Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 6

N. 6 - 5 febbraio 1843

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Suppl. al N. 5 N. 7
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GAZZETTA MUSICALE

ANNO II.
N. 6

DOMENICA
5 Febbrajo 1843.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.

SOMMARIO.


1. Schizzi Biografici. Vincenzo Bellini e le sue Opere. - II. Polemica. Risposta del maestro Quadri autore d’un libro intitolato Lezioni d'Armonia, ec. - III. Carteggio. - IV. Notizie Musicali Drammatiche. Le part du Diable, Opèra Comique en 3 actes, ec. - V. Notizie Musicali Diverse. Milano, Napoli, ecc.



SCHIZZI BIOGRAFICI

VINCENZO BELLINI

E LE SUE OPERE

III

V. il N. 4 di questa Gazzetta.


Di quante bellezze sia sparsa la prima delle maggiori opere di Bellini, il Pirata, crediamo che non siavi alcun che l’ignori. Non cosi crediamo che a tutti sia noto quanta vigoria di mente, quanta lucidezza d’idee, quanta forza di proposito fosse necessaria in colui che faccasi creatore di quelle bellezze, in un tempo che quasi tutto il mondo musicale, affascinato dalla prepotenza di un genio abbagliante, il cui prestigio avea disorbitato perfin l’astro della critica, non era proclive a trovar bello se non quanto era conforme a quell’ammaliamento ond’era stato sedotto.

Le arti, come tutte le cose di questo mondo mutabile, han le loro fasi, le loro stagioni, i loro innalzamenti, i loro traviamenti. L’epoca in che apparve Bellini era un periodo di seduzione, d’aberrazione e d'incanto. La malia era grande. La musica era allora un’arte tutta brillante, tutta fiorente, tutta splendida, tutta esteriore, tutt’appariscente, che colle dolcezze d’una melodia sempre animata, sempre attraente, così padroneggiava i sensi, cosi vi diffondeva l’ebbrezza che la ragione suo malgrado era costretta a prostrarsi come sorpresa da un delirio. L’orecchio era divenuto il tiranno dell’anima: all’anima non gradiva che ciò ch’era caro all’orecchio. Ma sotto un sì bel manto d’esteriorità, sotto un si gran lustro di apparenze stavano nascoste alcune piaghe che inevitabilmente doveano condur l’arte a perire. Era un lenocinio tutto sensuale, tutto materiale, tutto voluttà, che, poco operando per l’allettamento dell’anima, tutto avea fatto per quello del senso. E tanto più esso riesciva fatale in quanto che era l’opera di un uomo in cui la natura aveva posto il genio dell’ispirazione, il quale ad ogni tratto prendeasi trastullo di mescere col vero il falso, il sublime col triviale, l’oro coll’orpello onde confondere le menti e travolgere ogni norma di giudizio. Sulle orme del caposcuola eransi gittati altri ingegni minori, ma non di meno valenti, che simultaneamente, quasi all’insaputa, concorsero a pervertire il gusto pubblico, e per la via del decadimento l’arte camminava a passi di gigante, dacché il genio inventivo più non la sosteneva.

Dotato di avvedimento perspicacissimo vide Bellini tutta la profondità del male, e si propose di porvi rimedio richiamando l’arte a’ suoi principj. Veduto che la musica erasi quasi separata dalla poesia, ei si propose di ricongiungerle. Veduto che lo strepito e lo sfoggio dell’istromentazione eran venuti a prendere il posto del canto ed a coprirne l’accento, conobbe la necessità di deprimere l’una perchè l’altro emergesse più chiaro. Veduto che melodie gaje, festevoli, saltellanti servivano d’espressione a parole di dolore, di spavento, di disperazione, sposò ad ogni concetto poetico un’omogenea immagine musicale, e ne fé’ rinascere quella drammatica favella, a cui l’arte era aborjgine destinata. Veduto che le esigenze degli artisti cantanti, l’uso e l’abuso eran sorti ad imporre uno scettro di ferro ai compositori ed ai poeti, di modo che il melodramma era per lo più non altro che un complesso di poetico-musicali incongruenze, a cui benissimo si conveniva quella definizione che ne fu data da Arnaud quando lo disse un concert dont le Drame est le pretexte, ei si pensò d’infrangerlo; ed a nulla ebbe rivolta la mente che al naturale e ragionevole sviluppo dell’azione, al logico andamento dei fatti, a tutto insomma che forma della musica una seconda poesia, una seconda pittura, un secondo linguaggio drammatico. Quanto merito fosse in queste deliberazioni, e quanta superiorità d’intelletto fosse mestieri per concepirle, a tutti, ripetiamo, non è chiaro. Trattavasi non solo di edificare, ma di distruggere. Trattavasi di combattere, di vincere, di domare il gusto pubblico. Egli, solo, giovinetto, senza fama, si propose di compire quest’opera e vi riuscì, incominciandola col suo Pirata. Era dunque naturale che fin da’ primordj l’intrapresa avesse a suscitare molti contrarj; perciò il nuovo melodramma che pure trovò grandissimo favore nel pubblico, ebbe nonmeno moltissimi detrattori, a cui gretto parea lo stile, brevi e incompiute le cantilene, vuota l’istromentazione, sterile l’invenzione, semplici le immagini, monotono il carattere, spoglio infine di tutti quei pregi superficiali onde tanto brillava ed era seducente il genere allora in voga. Ma queste censure cadeano impotenti contro una voce semiuniversale, che quasi per prodigio sorse a proclamare il giovane maestro come il pittor degli affetti. l’inspiratore delle passioni, l’animatore del cuore, il richiamatore dell’arte a quel primitivo suo officio di significare i sentimenti e le passioni; ed il Pirata in brevissimo tempo fu nell’animo di tutti, sulle labbra di tutti, negli orecchi di lutti: in brevissimo tempo di teatro in teatro, di paese in paese le’ il giro dell’Europa, ed il nome di Bellini si distese come quello d’un sostenitore, d’un ristoratore, d’un rappresentante della musica italiana, dacché la maravigliosa immaginativa di Rossini l’aveva abbandonata.

Un volo sì manifestamente pronuncialo e la coscienza d’un ben fatto rassicurò lo spirito di lui sulla invalidità delle censure, e prese vieppiù animo a seguitar quella via che aveva incominciata. Lasciò che l’animadversione e l’invidia si tentassero dispogliarlo di quella lode che gli era dovuta, vociferando fra l’altre cose che ogni pregio dell’opera sua slava nell’esecuzione dei cantanti (erano Madama Lalande, Rubini, e Tamburini) anzicchè nei concetti originali della creazione, e si tacque confidando che il tempo gli avrebbe resa giustizia.

E poiché questa idea ci è venuta nel discorso, non cade qui intempestivo il menzionare che tra quelli che gran parte del buon esito del Pirata attribuirono alla bravura degli artisti vuol annoverarsi anche il signor Fétis, il quale in luogo di mentovare alcuna almeno delle molte doti che abbellano quel lavoro, dicendo nell’articolo suo che La fortuna sembrava stendergli. la mano offrendogli per eseguire le sue Opere anche i migliori cantanti d’Italia e quindi per il Pirata, che fermò sopra di lui! attenzione del mondo musicale, ebbe la sorte di rinvenire in Rubini il talento più analogo al carattere melodico della parte principale del suo lavoro, è fuor di contrasto che studiasi di dar merito al caso di ciò che in gran parte era l’opera dell’accortezza di lui.

I bravi cantanti che bravamente sostennero la parte loro si guadagnarono quegli applausi che loro eran dovuti: ma il pregio dell’esecuzione bisogna pur separarlo da quello dell’invenzione. Non fu nè [p. 24 modifica]Rubini, nè la Lalande,nè Tamburini che inspirarono, per esempio, la stupenda canzone dei pirati che ripetesi dietro le scene nellallo primo; e questo era forse il tratto O che più gradiva nell’Opera, in quanto a musica; nè può asserirsi che gli artisti siano stati le frecce d’Abari che sollevaron Bellini al tempio dell’immortalità, se il Pirata piacque pur sempre anche con virtuosi che troppo di sovente avevano parchissima abilità. Oltracciò è da avvertire che Bellini non faceva nulla senza mente; e ciò che si vorrebbe fruito del caso era il meditato effetto della sua antiveggenza. Sapeva egli bene che ad esprimere nobili pensieri occorrono validi esecutori, epperò aveva l’accorgimento di fare che tra i buoni potesse valersi di quelli che più gli tornavano acconci. Per questo aveva egli eletto tra i poeti Felice Romani, ben sapendo che ove la poesia è senza inspirazione, senza colore, e senza vita, la musica non può riescire nè vivace, nò colorita, nè inspirata; perciò dolevasi grandemente quando un malincòntro ne lo venne a dividere. E poi similmente necessario di notare che non fu Rubini che rese famoso Bellini, ma sibbene il contrario. La parte del Pirata fu che levò il gran tenore in rinomanza, e prima d’allora egli non aveva voce che tra i tenori mediocri. Nessuno poi come Bellini conobbe Parte di porre il cantante in istalo di far bella mostra di tutti i suoi mezzi; e così bene sapeva di loro approfittare, che facea parer valentissimi anche quelli che non lo erano. Può dirsi francamente, senza offendere verun amor proprio, che Reina non valeva Rubini; eppure nella parte d’Arturo nella Straniera, per avviso di quasi tutto il pubblico milanese, non solo Puguagliava, ma lo superava. È dunque questo un pregio che dovrebbe accrescere il merito di Bellini, non diminuirlo; ed è più logico il dire che Bellini ha giovato a Rubini, anzicchè l’uno all’altro. E ciò è così vero che Rubini non fu mai così grande come cantando gli spartiti di Bellini. Si direbbe che l’uno era la cetra, Paltro era la mano che toccandone le corde più soavi doveva farne uscire il suono melodioso. Non si contorca dunque P ordine delle cose dicendo che le stelle dan luce al sole perchè la luna rischiara la terra, e si lasci a ciascuno la sua propria gloria senza procacciare d’innalzar il cantante a detrimento del maestro. Bellini scrisse delle note passionate, inspirate, patetiche, caratteristiche che Rubini, la Lalande, Tamburini cantarono egregiamente,- e l’uno fu il creatore, gli altri gii interpreti; ma le sue note son belle indipendentemente dal valore di chi le sa ben proferire; son belle anche all’occhio di chi mutamente le osserva sulla carta; ed uno storico coscienzioso, prima di porre innanzi che il Pirata fu molto giovato dalla prodigiosa abilità di Rubini e dal benigno suffragio della sorte, doveva per lo meno accennare alcuno dei pregi che adornano il concetto della creazione, indi parlare di quelli dell’esecuzione. Si gioverà egli alla faìna di Corneille, di Racine e di Voltaire dicendo che le loro tragèdie parvero sublimi perchè Talma le recitava sublimemente? Cosi non ci sembra di dover menar buona al dotto biografo di Brusselles l’altra delle circostanze elio, secondo lui, favoreggiarono l’esordire di Bellini, quella cioè della sazietà eli’crasi diffusa negli animi dello stile rossiniano. e dell’incostanza di gusto di noi altri Italiani la quale, dopo aver elevato delle statue al genio d’un artista, spezza all indomani gV idoli che alla vigilia aveva incensati. Che cosa siano i pubblici egli, il signor Fetis, lo sa meglio di noi. e per aver dato plauso alle Opere di Bellini non avrebbe dovuto mai accusar d’incostanza una nazione, sapendo egli Lene che tutti gli uomini s assomigliano perchè tutto il mondo è paese; e perchè una simile accusa avrebbe dovuto ragionevolmente darla alla Francia, alla Germania, all’Inghilterra, alla Spagna, che non meno dell’Italia applaudirono ai parli del suo ingegno dopo aver decantato quelli di Rossini. Rossini ebbe in Italia quell’idolatria che molti altri uomini di genio ebbero in molli altri tempi in tutte le regioni del mondo: quella, per recarne una, che la Francia ebbe negli ultimi anni per il proteiforme talento di Voltaire. Non fu per incostanza che gl’italiani alzarono un altare di venerazione a Bellini, ma unicamente perchè, sentendo le sue dolcezze musicali, provarono un certo effetto alla moltitudine ignoto, che non solo molceva incantevolmente l’orecchio, ma destava nel cuore i più dilettosi sentimenti. Prima di lui avevano eretto de’ simulacri a Rossini perciocché quella favilla divina, di cui Io aveva dotato la natura, aveva generato tali meraviglie musicali che portarono l’Italia a chiamarlo per antonomasia il genio dell’arte. Senza rinnegare questo culto, sentirono che Bellini ne venne creando altre di un genere assai diverso, e lo alzarono a quella elevatezza di estimazione che si meritava, per la stessa ragione che avevano innanzi esaltato Rossini. Perchè l’Ariosto fu un portentoso poeta dovea l’Italia lasciar senza lode il Tasso? Rossini aveva un culto come l’autore del Barbiere di Siviglia, della Cenerentola, del Guglielmo Teli, della Semiramide, del Mosè, in cui la fiamma dell’ispirazione teneva luogo del raffinamento estetico che talora mancava; Bellini se lo procacciò col creare il Pirata, la Straniera.., i Capuleti, la Sonnambula, la Norma, in cui ii raffinamento estetico teneva luogo della i-ossiniana ispirazione. E l’uno e l’altro, senza far confronti, avevan pregi individuali che li distinguevano. L’uno erasi posto per una strada diversa dell’altro, non perchè limitazione dello stile di Rossini in cui s’eran gettati Pacini. Merendante, Carafa, Doti izet ti nelle prime loro Opere non era più di stagione, come dice il signor Fétis, ma perchè aveva compreso che la musica era stata dal suo retto sentiero allontanata. Fu per istinto, per riflessione, per un raro intendimento che dapprincipio non ebbero nè Donizetti. nè Carafa, nè Mercadante, nè Pacini, ch’egli conobbe che una maniera semplice, espressiva, analoga al carattere della poesia drammatica era la sola che doveva adottarsi per piacere alle nazioni del mondo, non solamente per offerire qualche cosa di nuovo all’orecchio d’un uditorio italiano. Diede egli quindi gran prova di senno e di discernimento tentando da sè solo una riforma che poi fu da tutti veduta sì ragionevole, che anche i seguaci del gran Pesarese corsero immediamente dietro i suoi vestigi. ì l’Anna Bolena, la Parisina. il Furioso, il Torquato, il Roberto JDevereux, la Lucia di Lammermoor, e quasi tutte le Opere di Donizelli, che tanto si risentono del fare belliniano, sono una prova di questa verità. L’Italia ha ’quindi avuto ragione di S applaudire per prima a ciò che intera l’Eu- «ropa ha in seguito applaudito. t (Sarà continuato) G. Ywali POLEMICA KiS|iosta «lei maestro gi timi, autore «Ielle lezioni itila in* ti’otliizione critica pubblicata interno a (juest’opcra «lai maestro llossi «li Torino nella Gaietti* Musicate «li Milano S. 53, png. 334 e tsegf. (Nel presentare cC nostri lettori il primo degli articoli critici dettati dal sig. maestro L. Rossi intorno al Trattato d’Armonia del sig. Quadri, abbiamo promesso che avremmo parimentifatto luogo alle giustificazioni di quest’ultimo, ove gli fosse sembrato necessario comunicarcele. Questa prima sua Risposta che accogliamo nelle nostre colonne precederà altri articoli polemici. i quali perù verranno dati in un supplemento onde non togliere luogo nella Gazzetta a materie più importanti. Del valore delle ragioni che il sig. maestro Quadri oppone al sig. maestro Rossi in questa prima sua risposta^ giudicheranno i lettori imparziali. L’Est. Dopo aver dato continuamente lezioni di armonia col mio Metodo per lo spazio di quindici anni in Napoli, Roma e Firenze; dopo aver fatte tre copiose edizioni di questo mio Metodo nel mezzogiorno d’Italia, ed una traduzione all’estero; dopo essere stato onoralo da spontanei articoli di accreditati Giox-nali e da lettere di approvazione dei primari professori, io cominciava a rallegrarmi di avere in qualche maniera contribuito alla coltura di uno studio, il quale, sebbene sia la vera base di tutta la musica, giaceasi però negletto, specialmente dai dilettanti, soltanto per l’estrema difficoltà di apprenderlo. Tutto contento di questa mia piccola gloria, diretta in qualche modo anche al vantaggio dell’arte, mi determinai di portare il mio Metodo anche a Milano, città che avendo io sempre risguardala quale centro del sapere italiano, avrebbe, secondo me, dato il suggello a quella riputazione che il mio libro andava acquistando... Vana speranza!... Non appena giunto in Milano, tutto ansioso di correr qua, correr là, di veder tutti, conoscere tutto, impaziente di ricevere, come altrove, congratulazioni ed onori, mi veggo invece salutato da una critica lunghissima, contro le mie Lezioni d’Annonia, fatta inserire in questa stessa Gazzetta da un sig. maestro L. Rossi di Torino. Ferito cosi nell’amor proprio, dolente di un’acerba sentenza, che sembratami non meritare, pensai subito a rispondere alla critica del sig. Rossi, articolo per artìcolo; anzi, per evitare ogni equivoco, volli prevalermi delle sue stesse parole per confutarlo. giacché egli mi dà lutto il campo di riuscire. A questo cominciamo dall’introduzione, pag. 224 della Gazzella. Dice egli dunque in sulle prime che, avidissimo di t conoscere quanto riguarda T arte da lui * professata col più grande amore, si diede | ad esaminare il mio libro così alF ir ’ [p. 25 modifica]grosso. Mi permetta il sig. maestro Rossi di osservargli, che chiunque sia avido di sapere, esamina tutto minutamente, tanto il buono quanto il cattivo con tutta la possibile scrupolosità, appunto per appagare il proprio intelletto, nè può limitarsi a leggere aWingrosso un libro di scienza, di una scienza che sa essere complicata in sè stessa, e che dichiara di amare passionatamente. Seguitiamo. Ma non vi trovando tanto che basti a far parere mediocre uri libro di questo genere, subito ne abbandonai la lettura. Qui mi pare che il mio avversario dica male del mio libro senza averlo letto, e in prova di ciò, soggiunge tosto: non andò guari che affatto mi dimenticai esistere un Quadri al mondo. Possibile! Quadri si veggon per le vie, quadri pei templi, quadri nei palagi, quadri nei teatri, quadri nelle taverne, ed il signor maestro Rossi non può risovvenirsi di chi porta un nome tanto universale? Forse che gli manca quella facoltà dello spirito che in logica suole chiamarsi associazion delle idee, debole raccomandazione in verità per dar fiducia di sè stesso nella critica delle opere altrui. Che direbbe, perbacco, il gran filosofo Platone che sosteneva il scire nostrum est reminisci, che direbbe quel grand’uomo se a caso incontrasse il signor maestro Rossi? Platone bandi dalla Stoa la musica, ed i musicisti: questa circostanza darebbe quasi a sospettare che i maestri di cappella d’allora ragionassero tulli appunto come il mio avversario. Ed infatti, seguitiamolo nei suoi raziocinj. L’intelletto del signor Rossi, dopo pochi mesi riacquista la facoltà della memoria, ed un articolo della Gazzetta Piemontese gli fa risovvenire il nome del Quadri; ma non potendo il Rossi stesso comprendere come un libro da essolui tenuto per cattivo potesse sembrar buono in parecchie città d’Italia e d’oltramonle tanto ai dilettanti, quanto ai professori, che risolve di fare? Indovinate la conclusione (sono sue identiche parole) e perciò il nome di Quadri fu da me posto per la seconda volta in obb/io. Tante grazie del complimento! Infine, perseguitato il nominato maestro Rossi dalla comparsa del N. 59 di questa stessa Gazzetta Musicale con un articolo che cita una lettera di approvazione del maestro Rossini, ed un’analisi delle mie Lezioni d’Armonia estesa dal valentissimo maestro Picchi di Firenze, si determina a chiamare a sé tutte le sue intellettuali facoltà, e spinto, non più dall’amore dell’arte, non più dall’avidità del sapere, ma bensì dal suo affetto per la gioventù inesperta, promette al pubblico una critica adeguala, annunziando intanto senza riserve: I. Che il mio libro è nn’opera superficiale, disseminata di errori, e paralogismi, pag. 223 della Gazzetta. II. Che la lettera del Rossini a mio favore è un semplice atto di cortesia. III. Che l’analisi del Picchi (V. Rivista di Firenze N. 13. -1842)ò un traviamento di un chiaro ingegno. Risponderò intanto in generale alla prima accusa con dire che un’opera di cui sono già state fatte tre edizioni in origi’ naie ed una traduzione all’estero, nel breve n corso di nove anni, c che fu accolta con l favore da tutti i musicisti, non può essere 1 tacciata di superficialità, e molto meno di M errore; tutt’al più, volendo pur farne una giusta critica bisogna prima impadronirsi di tutte le idee dell’autore e non già leggere all’ingrosso. Risponderò poi alla seconda accusa con avvertire che la lettera del massimo dei maestri, Rossini, non si limita a ringraziarmi pel dono del mio libro, ma dice precisamente così: voglia gradire le mie felicitazioni pel servigio sommo che lei rende all’arte musicale, facilitandone con tanto ingegno lo studio. (V. Riv. di Firenze N. Ì3 anno 1842). Senza farmi ad esaminare per quali ragioni il signor Rossi abbia ommessa appunto la migliore circostanza che onora il mio libro, quanto a me dirò che mi credo compensato abbastanza nel vedere che il mio libro si adotta da per tutto, e, dovunque io vada, dilettanti e maestri intervengono con piacere a sentire le mie lezioni, e mi compensano generosamente da quindici anni a questa parte, gli uni perchè veggono facilitato uno studio che in breve li rende più padroni della musica, gli altri perchè trovano nel mio metodo il modo di soddisfar meglio alle quistioni dei loro allievi. Finalmente risponderò alla terza accusa facendo osservare che la relazione del Picchi data nella Rivista di Firenze, lungi dall’essere un traviamento mentale, è invece tutta corroborala dalla forza del più severo raziocinio, ed il valente estensore, buon letterato, perito artista nel suono e nella composizione, di cui dà saggi continui nella sua patria, ha saputo anzi esporre con chiarezza tutto intero il mio sistema benché limitato a poche colonne di un giornale, ed a maggiore sostegno della sua favorevole opinione volle aggiungervi anche i giudizj già stampali di altri maestri di rinomanza. Quanto ho detto sinora serva a confutazione della introduzione critica pubblicata dal maestro Rossi di Torino contro la mia opera (V. N. 32 di questa Gazz. pag. 224). Con altri articoli poi mi farò debito di ribattere lutto il resto, prendendo ad esaminare proposizione per proposizione. Siamo in Carnovale} bisogna divertirsi} d’altronde vuole pure l’equità e la ragione che chi si crede ingiustamente accusato, debba e possa nei convenienti modi vigorosamente difendersi. Domenico Quadri Projessore d’Armonia Milano, dall’Albergo d’Europa il 30 genaio 4843. CARTEGGIO. Parigi... li... 1813. Nel nostro mondo musicale in questi giorni si fa un gran cianciare, (ben inteso a dritto c a rovescio, com’or vedrete) d’un novello pianista-portento. Chi dice ch’egli ahbia a gettar di sgabello Thalbcrg c Listz, chi vuole all’opposto ch’ci sia ancora ben lontano dal poter emulare l’ingegno meraviglioso di que’ due semidei del cliiaviccmbalo. Intendo parlare del sig. Drcyschok, nome clic riuscirà un po’ duro a profferirsi a voi altri italiani, c clic se è vera la teoria di Byron, pregiudicherà alla pronta diffusione della celebrità dell’artista. Il sig. Drcyschok dunque suonò alcuni giorni fa in una serata musicale data da Erard, il famoso fabbricatore di pianoforti, nelle sue Sale, c produsse una vivissima sensazione, lino dei nostri giornaletti dice del sig. Drcyschok nè più nè meno che queste parole, le quali quanto potranno piacere a lettori della milanese vostra Gazzella in verità non so. «M. Drcyschok (e perdonate se insistito a ripetervi questo nome: lo foj perchè riusciatc a tenerlo a memoria) M. Drcyschok est un pianistc pur, elegant, corrcct, qui posséde enfin toutes les solides qualités d’un tuosc transrehnal «. (Fin qui, come ben vedete,. c’è quanto basta a potere porlo neppur in lista coi due t grandi pianisti testò nominati, chè di suonatori di chia- «vicembalo puri, eleganti c corretti ve n’ha delle doz- * zinc per ogni meno oscura capitale; quanti poi ve siano nella vostra Milano io nè so nè vi chiedo. Ma t continua il giornaletto:) «pour le savoir-faire et la Science du monde M. Drcyschok, parait avoir soigncuscmcnt ctudié Ics coutumcs ilaliennes. A peinc arrivò, M. Drevschok s’csl dcja fait des nombreux amis dans la presse et a su faire prflncr ses ouvrages et son talent avee uno habilete uitramontainc.» Clic i vostri artisti italiani siano bravi c destri a saper patrocinare la loro virtù con tutte le malizinole di professione, clic pur talvolta sanno un pochino di ciarlataneria, nulla di più vcroj ma in questo proposito noi francesi dobbiamo andar un po’ più cauli nell’accusare le altre nazioni per la semplice ragione che queste, non foss’altro, potrebbero ribatterci coll’accusa clic la professione dei cosi detti claqueur» è tutta di natura c d’invenzione parigina. Or passiamo a qualche cosa di più serio. La scorsa domenica si tenne la prima seduta della Società dei concerti del nostro R. Conservatorio. Il programma di questa mattinata musicale non fu osservalo alla lettera. Erasi promessa una grande scena di Ramcau che poi non potè eseguirsi; e forse fu una carità usata a coloro tra nostri dilettanti che hanno la virtù di addormentarsi all’udire le musiche classiche, massimamente quelle della scuola francese. La musica di Ramcau, con buona pace de’ veneratori della sua profonda sapienza armonica, non ha il privilegio di tener svegliati tutti indistintamente i suoi uditori... In vece adunque della grande scena di Ramcau, avemmo una sinfonia di Mcndclssohn. Ma neppur questa è musica del genere elettrizzante; chè anzi l’ispirazione vi è sparsa a dosi così jinfìnitcsimc c inviluppata in tanta scienza che davvero fu un miracolo se la maggior parte dell’uditorio non si scnlf tentato per lo meno a sbadigliare. Non dirò lo stesso dei due stupendi monelli di Mozart c della ammirabile Sinfonia in si òemotdi Becthovvenl Oh chi non capisce le sublimi bellezze di questa musica tutta sentimento c profonda convinzione artistica, rinunzii per sempre ai veri piaceri dell’animo c dello spirito, c si accontenti di entusiasmarsi all’udire i trilli di certe arie di bravura e al vedere piroueltes delle ballerine acrobatiche. Ronconi continua a far le delizie de’ più scelti nostri crocchi musicali. Egli, direbbe taluno de’ vostri giornaletti teatrali, si cinge le tempia di sempre più verdi c gloriose corono «. La Quolidienne ci assicurava giorni fa, che Ronconi, il baritono per eccellenza c la quislione del diritto di visita, sono i due discorsi favoriti della nostra società alla c media! E voi avete il coraggio di lamentarvi perchè d’alcun tempo in: qua è una mortai noia non udire parlar d’altro nelle conversazioni di Milano fuorché delle sublimi pose c delle poetiche carole di Maria Taglioni, c dei vezzosi scambietti di madamigella Ccrrito, la geniale Tersicore di quattro lustri appena compiti? Leggo ne’ vostri fogli teatrali clic la Reyne de Chipre d’Halovy non è piaciuta nicnt’affalto a Firenze, c che i discendenti di Dante c di Macchiavelli hanno trovate troppo serie c meditate le ispirazioni del dotto autore della Juive. Noi parigini speriamo ch’egli quanto prima si consolerà della sconfitta campale toccala alla Pergola, col nuovo trionfo che si prepara al Grand,’Opira al suo Charles VI. Un giovine rinomatissimo violinista italiano, Camillo Sivori, si è ultimamente prodotto ad una splendida accademia data sere fa all’Jlólel Itenà’.ct. Dopo quelli largheggiati alla gola di Ronconi i primi onori furono compartiti all’archetto del bravo artista genovese, il quale pare destinato a raccogliere almeno in parte il retaggio della gloria di Paganini. Tornerò a darvi contezza in altra mia di questo valoroso Italiano. Tra gli illustri invitali a questa magnifica serata filarmonica si notò una potenza ministeriale scaduta, il sig. De I’cyronnet. Dicono ch’ci siasi moltissimo divertito ad udire l’aria della Calunnia cantala egregiamente da Ronconi. Solo che quando fummo al colpo di cannone, trovò che quella era una plaisanlerie de mauvais gout, c contraria alla buona estetica musicale! Il vostro G. C. 1T0TISIS MSLOmmTICHE IzE PABT S9SJ DUBLE ngiérn>coniiqiie en 3 actes, I giurale di Sciti!»», inusisa tEi Acni:», t E questo il titolo della nuova Opera data a Parigi al g Teatro reale àeìl Opéra-comique. e Eccone il giudizio della Gazzella musicale di Parigi.» [p. 26 modifica]<■ Questa nuova partitura del sig. Auber è degna sorella delle orecedenti sue composizioni. Sempre la medesima misura scenica, sempre la medesima orchestra vivace, abbondante, e stavam per dire, ricca. La sua stromcntazionc, senza pretendere all’effetto troppo romoroso, è sufficiente e sempre’finamente animata. Quanto alla melodia, si direbbe che questa volta ebbe timore dei giusti rimproveri che sogliono farsi ai nostri compositori, e che ci pure si meritò talvolta, di domandare cioè delle ispirazioni alla musa del sig. Musard, e di scrivere colla mira di farsi ridurre a vallzs e galops. Bisogna dire che ne risultò una specie di stento clic sparse sul totale della composizione un nonsochè di tristo e di monotono. In questo, per quanto il sig. Auber sia esperto nell’arte di comporre, tuttavia subisce le riiflimii» elio minacciano la attuale scuola francese, difnonnn (I.-1II.-1 nrnlca.i noli puniti nrmodiffico - ficoltà che ci provengono dalla pretesa agli effetti nici propria dei tedeschi e dalla banalità melodica italiana, dai piccoli canti carrés, etriqués et pointus che tanto piacciono al grosso pubblico francese, e dalle esigenze fomentate nella moltitudine dalla stromcntazione etourdissanlc en plein veni et à quadrillet. Per fare dell’eclettismo in queste tre maniere la cui esagerazione è insoffribile, per crearsi un genere vero ed efficace in mezzo a codeste fluttuazioni della nuova scuola, un uomo di genio appena troverebbe bastanti forze. e appunto codcst’uomo di genio gli è la cosa clic ci manca. Se si ascoltassero consigli all’età cui è giunto il sig. Auber e nella alla posizione che occupa, noi gli daremmo quello di non più battere cosi frettoloso come fece finora la via dell’Opéra-comique, di consccrarsi, un po’ più che non fa, cosi allo sviluppo artislico come alla parte amministrativa dello stabilimento nazionale affidalo alla sua direzione, di mettersi alla ricerca dell’uomo di genio di cui parlavamo testé e del quale non è possibile che la Francia sia al lutto sprovveduta, di agevolargli le vie a riuscire; e per ultimo di consecrare due o tre anni, ove sia duopo, a scrivere ci medesimo un bel dramma lirico con tanta ispirazione, dovesse anche star ad aspettarla, con tanta arditezza, larghezza di siile e franchezza melodica e armonica, qunut’è l’eleganza che possiede già, la civetteria, lo spirito musicalo, e diciamolo pure, il mestiere, come lo chiamiamo. Questo debb’essere il sentiero diritto, nobile e disinteressato clic deve battere il signor Auber per l’avvenire». A queste severe parole la Gazellc fa succedere una lunga analisi della nuova Opera dell’illustre autore della Muelte de Portici, analisi che si chiude colla seguente frase» Telle est en somme celle nouvclle partitimi de M.r Auber qui ajoute uno fcuillc de piusa la couromic déjà si touffuc qu ii s’cst tressée par scs nombreux ouvrages». A questo cenno, tratto dal più rigido foglio musicale parigino, ne piace far succedere in forma di postilla la seguente nota d’altro minore giornale, la Melodie. Tulli gli organi più gravi della stampa sono concordi col pubblico nel proclamare il merito della nuova partitura del sig. Auber. Ecco quel che ne dice il Coslilulionnel. «Là musica del sig. Auber è così piena di delicatezza, ed è di un lavoro si fino e squisito clic le invenzioni del sig. Scribe, per quanto piacevoli, devono pur cederle il passo.’ La parte di Carlo è particolarmente sparsa a profusione di deliziose melodie di un espressione piena di soavità e di dolcezza». «La partizione, dice il Corsaire, è una nuova foglia d’oro aggiunta alla corona del sig. Auber. È senza dubbio questa una delle opere più eleganti e ingegnose clic siano uscite dalla sua lira leggiadra, li successo fu compito, unanime, magnifico; sarà la fortuna dei Teatro dell’Opéra-comique per tutto l’inverno». Ora a’ lettori arguti della nostra Gazzetta a capire a quale delle due redazioni sia da prestar maggior fede, se alla prima clic si addimostra mediocramenlc soddisfatta della nuova fatica musicale del signor Auber, o se all’altra che si sforza a farci credere ch’ella è una meraviglia! NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Milano. Vimcrcati, il famoso concertista di mandolino, al teatro He ebbe cncomj nel trar partilo ed effetto dal più ingrato fra gli stromcnti. — Decenti pubblicazioni. - Coloro clic godono contemplare vispe coppie di danzatori aggirarsi in un vorticoso valls, o precipitarsi dietro un folleggiente ijalop al suono di vivaci numeri; non meno degli altri che in questa stagione amano consacrarsi instancabilmente alla danza, potranno rinnovare i loro diletti eseguendo i nuovi pezzi da ballo da’ nostri editori pur ora pubblicati. Presso Ricordi troveranno molle eleganti raccolte di Laiiner e di Strauss e per esse ogni ballabile lor desiderio verrà pienamente appagato. Questi due artisti si dividono l’impero di quel volubile genere di musica ove i capricci del ritmo devon essere i principali motori: lotii i nuovi Walzer da essi scritti, i cui titoli leggonsi nell’antecedente numero di questa Gazzetta, sono ugualmente di effetto e degni de’ loro autori. - Da chi è onorato da una riputazione europea, passando ad un giovane il cui nome fra noi d’anno in anno divien sempre più cognito per la produzione di briosi Walzer e d’irrompcnti Galoppcs, facciansi le nostre congratulazioni al dilettante signor Pensotli ed cedrisi a continuare nell’intrapreso cammino, onde anche Milano possa avere il suo Strauss.! - Non dimentichisi Y Anna Galoppe dell’ottimo signor Prilla, c I’ Omnibus-Pah di Antonio Grassi nè i Valzer del cav. Wolff, ragazzo di undici anni, ecc.-Il trito assioma che V utile non deve andar disgiunto dal dolce, possa servirei di talismano presso quelli clic per avventura non saranno proclivi ad approvare clic un foglio, specialmente dedito alle severe discussioni della hcll’arte, abbia ad occunnrsi di brillanti futilità. — Il violinista Scmeladiz in varj concerti a Firenze dagli intelligenti ammiralo e plaudito, ed a Piacenza testé annoverato fra i migliori suonatori ivi prodottisi, venne a Milano, e speriamo che abbia a farsi pubblica— Reca meraviglia come, eccettuato qualche raro ■squarcio, il Tancredi, questo capolavoro serio della gioventù dj Rossini, sembri tuttora ridondante di deliziosa freschezza: la ragione di ciò si è, clic pure, semplici ed espressive in esso sono le mclouic, spontanee le armonie; delicate le modulazioni e giusta l’istromciilazionc, nè avvi mai eccesso da nessun altro lato, se non se da quello della verginea od cff’crvesccntc inspirazione. Ben fece l’Impresa del Teatro Ite a riprodurre quest’operatipo, e se avesse scelto un complesso di esecutori corrispondente all’abilità della protagonista forse ora vedrebbe la folla accalcarsi nel suo recinto nonmeno di quanto avvenne nel 1318 coll’occasione dell’apertura del teatro coll’istcsso Tancredi comparso a Venezia nel carnovale dell’istcsso anno. Dopo clic la sublime Pasta ebbe a bearci, la parte del cavalleresco campione fra noi non fu mai interpretata in si lodevole guisa siccome ora dalla signora Vietti, la quale non sembra più l’attricccanlamc delle opere precedenti e si merita ed ha un numeroso concorso di applaudenti. — Napoli. Al Teatro S. Carlo trionfalmente prosicguono le rappresentazioni della Fidanzala Corsa di Pucini, nuovo spartito clic per svarialo effetto vuoisi superiore all’istcssa Saffo:. La nuova Opera intitolata Guglielmo Colmar datasi al Teatro jVuovo, procacciò lodi al maestro Aspa. — Roma. Musica Sacra - L’Oratorio di S. Maria in Vallicclla, clic ha dato origine e nome ai Melodrammi di tema sacro, è stato ed è la palestra, nella quale hanno còlto palme provetti e giovani musicali ingegni. Fra quest’ultimi a causa di onore ricordiamo i due fratelli Gaetano e Salvatole Capocci, il primo de’ quali recentemente vi produsse jl’Assalonne, nuovo pregevole lavoro a quattro voci con cori. Del signor Giuseppe Negri ò la poesia ornala di versi melodiosi. - Sarebbe giusto e dovria da tutti i buoni bramarsi clic da siffatte esercitazioni tornasse onor alle arti romane e vantaggio a chi le professa. (Estratto dalla Divista). — Miss Clara Novello, aggiungendo agli altri csimii suoi pregi la generosità e la beneficenza, volle consacrare il frutto de’ proprj talenti a sollievo dell’infortunio, accordando alla mendicità una parte dell’introito della sua serata. Un altro bell’esempio da seguirsi dalle opulente notabilità nel canto! — Palermo. (Da lettera del 23 p. p.). II maestro Mandanti in questa sua patria già da tulli riverito per un contrappuntista il più ingegnoso, colla musica della Maria degli Albizzi, interessante tragedia lirica, superò la comune aspettazione, avendo ben anco dimostralo di possedere piena cognizione dell’effetto teatrale e di saper commovcre gli uditori coll’efficacia di espressive note. La nuova opera nella sera del 21 (prima rappresentazione) e nella successiva ha incontrato il pubblico aggradimento dall’introduzione alla scena filiale. La Merli-Clerici, Ivanoff e Superclii con zelo disunpegnarono le loro parli; dispiace non poter dire altrettanto dcll’esperia Marini. Z— Bologna. A lodare Rossini troppo difficile sarebbe l’elogio, e niuuo forse potrebbe abbastanza dire (per la sua eccellenza nell’arie. Questo 111." Consiglio Comunale per altro. sentendo necessità di testificare all’insigne maestro la universale stima, e un rendimento di grazie per quanto di onore e di giovamento ha recalo ed arreca al patrio liceo musicale, in cui siede consulente onorario, con acclamazione pienissima, nella sua sessione del giorno 24 corrente, gli ha decretalo un monumento di onore in quello stabilimento, incaricata poi la III.» Magistratura per la relativa esecuzione. E se egli è ben vero che non può aggiungersi gloria al Rossini, clic già raccolse ogni suprema corona, una tale deliberazione varrà però a |i crpctuarc la memoria del grato animo del pairio municipio, e sarà prova che il musicale liceo di Bologna, se in ogni tempo ebbe pregio e rinomanza per celebrati artisti, diede a questo secolo un sommo, clic vi attinse gli studii, ed ora lo irradia della sua luce. (Dalla Gazz. di Bologna) — Lecca. Quinto Congresso degli Scicnziuti Italiani. - A Lucca i lavori procedono perchè gl’italiani vi trovino una degna accoglienza quando ivi si raduneranno nel p. v. settembre. Intanto il chiarissimo Presidente, signor marchese Mazzarosa, Direttore della istruzione pubblica, ha eletto ad Assessori: il sig. Avvocato Fornaciari ed il sig. Professore Puccinclli, ed a Segretario generale il cav. I’acini. Cosi anche il nuovo Gomitalo offre un insieme di nomi che godono di bellissima fama, e bene augura dell’avvenire. (Dalla Gazz. Priv. di Milano) — Vienna. Donizctli di ritorno in questa capitale per assumervi il disunpegno della luminosa carica a cui teslè da S. M. è stalo assunto, fu accolto con lusinghiere dimostrazioni. Appena giunto, da una delle più cospicue famiglie delia capitale fu invitalo ad un trattenimento appositamente combinalo per festeggiarlo, ed egli vi prese parie, accompagnando al pianoforte due sorelle milanesi distinte dilettanti di canto. Egli scrive una nuova opera: il Duello sotto Dichelieu, per la prossima stagione d’opera italiana di primavera, di questo I. R. teatro. — Tolosa. Una solennità molto rara ne’ fasti di provincia attrasse la folla al nostro teatro. Trattavasi della prima rappresentazione di un lavoro lirico espressamente scritto pel nostro pubblico. I’.lzire ou les Arabes si è il titolo della grande opera in due atti frammischiata di danze, la cui bella musica devesi ai milanese maestro Bazzoni che in essa vi spiegò non ordinaria capacità scientifica ed inventiva. «ITO PBBLIC.MIMI MUSICALI DELI, I. R. STABILIMENTO NAZIONALE P Di KIOYAAiM RICORDI. •avvo OPEIIA DEL MAESTRO CAVALIERE AIO. SABINI riflotta iter elite Vieti ini, Viola e" Violoncello 15615-1A Fr. 20. AMOEB MUTO (ìb«elaiave «US Sol) con accoiiiiiagnaniento <18 Pianoforte BWt Min 15801 Fr. - 75. 81Q MiMMUMì iter Pianoforte 14256 Fr. 5 28. filii 1» tttetttr Piano et Violoncello rnegm. airnm (5090 Op. 22. Fr. 12. -ou allieto elle le! (in cliiavc <31 Sol) con accompagnamento «li Pianoforte ©AETAiN© ©OMIEEITI 13590 Fr. — 75. A1T70LCC-IA CLASSICA WJSIULE Composta «Il 13 pezzi scelti vocali ed Istrom.1, tratti dalle pici stimate ©» pere a ««tirile e moderne de’seguentl autori: Rossi**, Gì.i cit, Bi etiioaev, ClIEF.lBI!H, PATSIEI.LO, CLEMENTI, ÌIIeverdeer, Ciniakosa, Bojeldiei, Fxou.WArvri, JTIayr, Mozart. MS42. - ItMIO I. Vendesi in pezzi separati ed anche in un solo Volume con frontispizio e coperta, al prezzo di Fr. 30. GIOVAARI RICORDI iiuTimn-i’iioriti!; jinio. KB. Si unisce a questo foglio il pezzo!V. 1 dcll’AATOLOGlA CLASSICA MUSICALE Dall’I. R. Stabilimento Razionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOVAR AI RICORDI Contrada degli Omtnoni ff 1720.