Favole scelte dalla raccolta dei fratelli Grimm/I fratelli Grimm

I fratelli Grimm

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Dedica Le favolose bugie di Dithmarschen

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I FRATELLI GRIMM.

Tre furono i fratelli Grimm, Giacomo, Guglielmo ed Emilio: questi fu valente pittore ed incisore in rame; gli altri due sono considerati quali indefessi e pazienti ricercatori della lingua tedesca, avendo lasciato alla loro patria, oltre un gran numero di opere stimate e pregiate, una bellissima raccolta di favole infantili e domestiche (Kinder und Hausmärchen) intorno alla quale lavorarono insieme.

Nacque Giacomo nel gennaio 1785 in Hanau nell’Assia Elettorale; un anno dopo (24 febbraio) vi nasceva pure il fratello Guglielmo; studiarono Diritto a Marburgo e nel 1830 recaronsi a Gottinga ove furono nominati professori e bibliotecarî. Ma nel 1837, avendo insieme a' professori di quell’Università, fra quali eranvi gli storici Gervinus e Dahlmann, protestato contro il governo che avea sospeso la Costituzione, fu loro tolto l’impiego e furono cacciati via dallo Stato. Recatisi a Cassel, alcuni anni dopo per ordine di Federico Guglielmo IV furono invitati a Berlino, ove Giacomo tenne pubbliche conferenze come membro dell’Accademia delle scienze, e nel 1848 sedette a [p. 8 modifica]Francoforte nel Parlamento Nazionale. Guglielmo fu onorato ed ammirato qual professore dell’Università e membro dell’Accademia delle scienze.

I Grimm amaronsi sempre d’un amor forte, tenace, come di rado si amano i fratelli, poichè rara est concordia fratrum, accoppiando ad un’erudizione veramente straordinaria le più belle doti di cui possa essere adorno il cittadino ed il padre di famiglia: pazienza nello investigare le memorie antiche, schietto amore allo studio, modestia angelica in un colle più rare e squisite virtù; amor di patria e di libertà. Vissero quasi sempre lavorando insieme finchè morte gli spense, Guglielmo il 16 dicembre 1859 e Giacomo il 20 sett. 18631.

Non è mio pensiero in questo breve schizzo biografico di passare in rassegna le moltissime opere che ciascuno di essi fece2; toccherò solo brevemente delle favole infantili e domestiche, libro annoverato fra classici e di testo nelle scuole tedesche.

A somiglianza di Carlo Perault, i Grimm raccolsero dalla bocca del popolo questi racconti, favole e leggende; ne fecero un’opera di erudizione, ridonandola indi al popolo da cui l’aveano avuta, in uno stile semplice, [p. 9 modifica]facile, purgato, conservando pur tutta la bellezza e schiettezza della lingua popolare.

Noi abbiamo avuto la fortuna, scrivono nella prefazione al Kinder und Hausmärchen, di conoscere presso Cassel, nel villaggio di Niederzwehrn, una contadina, la quale ci raccontò le migliori e più belle favole del nostro secondo volume. Era la moglie d’un pastore, robusta anzi che no e di poco oltre i 50 anni. Le fattezze di lei aveano alcunchè di spiccato e di aggradevole, l’occhio chiaro e penetrante. Conservava benissimo in mente le vecchie leggende, dicendo che tale facoltà non era di tutti, molti non le potendo ritenere. Adagio le raccontava, senza esitazione, con brio non comune, poichè vi provava piacere, e quando si chiedea ripetevale lentamente quasi da poterle scrivere sotto dettato; di modo che le abbiamo in tal guisa parola a parola conservate.

E furono così esatti, precisi e direi quasi scrupolosi, che molte ne scrissero eziandio ne’ dialetti in cui furono loro raccontate.

Svariatissimi sono i personaggi di queste favole; d’ogni specie animali, nani furbi, giganti sciocchi, streghe, ragazzi, operai, contadini, pastori, re, regine, Iddio ed i santi del paradiso. Tutto vi è con mano maestra collocato a suo posto: le descrizioni, gli usi, i costumi, le piccole cattiverie simili a quelle de’ ragazzi; inculcato vi è il rispetto a’ vecchi ed ai parenti, l’amor della famiglia, la virtù [p. 10 modifica]premiata, punito il vizio, il tutto nel modo più semplice e piano, senza sforzo alcuno, attalchè il sopranaturale stesso al dir d’uno scrittore vi è introdotto naturalmente e Rodolfo Gottschall il rinomatissimo critico della Germania nella Deutsche Nationalliteratur, con quel suo stile colto, forbito e pieno di venustà, giustamente ne fa i più ampi elogi.

Le son pur semplici e naturali davvero!

Sparse di arguzie, di proverbi, scritte in una lingua pura come linfa di ruscello e con un periodeggiare così garbato che è un desio.

I Grimm ancora sono considerati quali iniziatori d’una scienza nuova, la Mitografia, ed a questo proposito scrive Giulio Soury3. Bisogna forse ricordare che, dopo i fratelli Grimm, lo studio di questa letteratura anonima divenne uno dei rami più importanti della mitologia, della storia delle idee religiose, delle tradizioni e dei costumi delle grandi famiglie umane? Un racconto popolare non è come il romanzo una storia inventata a capriccio.... Ricercare l’origine e la formazione di questi racconti, ritrovare il loro carattere comune sotto le varietà locali e nazionali, risalire dal racconto alla leggenda e da questa al mito de’ tempi remoti, ecco lo scopo e la missione d’una scienza nuova, la Mitografia. Per i Grimm, gli Schwartz, i [p. 11 modifica]Mannhardt, i Wolf, i Dasent, gli Scleicher, i Cox, i Benfey, i Koeler, i De-Gubernatis, ecc. ogni racconto popolare è l’avanzo d’un mito antico — ciò che rimane, come disse Max Müller, degli antichi strati del pensiero e delle parole seppellite negli abissi del passato.

Quante volte queste favole mi richiamarono alla mente altre eguali e somiglianti che udii nella mia fanciullezza, a veglia, nelle serate d’inverno e che ancor oggi con qualche novità di frangia e d’altri ornamenti corrono sulle labbra del popolo! Di fatto, certe leggende e racconti popolari su per giù pare sian i medesimi dappertutto, e chi, percorrendone la pesta potesse indicare il luogo ove ebbero culla, son di parere, avrebbe un argomento di più per addimostrare l’unità psicologica delle idee morali e religiose della razza ariana; poichè, come osserva il prefato Soury, ogni persona mezzanamente istruita ora più non dubita che gli antenati de’Greci, de gl’Italiani, de’Celti, de’ Germani, degli Slavi, degli Eraniani e degli Indiani non abbiano per molti secoli pria di disperdersi formato una sola famiglia.

Duecento sono le favole de’ Grimm, più dieci leggende pei ragazzi (Kinderlegenden) e formano un grosso volume4; io ne scelsi [p. 12 modifica]quelle che maggiormente sembraronmi adatte alle nostre scuole, studiandomi questa piccola scelta ritraesse il più che è possibile dalle fattezze dell’originale. Ma chi poi avvicinarvisi?5 Tre ne ritoccai raccorciandole un tratto e sono: Cuffietta rossa, il Lupo ed i sette capretti e I tre figli della fontana: son d’avviso

Si parva licet componere magnis

il lettore non vorrà dire come soleano gl’Inglesi di certa edizione ritoccata dell’Orlando Furioso a very stupid book; anzi ho fiducia che fra i moltissimi libri ad uso de’giovanetti le favole de fratelli Grimm non avranno bisogno di fare a gomitoni per trovarvi un posticino6.

Note

  1. De’ Grimm scrisse una piccola biografia il cav. Gustavo Strafforello nel Supplemento perenne alla nuova Enciclopedia popolare italiana.
  2. Chi ne avesse voglia consulti il Brockaus’sches Conversation-Lexic
  3. Les Contes de Perault et la mithografie comparée. V. Le Temps, 30 marzo 1875.
  4. L’edizione di cui mi sono servito è la X Kinderund Ausmärchengesammeltdurch die Brüder Grimın Grosse Ausgabe, Berlin, Wilhelm Hertz 1872.
  5. Alcune di queste favole furono già stampate sulla Guida del Maestro di Torino, anno XI N.5 e seg.
  6. Parecchie trovansi illustrate nel Deutsche Bilderbogen für Jung und Alt. Stuttgart. Gustav Weise.

    Note del Traduttore.