Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 5

A Gregorio XI. - Lettera 5

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A GREGORIO XI. 1


Per conchiudere la pace e liberar la Chiesa da’ suoi travagli esser necessarie tre cose.|||
I. |||
Toglier via i mali pastori e rettori d’essa, mostrando quanto danno apportano le vanità e pompe loro al buono avanzamento di lei.|||
II. |||
Il ritorno del pontefice a Roma.|||
III. |||
Intimar la guerra agl’infedeli.|||


Lettera 5.


Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


1. Santissimo e carissimo e dolcissimo padre in Cristo, dolce Jesù, io, vostra indegna figliuola Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio, che ho desiderato di vedere in voi la plenitudine della divina grazia; sì, e per sì fatto modo, che voi siate strumento e cagione, mediante la divina grazia di pacificare tutto l'universo mondo: e però vi prego, padre mio dolce, che voi con sollicitudine ed affamato desiderio della pace ed onore di Dio e salute dell’anime, usate lo strumento della potenzia e virtù vostra, e se voi mi diceste, padre: il mondo è tanto travagliato, in che modo verrò a pace? Dicovi da parte di Cristo crocifisso: tre cose principali vi conviene adoperare con la potenzia vostra, cioè, che nel giardino della [p. 36 modifica]santa Chiesa voi no traggiate li fiori puzzolenti, pieni d’immondizia e di cupidità, enfiati di superbia, cioè li mali pastori e rettori che attossicano ed imputridiscono questo giardino. Oimè, governatore nostro, usate la vostra potenzia a divellere questi fiori; gittateli di fuori, che non abbino a governare, vogliate che egli studino a governare loro medesimi in santa e buona vita. Piantate in questo giardino fiori odoriferi, pastori, e governatori che siano veri servi di Jesù Cristo, che non attendano ad altro che all’onore di Dio ed alla salute dell’anime, e sieno padri de’ poveri. Oimè, che grande confusione è questa, di vedere coloro che debbono essere specchio in povertà volontaria umili agnelli, distribuire della sustanzia della santa Chiesa a’ poveri, ed egli si veggono in laute delizie e stati e pompe e vanità del mondo, più che se fossero mille volte nel secolo; anzi molti secolari fanno vergogna a loro, vivendo in buona e santa vita. Ma pare che la somma ed eterna bontà faccia fare per forza quello, che non è fatto per amore. Pare che permetta, che gli stati e delizie siano tolti alla sposa sua, quasi mostrasse che volesse che la Chiesa santa tornasse nel suo stato primo poverello 2, umile, mansueto, com’era in quello tempo santo, quando non - attendevano altro che all’onore di Dio ed alla salute dell’anime, avendo cura delle cose spirituali e non temporali, che poichè ha mirato più alle temporali che alle spirituali, le cose sono andate di male in peggio; però vedete, che Dio per questo giudizio gli ha permessa molta persecuzione e tribolazione. Ma confortatevi, padre, e non temete per veruna cosa che fosse addivenuta o addivenisse, che Dio fa per rendere lo Stato suo perfetto, perchè in questo giardino si paschino agnelli e non lupi divoratori dell’onore, e che debba essere di Dio, il quale furano e dannolo a loro medesimi. Confortatevi in Cristo dolce Jesù, ch’io spero che l’adiutorio suo, la plenitudine della divina grazia, il sovvenimento e l’adiutorio divino sarà presso da voi, tenendo il modo [p. 37 modifica]detto di sopra. Da guerra verrete a grandissima pace, da persecuzione a grandissima unione, non con potenzia umana, ma con la virtù santa sconfiggerete le dimonia visibili delle inique creature, e l’invisibili dimonia che mai non dormono sopra di noi.

II. Ma pensate, padre dolce, che male agevolmente potreste fare questo, se voi non adempiste l’altre due cose che avanzano a compire l’altre; e questo si è dello avvenimento vostro, e drizzare il gonfalone della santissima croce, e non vi manchi il santo desiderio per veruno scandalo nè ribellione di città che voi vedeste o sentiste; anzi più s’accenda il fuoco del santo desiderio a tosto volere fare; e non tardate però la venuta vostra, non credete al dimonio che s’avvede del suo danno, e però s’ingegna di scandalizzarvi e di farvi torre le cose vostre, perchè perdiate l’amore e la carità, ed impedire il venire vostro. Io vi dico, padre in Cristo Jesù, che voi veniate tosto come agnello mansueto. Rispondete allo Spirito Santo che vi chiama. Io vi dico venite, venite, venite, e non aspettate il tempo, che il tempo non aspetta voi. Allora farete come lo svenato agnello, la cui vice voi tenete, che con la mano disarmata uccise i nemici nostri, venendo come agnello mansueto, usando solo l’arma della virtù dell’amore, mirando solo avere cura delle cose spirituali, e rendere la grazia all’uomo che l’aveva perduta per lo peccato.

III. Oimè, dolce padre mio, con questa dolce mano vi prego e vi dico, che veniate a sconfiggere i nostri nemici da parte di Cristo crocifisso; vel dico, non vogliate credere a’ consiglieri del dimonio, che volsero impedire il santo e buono proponimento; siatemi uomo virile e non timoroso; rispondete a Dio, che vi chiama che veniate a tenere e possedere il luogo del glorioso pastore santo Pietro, di cui vicario sete rimasto; e drizzate il gonfalone della croce santa, che come per la croce fummo liberati (Ad Ephes. 2.) (così disse Paulo), così levando questo gonfalone, il quale mi pare [p. 38 modifica]refrigerio de’ cristiani, saremo liberati noi dalla guerra, e divisione e molte iniquità, il popolo infedele dalla sua infidelità; e con questi modi voi verrete, ed averete la riformazione delli buoni pastori della santa Chiesa; riponetele il cuore che ha perduto dell’ardentissima carità che tanto sangue le è stato svecchiato per gli iniqui devoratori, che tutta è impallidita. Ma confortatevi e venite padre, e non fate più aspettare i servi di Dio, che s’affliggono per lo desiderio, ed io misera miserabile, non posso più aspettare; vivendo mi pare morire stentando, vedendo tanto vituperio di Dio. Non vi dilungate però dalla pace per questo caso, che è addivenuto di Bologna 3, ma venite, che io vi dico che li lupi feroci vi metteranno il capo in grembo come agnelli mansueti, e dimanderanno misericordia a voi, padre. Non dico più. Pregovi, padre, che udiate e scoltiate quello che vi dirà frate Raimondo e gli altri figliuoli che sono con lui 4), che vengono da parte di Cristo crocifisso e da mia, che sono veri servi di Cristo e figliuoli della santa Chiesa. Perdonate, padre, alla mia ignoranzia, e scusimi dinanzi alla vostra benignità, l’amore e dolore che mel fa dire. Datemi la vostra benedizione. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.

Annotazioni alla Lettera 5

  1. [p. 77 modifica](A) Sembra scritta nel maggio del 1376 per quello che accenna in fine del beato Raimondo.
  2. [p. 77 modifica](B) Che la Chiesa santa tornasse nel suo stato primo poverello. Non intende la santa disapprovare che la Chiesa posseda beni temporali, chè sarebbe errore; ma che i pastori di essa badino più alle cose temporali che alle spirituali.
  3. [p. 77 modifica](C) Per questo caso, ch’è addivenuto di Bologna. Anche Bologna si era ribellata in quest’anno per opera de’ Fiorentini, e scacciato il Noellet si reggeva a republica.
  4. [p. 77 modifica](D) Quello che vi dirà frate Raimondo e gli altri figliuoli. Il beato Raimondo con altri famigliari e discepoli della santa si era recato ad Avignone, inviatovi da’ Fiorentini a nome di Caterina, per disporre il pontefice alla pace.