1205che sui montani pascoli
ricetto avete, ora, non piú con pavida
orma a me presso vi farete: ch’írrita
è omai la possa degli antichi dardi.
Or questo luogo, misero 1210me, securo è per voi, né piú sgomento
v’arreca. Or via, le fauci
sazïate a vendetta, ora è il momento,
nelle mie carni maculate, a libito
vostro: però che súbito 1215io dovrò qui soccombere.
Onde infatti sarà che vettovaglia
io mi procacci? E chi si nutre d ètere,
se niuno ha piú dei beni che disserra,
dal grembo suo, nutrice alma, la terra. coro 1220Pei Numi, se riguardo hai tu degli ospiti,
avvicinati a me, ch’io m’avvicino
a te benigno. E, intendi, tu medesimo,
intendi, puoi schivar tale destino.
Ché le tue pene sono acerbe, e il danno 1225che seco alberga, sofferir non sanno. filottete Epodo
Tu rinnovali in me, l’antico duolo
tu rinnovelli, oh l’ottimo
di quanti a questo suolo
giunser fin qui: perché tanto m’offendi?