Fisiologia vegetale (Cantoni)/Capitolo 38
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Ora ci si domanderà quale differenza passi fra una gemma da legno ed altra da fiore, sia per riguardo alla produzione, sia per riguardo all’effetto che può esercitare sul legno o sul terreno. — Io qui non voglio entrare nell’arduissima quistione del perchè una gemma si disponga a dar fiore ed altra a dar legno; disposizione la quale può essere riconosciuta anche prima dell’aprirsi delle scaglie. Allo stato rudimentale queste gemme devono essere identiche, e solo si modificano collo svilupparsi maggiormente dell’embrione. Quattro stadj pertanto considereremo nella gemma da fiore, cioè quello di gemma, quello di fiore, quello nel quale l’ovario conserva il color verde, e finalmente quello di frutto maturo. Nello stadio di gemma essa è assolutamente parassita come qualunque altra gemma.
Si è detto che tutte le gemme possono considerarsi quasi esseri parassiti viventi a spesa del legno, al quale tolgono senza compenso quanto abbisogna pel loro sviluppo, finchè non abbiano intrecciate le loro fibre radicali appena sviluppate con quelle già esistenti, oppure che non abbiano mandato sino al terreno le loro proprie fibre. — Or bene, la gemma da fiore, appena che siasi aperta, perde nel calice ogni parte verde che valga a sviluppare un sistema radicale, epperò continua ad essere parassita. Allora, se il fiore è unisessuale e maschio, cade dopo aver servito alla fecondazione; ma se è ermafrodito od anche femmineo, si conserva, conservandosi coll’ovario una parte verde. — Ma il verde conservatosi dell’ovario viene esso pure convertito a favore della nutrizione, cioè per un prolungamento radicale? A me sembra di no. L’acido carbonico che evidentemente vien assorbito dall’ovario, come lo dimostra il detto color verde, serve piuttosto alla costituzione del frutto, che alla nutrizione della pianta.
Abbiamo visto che le piegature, torsioni, legature, incisioni, ecc. sono operazioni praticate per favorire l’allegamento e l’ingrossamento de’ frutti, avendo esse appunto per effetto il trattenere una maggior quantità d’acido carbonico superiormente al punto nel quale vennero praticate; il che, se riesce di vantaggio al frutto, riesce in pari tempo di scapito alla nutrizione della pianta, essendo diminuita la quantità d’acido carbonico che dovrebbe recarsi ai succhiatoj delle radici. Nelle piante a radice tuberosa o carnosa, il guasto delle parti verdi influisce non solamente sulla nutrizione della pianta, ma eziandio sulla composizione della radice o del tubero, d’onde la meno facile conservazione.
La gemma che porta l’ovario verde è ancora un essere parassito, o non concorre alla nutrizione della pianta. — Allorquando poi l’ovario, per la sua giusta e normale costituzione o per condizioni meteoriche contrarie, più non assorba acido carbonico, e perda il color verde, ritorna intieramente parassito, poiché il frutto riceve dalla pianta quanto gli manca a compimento della propria composizione (§ 29). Ottenuto questo, al pari d’un fiore maschio, cade esso pure, o si altera e putrefa sulla pianta stessa.
La gemma da fiore adunque è sempre un essere parassito; essa non concorre mai a fornir acido carbonico alle radici; e trae dal legno tutto quanto non è acido carbonico, ma che con esso serve alla costituzione finale del frutto. Infatti, come già si è detto, frutti assolutamente terminali non sussistono. Inoltre, la gemma da fiore esercita una specie di scelta sull’umor ascendente, appropriandosi soltanto alcuni materiali nelle proporzioni e quantità opportune alla costituzione di ciascuno de’ suoi stadj. Non è quindi a stupirsi se le piante, quando fruttificano, vegetino meno rigogliosamente; e, se l’anticipare, favorire od aumentare la fruttificazione, equivalga a far deperire più prontamente la pianta.
Perciò i fiori possono mostrarsi anche prima delle foglie, poichè l’acido carbonico in quello stadio non è loro indispensabile.
Anche la gemma da fiore, al pari d’ogni altro germe, abbisogna di un certo tempo per predisporsi, cioè deve essa pure passare per uno stadio di vita embrionale. — Una prova di questo bisogno l’abbiamo nel modo di fruttificazione delle piante a frutto tardivo od a frutto primaticcio. Si osservi cosa avvenga colle piante di pomo a frutto primaticcio od a frutto tardivo. Le prime, se condizioni meteoriche non le contrariano, quantunque crescenti liberamente, sono quasi ogni anno munite d’una egual quantità di fiori, avuto riguardo all’aumento delle piante; le seconde, a frutto tardivo e che pure crescano liberamente, suolsi dire che fruttificano un anno sì ed altro no. Di questo fatto s’è voluto dar la colpa al guasto prodotto nella gemma continua (fr. lambourde), pel quale, specialmente nel pomo, se ne levi o se ne guasti una certa porzione. Questa è una circostanza che in parte è vera, ma quand’anche si adoperi la massima cura nel cogliere il frutto, in seguito ad un anno abbondantissimo ne sussegue costantemente un altro assai scarso, singolarmente pel pomo e per l’ulivo. — Nell’anno di frutto abbondante la vegetazione legnosa è quasi nulla, laddove è abbondante nell’annata di scarsi frutti. E ciò è causa non solo del deperimento della pianta, come si è già notato, ed al quale la natura rimedia con anno scarso di frutti, ma eziandio del non potersi predisporre altri germi da fiore, convertendosi le opportune sostanze a vantaggio della fruttificazione in corso; queste sostanze possono ciononpertanto predisporsi, quando la fruttificazione sia primaticcia.
Egli è perciò che un taglio appropriato delle piante fruttifere, od anche un artificiale distacco di parte dei frutti, può essere raccomandato allo scopo di conservare una certa relazione od equilibrio fra la produzione del legno e la fruttificazione, dirigendo la vegetazione in modo che alimenti il frutto, e favorisca un contemporaneo sviluppo di gemme da legno che servano alla nutrizione della pianta.
A questa regola, sebbene in modo meno evidente, non fanno eccezione nè pure le gemme miste, quelle cioè, ch’entro lo stesso anno producono germoglio e fiore; per es., nelle viti e nel lampone, dopo un anno d’abbondante frutto, ne sussegue certamente uno più scarso, tenendo pur conto anche della minor vegetazione o produzione legnosa.