Fisiologia vegetale (Cantoni)/Capitolo 23
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§ 23. Le Coltivazioni amelioranti. Incertezza delle analisi chimiche del terreno.
I vantaggi che si riscontrano in seguito alla coltivazione delle leguminose, e specialmente del trifoglio e della medica, a mio credere, trovano la loro ragione nei suesposti principj.
L’abbondante prodotto che fornisce la medica per 12 e più anni, è certamente superiore a quanto potrebbesi aspettare dalle cure che le si prestano. Ma la medica, come ognuno sa, manda radici profondissime nel suolo, e quanto più lo trova profondo vegeta per un numero maggiore di anni, lasciando in seguito un terreno altrettanto migliore. In teoria questa coltivazione dovrebbe aver esaurito il suolo, ma in pratica si vede ch’esso ha migliorato, ossia che meglio serve nelle successive coltivazioni. La medica durante il tempo che vegetò, per mezzo delle proprie radici introdusse materiali atmosferici (acido carbonico), elaborò materiali sempre più profondi, allungò quella tal corda del pozzo, lasciando si può dire in riposo il terreno superficiale. Inoltre, questo terreno superficiale, s’arrichì per effetto di concimazioni che non venivano totalmente consumate dalle radici profonde della pianta, nonchè per un poco di detrito organico della pianta stessa, cioè foglie e porzioni di stelo cadute al suolo: circostanze tutte che favoriscono un’abbondante e rapida nitrificazione. Quindi, allorchè la medica comincia a deperire, e che si rompe il terreno coll’aratro, è certo che troveremo un suolo più profondamente elaborato dalle radici, cioè troveremo aumentata l’altezza dello strato coltivabile; il quale, mescolato al terreno superficiale, migliorato come già dissi, sarà d’una composizione più complessa e più adatta a prestarsi a quelle prime combinazioni le quali precedono l’assimilazione per parte delle radici.
Un vantaggio consimile a quello che ci procura la coltivazione della medica si riscontra nella coltivazione delle radici, e specialmente delle radici fusiformi, o che richiedono molta distanza fra una pianta e l’altra.
Tutte le radici carnose vogliono, come la medica, un terreno abbondantemente concimato, lavorato profondamente, soffice, e mantenuto soffice e mondo da male erbe colle ripetute sarchiature e col rincalzamento. Ed in queste condizioni facilmente riscontreremo quelle che favoriscono la nitrificazione. Anche in tal caso l’abbondante concimazione, fatta piuttosto per favorire un rapido sviluppo erbaceo, vien solo in poca parte assorbita da una coltivazione che lascia inesplorata gran quantità di terreno, singolarmente quando esigasi molta distanza fra pianta e pianta, come in quella delle barbabietole.
Pertanto l’introdurre le radici nella rotazione è di sommo vantaggio per l’economia de’ concimi, poichè con una buona concimazione otteniamo un abbondante prodotto il quale ci predispone il terreno ad un prodotto parimenti abbondante di frumento, o di altro cereale. E, dopo una coltivazione di radici fatta nei debiti modi ed in terreno mediocremente argilloso, siamo quasi certi di fare con successo almeno due altre coltivazioni di cereali senza bisogno di concime.
Pertanto non ebbe torto Liebig nell’insistere sulla necessità di rifornire il terreno dei principj minerali od inorganici, poichè all’acido carbonico, all’ossigeno, all’idrogeno, ed anche all’azoto vi pensava l’atmosfera e l’umidità.
Da ultimo, le recenti sperienze del Boussingault provano come la sola analisi chimica non basti a giudicare della fertilità delle terre, poichè vi ha dell’azoto il quale ci si appalesa coll’analisi, ma che nel terreno si trova in combinazioni ch’ei chiama inerti, e che io dico non ancor tali da essere elaborate dalle radici. Si dosi, per esempio, l’azoto d’una terra ricca d’allumina e di protossido di ferro cui sia stata aggiunta gran copia di concime azotato e che non abbia ancor risentito l’influenza prolungata dell’aria, e vedrassi che il risultato dell’analisi è ben lungi dal rappresentarci l’effetto pratico di una coltivazione qualunque. — Ripeto adunque che le analisi chimiche e le osservazioni microscopiche devono sempre essere precedute e susseguite da osservazioni sintetiche, devono cioè essere convalidate da viste od osservazioni più complesse, fatte sopra la più larga scala naturale.