Flora medico-economica/Classe XII

Classe XII

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[Classe XIIa Icosandria. 20 stami e più, attaccati alle pareti interne del calice. ]

XC. Punica. Cal. coriaceo diviso in 5 parti. Petali 5. Pomo coronato, arido con molte divisioni, e molti semi baccati. 122. P. Granato. Fusto arboreo, foglie lanciolate, fiori quasi senza peduncolo. Punica Granatum. Il. Melograno, Melogranato. Ver. Pomo granà. Off. Flores balaustrorum; Cortex granatorum sive Malicorii.

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Icosandria Monoginia.

Fiori coccinei, o color di scarlatto. Giugno, Luglio. Si coltivano le varietà a frutto acido, a frutto acido-dolce, ed a fior doppio negli orti, ed un tempo anche nei cortili, ora è poco coltivato. Sui monti in varj luoghi trovasi spontaneo, ma in stato di arbusto, non mai d’ albero com’ è il coltivato.
I frutti acido-dolci sono giovevoli nelle malattie infiammatorie. I fiori e la scorza di sapor aspro sono astringenti. Il decotto e l’infuso acquoso o vinoso si usa in forma d’ injezione e di gargarismi nella caduta o rilasciamento dell’ ugola, nella blenorrea; internamente nella diarrea. La dose è di O. j in lib. j. d’ acqua, o di vino bolliti. La scorza del frutto fà buon inchiostro.
XCI. Mandorlo. Cal. diviso in 5 parti. Petali cinque. Drupa il cui nocciolo è poroso solcato.
123. M. comune. Fiori sessili per lo più solitarj. Denti delle foglie laciolate acuti, gl’ inferiori glandulosi.
Amygdalus communis. It. Mandorlo, Mandolo; il frutto Mandorla. Ver. Mandolar, il frutto Mandola. Off. Amygdala dulces et amara.
Fiori chiaro-rosseggianti. Febbraio, Marzo. Si coltiva la varietà a frutti dolci negli orti. Albero.
Le mandorle si dolci che amare contengono un’ olio fisso, nutriente, viscido, emolliente. Colle dolci si prepara una emulsione

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Icosandria Monoginia.

usitatissima nelle malattie ipersteniche. Le mandorle amare sono giovevoli contro i vermi e l’ ubriachezza, e ciò conoscevano fino i Romani.
124. M. Pesco. Fiori solitari sessili. Denti delle foglie tutti acuti.
Amygdalus Persica. It. Persico, Pesco. Ver. Persegar, il frutto Persego.
Fiori color rosa. Marzo. Si coltivano negli orti molte varietà. Albero.
Le mandorle del pesco sono oleoso-mucilaginose. Con esse si prepara l’ acqua distillata, che ha, secondo i moderni, forza controstimolante, perciò si usa nelle malattie ipersteniche. Coi fiori si apparecchiano l’ acqua ed il sciroppo.
Osserv. La varietà B.(?) Nucipersica It. Pesconoce Ver. Baracocolo ha gli stessi caratteri specificio del pesco e può servire agli stessi usi.
XCII. Pruno. Cal. diviso in 5 parti. Petali 5. Drupa il cui nocciolo è liscio colle commettiture prominenti.
125. P. Lauroceraso. Foglie ellittico-lanciolate, dentate, coriacee sempre verdi, glandolose sul dorso. Fiori in racemi.
Prunus Lauro-Cerasus. It. Lauro regio, o di Trebisonda, Off. Laurocerasus.
Fiori bianchi. Aprile, Maggio. Nativo da Trapezunte o Trebisonda si coltiva per far siepi o ripari sempreverdi. Arbusto raramente albero tra noi.
Le foglie di sapor amaro sono velenose, ed antispasmodiche.

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Icosandria Monoginia.

L’acqua distillata si raccomanda nello sciro, nel cancro, nella disuria, nella tisi alla dose di gocce x-xL. Ma secondo il parere dei più recenti il Lauroceraso ha la forza controstimolante la più efficace, che proviene dall’ acido prussico contenuto nei sughi. Quindi l’ acqua distillata si usa nelle infiammazioni ed altri mali iperstenici più gravi; e fà le veci del salasso!!
I frutti dolcigni sono mangiabili, e non velenosi.
126. P. Malebo. Foglie quasi rotondo-ovate, quasi dentate, puntite liscie. Fiori in corimbo terminale.
Prunus Mahaleb. It. Ciliegio canino, Legno di S. Lucia. Ver. Zaresara mata.
Fiori bianchi, Aprile, Maggio; dirimpetto alla Chiesa di S. Nicolò di Aris, a Redipuglia, ed in molti altri luoghi.
I suoi frutti sono appetiti dagli uccelli, e servono ai tintori per alcune tinte. I noccioli sono odorosi, ed altre volte servivano a profumare i guanti. Il legno è ricercato dai tornitori e dagli stipettaj.
127. P. Armeniaca. Foglie semicordato-ovate, puntite, dentate, liscie. Fiori sessili.
Prunus Armeniaca. It. Albicocco, Arbricocco, Armellino, Meliaco, Umiliaco. Ver. Armelinar.
Fiori bianchi. Aprile. Originario dell’ Oriente, si coltiva negli orti,

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Icosandria Monoginia.

    e nasce spontaneo. Albero.
I suoi frutti assai grati si mangiano, i noccioli o mandorle, hanno molto della mandorla comune.
128. P. Ciliegio. Foglie ovato-lanciolate, dentate. Ombrelle quasi peduncolate.
Var. a) P.C.Caproniano. Frutto sferico più o meno acido (più o meno carico rosso). Albero alto con rami dilatati.
Prunus cerasus (a) caproniana. Amarasco, Visciolo. Ver. Marascar.
Var. b) P.C.Giuliano. Frutto quasi a cuore, molle, mai acido; rosso o nero, o bianco.
Prunus cerasus (b) Juliana. Ciliegio, Ciriegio. Ver. Zaresar.
Var. c) P.C. degli uccelli. Foglie ovato-lanciolate, sotto-pubescenti, donduplicate(?), ombrelle sessili.
P.cerasus (c) avium. Ciregiolo. Ver. Marinellar.
Vart. d) P.C. Duracina. Frutto grande, quasi cordiforme, longitudinalmente solcato, duro, fragile (porporino, bianco-porporino, o nero porporino).
P. cerasus (d) Duracina. It. Duracino, Duraceno, ed il frutto Duracena, Ciliegia duracina. Ver. Zaresa Duriesa.
La coproniana, o Amarasca si coltiva per li frutti acidi, che produce in estate. Da noi un tempo si mettevano le sue foglie nel mosto, che si faceva bollir coll’ acqua sotto le vinacce, Ver. Zarpe

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Icosandria Monoginia.

per dar tal gusto al vinello, vulg. scavezzo sotto l’ uva.
Gli usi delle ciliegie sono a tutti noti essendo il primo frutto della primavera di gusto dolce, soave e rinfrescante. L’ acqua di ciliegie nere, di cui si faceva tanto uso, appena si nomina al giorno d’ oggi. Moltissime sono le varietà delle ciliegie.
La varietà di Ciliegio degli uccelli, che ha fiori bianchi, come tutte le altre, è detto Ciregiuolo, ed i cui frutti si chiamano in vernacolo Marinelle, rarissimamente è coltivato in Territorio. Appena ne ho veduto uno a Fogliano.
Le Ciliegie Duracine, Ver. Zarese Duriese variano molto nel colore essendovene di bianco-rosse, di rosso-scure, e di rosso-nere; ma tutte di polpa dura, e nonostante di poca durata, perchè facilmente inputridiscono.
Fior. in Aprile negli orti, ove si coltivano. Albero.
Il Ciriegio selvatico che si usa qui nei campi per sostegno deklle viti, e che era un tempo assai più frequente, nasce spontaneo dai semi che vi cadono, e da quelli che si rigettano mangiando le ciliegie delle sopraindicate varietà. Fà frutti molto più piccoli, ma mangiabili, e molto variati in gusto ed in colore.
La gomma, che geme dai Ciliegi, dal Pesco, e dal Mandorlo, detta in Italiano Oricchio, ed in Vernacolo Merdacuca è mucilaginosa dolce ed egualmente che la gomma arabica (proveniente dalla

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Icosandria Monoginia.

Mimosa Nilotica e da altre specie) è viscida, e serve agli stessi usi nelle tossi, nella disuria, dissenteria, oftalmia ecc.(?).
129. P. domestico. Rami senza spini, foglie ovato-lanciolate, rivolte coi bordi, in alto dentate, sotto pubescenti, quasi solitarie.
Prunus domestica. Pruno, Susino, S. domestico. Ver. Cespar, Susinar; i frutti Cespe, Susini.
Sono varietà di questo i detti in Ver. Susini, Verdazzi, Zucchette, Emoli, Brugnoli che si coltivano negli orti.
Fio. bianchi in Aprile. Albero.
Questi frutti subacido-dolci dono graditi l’ estate. Essi si usano in medicina per far la conserva detta polpa di prugne, che si dà in sostituzione alla polpa di Cassia nelle malattie infiammatorie. Secchi e bolliti nell’ acqua durante l’ inverno sono molto giovevoli nei reumi. Se ne fà uso per le mense.
130. P. spinoso. Rami spinosi. Picciuoli solitarj. Foglie lanciolate, liscie.
Prunus spinosa. It. Prugnolo, Susino di Macchia, o selvatico, Ver. Spin negro, Brugnolar de machia, B. salvadego.
Fio. bianchi. Aprile anzi anche in Marzo; nelle siepi assai comune. Frutice.
Il suo frutto austero astringente si crede succedaneo ai Tamarindi nelle febbri biliose e nella disrrea. Si pretende che il sugo del

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Icosandria Pentaginia.

frutto dia un inchiostro indelebile al liscivio, ai saponi ed alle (?). Sarebbe ottimo quindi per marcar la biancheria. La scorza fu suggerita come febbrifuga.
XCIII. Pero. Cal. diviso in 5 parti. Petali 5. Pomo proveniente dal ...(?) Cal. con 5. cavità certilaginee, in ciascuna delle quali due o più semi.
131. P. comune. Foglie ovate, dentate, puntite, sopra liscie. Fiori a mazzetti.
Pyrus communis. It. Pero. Ver. Perar.
Fiori bianchi in Marzo ed Aprile. I Peri selvatici raramente si trovano nei nostri boschi e sui monti.
Gli usi del Pero come legno sono pochi, perchè è soggetto a tarlarsi. Si usava un tempo dagli stipettaj, perchè riceve bene la tinta nera. I frutti del selvatico sono austeri, ma molte delle varietà coltivate sono soavissime.
132. P. Melo. Foglie ovate, puntite, dentate, liscie, sotto tomentose, frutti ombellicati sotto e sopra.
Pyrus Malus. It. Pomo. Ver. Pomar.
Fiori bianchi, esternamente rosei. Aprile. Molte varietà coltivansi negli orti. Selvatico è spontaneo nei boschi. Albero.
I frutti acido-dolci sono eccoprotici(?) e refrigeranti. Si usano esternamente in forma di cataplasma nell’ oftalmia, e nelle ulcere putride. Cotti in inverno sono delicati e si usano come pettorali.

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Icosandria Pentaginia. Icos. Poliginia.

Il legno è duro, e serve a molti usi. Il Pomo selvatico fà frutti aspri ed insipidi, che mangiati cagionano dolori di stomaco. Sopra questo molti innestano (Ver. incalmano) le buone varietà, ma spesso non reggono. Converrebbe innestare sottoterra, poi ricalzare l’ innesto di modo che la marza venisse a produr radici. A molti poi non riescono perchè invece del melo selvatico prendono per soggetto lo spin bianco, od altra pianta, che essendo arbusto non cresce egualmente che l’innesto, il quale dopo due o tre anni è costretto a perire.
133. P. Cotogno. Foglie intere, frutti solitarj. Frutti lanuginosi sino alla maturità. Direbbesi meglio cotonosi dal cotone.
Pyrus Cydonia. It. Melo Cotogno. Ver. Codognar, Codognolar.
Fiori bianchi bianco-rosei. Si coltiva negli orti. Albero.
Frutti di grato odore, di sapor acido-austero, astringente, e rinfrescante. Per formar il Cotognato proposto per le debolezze di stomaco si unisce allo zucchero. Si mette nel mosto, che si fà bollire fino alla consistenza di miele per far il cosidetto vincotto, e dà buon odore, e sapor grato. I contadini mangiano i frutti per arrestar le diarree.
XCIV. Rosa. Cal. ovato, diviso in 5. parti, due delle quali per lo più pennate, due liscie ed una mezza pennata. Molti semi ispidi, chiusi nel calice divenuto carnoso baccato.

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Icosandria Poliginia.

134. R. gallica. Caule e pezioli ispido-aculeati. Foglie glandulose al margine, sotto glauche. Frutti quasi lisci.
Rosa gallica. Rosa comune, Rosa d’ orto. Ver. Rosar d’ ogni mese. Off. Flores Rosarum rubearum.
Fiori porporini. Maggio. Se ne coltivano molte varietà negli orti, fra le quali è principalmente quella detta Rosa d’ ogni mese. Frutice.
I Petali volg. foglie del fiore odorose, di sapor ispido, leggiermente astringenti, si usano talvolta nei profluvj. Se ne prepara infuso acquoso, conserva, miele, sciroppo-rosato ed acqua distillata. Quest’ ultima si raccomanda nell’ ottalmia.(?oftalmia)
Osserv. La Rosa centifolia. Ver. Rosa botta. Off. Rosa doppia, Bottoni di rosa, è meno stimata. Se ne raccoglie però i fiori non aperti, che col nome appunto di bottoni di rosa adopransi come astringenti e carminativi. Si coltiva, ma più raramente, e si distingue per avere i frutti ed i peduncoli ispidi.
135. Rosa canina. Caule e pezioli aculeati, gli aculei ricurvi. Fogliette liscie; Tubi dei calici ovati, liscj come i peduncoli. Lacinie dei calici pennato-fesse.
Rosa canina. Rosa selvatica, Rosa di macchia. Ver. Rosa salvadega, Rosa de macchia. Il frutto in Ver. foracûl.
Fiori incarnati. Maggio. Comune nelle siepi. Frutice.
Coi frutti si prepara una conserva astringente; e coi petali

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Icosandria Poliginia.

mediante la distillazione l’ acqua di roselline, che si adopra nelle ottalmie per bagnarsi gli occhi, e nel vajuolo.
Osserv. Sopra la pianta di questa rosa si trova come una specie di spugna che ebbe il nome di Bedeguar, celebrata come astringente per le emorragie, ed a ragione essendo una vera galla prodotta dalla puntura di un insetto, denominato da Linneo Cynips Rosæ; ma al giorno d’ oggi non se ne fà alcun uso.
XCV. Rovo. Cal. diviso in 5 parti, aperto. Petali 5. Semi numerosi, polposi, uniti sopra un ricettacolo comune, componenti una bocca coposta.
136. R. ideo. Caule frutticoso, aculeato. Foglie pennate a cinque o a tre, sotto bianco-tomentose, pezioli canalicolati.
Rubus idæus. It. Lampone, Lampione, Ampomelle. Ver. Fràmbue. Off. Rovo ideo.
Fiori bianchicci in Giugno, negli orti, ove coltivasi. Nel bosco grande sopra Gorizia lo trovai in frutto nel Settembre. Frutice.
I frutti di sapor acidetto-dolce, fragranti, di grato odore sono rinfrescanti. Si raccomandano nelle febbri e nello scorbuto. Se ne prepara sugo, conserva ed aceto.
137. Rovo fruticoso. Cauli frutticosi, come i picciuoli aculeati; aculei ricurvi. Foglie a tre ed a cinque sotto bianco-tomentose;

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Icosandria Poliginia.

fogliette peziolate.
Rubus fruticosus. It. Rogi di Macchia. Ver. Spin de’ more, Russa de more. I frutti more de spin.
Fiori incarnati da Maggio a Settembre. Nelle siepi. Frutice.
Il frutto è un poco astringente. Se ne prepara il sciroppo detto diamoron, che si usa per raddolcire i gargarismi nei mali di gola.
Il Rovo celeste, Rubus cæsius, da noi detto russa, comune nei campi specialmente sabbiosi e ghiajosi, fà frutti neri, coperti come da una polvere finissima celeste, da noi detti omeneti, che sono gratamente aciduli.
XCVI. Tormentilla. Cal. ad 8. divisioni e queste alternativamente minori. Petali 4. Semi quasi rotondi, nudi, rugosi, attaccati ad un piccolo ricettacolo non sugoso.
138. Tormentilla eretta. Caule un poco eretto, ramoso. Foglie sessili ternate, inciso-dentate. Stipule incise.
Tormentilla recta. It. Ver. ed Off. Tormentilla.
Fiori gialli. Giu. e Lug. in tutt’ i pascoli, e nei prati. Perenne.
La radice è un forte astringente e corroborante, ed il decotto si usa contro i flussi del ventre e dell’ utero. La dose è di un’ oncia di radice in una libbra di acqua bollita sino al consumo della terza parte. Questa radice è anche ottima per la concia dei cuoj.

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Icosandria Poliginia.

XCVII. Fragola. Cal. aperto a dieci divisioni alternativamente minori. Petali 5. Ricettacolo seminifero, polposo, baccato, colorato, per lo più caduco.
139. F. mangiabile. Getti lunghi striscianti, pubescenza dei piciuoli apertissima, dei peduncoli avvicinata. Foglie pubescenti. Frutto caduco. Calice infine riflesso.
Fragraria vesca. It. Fraga. Ver. Fragola. Off. Fragraria.
Fiori bianchi. Marzo, Aprile. Comune sul monte, sui margini dei campi, e sia lungo le strade. Se ne coltivano negli orti più varietà. Perenne.
I frutti di sapor acidulo-dolce, d’ odor grato, fragrante, sono eccoprotici e rinfrescanti.
XCVIII. Potentilla. Cal. diviso in dieci parti. Petali 5. Semi nudi attaccati al Ricettacolo arido.
140. P. strisciante. Caule strisciante. Foglie a 5 per peziolo, obovate, dentate, pelosette, peduncoli nelle ascelle di un sol fiore.
Potentilla reptans. It. Cinquefolio. Ver. Fragola mata. Off. Pentaphyllum sen Quinquefolium.
Fiori gialli da Maggio in Autunno, in tutt’ i prati, pascoli, margini dei campi e negli orti. Comune. Perenne.
La radice e l’ erba austere, astringenti si raccomandano nella menorragia, nel flusso di ventre, come pure a cacciare le

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Icosandria Poliginia.

febbri intermittenti. Si dà il sugo spremuto da O. ij a iv. ma raramente si usa ora in medicina.
La Potentilla vernale, che tapezza in primavera tutt’ i pascoli, e perfin i bordi delle strade e dei campi ghiajosi co’ suoi bei fiori gialli, appartiene a questo genere, ma non è d’ alcun uso.
XCIX. Geo. Cal. patente a dieci divisioni, colle alterne minori. Petali 5. Semi che finiscono in una lunga resta geniculata(?) all’ apice, posti sopra un ricettacolo bislungo.
141. G. cittadinesco. Foglie radicali lirato-pennate, cauline ternate, foglioline inciso-dentate. fiori eretti, reste uncinate nude.
Geum urbanum. It. Cariofillata. Ver. Geo. Off. Caryophyllatæ, vel Gei urbani radix.
Fiori gialli, Maggio all’ estate. Sui margini delle campagne e degli orti, nei luoghi ombrosi.
La radice è dotata di un principio astringente con poco oglio volatile, con sapore aromatico, amarognolo, odor fragrante di Garofolo, ond’ è chiamata Cariofillata nelle Spezierie. Ha forza astringente emulante le qualità della China, quindi è utile per allontanar le febbri intermittenti, la dispepsia, la diarrea, l’ amenorrea, la clorosi. La dose della polvere è di dram. j.-ij. Il decotto o piuttosto infuso si fà con O. j di radice

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Poliandria Monoginia.

in (? ) j d’acqua. Si fà anche l’estratto, e la tintura.