Fra la favola e il romanzo/Zaccaria/IX

Zaccaria - IX

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IX.



I negozi del caporale e di Zaccaria andavano bene. Aveano armato baracca non lontano dal loro reggimento. I soldati, e specialmente gli ufficiali, vi convenivano sovente. Fra essi immancabile era il tenente Roberto, il quale pel suo valore avea ottenuto le spalline sul campo. Si beveva, si mangiava qualche scatola di sardine, o qualche fetterella di salato, e intanto la bottega prosperava. A Zaccaria pareva una cuccagna. S’era abituato a dormir sotto alla tenda; e quella vita così variata davagli più sollazzo che fatica. Aveva udito qualche fucilata e qualche cannonata; ma da lontano. Gli alleati lavoravano alle trincee, alle parallele; ed i russi in que’ giorni tenevansi contenti di scorazzare al di fuori delle fortificazioni tanto per disturbare gli assedianti. Ma i preparativi erano [p. 97 modifica]compiuti, e giunse il giorno 17 Ottobre dagli alleati destinato per un attacco generale contro Sebastopoli. Il cielo cominciava ad imbiancare per l’alba nascente ed il segnale di aprire il fuoco venne dato con tre razzi lanciati in aria.

Di repente odesi simultaneo il fragore di più centinaia di cannoni, che da ogni lato fanno bersaglio de’ loro colpi l’assediata città. I Russi rispondono con altrettanto vigore e con artiglierie assai più numerose e possenti. Il rimbombo era spaventevole, infinito. Il fumo come se sorgesse da immensa voragine, oscurava il cielo. Il rombo delle palle, lo scoppiar delle bombe, il sibilo della mitraglia assordavano l’aria. Il suolo n’era scosso come per terremoto. Da per tutto morti, feriti, strage, ruina da far tremare i più animosi. La notte sola pose fine a tanto sterminio, senza che gli assedianti avessero conquistato la bersagliata città. Il giorno seguente fu deciso di por mano a nuovi lavori d’approccio, ed a giganteschi preparativi per tornare con miglior fortuna all’assalto di quei formidabili baluardi.

E Zaccaria? Oh il povero Zaccaria! Quel primo giorno ebbe a morire dallo spavento. Un tremito irresistibile s’impossesso delle sue membra. Gli attendamenti e le baracche erano discoste dal fuoco, è vero; ma spessi proiettili perduti li sorpassavano sinistramente rombando, o ruzzolavano a sbalzi in quei dintorni. Nè valsero rimostranze, nè preghiere del caporale e neppure del tenente Roberto, il quale stava inoperoso perchè le milizie di fanteria non prendevano parte all’azione, a stanarlo di mezzo a varie botticelle dove erasi rifuggito. Egli ripensava al pollaio di santa Maria Maggiore, al bugigattolo del vicolo di [p. 98 modifica]Madama Lucrezia, e volentieri avrebbe dato tutto il suo a quel cattivo di Giovannino per non trovarsi lì.

Venuta la sera, cessato il cannoneggiare, e udito dagli ufficiali tener discorso della giornata con accenti esaltati, con piglio marziale, ebbe vergogna di sè, e tentò di farsi animo. Ma la paura era stata grande; fu colto da febbre violenta, e si coricò nel suo letticciuolo da campo che stava in un cantuccio della baracca. Fatto giorno, il caporale doveva attendere alla bottega: Roberto era in servizio, essendochè i russi, inanimiti per la felice resistenza, tentavano una poderosa sortita contro gli assedianti. Niuno dunque poteva aver cura di lui.

Quando una giovane donna vestita di cotonina turchina con un ampio grembiale bianco, e coperto il capo di un candido cappuccio a larghe tese, venne a passare d’innanzi alla baracca.

— Buona suora, le disse il tavernaio, vorreste farmi la carità di visitare un ragazzo malato, che ho qui sotto la tenda?

— Volontieri, fratello; è mio dovere.

La donna si avvicinò al lettuccio, osservò il fanciullo, uscì e tornò di lì a breve con certi farmachi, ed ella stessa glieli porse. Nella giornata venne più volte a sorvegliarlo; e nel sorreggergli il capo per somministrargli un calmante, Zaccaria aprì gli occhi, li sbarrò su quel giovine volto, amorevolmente inclinato verso di lui, e nel turbamento della febbre credè vedere la signora, la sua benefattrice, e....

— Madama, le mormorò interrottamente, le viole non ci sono più, le palle le hanno portate via.... le ha bruciate la polvere... ma le troverò.. le troverò... Oh [p. 99 modifica]che fumo... oh che rumore!... — ed atterrito ricadeva sul capezzale.

Al terzo giorno la febbre cessò; nel quarto Zaccaria era guarito.

Comprese il beneficio della suora, e baciandole le mani la ringraziò, e soggiunse:

— Non avrò più paura, sa. Non ha paura lei che è donna!

E la suora dolcemente gli disse: — Non a me, fanciullo mio, devi rendere grazie, ma a Dio. A Dio, dal quale otterrai protezione pregandolo mattina e sera; ed allora ti sentirai più sicuro, e non temerai di nulla.