<dc:title> Gazzetta Musicale di Milano, 1843 </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Autori vari</dc:creator><dc:date>1843</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Gazzetta_Musicale_di_Milano,_1843/N._7&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20211116164041</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Gazzetta_Musicale_di_Milano,_1843/N._7&oldid=-20211116164041
Gazzetta Musicale di Milano, 1843 - N. 7 - 12 febbraio 1843 Autori variGazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu
[p. 27modifica]GAZZETTA MUSICALE
AH MO li. domenica
N. 7. 4 2 Febbrajo i 845.
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si
danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica
classica antica c moderna, destinati a comporre un volume
in i.° di centocinquanta pagine circa, il quale in
apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà AnDI
MILANO
> La musique, pur des inflexions vives, accentuées, et,» pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas»
sions. peint tous les tableaux, rend tous les objets,» soumet la nature entière à ses savantes imitations,
■ et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen■
timents propres à t’émouvoir. ■
J. J. Rousseau.
Il prezzo dcH’associazionc alla Gazzetta caUViito/ogia
classica musicale è dicITctt. Ausi. L. 12 per semestre,
ed ctTelt. Ausi. L. 14 affrancata di porlo fino ai confini della
Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale.
— La spedizione dei pezzi di musica viene fatta
mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti
dello Studio Ricordi, nel modo indicalo nel manifesto.
— Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio
della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omononi
N.° 1720; all’estero presso ì principali negozianti
di musica c presso gli Uffici postali. — ■ Le lettere, i gruppi,
ce. vorranno essere mandati franchi di porto.
I. Varietà’ Scientifiche. Le Dissonanze. - II. Critica
Musicale. Di un libro intitolato Lezioni d’Armonia, ecc. - III. Cenni Biografici. Parish-Alvars. IV.
Notizie Musicali Ditersr. Milano, Napoli, ecc.
- V. Dizionario Musicale Critico-Umoristico.
TARI ETÀ SCIENTIFICHE
ILE DISSOKASZE
rous ne choquez d’abord l’oreille
que pour la flatter ensuite plus
agréablement.
(Rousseau. Dict. de Musique.
Art. Dissonance).
L’armonia de’ suoni e delle voci non dovrebbe
ella essere una consonanza continua,
siccome la parola stessa sembra indicare? La domanda è onesta, tanto più
se vien fatta da certi filarmonici appassionati
d’una musica soave ed eguale, nemicissimi
delle settime, sebbene non sempre
pronti e leali nell’intonazione di quelle
terze e quinte che [tanto essi amano. La
domanda, ripeto, è onesta; ma prima di rispondere,
bisogna vedere se l’armonia possa
stare senza le dissonanze. Se è vero che
gli antichi non conoscessero il contrappunto,
o l’arte di accordare i suoni, quale noi
adoperiamo, è probabile, che la musica
loro nessun elemento contenesse offensivo
delle delicate orecchie; principalmente i
Greci, i cui suonatori erano inceppati da
molte leggi musicali dettate dalla politica.
Ma i moderni che in musica furono, come
sono, sèmpre liberissimi, che altra legge
non conoscono che il gusto de’tempi, ritrovalo
il contrappunto, di necessità dovettero
adottare le dissonanze procurando di
temperarle colle consonanze; il qual temperamento
è senza fallo uno de’ caràtteri
della musica moderna.
E qui bisogna soprattutto farsi un giusto
concetto dell’armonia, la quale altro
nou è che una mistura di accordi, tra’quali
contatisi le dissonanze; e poi pensar anche
bene di queste, e non badare al mal
augurato nome che portano. La dissonanza
non è una disarmonia, non essendo, nè
uno strillo, nè una stonazione, nè altra
musicale discordanza; non si può neppure
assomigliare ad uno di que’ peccali
di prosodia, o di que’difetti d’accento che
J alcuni rigidi censori vanno discoprendo
’ ne’ grandi poeti. La dissonanza è un ac}
cordo armonico come la consonanza, un
| elemento omogeneo del contrappunto, necessario
quanto ogni più soave accoppiamento
di suoni; e se per la sua nativa
durezza urla un tal poco l’udito, la colpa
non è sua, ma dell’arte, o dirò meglio, del
sistema armonico il quale non può farne
senza. E quando parlasi di sistemi non
bisogna essere tanto rigorosi, sapendosi
che errori, anomalie, irregolai’ità, e simili
dissonanze entrano in tutti, senza che essi
sistemi ne soffrano, anzi talora con vantaggio
de’ medesimi, e con lode di coloro
clic sanno spremere il bene dal male.
Ma a parlar poi schietto, nel fatto delle
dissonanze non si dovrebbe nè anche accusare
il sistema armonico, ma piuttosto
la natura de’ suoni che lo compongono, i
quali, dopoché dai moderni rinchiusi furono
dentro Voltava, siccome piante soffocale
in troppo angusto terreno, perdettero
mollo della loro forza nativa danneggiandosi
l’un l’altro per la troppa vicinanza.
Di qui provengono alcuni fenomeni armonici,
a’quali non sapendosi qual ragione
assegnare si dà il nome di misteri, parendo
ragionevole che la sciènza musicale
abbia pure i suoi. E veramente è miràbile
come una serie d’accordi, cominciando a
consuonare per i numeri -1, o, 5, si guasli
al.sopraggiungere del 7, del 9 e va dicendo;
e ciò dico nel genere diatonico, o
naturale; perchè negli altri generi questa
progressione di numeri dispari, e tanto più
nell enarmonico, riesce sopportevole sino
all’infinito. Ma gli accordi consonanti, dicono,
non possono essere che tre, la terza,
cioè, la quinta e l’ottava, la quale chiude
l’antico diapason. Rispondo che possono
essere più. e meno di tre, giacché vera e
perfetta consonanza non è che la terza,
come sola e vera dissonanza non è che la
seltima, quella appunto che fa abbrividire
molti de’ riostri dilettanti.
Questa settima, in cui tutte le altre dissonanze
si risolvono, è tutl’altro, come taluno
disse, che un vezzo rettorico de’compositori,
un suono eccentrico, accidentale
aU’arnionia. Allorché un orecchio sensibile
riposa sopra una soave triade armonica
(.a 3.a 3.° ) di tono maggiore,
quale mai disgusto dovrà sentire al sopraggiungere
d’un quarto suono, destinato a
cangiare il primo piacere in un secondo,
e questo in un altro, a farlo passare insomma
per la serie di tutti i piaceri? Ciò
appunto opera la settima, vero elemento
di transizione, causa di quella varietà che
infiora l’armonia al variar de’ toni. La settima
adoperata a questi passaggi appena ci
fa avvertiti di sua scabrezza, sia che comunichi
un po’ del suo amaro alle compagne, sia
che da esse medesime tolga alquanto di dolce;
perchè egli è indubitato che risultane un
tal quale temperamento che non può disgustare
altri che gli schifiltosi. In qualunque
modo poi adoperata, o per preparare,
o risolvere, od ingannare, od anche per
semplice ornamento, bisogna che abbia una
ragione sufficiente, e non cadali inaspettata,
inopportuna. quasi por far dispetto
alle orecchie delicate de’ filarmonici, sebbene
talvolta le settime sieno giudicate o
cattivi umori del maestro, od erroridi penna
o di stampa; il che sia detto non tanto di
queste, quanto di tutti gli altri accordi dissonanti,
o delle consonanze imperfette.
Tali essendo le dissonanze in forza del
sistema, vediamo un poco sé i primi cultori
dell’arte divenuta moderna potevano
scrivere i loro spartiti, quali si fossero,
schivando a tutto potere gli accordi dissonanti; perchè se non ni inganno, questo
caso debbe essere compreso nella proposta
quistione.
Le dissonanze esistevano nella musica
de’ Fiamminghi siccome risultali di combinazioni
armoniche da essi trovale per
via di matematiche applicazioni a un dipresso,
sebbene con molta diversa riuscita,
come sul principio del secolo scorso fece
il grande Tariini nel suo Trattato di musica
secondo la vera scienza dell’armonia.
Ma la musica fiamminga era piuttosto scienza
che arte, buona da leggere, non da udire,
piena di dottrina priva allatto di gusto. A
contemplare le carte di Fiandra nulla oravi
a dire; ogni nota a suo luogo, ogni accordo
rigorosamente condotto, le transizioni,
gl’inganni, le cadenze, le modulazioni
perfettamente ragionate; il complesso
poteva giudicarsi a vista armonioso, ma
guai alle orecchie un po’ delicate! Solo in
questo caso poteva l’armonia chiamarsi secondo
il Rousseau un ritrovato de’barbari.
E l’Italia clic a’ tempi de’Fiamminghi era
già uscita dalla barbarie, nè voleva ritrocedere,
riprovò quella musica scientifica,
e la riprovazione fu rettificata dai fulmini
del Vaticano, felicemente regnante papa
Marcello di questo nome secondo. Eppure
questa musica giustamente fulminata, siccome
selvatica, rozza, ingrata doveva a guisa
del linguaggio barbaro del medio-evo dar
vita alla più dolce favella. Ma per ottenere
questa lingua soave tre difetti dovevano
sparire, come altrettanti ostacoli alla buona
musica: la mania delle applicazioni ma- 1
tematiche, vizio che a’ tempi nostri si riprodusse
in altre scienze ed arti; l’abuso
delle dissonanze; e il difetto massimo di
qualche ingegno che sapesse dar vita alla [p. 28modifica]) vera armonia. La cosa non poteva farsi ad
) un tratto; ma il Palestrina, cantore di papa. Marcello, educato ne’ geroglifici fiamminghi
| la tentò, ed il suo tentativo fu poi causa
che altri coll andar del tempo cooperassero
all’impresa, e la compissero. Ma che si fece
allora a benefizio de’timpani sconquassati?
Dal barbaro contrappunto fu cavato il meglio
(che del buono era vene senza dubbio);
fu posto freno agli abusi, dato bando ai
numeri insignificanti, ritenute le dissonanze
più ragionevoli; e confinata tutta la vecchia
scienza nei banchi delle scuole, dove
continuò a vivere lunghi anni; uria più naturale
e discreta armonia si udì con una
nuova cantilena. o melodia alla quale- i
compositori di Fiandra non avevano mai
pensato. L’innovazione fu felice perchè
non distrusse ma corresse,ritenne il buono,
lasciò il cattivo; e la musica da scienza
astratta ed insopportabile, senza abbandonare
le dissonanze, ritornò arte bella, con
piacere dei dotti, e degl’indotti.
(Sarà continuato) Prof. G. B.
CRITICA MUSICALE
Di un libro intitolato! Lezioni «l’Armonio
serittc da Bloni:vno IJi auhi
vicentino, per faeilitare Io tttu«!io
del Contrappunto. Terza e«iizione.
Konia «lai tipi «li Asgki.o Ajhi. 1841.
(Fedi i fogli di questa Gazzetta N. 52, Anno primo,
1. 3 e 5 Anno secondo).
La Comunanza de’suoni è per il signor
Quadri ciò che dicesi più comunemente
Concatenazione armonica. Secondo lui,
essa ha per norma la seguente: «Due accordi
sono sempre ben concatenati fra loro
quando la nota fondamentale del primo
scende di terza o di quarta o di quinta,
onde incontrarsi sulla nota fondamentale
del secondo accordo». Alla quale potrebbesi
fare un supplemento, dicendo che,
quando la nota fondamentale discende di
sesta, o (che torna allo stesso) sale di terza,
ha egualmente luogo la concatenazione,
siccome, esempigrazia, in questi due accordi,
La-Do-Mi e Do-Mi-Sol, in cui sono
comuni i due suoni Do e Mi. Ma lasciamo
di questa cosa: domandiamo piuttosto al
sig. Quadri a che serva la ì-egola da lui
prescritta. Egli risponderà: onde avere un
mezzo sicuro di poter prolungare od abbreviare
il passaggio, come più aggrada.
Al che io replicherò: come otterrete questo
mezzo sicuro della comunanza de’ suoni?
La sola risposta plausibile ch’ei possa
darmi, è questa: Che la comunanza dei
suoni stabilita nei tre movimenti di Basso,
sopra, indicati, serve sempre a concatenare
fra di loro gli accordi perfetti senza timore
di errare; e che in conseguenza,
per trovare delle buone successioni di accordi, altro non si richiede se non che
dalTuno all’altro di essi vi sia almeno un
suono comune. Or bene, sia il seguente
Partimento del P. Mattel; che è quel medesimo
che costituisce la -161.’«a ed ultima
figura delle Lezioni d’Armonia:
]| Questo Basso è numerato secondo Finii
dicazione del basso fondamentale sottopo|
stovi; il quale, collimando appuntino con
la regola soprascritta, ed essendo tale quale
potrebbe escire dalla penna di un princi:
piante istruito da essa regola, dovrebbe
i somministrare un accompagnamento regoI
lare e di buon effetto. Anzi, affinché il sili
gnor Quadri non abbia nulla a ridire, io
ho voluto assecondarlo esattamente anche
nelle due ultime regole eli’ egli prescrive
in questo articolo, nel caso che uno degli
accordi concatenati fosse rivoltato; e sono
queste: “
«Si potrà dare 5-5 alla prima nota, e
«3-0 alla seconda nota quando il basso
«resta fermo, scenda di grado, scenda di
«terza».
«Si potrà dare invece 5-6 alla prima
«nota, e 5-5 alla seconda nota, quando
«il basso sale di quarta, sale di terza, sale
«di grado».
Queste prescrizioni sono esattamente osservate
nell’accompagnamento apposto al
citato partimento. La successione degli accordi
vi è regolare? l’effetto che ne risulta,
è buono? Certamente, no. Dunque?
Dunque la comunanza de’ suoni è un’inutilità.
Ecco il medesimo partimento accompagnato
con la numerica del suo illustre autore:
tei
II tsrzo mezzo proposto dal sig.^Quadri
per effettuare il passaggio da un tuono all’altro,
è quello delle note sensibili. Gli
accordi sensibili, come quelli che ordinariamente
racchiudono in sè due note caratteristiche
del tuono, occupano un posto
della massima importanza nella modulazione:
epperò sembra che qui più che altrove
l’autore avrebbe dovuto estendei-e i
suoi ragionamenti. Ma no: come per seguire
un metodo di compensazione, e per
riscattare il tempo perduto nella spiegazione
dell’inutile mezzo che ho esaminato
dianzi, e di un altro che fra poco esaminerò,
egli rimanda il lettore alla sesta lezione,
nella quale dice di aver estesamente
analizzato l’uso degli accordi sensibili, ma
effettivamente, per ciò che riguarda la modulazione. non ci ha insegnato altro che
a passare dal tuono di Do a quello di Sol,
e da quest’ultimo ritornare al primo.
Col quarto mezzo l’autore ci avverte che
«nel concatenare gli accordi spesso oc«corre rendere minore l’accordo che era
«maggiore e viceversa»; il che, praticandosi
mediante l’uso degli accidenti, egli
chiama cambiamento di segni accidentali.
«Questo mezzo» soggiunge «si pratica
spesso per ottenere maggiore relazione fra
l’accordo in cui si è. e quello a cui si mira
di passare poco dopo». Togli la parola
spesso, e cambia la parola accordo in quella
di tono: il resto va bene e questa è buona
regola.
Nell’articolo che riguarda la Differenza
delle terze, sta scritto: «Havvi il caso che
«si possa far succedere due accordi perii:
fetti anche se non abbiano suoni comuni,«ciò è sempre praticabile quando la pri«ma terza nei due accordi sia di diversa
«natura. Cosi l’accordo maggiore potrà
«essere seguito da uno minore, e vice«versa, quantunque non siavi comunanza
«di suoni». Fin qui va benissimo. Ma
seguitando, si legge: «Se i due accordi
«sono minori tutti due, si succedono sem- |
«pre regolarmente; se sono maggiori en- <
«trambi, riescono alquanto duri» (non f
mi pare). «Viene però il caso di prali«care anche questi». Spremendo ben
bene il succo di questo discorso, l’autore
ha voluto dire.... Nulla. Diffatto, a che
serve il notare questa differenza delle terze,
quando, differenza o non differenza, tutto
riesce a buon fine? Egli è vero che dopo
ciò, ci raccomanda di badare a dispor bene
le parti, per coprire la pretesa durezza
delle due terze maggiori: ma anche questo
suggerimento è inopportuno, giacché
non solamente nel caso delle terze maggiori,
ma in tutti gli altri la disposizione
delle parti dev’essere buona, chi vuole schivare
massimamente gli errori di quinta e di
ottava consecutiva. E ciò è tanto vero che
10 stesso sig. Quadri, negli esempi da lui
addotti, fa scorgere la medesima disposizione
di parti (sebbene in diversa posizione)
fra i due accordi, Do-!Ui-Sol e ReFa-La,
dove le terze sono differenti, e fra
gli altri due, Do-Mi-Sol e Re-Fa§-La,
dove le terze sono maggiori amendue. Questo
mezzo pertanto si può appaiare con
quello della comunanza de’ suoni; e tanto
più che, dove pure ciascuno considerato
separatamente, avesse un valore, non mancherebbero
di distruggersi a vicenda, quando
si mettano in confronto l’uno dell’altro.
Imperciocché in forza della comunanza
de’ suoni, come s’è veduto, si verrebbe a
stabilire che gli accordi si succedono regolarmente
quando il loro basso fondamentale
discende di terza, di quarta, di quinta
e di sesta, o (che torna allo stesso) quando
sale di sesta, di quinta, di quarta e di
terza e in forza della cosi detta differenza
delle terze, il basso fondamentale potrebbe
regolarmente salire di settima e di seconda;
11 che equivale al dire che comunque procede
il basso fondamentale procede sempre
regolarmente; e in conseguenza, qualunque
sia la successione degli accordi,
sempre produce buon effetto.
La successione delle seste è la notissima
progressione di accordi di terza e
sesta. Il signor Quadri non fa che definirla.
Chi sa dirmi l’utilità che si può ricavare da
tale definizione a prò dell’arte di modulare?
Efifli è da oltre vent’anni che si è riconosciuto
in teoria che, mediante un solo
accordo di terza diminuita si può passare
ad otto tuoni diversi, i quali possono essere
ciascuno di modo maggiore o minore.
Così, per esempio, con l’accordo Sol§-SiRe-Fa
si può passare a La maggiore o minore,
considerando il So/$ come nota sensibile
del tuono di la: e con questo medesimo
accordo si può passare a Re maggiore
o minore, considerando lo stesso vo/$
come quarta alterata del tuono di Re. Di
maniera che. trasformando col mezzo dell’enarmonia
l’accordo, Sol§-Si-Re-Fa negli
accordi Si-Re-F’à-La^-Re-Fa-La^-Doy, e
mi# -Sofy-Si-Re, ne seguita che le risoluzioni
che si possono dare a un medesimo accordo
di settima diminuita (senza contare le risoluzioni
per inganno) sono sedici. Il nuovissimo
trattato del signor Quadri riduce
tali risoluzioni al numero di otto, tutto
compreso. Parlando poi dalle transizione,’
enarmonica col mezzo dell’accordo di s
sta eccedente, il signor Quadri dice che f
l’accordo Sol-Si-Re-Miì appartiene al tono ‘
di Faì,: conseguenza necessaria dell’errore j
dimostrato nel mio articolo III, quando ho ( [p. 29modifica]) parlato dell’accordo di sesta eccedente.? Quindi, trasformando l’accordo Sol-Si-Iie,
iS/| in Sol-Si-Re-Fah, dice che con questo
1 mezzo si può passar^ al tonò di Do maggiore,
senza far parola del medesimo tono
di terza minore, a cui si può fare il passaggio
egualmente.
Resta l’ottavo ed ultimo mezzo. Applicare
ad una stessa nota del basso più numeriche
diverse, equivale a fare un seguito
di accordi diversi, aventi la nota più grave
comune a tutti. Questo mezzo riescirà infecondo,
finché non si avrà una norma per poterlo
praticare con sicurezza di riescila. Tale
norma non è pur accennata nel libro del
Quadri, se già non si vuole supporre che
ella sia una conseguenza delle regole date
nell’articolo della Comunanza de’ suoni.
In tal caso mi pare di aver detto quanto
basta, perchè il mio lettore sia in grado
di pronunziare un giudizio sul cambiamento
di numerica ad una stessa nota.
A mio avviso, per insegnare a modulare
convenientemente,è necessario: i.u far conoscere
lutti i mezzi, per così dire, materiali
che somministra l’armonia, per passare da
un tono ad un altro qualunque, e da un
modo all’altro; 2.u dimostrare i luoghi opportuni
per usare piuttosto degli uni che
degli altri mezzi conosciuti: perciocché le
modulazioni, dall’essere stabili o passeggiere,
si fanno procedendo con un metodo
diverso; o.u dimostrare i luoghi opportuni
per le modulazioni medesime: perciocché
il carattere, la lunghezza e le proporzioni
delle diverse parti di un pezzo di musica
influiscono all’uso acconcio delle modulazioni.
Questo è quanto hanno fatto con
maggiore o minor riescita i musurgisti didascalici
classici. Il signor Quadri, che ha
e»li fatto? Passando sopra ogni altra cosa,
egli ci propone a tal uopo otto mezzi, dei
quali tre non si riducono ad essere che un
inutile cicaleccio; due hanno che fare con
la modulazione quanto il gennajo con le
more; e i tre rimanenti, quale sviluppato
per metà, quale appena sbucciato dal suo
guscio, e quale semplicemehte accennato.
Insemina, ecco in brèvi termini ciò che
s’impara di relativo all’arte di’ modulare
in questa lezione del Quadri: a passare
dal tono di Do a quello di Sol per mezzo
della producente di quest’ultimo, e col
mezzo analogo ritornare a rfo; a rendere
minore la terza del tono di Do maggiore
per accostarsi a quello di Lab’, e a passare
in quattro tuoni diversi coll’uso dell’accordo
di settima diminuita, e in due con
juello di sesta eccedente. Qui sta tutto.
J certo che se di tanto e non più si abbisognasse
per conoscere addentro la modulazione,
io sarei quasi per unirmi col
signor Quadri a dire che lo studio delP
armonia è una scienza certa, facile e
breve.
Che se taluno credesse che nella specie
di appendice annessa a questa lezione vi
fosse quanto basta a riempire l’immensa
lacuna lasciata, seguirà subito il disinganno,
quando si sappia che tale appendice non
verte che su tre punti. E il primo è un’accusa lanciata (non giustificata, secondo
il solito) dall’autore contro tutti i trattati
di musica, i quali, al dire di lui, non racchiudendo
quella serie d’idee legate una
con l’altra, da cui risultino presenti alla
mente dello studioso tutti ad un tempo i
diversi rapporti di ogni combinazione,
non hanno mai saputo evitare lo scoglio
che s’incontra nell applicare alla pratica
i precetti teorici della modulazione: quasi
che egli da questo lato non avesse lasciato
nulla a desiderare. L’altro punto consiste
nel segnare una norma allo scolare, affinchè
questi sappia valersi degli otto mezzi
indicati; la quale è di cominciare a battere
un accordo, e poi servirsi o della prossimità
dei suoni, o della comunanza degli
stessi, o di note sensibili, ecc. ecc., che
sempre con l’uno, o l’altro di questi mezzi
troverà il secondo accordo come più gli
piace, e poi il terzo, il quarto, e cosi di
seguito finché giunge al punto prefisso con
quel numero d’accordi, che vuole. E a chiarire
questa norma, seguono quattro esempi
molto conseguenti al metodo tenuto nel
segnarla. Per ultimo, esortando lo scolare
a ricercare l’ultimo grado di perfezionamento
intorno alla materia discorsa
in questa lezione, iu Haydn e in Durante
(ottimo consiglio; ma, secondo me, bisognerebbe
farlo precedere da un altro), propone
la seguente forma generale di ogni
componimento: «Ogni pezzo di musica
cominci in un dato tono; da principio
percorra il circolo dei toni relativi sciogliendo
quello che più aggrada; iu seguito
si estenda ad alcuno dei più lontani, e
da questi poi ritorni di bel nuovo nel
tono da cui ha cominciato.»
E dopo una breve riflessione su questa
forma generale, passa alla lezione nona,
di cui ini occuperò nel prossimo articolo.
(Sarà continuato)
Luigi Rossi
CENAI BIOGRAFICI
a»A85ilS3B-AB.’VAl«S
Questo principe de’ sonatori d’arpa nacque nel febbraio
del 4SIU a Teignmorcth in Dcvonsliirc, ove suo
padre era organista. Cominciò l’anno 4S20 i suoi studj
sotto Bochsa, andò nel 1828 in Italia ove studiò il canto
e la composizione sotto Guglielmo c jLcidcsduf a Firenze.
Tornò nel 4830 in Inghilterra, da dove si recò a
Amburgo, nella Danimarca c Svezia dando concerti da
per tutto, e sonò a Cale a Copenhagen c Slockolma.
Visitò in appresso Pietroburgo e Mosca, ove parimenti
diede concerti. Di là recossi a Constnntinopoli. c suono
due volte in presenza dei Sultano. Nel 1832 visitò l’Austria,
l’Ungheria, la Svizzera e Ja Francia, andò in compagina
del rinomato Ficld iu Italia, passando per la,Svizzcra.
Due anni dopo andò a Monaco, indi a Vienna,
dove sotto i maestri Scchler e Scyfricd studiò con zelo
il contrappunto c la Fuga, c fu scritturalo in qualità
di primo arpista per gli A ioli nell’I. 11. Teatro di
Corte, avendo ottenuto la più distinta accoglienza da
parte del pubblico. Circa questo tempo compose molte
cose per arpa c per l’intera orchestra, eseguite ne’ pubblici
concerti e nell’I. R. teatro di Corte, accolte con
unanime applauso. Nel 1841 diede concerti nelle varie
capitali della Germania, tornò verso il line d’aprile per la
via dell’Olanda in Inghilterra; ove ebbe l’onore di prodursi
a Londra m presenza di S. ìli. dandovi iu oltre
varj concerti pubblici.
li signor Parish-Alvars pubblicò varj componimenti
per arpa con nuovi effetti c combinazioni, c gli riuscì
con indefesso zelo di portare il suo istrumcnto a quel
alto posto clic merita per la sua capacità armonica e
natura poetica.
Durante il suo soggiorno nella Turchia c nell’Asia
Minore, egli fece una collezione di musica orientale, che
pensa di pubblicare.
Entusiasmato deli’ arte sua, c contando appena 33
anni d’età, egli viaggiò già l’intera Europa, e tornò con
un ricco tesoro di musicali cognizioni.
Sin qui il Dramalic and Musical Jìeview, al che aggiungiamo
che il signor Parish-Alvars sposò a Vienna
la sua allieva, la nota arpista Melania Lòwy, figlia del
prof, di musica di tal nome all’I. R. Conservatorio di
Musica Viennese, e, come venne già indicato in questi
colla sua sposa, c coi di lei
fogli, egli intraprese or or.
fratelli Carlo c Ricardo, u
mania settentrionale.
viaggio artistico nella Gcr(Gazz.
Mus. di Vienna.)
NOTIZIE MUSICALI DIVERSE
n conside
— Milano. Evcrgctc Martini è stalo nominato n
stro di corno all’1. lt. Conservatorio di musica.
Forse al momento in cui si stampa questo io "
verano le splendide predizioni fatte sull’esito di
Opera di Verdi da coloro clic ebbero a pregustarne k
lezze assistendo alle prove di orchestra. Siamo ansiosi ui
potere unirc|lc nostre felicitazioni a quelle clic il pubblico
compartirà al valente autore del Nabucco c dei Lombardi
alla prima Crociala.
— Napoli. I giudizj de’ Viennesi c de’ Parigini sulla
Linda di Chamounix vennero pienamente confermati
dal nostro pubblico clic trovò deliziose c di pretto stile
italiano le cantilene di questo applaudito spartito,anche
per l’isiromcniazionc c per l’armonia d’annoverarsi
fra i migliori del versatile Douizcllj. Chi non ha udito
la Tadolini nella bellissima c difficile parte di Linda
non può farsi un’idea della perfezione c soavità del suo
canto. Coletti pure vi emerse. Recò singolare sorpresa
il coro de’ Savoiardi a meraviglia eseguito da 20 ragazzi,
il maggiore de’ quali forse appena tocca i dicci anni. La
Linda, come ogni altra opera, per produrre tutto il suo
effetto richiede una precisa, animata c completa esecuzione;
fra i teatri italiani ove finora venne rappresentata
il nostro solo può gloriarsi di aver corrisposto ad ogni
esigenza sotto un tale rapporto.
— Torino. Il Reagente, nuova Opera di Merendante,
al par delle Illustri Rivali c del Bravo è specialmente
notevole per T imponente sviluppo degli effetti armonici
isiromcntali de (inali il profondo Direttore del Conservatorio
di Napoli si compiacque far isfoggio col più splendido
c vigoroso artifizio scientifico. Basterebbe udire la
Sinfonia od i due finali del nuovo ben elaborato spartito
per esser pienamente convinti clic a Mcrcadame si
compete il più ragguardevole posto fra i moderni compositori-contrappuntisti
de’ teatri italiani. Oltre i (re or
cilali pezzi devesi far menzione di due belle arie c di
due drammatici duetti. L’illustre maestro ottenne sulle
scene torinesi uno de’ più luminosi trionfi: ogni brano
del suo lavoro alla prima rappresentazione fu clamorosamente
applaudito. Fra i cantanti Fornasari c Salvi non
che la Malvalli c la Bcndini ebbero i primi onori, tulli
però contribuirono al successo del Reggente, iodata
tragedia lirica di Cammarano, la cui uliima scena si
rassomiglia all’altra più affettuosa della Lucia.
— Piacenza. La sera del 2S gennaio fu accolta favorevolmente
la partitura espressamente scritta del giovane
maestro Bcsanzon, intitolala liuy Blas.
— Vienna, il 28 p. p. gennaio (serata della prima
donna Lutzcr) fu data per la prima volta in lingua tedesca
la Lucia di Lammormoor. L’uditorio era di tutt’i
gusli, scuole c parlili, c ciò malgrado, quasi tutto
fu applaudito, c il sestetto venne ripetuto.
— Praga. Il concerto dato dal sig. Parish-Alvars nella
Sala Plattcys fu coronato del maggior successo. Egli
suonò due fantasie su motivi del Mosi c della Lucrezia
Rorgia, inoltre colla sua consorte, nata Lowy, un
duetto per arpa c pianoforte composto da lui c da Czcrny.
I fratelli Lcwy, già noti in questa capitale, si produssero
anch’eglino (la gazzetta non dice su clic islromento)
con molto applauso.
— Lipsia. Fra poco sarà aperto qui un apposito Conservatorio
di musica, I professori nominàtivì sinora da
S. M. sono: i signori Mcndclssohrl’, Huustmami, David,
Schiumimi, Pohlenz, Becker.
— Weimar. Liszt fu nominato maestro di cappella
straordinario di questa Corte.
— Pietroburgo. Qui fa grande sensazione un’opera
nazionale del maestro Michele Glmka, il quale studiò la
musica in Italia, c merita il nome del Bellini russo. Il
titolo dell’opera è: Ruslan e Lindmilla.
— La più recente Opera: il PFildschtttz (cacciatore) fu
dala già varie volte col maggior successo in Germania. Il
maestro Lorzing, autore del libro c delia musica, seppe
trasmutare il Rehbock (capriuolo) di Kotzcbuc con granile
abilità in un’Opera. La musica n’è piacevole c facile,
senza palesare profondità di sentimento. L’Opera insomma,
merce delle situazioni comiche e musica analoga,
diverte e produce un buon effetto.
— il figlio minore di Mozart inviò a S. M. il Re
Luigi Filippo di Francia la cantata eli’ egli compose in
occasione dell’inaugurazione del monumento di suo padre
a Salisburgo, su’ motivi del medesimo suo padre,
e n’ebbe una prezioso spilla. Per lo slesso
mento ebbe da S. M. il Re di Sassonia un considerabile
regalo.
(Gazz. Mus. di Vienna.)
— Il negozio di Musica Breitkopf e Hàrtel a Lipsia
regalò al Mozftì tco a Salisburgo tutte le Opere di Mozart,
pel valore di circa 4200 L. A.
-- Il rinomato violoncellista Massimiliano Bolircr,
intraprese un viaggio artistico per I’ America, ove si trovano
parimente i violinisti Knopp c Nagel. Questo ultimo
guadagna molto coi suoi concerti, massimamente
con un artificio lutto nuovo per gli Americani. Una
volta, sonando un concerto, tagliò via in presenza dell’uditorio
tre corde, c continuò a sonare sulla sola corda
di sol, con gran bravura: il giubilo non ebbe termine.
— L’illustre sonatore di violino e concertista Ernst
dalla Moravia, ebbe da S. M. il Redi Hannover la medaglia
d’oro per lo arti c le scienze.
— La redazione di questa Gazzetta Musicale Milanese,
si crede in’dovere di ringraziare la Gazzella Musicale
di Vienna, per le parole lusinghevoli colle quali
le piacque far cenno di essa nel suo foglio N. il.
— Berlino. Lislz parti per Brcslavia dopo aver ottenuto
un immenso successo in un’accademia in cui suonò
un Trio di Beethoven, la sua fantasia sugli Ugonotti, —
la Caccia studio di Ilcller ed un gran duo a quattro
mani con Diihlcr. Si prepara qui una grande accademia
che sarà diretta da Meycrbccr e che deve essere a benefizio
de’comici indigenti. Lislz, Rubini e lutti gli
artisti del gran Teatro gj
si faranno udire. [p. 30modifica]- 30 )
— Belgio. Leggcsi in un cartej
j Musicale di Parigi-. «gli allori i
) Belgio, due anni or fa, hanno turi
carteggio della Gattello
lori mietuti da Listz nel
Belgio, due anni or fa, hanno turbati i sonni di Tliatberg;
opperò volle egli pure a sua volta empire del suo
nome le province della nostra vecchia Fiandra. È venuto
a fissar sua dimora a Brusscllcs, ch’egli prese a
centro delle sue operazioni, c si trasportò successivamente
nelle diverse città del regno ove formò le delizie
dei dilettanti di Accademie» -...■• Voi certamente non
avete dimenticati i grandi successi ottenuti da Listz a
Liegi, ove diede quattro concerti ai quali accorse tutta
la popolazione musicale di questa città che si gloria
di aver dato i natali a Grelry. Thalbcrg ha voluto lottare
colle rimembranze lasciate dai suo rivale, c come
questi aveva ottenuto il favore dell’alta aristocrazia bancaria,
Thalbcrg potè farsi forte di quello dell’aristocrazia
blasonica.... Thalberg
diede due accademie a Brusscllcs, due a Liegi,
una a Louvain, una a Tournay, una a Gand. Prima di far
ritorno a Parigi egli ha altri impegni cui soddisfare.
Viaggiano di conserva con lui madama Villcnt-Bordogni
e il signor Bcriot, il quale però lo accompagna come
semplice dilettante, dacché pare certo aver egli presa la
determinazione di non più farsi udire in pubblico.
Approposito del signor Beriot vi è già nolo che le
Camere belgiche hanno assegnati 4000 franchi domandati
pel suo onorario di professore di una classe di violino
nel Conservatorio di Brussellcs. Vi lia luogo a credere
che la piazza alla quale or fu nominato non sarà
da lui considerata come una sinecura, e che quanto
prima si dedicherà di proposito alle sue funzioni. L’acquisto
di professori di questa fatta c prezioso pel Conservatorio
di Brussellcs: questo stabilimento, che nell’Europa
musicale gode già di ben meritata rinomanza,
ne riceve un lustro novello. Dappoiché è posto alla direzione
di esso il signor Fétis non lascia sfuggire veruna
occasione valevole a procurargli il concorso di artisti
distinti. Con questa mira aveva egli indotto Géraldy
ad accettare l’incarico di darvi un corso di lezioni ogni
anno; con questa mira Willent vi fu nominato professore
di fagotto, c finalmente Beriot venne eletto a trasmettere
a’suoi allievi i migliori principi! dell’arte del
violino. Il signor Fétis ebbe per un momento la speranza
di far risolvere Listz a fondare a Brussellcs una
scuola di pianoforte; perocché di tutti i rami dell’insegnamento
musicale pratico al Conservatorio di questa
città, è questo il meno prosperevole. - Il celebre artista
aveva dato lusinga che sarebbesi indotto a passare
nel Belgio il tempo che non avria speso ne’ suoi viaggi...
Ma questo bel progetto non potè aver effetto per
diverse cagioni.
— Al Teatro della Comidie Française il successo ’
tenuto da madamigella Rachel nella parte di Fedra,
nella tragedia di 1tacine, fu superiore a tutte le speranze.
Questa prova si a lungo aspettata ha decisamente
convcrtito tutto il Giornalismo teatrale alla incontrastabile
superiorità della gran tragica, ed ha disarmata
la critica più severa. Un solo foglictlonista (cosi
il Meneslrel) altrettanto famoso per le sue inconseguenze
come pel suo spirito (c qui intende parlare di
Janin, come comprende ogni lettore) continua con accanimento
i suoi assalti c rinunzia cosi di lutto buon
cuore a quel po’di logica c di ragione clic il cielo gli comparti.
Madamigella Iiachel espresse in mirabile guisa la
passione gelosa di Fedra, i suoi rimorsi, isuoi tormenti...
Tutta Parigi vorrà andar a veder Fedra interpretata da
madamigella Rachel.
— Leggiamo nella France Musicale: les Olarlyrs di
Donizclti si rappresentarono l’undici di questo mese,
per la prima volta a Bourdcaux. L’Amministrazione di
questo Teatro dipartimentale spiegò per la mise en scene
di quest’Opera un lusso c un’intelligenza di cui pur
troppo si hanno rari esempii nelle capitali, non escluse
quelle che pretendono al primato teatrale. Éppcrò il successo
di questo imponente lavoro fu compiuto. Dalla
prima all’ultima scena applausi clamorosi c incessanti,
e, quel clic più conta, sinceri c non comperati dalle persone
interessate all’esito dello spettacolo c al trionfo degli
artisti.
sul fare di ciucila che gli artisti-drammatici formarono già
sotto il patrocinio del signor Barone Taylor. I’cr tanto
fu a lui indirizzata una lettera dai signori liabcncck,
Tolou, Schillz, Mcifrcd, Dauvcrné, ai quali si uni per
procura P illustre Mcyerbeer. Il Barone Taylor rispose
offrendo I’ assistenza de’ suoi lumi c del suo zelo per
fondare un’istituzione dalla quale sono ad aspettarsi le
più felici conseguenze.
— La sottoscrizione apertasi a Parigi per I’ erezione
di un Monumento alla memoria di Cherubini sta per
essere chiusa. - Mcycrbccr si è firmato per 200 franchi,
Onslow per -100, ecc.
— Diihlcr ha destato gran chiasso a Berlino. Fu ammesso
all’onore di suonare più volte al cospetto del Re,
nelle Sale di Corte: si dice clic ora ci siasi unito a
Listz c che abbiano a fare insieme un viaggio artistico.
— La Melodia, Giornale Musicale Parigino, clic forse
è mosso da uno speciale interesse a tutelare il merito
della nuova Opera-Comiquc di Auber, La pari du Diable,
cita dicciotlo fogli francesi nei quali è fatto cenno
con lode della riuscita di essa. È questa la più valida
risposta di’ egli crede poter dare ad alcuni critici i quali
nel render conto del nuovo saggio musicale dell’autore
della Mudile de Portici hanno con tutta schiettezza
manifestato il loro giudizio non al tutto favorevole.
— La quarta classe dell’Istituto reale dei Paesi-Bassi
ha proposta per soggetto di concorso nella sua seduta
pubblica del 2-t novembre 1842il seguente quesito: •Esaminare
le composizioni musicali delle diverse epoche
presso i popoli moderni dell’Europa per dedurne pos’sfinimento delle conclusioni riguardanti Io spirito del
I secolo ed il carattere delle nazioni cui quelle coinposii
musicali appartengono.» Il premio di concorso
consiste in una medaglia d’oro del valore di fiorini 300
e marcata col conio dell’Istituto. Le risposte devono ■
essere indirizzate franche di porto non più tardi del 1 |
maggio 1844 al segretario perpetuo della classe, al palazzo j
dell’Istituto sul Kolvoniers Burgoval ad Amsterdam. De- [
vono essere scritte in lingua olandese, o tedesca o;
francese. Nel caso in cui, dietro il giudizio della Classe,
nessuna risposta presentala raccogliesse i meriti necessarii
per essere premiata, la Classe si riserva di rimettere
a nuovo concorso il quesito o anche di sopprimerlo.
L’aggiudicazione del premio avrà luogo nella
seduta pubblica della Classe nel 1844 e sarà pubblicata
ne’ Giornali Olandesi c stranieri. Le memorie coronate
diventano di proprietà della Classe; I’ autore non potrà
farle stampare sia per intero sia in parte senza il suo
permesso. Le memorie non coronale, unitamente ai biglietti
suggellati coi quali saranno state accompagnate,
vèrranno restituite agli autori ove da questi sieno reclamate;
in caso contrario le schede accompagnatorie si
abbruneranno e le memorie si conserveranno all’uso
che sarà creduto più conveniente.
— Una messa in musica composta od eseguita da
artisti cicchi si celebrò nella chiesa di San Rocco a Parigi,
il 30 gcnnajo or passalo.
DIZIONARIO MUSICALE
CRITICO-UMORISTICO
Continuazione.
Accento. - Rinforzare i tratti ascendenti, smorzare
i discendenti, marcare i tempi-forti della battuta, eseguire
scrupolosamente i piano, i forte, i sforzalo-, staccare,
legare, vibrare, filare i suoni quando le note portano
i corrispondenti segni convenzionali della grammatica
musicale; ecco tutto l’occorrente per costituire un
Euterpco che canti o suoni con iaccento musicale, clic
eseguisca con anima, un filarmonico pieno d’espressione...
Cosi la pensano i Musici che non hanno anima
musicale, che non sanno dove stia di casa la vera
esqtressione, che confondono l’accento materiale, grammaticale
coll’accento patetico-musico-oratorio, con qucll’espressione
che servendosi di piani, di forti, di portamenti
c simili mezzi d’arte, ha però per base il sentimento,
quell’accento del cuore che sa modificare con
mille e mille diverse sfumature gli accenti grammaticali,
tecnici, clic chiamerò accenti della gola, o delle
dita, per distinguerli dagli accenti dell’anima, ne’ quali
solo sta la forza magica della musica, la forza del commovere.
Fate leggere un eloquente squarcio oratorio da
uno scolare di rcllorica, sia pure I’Imperator od il
Consul della scuola, poi fatelo leggere da un provetto
oratore cui sia caldo il cuore quanto illuminato il cerebro;
tenete a calcolo le impressioni che ne proverete: il
primo vi farà sentire a meraviglia i punti con ben distinte
pause e con scolastica modulazione, le virgole con
mezze pause, vi batterà fuori degli esclamativi ed interrogativi
da non lasciarvi dubitare un momento clic interroghi
od esclami, ma.... la vostr’anima clic cosa farà
durante quella lettura?... penserà ai punti, alle virgole
con tutta la grammaticale freddezza, intanto che il cuore
darà segni di sua tranquillità col mandare in su vaporosi
sbadigli. Ora ascoltato il secondo lettore, e voi non
penserete più ai segni prosodiaci, non vi ricorderete neppure
che esistano, ma il vostro cuore ballerà con quello
dell’animato declamatore, ebe, per aver sentito, per essere
lui primo commosso dall’oratorio concettosa farvi
sentire, sa commovervi. Così il Musico die non sa rendere
che gli accenti grammaticali vorrà qualcosa di più
di quello che canta o suona senza darsi fastidio nè di
S; nè di R, nè di Sf (c di queste marmotte musicali
ve ne sono non poche) ma non potrà però mai far penetrare
i di lui suoni più in dentro delle orecchie; tuffai
più potrà servirvi del soave Fa la nanna-, questo
musico vi darà c forti e piani che saran sempre della
stessa misura, sia erotica od eroica, scria o gaja la musica
da lui eseguita. Ma il musico invece che sente nell’anima
il melo-armonico pensiero, non solo vi terrà desto
ma vi costringerà alla gioia od alle lagrime od all’estasi,
e la vostr’anima non saprà più pensare nè ai
piani nè ai forti, nè alle messe di voce, uè ad altri
tali accenti dell’arte, perchè questi mezzi sono in lui
modellati, coloriti, animati dall’accento del cuore. Gli
accenti musico-grammaticali si possono eseguire col
maggior sangue freddo, ma Rousseau dice che: On ne
trouve point de sang-froid le langage des passions.
Coltivate adunque o musici Io spirito, perfezionate, migliorate
almeno il cuore, se volete che i vostri suoni, i
vostri canti abbiano quel vero accento per cui saran
toccanti, eloquenti, commoventi; pensate che
• Sentir di far sentir è la grand’arte,
«E giunge al cor quel suon che dal cuor parte.
Ma diran taluni: E come si fa a migliorare il core?...
Come?!... Cercate le parole (Educazione-Coltura; ove
troverete i mezzi infallibili quanto indispensabili per
re il segreto del vero accento patetico, oratorio
della musica, quell’accento che saprà separarvi dai musicali
seminatori di... (Y. Sbadigli, Noja-Sonno ).
A Solo - Nello scrivere questa tecnica espressione
mi punge il ticchio di comporre un libro intitolato Le
ambizioni de’ Musici-, v’ha materia per un bell- In
quarto grande, e basterebbe saper descrivere coi semplici
colori storici per far •ridere a crepa-pancia perfino
moderni piagnoloni Eracliti. E chi sa mai che la letura
di quel libro non mettesse in guardia dal ridicolo
qualche dozzina di filarmonici? sarebbe grasso il guadagno
e per loro c per l’arte. Che razza di musica!
non c’è nemmeno un a solo per clarinetto! - £
musica con tanto di barba; vi sono certi a solo
da far ridere! quattro notaccie larghe come gli occhiali
della! nonna! - Mai un’okbiagaxiose, mai
un a solo che valga la pena di studiare! quel maestro
compositore aveva proprio l’estro nei calcagni!
- Come si fa a distinguersi con questa musica del
tempo di Carlo V! non c’è mai una sortita, nemmeno
un a-solo di quattro battute! - La gente di
buongusto adesso vuol sentire l’istro.vestalb t
vuol sentire la difficoltà, vuole delle belle istrouuzioki,
dei bei a solo di tromba di ofichleide, di
corno... - E da questa mal intesa sciocca ambizione ne
viene che non pochi maestri poverini di filosofia artistica,
fiacchi nell’amar l’arte, per guadagnarsi il favore degli orchestranti,
per farsi voler bene dal vanarello dilettante A,
per farsi dare nel genio al professore B, scrivono certi
a solo clic hanno che fare col senso de’ periodi vocali
cui vogliono preludiare come una chiaccherata di Stentcntcrcllo
con una scena del Saullc; scrivono obbligazioni
istromcntali ove il buon senso artistico, I’ cstctica
non ne vorrebbero assolutamente, perchè interrompono
l’andamento dell’azione melodrammatica, la
catena de’ pensieri affidati al canto; scrivono a solo che
fanno la topica figura che farebbero le belle ciarlo di
chi, frammezzo ai periodi di una maschia arringa di eloquente
oratore, facesse capolino dalla tribuna c vi recitasse
un pajo di periodi di amplificazione da scolare di
rcttorica. - E da che nascono queste ridicolaggini, queste
goffe ambizioni?... dallo studiare la musica con una
superficialità da far compassione alla buona Euterpe. Si
opina da molti signori professori, c da molti dilettanti,
che il bello, il sublime, l’interessante della musica stia
nella sola difficoltà materiale: basta si faccian semicrome
e semibiscrome a josa, scalettate, volate, trilli da disgradarne
i canarini e le cincallcgrc, basta si sappia cambiar
una frase in molte maniere, sian pure barocche, sia pure a
costo da non poterne più riconoscere il senso melodico,
il disegno ritmico, non imporla purché si faccia sentire
che si sa menar le dila con agilità sui tasti, sulle chiavi,
sui buchi; non importa clic dagli uditori di buon gusto,
clic han tatto artistico si eseguiscano in contrappunto a
soli di sbadigli, intanto che quegli orecchianti che per
la musica non han altro clic orecchie vanno in brodo
di ceci, c si frustan la pelle delle palme, perchè non
avendo mai saputo provare ne’ loro cuori di stoppa quelle
dolci, parlanti emozioni clic formano il maggior pregio
della musica, antepongono i giuochi di destrezza musicali
alla commovente eloquenza dcll’arlc divina che sa
padroneggiare le anime sensitive, le anime nate ed educate
al sentimento! - Non basta o maestri (lasciatecelo
ripetere tanto che sappiate una volta far senno ) non
basta educar le dila degli allievi, bisogna educarne la
testa e ’1 cuore, c allora sapran produrre commozioni,
sentimenti anche senza semibiscrome, anche con sole
larghe minime, e allora non cercheranno a soli dove
non ci vanno, c allora sentiranno nell’anima due larghe
ma ispirate note, e con quelle giungeranno ad ottenere
perfin le lagrime dagli uditori, o quella sentila gioia che
ben di rado si manifesta con baccancschi fragorosi battimani,
perchè è indubitato per chi sa analizzare gli applausi
teatrali, clic chi più sente meno balte, perchè sa
compiacersi accarezzando in sè stesso le emozioni che
ha provale, e non disturba i proprii c gli altrui piaceri
dello spirito con fracassi plebei appena perdonabili nelle
udienze de’ teatri ad aria libera, ove Arlecchino e Colombina
agiscono in modo troppo spesso imitalo....
(V. Mimica-Azione).
(Sarà continuato).
Nicolò Eustachio Cattaneo
GIOVAMI RICORDI
EBITOBE-VROS’BJIÌTACIO.
Dall’I. 55. Stabilimento Razionale Privilegiato
<11 Calcografia. Copisteria e Tipografia musicale di GIOVANNI 55ICORDI
Contrade degli Omenoni Jf 1720.