Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 28
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164 A JACOMO CARDINALE DEGLI ORSINI..
I. L esorta a farai colonna stabile di santa Chiesa con 1’ acquisto delle virtù e «spt ‘cinlmento dell3 umiltà, della carità, del disprezzo de’beni terreni e della pazienzia: dimostra come queste s’acquistino nel conoscimento di sè e della divina bontà in sè, e dell’ amore suo Terso di noi, manifestandoci nella nostra creazione e nel sangue di Jesù Cristo sparlo per noi. Lo stimola a voler procurare la salute dèli’ anime ed d bene di santa Cb.;sa, con pregare il sommo pontefice a provvederla di buoni pastori, a far paco con li ribelli e portar la guerra sopra degl’ infedeli.
Al nome di Jesù Cristo crocijisso e di Maria dolce.
I. voi, dilettissimo e carissimo padre in Cristo Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi colonna ferina e stabile posto a nutricare nel giardino della santa Chiesa, per li molti venti contrarj che vengono. Se non fossi di pietra ben fondata verrebbe meno: conviene che il fondamento sia cavato ben giù, che se fosse poco, anco sarebbe debile. O padre «n Cristo Jesù, voi sete colonna posta per umiltà; la quale umiltà s’acquista nel vero conoscimento di sè medesimo, e però cade l’uomo in superbia perchè non conosce sè; che se conoscesse sè medesimo non essere, mai non caderebbe in superbia; i65 ma l’essere che egli ha, ha ricevuto solo da Dio che noi non pregammo mai Dio che ci creasse. Mosso dunque dal fuoco della sua divina carità per l’amore che egli ebbe alla sua creatura, guardandola dentro di sè, innaniorossi della bellézza sua e della fattura delle mani sue. A mano, a mano che l’anima ha riguardata in sé, viene che trova la bontà di Dio; cresce l’anima in tanto fuoco d amore, che altro non può amare nè desiderare, se non solo Dio in cui gli ha trovato tanta smisurata bontà; perocché vede iu sé esser quella pietra che tiene.dritto il gonfalone della santissima croce; che né pietra farebbe tenuto, nè chiodo confitto, se non fosse la forza per l’amore che Dio ebbe al l’uomo. Questo mi ricordo che fu detto una volta ad una serva sua (A), dicendo ella per smisurato desiderio che aveva: 0 Signor mio, se io fossi stata della pietra e terra, dove fu fitta la croce tua, quanto mi sarebbe di grazia che io avrei ricevuto del sangue tuo che versava giù per la croce. Rispondeva la dolce prima Verità e diceva: Figliuola mia carissima: tu e 1’altre creature che hanno in sè ragione fosti quella pietra che mi tenesti, cioè l’amore che io ebbi a voi; che veruna altra cosa era sufficiente a tenermi Dio éd uomo. Adunque vergogninsi li cuori miseri, miserabili, superbi, dati solo alle grossizie e miserie di questa tenebrosa vita, alle grandezze, stati e delizie del mondo. Questo tale fa il-fondamento tanto in su con amore proprio di sè medesimo, perchè non vuole durare fatica, nè tenere per la via degli obbrobrj viltà e povertà volontaria, la quale vi tiene il dolce e buono Jesù. Dico, carissimo fratello, che questo tale non dura, ma ógni piccolo vento il dà a terra, perocché il fondamento suo, cioè l’amore e l’affetto è posto in cosa vana, leggiera e tran?
sitoria che passa e va via come il vento. Ben vedete che in sè nessuna cosa ha fermezza, se non solo Dio; se 1’è vita, ella viene meno; da vita andiamo alla morte, da sanità ad infermità, da onore a vituperio, 166 da ricchezza a povertà; ogni cosa passa e corre via.
O come è semplice colui che pone 1’ affetto in loro tutto: vel pone, perchè egli ama sè medesimo d’amore sensitivo, ama quello che si conforma con quella parte sensitiva piccola, non s’ ama sè di ragione d’ amore fondato in virtù; che se s’amasse ragionevolmente, che ciò che ama, amasse con ragione e con virtù, e non per diletta sensitivo d’amore proprio, diletto e piacimento dermondo, piacere più a sè ed alle creature che a Dio, se venissero meno, non perderebbe nulla, nè alcuna pena ne sosterrebbe, perchè non vi sarebbe l’amore, che -solo la pena cade in coloro che amano fuori di Dio, ma chi ha ordinato in lui che sè, ed ogni cosa ama con la ragione del conoscimento vero fondato nel suo Creatore, non cade pena in lui. Vede bene che veruna cosa Dio gli dà,o toglie spiritualmente o temporalmente; e gli’ vuol far altro che per nostro bene e per nostra santificazione. Allora con questo lume e conoscimento che egli ha acquistato di sè, e della bontà di Dio, e della sua inestimabile carità, egli s’umilia cavando odio e dispiacimento di sè; nasce in lui una pazienzia nelle pene, ingiurie, scherni, villanie che egli sostenesse, perocché’egli è contento di sostenere pene, considerato che egli è stato ribelle al suo Creatore. Poiché egli è fatto il fondamento, ed egli diventa pietra ferma e stabile posto, e confermalo in sulla pietra Cristo Jesù, seguitando le vestigie-sue, ed in altro, non si può dilettare, nè amare, nè volere, se non quello che Dio ama, odia quello che egli odia; allora riceve tanto diletto, fortezza e consolazione, che niuna cosa che sia, nò dimonio, nè creatura il può indebilire, nè dare amaritudine niuna, perchè colà ove è Dio è ogni bene. Non si tragga più il cuore nostro di tanta dilezione; non più negligenza, nò ignoranzia: seguitatemi l’Agnello svenato aperto in sul legno della santissima croce; altrimenti, carissimo padre, voi colonna posto ad ajutare e sovvenire in ciò che potete la dolce sposa,(13) di questo Agnello, catterete dal grado in cui vi aveva posto, non per vostra bontà, ma per sua, perchè rendiate 1 onore a luila iatica al prossimo vostro. Siate, siate gustatore e mangiatore dell’anime, ehe questo fu il cibo suo; ben vedete che’ poi che noi perdemmo la grazia per lo peccato del nostro primo padre, non s’adempiva in noi la volontà del Padre eterno, che non ci aveva creati per altro fine, se non perchè gustassimo e godessimo la bellezza sua, vita durabile senza morte; non s’adempiva questa volontà; mosso dal fuoco dell’amore col quale n’aveva creati, vuole mostrare che non ci ha fatti per altro fine; trova il modo d adempire questa volontà: dacci per amore il Verbo deH’Unigenilo suo figliuolo: sopra di lui punisce la nostra infermità ed iniquità. O fuoco dolce d’ amore, tu gitti uno colpo che insiememente tu punisti il peccatore sopra di te, sostenendo morte e passione, satollandoti di obbrobrj e di vergogna e vituperio per renderci l’onore il quale perdemmo per lo peccato commesso, e con questo hai placato l’ira del padre tuo facendo in te giustizia, per me soddisfacesti la ingiuria fatta al Padre eterno tuo, così hai fatta la pace della gran guerra. Bene dice il vero quello dolce innamoralo di Paolo, che Cristo è nostra pace e trammezzatore, che è stato a fare pace fra Dio e l’uomo.
Or questo è il modo dolce e soave che Dio ha tenuto per darci il fine per lo quale ci creò. Mostrato 1 ha per effetto e per operazione, non ostante a quello che li ha fatto, ma continuamente fa, mostrandoci grandissimi segni d* amore, e tutto questo troverà l’anima se riguarderà in sè medesima che oqni cosa è fatta per lei. Arrendasi, arrendasi la città del1 anima nostra almeno per fuoco se non s’arrende per altro. Oimè, oimè, non dormite più voi e gli altri campioni della santa Chiesa, non attendete più a queste cose transitorie, ma attendete alla salute dell’anime, che vedete che il dimonio non resta mai di divorare le pecorelle ricomperale di si dolce prezzo, e lutto è per la mala cura de’ pastori che sono falli divoratori i68 dell’amme. Attendeteci per 1* amore di Dio, adoperate ciò che potete col vostro dolce Cristo in terra, che procuri di fare buoni pastori é rettori. Oimè, Dio amore, non fate più scoppiare, e morire noi, e li altri servi di Dio, ma-siate sollecito a fare ciò che potete di mostrare che voi amate la fame dell’onore di Dio e della salute del Tarn me,- e non tanto sopra il popolo cristiano/ ma anco sopra il popolo infedele pregando» Cristo in terra che tosto rizzi il gonfalone della santissima croce sopra di loro, e non temete per veruna t guerra o. scandalo che venisse, ma fate virilmente,. che quello sarà il modo di venire,a pace. Pregovi per l’amore di. Cristo crocifisso, che della guerra che avete con questi membri putridi (C), che sono ribelli;al capo loro, voi. pregate il* padre santo che si vogli riconciliare e fare pace con essi, che potendo avere la pace con quelli modi debiti, che richiedono al ben della santa Chiesa, è meglio che a fare con guerra. Poniamo che. ingiuria abbia ricevuta da loro, nondimeno dobbiamo discernere quello che è roag-, giore bene. Di questo vi prego quanto so e posso; sicché poi/potiamo andare virilmente a dare la vita per Cristo. Non dico più, siate colonna ferma; fer-.
malore stabilito in su la pietra fferma Cristo. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate alla mia presunzione che presumo di scrivere a voi: scusimi l’amore che-io ho della dolce sposa di Jesù Cristo e salute nostra. Jesù dolce. Jesù amore.
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’(‘Il’ « , . 1 * \. ’.; ’ ’ U » I I * 5 ’ ’ ♦ ’ 16y Annotazioni alla Lettera 2S.
(A) Questo mi ricordo che fu dello una volta ad una serva sua.
Come ili sopra fu avvertito, usa la santa favellare come d’altra persona, allorché rapporta o sensi, o anche le pirole che corsero fra Dio e lei nelle sue sì frequenti e dolcissime elevazioni di mente, tacendo per umiltà il proprio nome, come s* avverte anche dallo scrittore delle sue geste.
(B) Altrimenti, carissimo padre, voi colonna posto od ajutnre e sovvenire in ciò che potete la dolce sposa ec. Questo passo nell’.ilitica impressione d’Aldo e guasto, nè s’ è potuto dar corretto coll’autorità de’ testi a penna, o di san Domenico,* o del Buonconti per mancarvi in atnendne questa lettera. Nella correzione che s’è fatta, s’è posto m^nte che ritengane Ir parole che s’aveano nel lesto d Aldo, aggiugnendo puramente quello ch’eravi di necessità a darli senso.
(C) Della guerra che avete con questi membri putridi. Frase usata assai di frequente da santa Caterina, favellando o de1 ribelli al pontefice, o di quei eh’erano con esso in contesa, a cagione.d’essere come staccati dal corpo rivo della Chiesa per la scomunica.
Così s. Bernardo appellò putre membrum l’antipapa Anacleto. Qui la santa accenna delle città della Chiesa ribellate al pontefice, e de birenliui scomunicali per essersi alleali cou quelle.
i c A PIETRO CARDINALE PORTUENSE (A).
I. Desidera vederlo uuude e mansueto agnello, ponendoli avanti gli occhi la mansuetudine e l’umiltà di Jesù Cristo per acquistare queste virtù.
II. L’csorta a vestirsi di carità, di pazienzia e dell’altre virtù per salute dell’anime ed utile di santa Ch.esa, con la memoria u dell’amore di Dio verso di noi, propunendoli l’esempio di s. Girolamo e degli altri servi di Dio.
HI. L’ esorta ad essere leone nella fortezza, imitando anco in qnesta virtù I’ istesso Cristo, il quale vinse la morte per darci vita, e come in Jesù Cristo partecipiamo di tutte tre le Divi ne persone.
IV. Lo prega ad amare il sommo pontefice, e pregarlo a voltare il gonfalone della croce contra gl’infedeli, sperando così di placare ancora i ribelli. « Al nome di.Jesà Cristo crocifisso e di Maria dolce.
I. voi, dilettissimo e reverendissimo padrefratello in Cristo Jesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi un agnello umile e mansueto, imparando dall’Agnello immacolato che fu umile e mansueto, in tanto che non fu udito il grido suo per veruna mormorazione, ma come agnello che non si difende, si lasciò menare al macello della santissima e dura croce. 0 inestimabile fuoco d’amore, la carne ci