Sutter Federico. Il beneficiato e la signora Zaira Tamburini-Montaldi cantarono varii pezzi e furono vivamente applauditi. Verso il 20 del prossimo mese si aprirà con spettacolo d’opera il teatro di Colle d’Elsa (Toscana).

  1. Nella prossima primavera verrà rappresentata sulle scene del teatro

Principe Umberto di Firenze la Giratela del maestro Cagnoni, rifatta. I proprietari dei teatri di Torino (tranne il Regio) hanno inviato una petizione alla Camera perchè sia riveduta e soppressa la legge sulla tassa degli spettacoli. Nella prossima primavera al teatro Goldoni di Firenze si darà una nuova opera scritta da sei maestri fiorentini, intitolata La secchia rapita. In una festa data a Bologna dalla gentil donna Lady Liza Otway, prese parte la celebre Borghi-Mamo cantando un terzetto di Campana, una bella romanza del conte Sampieri, Il Bacio, e vari altri pezzi. Fu accolta con entusiasmo. •V- Le città italiane che contano più teatri aperti sono: Firenze (11), Napoli (9), Roma (8), Milano (7), Torino (6), Genova (5) e Venezia (4). ¥ Al teatro della Fenice di Napoli, fu rappresentata una chimera-liricodanzante col titolo Olào. L’esito fu lieto. Al teatro Brunetti di Bologna verrà rappresentata quanto prima una nuova opera in 4 atti: Il Capitano Nero, parole del sig. Luigi Scalchi, musica del maestro Alessandro Magotti. Q Il grand’organo della Chiesa della Trinità di Parigi fu inaugurato solennemente pochi giorni sono. S. Altezza il Khedive ha mandato a Verdi, in attestato di soddisfazione per la sua nuova opera Y Aida, la commenda dell’ordine turco di O s manié, ch’è la decorazione tenuta in maggior conto in Turchia. Alfredo Jaëll ha accettato una scrittura per una serie di concerti a Pietroburgo. Completo successo ebbe l’Ombra di Flotow al teatro di Cassel. Giunsero in Milano per assistere alle rappresentazioni dell’Aìda il signor Camillo Du Locle da Parigi, ed il signor Harris da Londra. Napoli, 1 marzo. Domando la parola per un fatto personale. Riteneste severo il mio giudizio sull’esecuzione della Beatrice, sendo che a luti’i giornali politici di qua era dessa apparsa meno empia di quel che io ritenni. Mio Dio, quando mai, salvo pochissime eccezioni, i giornali politici dissero cose aggiustate parlando di musica nella cronaca? Fra noi, se ne eccettui qualcuno, i giornali politici ben poco si curano di musica o affidano l’incarico di parlarne ai cronisti, brave persone per altro, ma ignoranti della materia che hanno a trattare, e che però il più delle volte ne spifferano delle belle. [p. 82 modifica]82 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO Credo che il compilatore della Patria non fosse stato a teatro, oppure, richiesto a qualche amico d’un resoconto, questi il traesse in inganno. Il Piccolo pertanto, e voi noi leggeste, non serbò lo stesso contegno della Patria, ma dette a mano franca staffilate. E poiché non v’ha lenocinio di stile, ne splendore di forma che possa reggere alla lotta dei fatti, cosi io lascio da banda la Patria, risparmio volentieri ai vostri lettori la noia di passare in rassegna tutt’i tempi sbagliati, tutte le scorciature dello strumentale (figuratevi, fu aggiunta la gran cassa ad ogni pezzo), e dicovi solamente che la Commissione teatrale, proibì dopo la seconda ogni ulteriore rappresentazione di questa sventurata Beatrice. E ponete ben mente che nella Commissione teatrale non v’è più quel prete rinnegato tondo come l’o di Giotto, che stava sull’onorevole, m^. furono chiamati a farne parte persone competenti, sotto la presidenza del comm.e Lauro Rossi. Ora a noi. La Zorilla dell’esordiente Nani se non riluce di sfolgoranti bellezze, certo è scritta con molto amore, ed io non posso tacere che le esterne forme di tutt’i pezzi sono condotte con cura. Ma nè pure un’ideuzza nuova in un melodramma di tre atti! Un’opera siffatta mi rende immagine di quelle ossature di legno che i nostri affittatoci di abiti di maschera acconciano a guisa di guerrieri, di musulmani, di marinai inglesi, di bautte e via, e che esclamar fanno ad ognuno che riguarda la loro vanità che par persona: 0 quanta species... cerebrum non habent. Se mi dovessi fermare ad esaminare l’opera minutamente, e facessi notare tutte le melodie che il Nani tolse a tutti gli autori antichi e moderni ch’egli ha messo a sacco ed a ruba, non resterebbe dei tre atti della Zorilla altro forse che il titolo. Ammetto l’imitazione, ne’ giovani segnatamente, ma e’ s’intende acqua e non tempesta. Al teatro Nuovo succendonsi, sempre con brillante esito, le rappresentazioni del Domino Nero. E musica piena di vivacità, vi sono belle e spontanee melodie; il Rossi non è da meno di nessuno de’ grandi maestri, tanto conosce gli effetti delle masse, le disposizioni delle voci e lo strumentale, e vi so dire io che il pubblico ammira quest’eccellente lavoro e il Luzzi fa buoni introiti. Nell’esecuzione merita speciali lodi il tenore Panzetta; non ha gran voce, ma canta con molto gusto ed intuona sempre; una discreta prima donna è la Cappello. In mezzo a tanto sciame di concertisti artigiani e di pseudocelebrità piovuteci, come locuste, in questi ultimi anni da tutte le parti del mondo, è di conforto lo scontrarci di quando in quando in taluno che rialzi dal fango l’arte scaduta e porti in fronte la vera impronta del genio. Gaetano Braga è tra questi; egli trae dal suo violoncello suoni di una purezza e di una grazia ineffabili, e niuno avvedesi delle difficoltà ch’egli supera, e in ciò rivelasi appunto la sua inarrivabile potenza. Non trovate sentimento ch’ei non traduca fino al più sublime idealismo. Patetico e mesto nella Tristesse ed Espoir e nella Violette des Alpes, brillante e bizzarro nel Corricelo, commovente nelle Berceuses napolitaines, ei fece vedere fin dove può giungere l’arte inspirata dal cuore. E insieme col Braga brillò il Palumbo, eccelso e primo fra’ pianisti di qui, e le cui composizioni hanno qualche cosa di straordinario che staccasi dal comune di tutti gli altri fabbri di musica strumentale. Sono ispirazioni dettate da una mente ardita e vivace, ora scintillanti e fantastiche, ora piene di una profonda filosofìa. Egli esegui un galop, splendido componimento, in cui non saprei se sia più da commendarsi la venustà dei modi, o l’originalità del pensiero. Gliene fu chiesta la replica ed egli eseguì invece una sua trascrizione sui Lombardi. Come il pubblico deifi affollatissima sala non istancossi cosi presto dall’applaudire questi due insigni artisti, primi inter pares, cosi io non mi stancherei mai di encomiarli; ma per ora m’è duopo parlare di una fresca conoscenza, della giovinetta Melina Montuoro, sorella della rimpianta maestra di pianoforte; per soavità di canto, per maestria nelle mezze tinte e nella mezza voce, per delicatezza di sentire musicale, fiavvenente Montuoro è davvero egregia; se si dedicasse al teatro la sarebbe una prima donna mezzo-soprano co’ fiocchi. Il Clausetti ei offerse domenica la terza mattinata che riusciva brillante per la varietà della musica, e pel scelto uditorio; v’erano inglesi, tedeschi, rumeni, russi, e la nostra sala parve angusta, tanto fu il numero degli intervenuti. La musica strumentale ebbe la preferenza e udimmo la sinfonia dell’opera la Stella del Nord ridotta per 2 pianoforti a 4 mani ciascuno, la serenata e l’allegro giocoso per pianoforte del Mendelsshon, il Valzer del Faust trascritto dal Liszt, il gran duetto per due pianoforti sulla Leonora del Serrao, ed il Bolero del Bazzini per Violino. Applaudii di cuore tre giovani pianisti di fiorentissima abilità, il Colelli, il de Crescenzo ed il Gonzales ancora più valoroso degli altri due. Costantino Palumbo ha dato un grand’impulso e una nuova spinta alla scuola pianistica napolitana. Di lui il Colelli ed il de Crescenzo ritraggono la vigoria di colorito e la castigata nitidezza di meccanismo; di lui il Gonzales riproduce quel sentimento spontaneo, sovrabbondante, italiano, quella precisione severa di tasti e di volate le quali doti accoppiate ad un’energia rara ed a molta agilità formano un artista destinato ad emulare i migliori. Due pezzi cantò la signora Di Fiore ed uno la De Fanti. La prima nella romanza del Mattei: Tornerà e nell’aria della Pia dei Tolomei mostrossi soavissima cantatrice, e l’altra fecesi applaudire nell’aria: Noi ei amavamo tanto del Palloni. Promette assai bene di sè il giovinetto Pinto ch’è già molto innanzi nel meccanismo del re degli strumenti, del violino, la cui scuola ebbe, sempre cultori sublimi in Italia. Avremo dopo il Manfredo, di cui è imminente fi andata in scena, dei Promessi Sposi; v’è pure chi mette innanzi la Jone, è un novilunio petrelliano. Udiremo Carlotta Patti che darà delle Accademie al nostro massimo teatro; un’altra, ne darà la Raboschi, arpista; una terza il pianista Clemente, una quarta il violoncellista Alberto Bonbée. Al teatro Rossini le opere, nuove’son come le ciriege — fi una tira l’altra. Dopo la Zorilla, si rappresenterà la seconda opera del maestro Sebastiani, l’autore del Marchese Taddeo, e poi il primo lavoro d’un giovane, l’Avolio. Al Mercadante ascolteremo Tutti in Maschera. Se tutte saranno rose e fioriranno in questa settimana, attendetevi al prossimo numero una valanga di notizie. Acuto.? Torino. 8 marzo. Finalmente dopo dieci giorni di forzato riposo il Regio si è riaperto martedì della scorsa settimana con uno spettacolo affatto nuovo, cioè coll’opera La Colpa del Cuore del maestro cav. F. Cortesi, e col ballo Shakspeare del coreografo Casati. Nell’ultima mia vi aveva informato che dietro una dimostrazione degli abbonati lo spettacolo del Regio non fu lasciato finire e che il teatro trovavasi chiuso. Mi pare che l’impresa riaprendolo con due novità, e tutte e due abbastanza interessanti, per quanto avesse sbagliato prima, si comportasse bene; ma cosi non la pensa un certo numero di individui vogliosi di rovesci e di scandali teatrali, per cui il giorno innanzi la prima rappresentazione £ella sua opera il maestro Cortesi è cortesemente avvertito che una congiura si è formata per impedire lo spettacolo fin dalla sinfonia, costringere la Direzione del teatro a dimettersi e l’impresa a sciogliere il suo contratto col Municipio. Egli è con queste buone disposizioni che La Colpa del Cuore doveva affrontare un giudizio così solenne come quello del nostro pubblico, e fi autore, che non era più in tempo per ritirare lo spartito, sapeva per giunta che il tenore era ammalato, che la donna non piaceva, che si erano fatte poche prove e che perciò egli correva rischio di perdere in un solo momento il frutto di tanti studi, di tante fatiche, di tante vigilie, di tante pene, di tanti fastidii. E non s’ingannava, perchè infatti due cose solo lo [p. 83 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 83 hanno salvato, cioè la presenza di una folla considerabile, che impose rispetto alla astiosa minoranza e la bontà del suo lavoro, che gli cattivò da bel principio le generali simpatie. La sinfonia, uno de’ pezzi più ’salienti dello spartito e per noi il migliore siccome quello che fu inappuntabilmente eseguito, fruttò una decisa ovazione, per cui il maestro Cortesi fu chiamato due volte all’onore del proscenio. In essa è rappresentata una breve azione mimica, che si vede come in sogno, il prologo, ossia l’antifatto che indirettamente dà, origine al dramma, unica novità, d’altronde, che il poeta ha saputo trovare nel suo insignificante libretto. Però anche senza questa azione mimica la sinfonia desterebbe egualmente un certo entusiasmo, perchè vi ha un adagio soavissimo, che proposto dai violoncelli si ripete e si sviluppa col concorso di tutti gli altri strumenti a corde; v’ha il canto degli studenti elegantemente ricamato; vi ha un allegro condotto con vigore e pieno di festività e di vita. Nel primo atto piacque l’aria del soprano; la ballata del tenore passò sotto silenzio, perchè il tenore essendo ammalato non potè farla sentire; piacque il valtz, ricco di motivi gai e spigliati, e piacque il canto degli studenti, quando la melodia piuttosto grave di esso, come lo sono in generale i canti popolari tedeschi, si fonde col detto valzer formando un elaborato e graziosissimo complesso: qui il maestro s’ebbe di nuovo una solenne chiamata e due ne ebbe dopo il duetto primo tra soprano e tenore, con cui termina l’atto. Nel secondo atto non è stato applaudito che l’adagio e la bella melodia del tenore nel finale, con una sola chiamata al maestro dopo calata la tela: ma il pubblico non ha potuto gustare la cavatina del baritono, perchè male eseguita; ha passato sotto silenzio il preludio alla scena seconda, che è un lavoro d’orchestra, e tutta la gran scena della sfida è stata rovinata dall’esecuzione. Il terzo è stato il più disgraziato, quantunque contenga il secondo duetto tra soprano e tenore, che tolta qualche lungheria, è uno dei pezzi migliori, non che la scena della conversazione, lavoro ardito assai, eppure ben fatto; ma causa una esecuzione infelice al calar della tela si mantenne fra gli astanti un profondo silenzio. Nel quarto piacque la scena del temporale, fu trovata un bel lavóro la preghiera del soprano, e qualche cosa di buono si rinvenne nella scena finale, per cui il maestro, non ostante qualche contrasto, fu chiamato ancora una volta al proscenio dopo calata la tela. Per completare la storia della serata dirò che due tele del Ronchi furono applaudite e che la messa di scena nulla lasciava a desiderare. Dirò poi che oltre la malattia del tenore vi era il canto monotono del baritono, il carattere brillante del basso trasmutato in un buffo, la. voce ingrata del basso profondo, l’insufficienza della comprimaria e del coro delle donne, che, fatto nuovo nella storia dell’arte, fecero mancare al maestro dal primo all’ultimo tutti gli artisti. Del resto il pubblico e in seguito tutta la stampa hanno compreso che La Colpa del Cuore è un bel lavoro, dettato secondo gl’intendimenti della scuola moderna e che rivela nel suo autore studio e talento a quando a quando abbelliti da freschezza d’immagini e da sentimentali melodie. Il Cortesi sente molto il grandioso; si compiace e riesce bene nel genere descrittivo: con qualche accorciatura e con una buona esecuzione La Colpa del Cuore piacerà dappertutto: e il suo autore con un libretto migliore e coll’avvantaggiarsi dell’esperienza detterà spartiti che arricchiranno il repertorio delle nostre maggiori scene italiane. Quanto al ballo Shakespeare non si poteva desiderare accoglienza migliore: vi furono applausi per tutti con replica di due ballabili. Musica parte buona, sebbene già sentita, e parte discreta: tele bellissime, vestiario sfarzoso, hanno largamente contribuito al suo buon successo. L’opera Un Ballo in maschera, questo capolavoro verdiano, veniva la sera di sabato scorso festeggiata al Regio anche in virtù d’una ottima interpretazione affidata alla Palmieri, al Prudenza, al Burgio, alla Lamarre (contralto), alla Brambilla, al Junca ed al Fiorini. Dopo domani va in scena Y Anna Balena, protagonista la Galletti. Al teatro Balbo ’piacquero gli artisti.maschi nell’opera Le Precauzioni: le donne, sebbene applaudite, lasciarono qualche desiderio. Pavia, 28 febbraio Sono in viaggio? sono arrivati? hanno fatto tappa al Cassinino o alla Torretta? Ecco la domanda che incontrandosi si scambiavano fra loro sulla fine del mese scorso gli irrequieti pavesi sul sospirato ingresso dei Lombardi, annunziati sempre, arrivati mai. Quando Dio volle s’è potuto finalmente udire la fanfara di questi benedetti Lombardi, i quali alla prima sera non ebbero buona accoglienza dal pubblico. Non vi dirò per filo e per segno tutte le peripezie per le quali passò questa opera dell’autore èeY Aida. I Lombardi (o per meglio dire l’impresa) dopo d’aver lasciato sul lastrico non so quante Giselde (se non erro, tra i Vespri e i Lombardi passarono nella lanterna magica sette prime donne — come le sette spiche, i sette peccati mortali, ecc.) — riuscirono a discendere senza rompersi i garretti, dalle scoscese rupi, cui il pittore delle scene aveva dato l’aspetto di schiuma di cucina. Devo dire netto e schietto ciò che penso, non so comprendere come il pubblico siasi mostrato tanto severo verso la sig.a Marangoni Fiorentini, per finire a tollerare la sig.a Modiano, che al canto corretto ( non lo si può negare ) univa.... una voce debole e spesso ingrata assai. In tutte le disgrazie ei deve essere un capro espiatorio. Era naturale quindi che a torto o a ragione, tutti i fulmini convergessero contro la povera Commissione teatrale, la quale è bensì composta di rispettabilissimi e intelligenti cittadini, presi a uno a uno, ma nel complesso ha tutta l’aria di un recitativo wagneriano, lungo come la quaresima, o la misericordia divina. Non parliamo de’ suoi tira-molla, in grazia dei quali non si previde e provvide a tempo, e si ebbero spettacoli sconci, bisogna proprio dirlo, nelle ultime sere di carnevale; sarebbe un gettar carta e inchiostro. Basti il dire che corre voce (sebbene mi sia stata data come oro di zecca, stento a crederla) che uno di quegli illustri, per accontentare basso e baritono che si contendevano il palio per far da Pagani (che tempi!), propose che il basso facesse da Pagano nel l.° atto e che il baritono vestisse poi la cocolla da eremita negli altri per finire a farsi ammazzare nell’ultimo atto. Passiamo sopra ai dicesi; il certo si è che la stillo^ data Commissione permise alla signora Modiano di omettere la Salve Maria deLl.0 atto, e ciò perchè, come sentenzia la Modiano, anche la Frezzolini non la cantava, e alle coriste di tralasciare il bello e caratteristico coro dell’harem del 2.° atto La bella straniera, ecc. Poiché parlo dei cori dirò che furono i soli tollerabili. Il bel coro: 0 Signore dal letto natio, ecc. piacque sempre, prima perchè sempre bello, poi perchè cantato bene. Al tenore Ponti qualcuno aveva augurato nell’opera precedente ponti d’oro.... perchè fuggisse, e non già perchè poveri di voce, ma sibbene perchè educato a quella scuola, che, come dice benissimo il sig. F. nel dotto suo articolo della Gazzetta sul nuovo lavoro del Cav. Panofka, cerca di far accettare al pubblico gli urli come la più pura manifestazione dell’arte. Eppure nella seconda opera il Ponti seppe correggersi un po’ (dico un po’) dalla smania di sbraitare e farsi qualche volta applaudire. In quest’opera la così detta messa in scena fu molto meno sconcia che nella precedente, e in qualche parte discreta. Non so tacere del completo successo ottenuto dal simpatico e valente Direttore Rapperti, a cui era affidato l’incarico di eseguire lo stupendo a solo di violino nel famoso terzetto dell’atto terzo e di condurre felicemente in porto il terzetto stesso. Un religioso silenzio precedeva le prime battute e regnava fino alla fine, e dopo scoppiavano applausi vivi e di buona lega. I Crociati Lombardi, superate le prime noje dell’aria non troppo fina di Pavia, si trovarono per tanto bene qui che hanno voluto invadere un po’ di quaresima. Ora son partiti. [p. 84 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO È sempre viva la speranza cire il celebre tenore Fraschini, nostro concittadino, mantenga la promessa fatta di dare nel teatro che porta il suo nome alcune rappresentazioni a benefìzio della nostra società operaja. Ora s’è attendata al Fraschini la compagnia drammatica Ferrante Olivieri. VT’ai’ig’i, 7 marzo. Finalmente! Il teatro Italiano apre domani sera le sue porte al pubblico impaziente. N’era tempo! La sala Ventadour è tanto alla moda, che l’eletta gente assuefatta ad occupare i palchetti e le sedie vi affluirebbe, quand’anche la tela restasse abbassata. Vi si va come ad una sala di danza, meno per divertirsi che per farsi vedere. Bisogna vestirsi con eleganza, mentre negli altri teatri si va come si vuole. Al teatro Italiano la metà dell’attrattiva è nella sala, l’altra metà sulla scena, ed ancora quando v’è una cantatrice celebre. — Quest’anno il pubblico ei andrà tanto più facilmente che non sa dove passare la sera. Gli altri anni, a quest’epoca dell’anno, le feste da ballo si aprivano con una frequenza considerevole. Attualmente nessuno osa far danzare in sua casa. Appena gli stranieri possono avventurarsi a farlo; e l’incertezza dell’avvenire ne ha notabilmente diminuito il numero. Vi sono certamente delle riunioni serali; ma si fa un po’di musica, si conversa, si giuoca, non si danza più. Voglio dire che qualunque sia la compagnia di canto che avremo al teatro Italiano, non c’è paura che la sala resti a mezzo vuota. La prima rappresentazione, come vi ho già scritto, è fuori appalto e senza invio di biglietto ai giornali. L’introito è a beneficio della società feminea pel riscatto- delle provinole ancora occupate dai soldati prussiani. Il programma è copioso e molto svariato. Questa grande serata musicale si comporrà di due parti. Nella prima, che sarà aperta dalla sinfonia della Gazza Ladra, avremo l’aria di Nióbe di Pacini, il duetto dei Mulattieri di Masini, l’aria della Favorita, la romanza del Ballo in maschera, l’adagio del duetto della Semiramide, la romanza della Marta ed il duetto del Don Pasquale. La seconda parte, che s’apre con un preludio istrumentale, si comporrà di otto pezzi di musica, vale a dire un’aria della Traviata, il quintetto del Cosi fan tutte, un’aria del Don Giovanni, il terzetto del Matrimonio Segreto, un’aria del Barbiere, il Bolero dei Vespri Siciliani, il quartetto del Rigoletto e la preghiera del Mosè, cantata da tutti gli artisti e dai cori. Le cantatrici sono l’Alboni, la Penco, la Ramirez, la Sanz e la Rossetti. I cantanti, Gardoni, Delle Sedie, Verger, Urio, Mercuriali ed i cori. Sentiremo dunque Cimarosa, Mozart, Rossini, Pacini, Donizetti, Verdi, Masini e Flotow; un vero mosaico! La vera prima rappresentazione avrà luogo sabato prossimo 9 corrente, con la Traviata, che sarà cantata dalla signora Ramirez, esordiente per Parigi, da Gardoni tenore e Verger baritono. Auguriamo buona fortuna a questo coraggioso tentativo, ma non volendo farci troppo illusione, continuiamo a dire che questa breve stagione di primavera non offre sufficienti elementi di successo per assicurare le sorti del teatro Italiano. La vera stagione comincierà l’autunno prossimo, ed allora se l’impresario non si sarà assicurato di concorso attivo di eccellenti artisti, sarà una trista speculazione la sua. Non dico che il pubblico non andrà al teatro; ripeto che vi andrà a qualunque costo e con qualsiasi spettacolo; ma lo farà a malincuore e ne uscirà malcontento. Peccato, veramente peccato che questo teatro abbia così fatalmente a declinare! Ove sono i suoi fasti d’altravolta, quando Bellini scriveva per esso i Puritani e Donizetti il Bon Pasquale? Queste opere hanno sopravvissuto ai loro autori, ed il teatro pel quale furono scritte è andato sempre più deteriorando! Vorrei parlarvi delle altre scene liriche di qui, ma esse davvero non offrono alcuna novità. Eternamente lo stesso spettacolo. Qualche volta la colpa è dei direttori, ma bisogna confessare che i compositori di musica han pur essi il loro torto. Perchè si attardano tanto a scrivere un’opera? Si direbbe che tutti vogliono imitare la lentezza e la prudenza esagerata di Meyerbeer, e serbare aneli’ essi la loro Affricana in portafogli. Da anni ed anni sono a scrivere sempre le’ stesse opere. Ogni volta che incontro Ambrogio Thomas, Vittorio Massé, Gounod, Merme e che domando loro se lavorano, mi rispondono inevitabilmente che si occupano della loro opera. Thomas non ha ancora finita la sua Francesca da Rimini, Massé non è pronto con Paolo e Virginia, Merme lavora da gran tempo alla sua Giovanna d’Arco, e cosi tutti. Se Verdi avesse dovuto impiegar cinque o sei anni a comporre Y Aida, il Viceré d’Egitto avrebbe cambiato pensiero. Scrivendo non più che una battuta al giorno, i maestri che ho citato più sopra, avrebbero dovuto terminare il loro spartito. Non c’è più che Offenbach che scriva rapidamente. È vero che non è francese. Ecco perchè qui ridevano di Donizetti chiamandolo improvvisatore. Ma questo improvvisatore ha lasciato qui la Favorita, la Figlia del reggimento e il Don Pasquale senza parlare della Lucia, le quali opere tutte sono ancora al repertorio e si cantano ogni anno. Non è cosi di quelle de’compositori francesi, o almeno della maggior parte di essi. Mettono sei anni a scriverle; sono rappresentate durante sei mesi; poi spariscono dal cartello e non vi ritornano più, salvo rare eccezioni. Qui tutto è moda. In questo momento la voga, se posso impiegar questo solecismo, è per le serate o mattinate musicali a beneficio della società pel riscatto del territorio. Le- mura sono tappezzate di cartelli e cartelloni d’ogni colore. Ognuno vuole contribuire alla liberazione del paese... facendo anche il proprio interesse, vale a dire intrattenendo il pubblico della propria individualità. E una specie di reclame sotto colore di patriottismo. Non importa; se raggiunge lo scopo di riunir quattrini per pagare l’ingente debito contratto verso gli Alemanni, tanto meglio! Qualche volta nullameno non posso a meno di sorridere nel leggere che tale o tal altro oscuro o ignoto compositore di musica pubblica una romanza o una polka, «il cui prodotto sarà a beneficio del riscatto delle provincie occupate». Non se ne vende un solo esemplare, ma la reclame è fatta, e lo scopo principale è ottenuto. Un compositore ha pubblicato una contraddanza di cui ha fatto tirare diecimila esemplari, dicendo in un annunzio che può versare cosi 10,000 franchi nella Cassa della società per la liberazione del territorio. Ma dei diecimila esemplari, quanti ne resteranno all’autore? Hic punctus. P p Londra, 4 marzo. Gli eventi musicali -della settimana ultima sono rimarchevoli non tanto per numero quanto per eccellenza. Questo fatto prova che la gran stagione fashiondble è già cominciata, e, cosa notevole, cominciata in quaresima — nella quarantina della penitenza. Non aspettatevi però d’udire di trattenimenti privati in gran scala o di balli prima di Pasqua, poiché nessun buon inglese oserà mai violare le leggi dell’uso, le quali impediscono di divertirsi durante la quaresima. La solenne celebrazione nazionale del 27 ultimo ha fatto anticipare la gran stagione, portando nella metropoli, un mese almeno innanzi T epoca ordinaria, tutto il fiore della società. Il giorno 27 febbraio 1872 segna una gran data nei fasti della nazione, poiché ricorda il più grande trionfo, che un sovrano abbia mai avuto sul cuore d’un popolo. Non fu tanto una solennità religiosa quanto una solennità politica. L’interesse pubblico non era tanto nel Te Deum, che cantavasi nella Chiesa di S. Paolo per la guarigione miracolosa dell’erede del trono, quanto nella famiglia reale; la quale, a dispetto di tutto quello che dicesi in contrario, rappresenta fedelmente, anzi fedelissimamente le aspirazioni del paese, al segno che l’uno e l’altro si confondono. L’eroe musicale del giorno nella Chiesa di S. Paolo fu il si [p. 85 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 85 gnor Goss, il quale compose il Te Deum e un Inno per l’occasione. Le composizioni del Goss parea che avessero data soddisfazione generale, ma dal seguente estratto d’un articolo risulta che l’opinione dell’uditorio non è quella del Times. Il Times scrive: «Il servizio non fu troppo lungo, ma quando il mondo ha tanti abili compositori di musica sacra, perchè esser condannati, nell’occasione di una solennità di Stato grande senza pari, alle composizioni ufficiali dell’organista di S. Paolo? I Te Deum ufficiali sono fuori luogo quanto le odi ufficiali del poeta laureato Pye, che ne scriveva due per anno sopra Giorgio III. L’inno alla fine del servizio fu un po’ più d’effetto della musica che lo precedette, poiché la congregazione avendo le parole e conoscendone l’aria prese parte in esso fino a un certo punto. Ma in un edilìzio sì vasto non poteva essere apprezzata che musica famigliare.» Io non ho bisogno di dirvi che in questo caso almeno i giudizj del primo giornale del mondo lasciano molto a desiderare! Quelli fra i concerti della settimana, che sono principalmente degni di nota, sono due «concerti popolari» in St. James’s Hall: il primo di tre concerti di musica moderna da camera nella sala di Hannover Square; e il primo di una nuova serie di concerti in St. Géorge’s Hall sotto la direzione del maestro Wilhelm Ganz. Se vi dicessi che la musica italiana ha brillato in questi concerti, direi cosa non vera. Gli egregi promotori sono del tipo classico, e cercano il classico non in Italia, dov’è riconosciuto e apprezzato, e di dove si fa apprezzare universalmente, ma preferiscono cercarlo in Germania tra i più oscuri archivi musicali. Come sapete benissimo, gl’Inglesi sono buona gente, e sono sempre soddisfatti appieno, allorquando è dato loro d’ascoltare musica filosofica, che altri chiamano «classica», e ch’essi accettano ingenuamente come tale. La musica italiana, dicono, parla al cuore, mentre la tedesca s’indirizza alla mente; e gl’Inglesi, che da veri uomini pratici vogliono che la mente domini il cuore, preferiscono la seconda alla prima, sebbene la prima li diletti, e la seconda li faccia dormire! Però il maestro Ganz promette nel prossimo concerto, fra le altre belle cose, tre canzoni, inedite ancora, di Rossini. È nell’ultimo concerto di questo giovine maestro che la signora Camilla Urso ha fatto la sua prima comparsa questa stagione, come violinista, ed ha riportato uno splendido trionfo. Un trionfo tale che un giornale osserva nella sua piena soddisfazione che la signora Urso tocca il suo istrumento con tal maestria da far perdere ogni vestigio del sesso al quale appartiene, quasi fosse la sola donna violinista di gran merito. Il Musical Standard accenna a una proposta, che sarebbe stata fatta, di dare il nome del Verdi al massimo Teatro di Milano, e posso dire del mondo; ma io non so credere che T illustre autore dell’Aida vorrà permettere che il suo nome venga sostituito a un nome popolare in ogni angolo della terra. Tutti conoscono il teatro La Scala; e certo non tutti si rassegneranno a chiamarlo teatro Verdi. Il mondo, è vero, ai giorni d’oggi cammina a passi di gigante, ma le tradizioni rimangono e forse più scolpite che mai col volger degli anni. Una necessità da lungo tempo sentita era la formazione di una società letteraria e artistica per T avanzamento delle arti e per la protezione degl’interessi degli artisti e letterati inglesi. Ora è annunziato che simile società è in corso di formazione,. e il programma sarà pubblicato tra pochi giorni. Annesso a questo progetto è quello d’istituire un fondo artistico d’assicurazione con un capitale di lire sterline 250,000. I premi chè saranno pagati per T assicurazione d’opere d’arte sono per ottener compenso per le stesse in caso di perdita o guasto durante l’epoca, in cui sono esposte. I progetti sono eccellenti, e senza dubbio incontreranno generale favore presso coloro sopratutto cui riguardano più da vicino. ■G. J REGGIO (Emilia). Al teatro Groppi fu rappresentata la Linda di Chamounix di Donizetti con esito lietissimo. L’esecuzione fu piuttosto buona; ebbero applausi meritati la signora Munari-Cosmi. il basso comico Galli, il tenore Clementi e il basso Mola. Discreto il baritono Giurami. TRIESTE. Ci scrivono: Le rappresentazioni della Dinorah, andata in scena con esito lieto giorni sono, proseguono con successo sempre crescente. Emergono la signora De Murska che è cantante di raro merito, il tenore Minetti, che in questa opera non teme confronti, e il baritono Mottmo, che, guarito da una lieve indisposizione della prima sera, si fa applaudire vivamente, in special modo alla romanza dell’ultimo atto. BRUXELLES. La Società di musica si propone di eseguire al teatro la Monnaie, nella prima quindicina d’aprile, l’Elia di Mendelssohn. Il Guide Musical, che dà questa notizia, pronostica un successo straordinario, a giudicare da alcuni pezzi della stessa opera eseguiti testé dalla stessa Società, e soggiunge: «E meraviglioso il vedere con quale coscienza, con qual brio e con qual grazia le nostre signore dilettanti interpretano questa musica severa e magistrale che esige studi lunghi, pazienti ed aridi. >• In Italia non si ha alcuna idea di società musicali di questa natura, nè di signore dilettanti così appassionate e così arrendevoli. ANVERSA. La compagnia italiana diretta dal Pollini eseguì F Otello, ma non ottenne grandi trionfi. Tranne i conjugi Padilla, che sono due elettissimi artisti, gli altri esecutori furono trovati mediocri. I prezzi d’ingresso erano stati raddoppiati e l’introito passò le 5000 lire. LIEGI. Al teatro Reale ebbe buon esito una nuova opera comica in un atto: La Meunière de Saventhem. La musica del signor Michel non manca d’idee melodiche, ma è però scucita e rivela un principiante poco dotto delF istrumentazione e inesperto nell’adoperare le proprie fantasie. Ebbe applausi d’incoraggiamento. WEIMAR. La rappresentazione dei Nibelungen del maestro Ed. Lassen, fu un trionfo. Il compositore ebbe applausi e chiamate in gran numero. La musica dei Nibelungen farà il giro della Germania se i pronostici dei giornali non fallano. MADRID. La Dinorah fu eseguita stupendamente al Regio Coliseo dalla signora Ortolani, da Tiberini e dal basso Petit. Ottima l’orchestra. NUOVA-YORK. N Eco d’Italia del 21 Febbraio scrive:» Sabato sera all’Accademia di Musica presero parte nel Fra Diavolo le signore Van Zandt e Seguin, con un successo felice che divisero con Campbell e Hall. Il protagonista, signor Santley, fu obbligato di ripetere molti pezzi. Il perfetto affiatamento dell’orchestra e dei cori, e la decorosa messa in iscena, fecero del Fra Diavolo una superba rappresentazione.» — Il 4 corrente doveva incominciare il corso delle sue rappresentazioni la compagnia d’opera italiana di Max Strakosh, col Faust, in cui la Nilsson doveva fare la parte di Margherita. CADICE. La compagnia di Zarzuela iniziò felicemente il corso delle sue rappresentazioni: EI toglie de animas, nuova zarzuela, contiene bellissima musica, e fu assai applaudita. (Rimandiamo al prossimo numero la corrispondenza di Berlino giuntaci in ritardo ) [p. 86 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO SPIEGAZIONE DEL REBUS DEL NUMERO 8. Editore-Proprietario, TITO DI GIO. RICORDI. ^Tipi Ricordi — Carta Jacob. Oggioni Giuseppe., gerente. 0 0 0 0 0 0 — Stuttgard. Maria Rosner, cantante pensionata della cappella Reale, morì il 31 gennaio. — Lovanio. Ch. F. Fimman, musicante pensionato del 2.° reggimento dei lancieri, morì a 49 anni. Se indovini, sei a metà strada dal premio — Bologna. Lunedì passato, nella sala del teatro Comunale, ebbe luogo un concerto vocale ed istrumentale dato dal violinista Salvatore CataÌanotti. Vi presero parte la signora Osea Legramenti, ed i signori Costa, Crescentini, Candio e Branca. Furono eseguiti pezzi di Pruine,’di Donizetti, di V ieuxtemps, di Chopin, di Wagner, di Gomes e di Ketterer, e due pezzi dell’Aida, cioè la romanza per soprano e la romanza per tenore. La signora Legramenti e il signor Candio che furono interpreti delle due romanze furono applauditissimi e dovettero ripeterle. Meritarono lode tutti gli altri esecutori, in special modo il sig. CataÌanotti e il giovime maestro Branca che accompagnava al pianoforte. — Udine. Sabato 2 corrente le sale della Società Pietro Zorutti si aprirono ad un trattenimento musicale-danzante che riuscì splendidissimo. Nel concerto, che precedette le danze, furono eseguiti assai bene molti pezzi, fra i quali un duetto del Simon Boccanegra ed uno dell’AroIdo ed un inspirazione sulla Borgia per violino. — Monaco. Scrivono ali’Allgemeine Zeitung, che la convenzione stipulata il 20 giugno tra il Wurtemberg e la Baviera da una parte e l’Italia dall’altra, per la mutua protezione dei diritti delle opere letterarie e d’arte, è stata sancita dal re di Baviera, ed entrerà in vigore nella Baviera il 15 corrente, dopoché le ratifiche saranno state scambiate. — Parigi. Cesare Franck, organista della chiesa di Santa Clotilde, fu nominato professore che si ritira. d’organo al Conservatorio di musica, in vece di Benoist, Sig. Fed. Pag. — Udine. La Rivista Minima pubblicherebbe volentieri il vostro lavoro che non manca di pregi di forma, se il concetto non fosse troppo lieve; la forma della parodia ei è, ma la parodia, convenitene, non si saprebbe dove rinvenirla. Signor A. V. — Pavia — N. 113. Eccessivamente lungo, anche com’è ridotto. Signor P.... Bellavite — Padova — N. 630. Scegliete il premio, e avvertite di sceglierlo sempre contemporaneamen te all’invio delle spiegazioni. Signor E. Bon. — Livorno. — N. 118. Siete in errore credendo che ei avanzi tanto tempo da consacrare a simili calcoli. Signor M.... Roeder — Berlino. — N. 162. Al signor D.... spedimmo il pezzo desiderato. — Quanto all’affare Th non ei consta finora che sia avvenuta la vendita. Sig. Alberto Quantz — Gòttingen Non sappiamo di aver riprodotto l’articolo di cui parlate; siamo ad ogni modo lieti che questo equivoco ei abbia procurato il piacere della vostra lettera di cui apprezziamo i sentimenti. Per ciò che riguarda il Boscherini, bisogna che vi rivolgiate direttamente alla direzione di quel giornale, che soddisfarà senza dubbio la vostra dimanda; noi siamo nell’impossibilità di farlo. 0 0 0 0 0 Quattro degli abbonati che spiegheranno il Rebus, estratti a sorte, avranno in dono uno dei pezzi enumerati nella copertina della Rivista Minima, a loro scelta. Ne mandarono la spiegazione esatta i signori: E. Donadon (Milano), ragioniere Bonandrini Bernardo (Casnigo), E. Bonamici (Livorno), G. Orrù (Padova), Orazio Zunica (Napoli), Cesare A. Picasso (Pisa), G. Piccioli (Teramo), A. Guido Venini (Como), Citerio Amos (Bergamo), ing. Pio Pietra (Pavia), Angelo Gerosa (Como), Tarsis Conte Francesco (Milano), Alfonso Fantoni (Piacenza), Cesare Cavallotti (Vicenza), Pietro Bosio (Torino), B. Lopez-y-Royo (Lecce), Paolo Bellavite (Padova), Salvatore Botta (Sessa Aurunca), dottore Ragazzi Pietro (S. Felice), S. Saladini (Cesena). Estratti a sorte quattro nomi,riuscirono premiati i signori: Orazio Zunica, G. Piccioli, Salvatore Botta e Angelo Gerosa.