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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 83 hanno salvato, cioè la presenza di una folla considerabile, che impose rispetto alla astiosa minoranza e la bontà del suo lavoro, che gli cattivò da bel principio le generali simpatie. La sinfonia, uno de’ pezzi più ’salienti dello spartito e per noi il migliore siccome quello che fu inappuntabilmente eseguito, fruttò una decisa ovazione, per cui il maestro Cortesi fu chiamato due volte all’onore del proscenio. In essa è rappresentata una breve azione mimica, che si vede come in sogno, il prologo, ossia l’antifatto che indirettamente dà, origine al dramma, unica novità, d’altronde, che il poeta ha saputo trovare nel suo insignificante libretto. Però anche senza questa azione mimica la sinfonia desterebbe egualmente un certo entusiasmo, perchè vi ha un adagio soavissimo, che proposto dai violoncelli si ripete e si sviluppa col concorso di tutti gli altri strumenti a corde; v’ha il canto degli studenti elegantemente ricamato; vi ha un allegro condotto con vigore e pieno di festività e di vita. Nel primo atto piacque l’aria del soprano; la ballata del tenore passò sotto silenzio, perchè il tenore essendo ammalato non potè farla sentire; piacque il valtz, ricco di motivi gai e spigliati, e piacque il canto degli studenti, quando la melodia piuttosto grave di esso, come lo sono in generale i canti popolari tedeschi, si fonde col detto valzer formando un elaborato e graziosissimo complesso: qui il maestro s’ebbe di nuovo una solenne chiamata e due ne ebbe dopo il duetto primo tra soprano e tenore, con cui termina l’atto. Nel secondo atto non è stato applaudito che l’adagio e la bella melodia del tenore nel finale, con una sola chiamata al maestro dopo calata la tela: ma il pubblico non ha potuto gustare la cavatina del baritono, perchè male eseguita; ha passato sotto silenzio il preludio alla scena seconda, che è un lavoro d’orchestra, e tutta la gran scena della sfida è stata rovinata dall’esecuzione. Il terzo è stato il più disgraziato, quantunque contenga il secondo duetto tra soprano e tenore, che tolta qualche lungheria, è uno dei pezzi migliori, non che la scena della conversazione, lavoro ardito assai, eppure ben fatto; ma causa una esecuzione infelice al calar della tela si mantenne fra gli astanti un profondo silenzio. Nel quarto piacque la scena del temporale, fu trovata un bel lavóro la preghiera del soprano, e qualche cosa di buono si rinvenne nella scena finale, per cui il maestro, non ostante qualche contrasto, fu chiamato ancora una volta al proscenio dopo calata la tela. Per completare la storia della serata dirò che due tele del Ronchi furono applaudite e che la messa di scena nulla lasciava a desiderare. Dirò poi che oltre la malattia del tenore vi era il canto monotono del baritono, il carattere brillante del basso trasmutato in un buffo, la. voce ingrata del basso profondo, l’insufficienza della comprimaria e del coro delle donne, che, fatto nuovo nella storia dell’arte, fecero mancare al maestro dal primo all’ultimo tutti gli artisti. Del resto il pubblico e in seguito tutta la stampa hanno compreso che La Colpa del Cuore è un bel lavoro, dettato secondo gl’intendimenti della scuola moderna e che rivela nel suo autore studio e talento a quando a quando abbelliti da freschezza d’immagini e da sentimentali melodie. Il Cortesi sente molto il grandioso; si compiace e riesce bene nel genere descrittivo: con qualche accorciatura e con una buona esecuzione La Colpa del Cuore piacerà dappertutto: e il suo autore con un libretto migliore e coll’avvantaggiarsi dell’esperienza detterà spartiti che arricchiranno il repertorio delle nostre maggiori scene italiane. Quanto al ballo Shakespeare non si poteva desiderare accoglienza migliore: vi furono applausi per tutti con replica di due ballabili. Musica parte buona, sebbene già sentita, e parte discreta: tele bellissime, vestiario sfarzoso, hanno largamente contribuito al suo buon successo. L’opera Un Ballo in maschera, questo capolavoro verdiano, veniva la sera di sabato scorso festeggiata al Regio anche in virtù d’una ottima interpretazione affidata alla Palmieri, al Prudenza, al Burgio, alla Lamarre (contralto), alla Brambilla, al Junca ed al Fiorini. Dopo domani va in scena Y Anna Balena, protagonista la Galletti. Al teatro Balbo ’piacquero gli artisti.maschi nell’opera Le Precauzioni: le donne, sebbene applaudite, lasciarono qualche desiderio. Pavia, 28 febbraio Sono in viaggio? sono arrivati? hanno fatto tappa al Cassinino o alla Torretta? Ecco la domanda che incontrandosi si scambiavano fra loro sulla fine del mese scorso gli irrequieti pavesi sul sospirato ingresso dei Lombardi, annunziati sempre, arrivati mai. Quando Dio volle s’è potuto finalmente udire la fanfara di questi benedetti Lombardi, i quali alla prima sera non ebbero buona accoglienza dal pubblico. Non vi dirò per filo e per segno tutte le peripezie per le quali passò questa opera dell’autore èeY Aida. I Lombardi (o per meglio dire l’impresa) dopo d’aver lasciato sul lastrico non so quante Giselde (se non erro, tra i Vespri e i Lombardi passarono nella lanterna magica sette prime donne — come le sette spiche, i sette peccati mortali, ecc.) — riuscirono a discendere senza rompersi i garretti, dalle scoscese rupi, cui il pittore delle scene aveva dato l’aspetto di schiuma di cucina. Devo dire netto e schietto ciò che penso, non so comprendere come il pubblico siasi mostrato tanto severo verso la sig.a Marangoni Fiorentini, per finire a tollerare la sig.a Modiano, che al canto corretto ( non lo si può negare ) univa.... una voce debole e spesso ingrata assai. In tutte le disgrazie ei deve essere un capro espiatorio. Era naturale quindi che a torto o a ragione, tutti i fulmini convergessero contro la povera Commissione teatrale, la quale è bensì composta di rispettabilissimi e intelligenti cittadini, presi a uno a uno, ma nel complesso ha tutta l’aria di un recitativo wagneriano, lungo come la quaresima, o la misericordia divina. Non parliamo de’ suoi tira-molla, in grazia dei quali non si previde e provvide a tempo, e si ebbero spettacoli sconci, bisogna proprio dirlo, nelle ultime sere di carnevale; sarebbe un gettar carta e inchiostro. Basti il dire che corre voce (sebbene mi sia stata data come oro di zecca, stento a crederla) che uno di quegli illustri, per accontentare basso e baritono che si contendevano il palio per far da Pagani (che tempi!), propose che il basso facesse da Pagano nel l.° atto e che il baritono vestisse poi la cocolla da eremita negli altri per finire a farsi ammazzare nell’ultimo atto. Passiamo sopra ai dicesi; il certo si è che la stillo^ data Commissione permise alla signora Modiano di omettere la Salve Maria deLl.0 atto, e ciò perchè, come sentenzia la Modiano, anche la Frezzolini non la cantava, e alle coriste di tralasciare il bello e caratteristico coro dell’harem del 2.° atto La bella straniera, ecc. Poiché parlo dei cori dirò che furono i soli tollerabili. Il bel coro: 0 Signore dal letto natio, ecc. piacque sempre, prima perchè sempre bello, poi perchè cantato bene. Al tenore Ponti qualcuno aveva augurato nell’opera precedente ponti d’oro.... perchè fuggisse, e non già perchè poveri di voce, ma sibbene perchè educato a quella scuola, che, come dice benissimo il sig. F. nel dotto suo articolo della Gazzetta sul nuovo lavoro del Cav. Panofka, cerca di far accettare al pubblico gli urli come la più pura manifestazione dell’arte. Eppure nella seconda opera il Ponti seppe correggersi un po’ (dico un po’) dalla smania di sbraitare e farsi qualche volta applaudire. In quest’opera la così detta messa in scena fu molto meno sconcia che nella precedente, e in qualche parte discreta. Non so tacere del completo successo ottenuto dal simpatico e valente Direttore Rapperti, a cui era affidato l’incarico di eseguire lo stupendo a solo di violino nel famoso terzetto dell’atto terzo e di condurre felicemente in porto il terzetto stesso. Un religioso silenzio precedeva le prime battute e regnava fino alla fine, e dopo scoppiavano applausi vivi e di buona lega. I Crociati Lombardi, superate le prime noje dell’aria non troppo fina di Pavia, si trovarono per tanto bene qui che hanno voluto invadere un po’ di quaresima. Ora son partiti.