Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 15
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S6 LETTERE SCRITTE PER LA MEDESIMA * t AI) IJRBAINO VI. (A) I. Della carità e suoi effetti.
II. Che la giustizia deve essere unita alla misericordia.
III. Prega il pontefice ad emendare gli abusi dei pastori della Chiesa, togliendone i cattivi, ed eleggendone altri migliori.
IV. Ed a perdonare a figliuoli ribelli già pronti all’emendazione de* loro falli. r Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
I. tantissimo e carissimo padre in Cristo dolce Jesu. Io Catarina serva e schiava dei servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangne suo, con desiderio di vedervi fondalo in vera e perfetta carila, acciocché, come pastore buono, poniate la vita per le pecorelle vostre. E veramente, santissimo padre, che solo colui che è fondato in carila, è quello che si dispone a morire per amore di Dio e salute dell’ anime; perocché è privato dell’ amore proprio di sé medesimo; perocché colui che è nell’ amore proprio, non si dispone a dare la vita, e lioir tanto la vita, ma neuna piccola pena non pare che voglia sostenere, perocché sempre teme di sè, cioè di non perdere la vita corporalele proprie consolazioni; onde ciò die fa, fa imperfetto e corrotto, perchè è corrotto il principale suo aifetto, col quale affetto adopera; ed in ogni stato adopera poca virtù, o pastore, o suddito che sia. Ma il pastore che è fondato in vera carità non fa cosi, ma o^,ili sua operazione è buona e perfetta, perche l’affetto suo è unito e congiunto nella perfezione della divina carità-. questi non teme 110 il dimonio nè la creatura, ma solo teme il Creatore suo e non cura le detrazioni del mondo, nè obbrobrj, nè scherni, nè villanie.
nè scandalo, nè mormorazione de’suddili suoi; li quali si scandalizzano, e vengono a mormorazione, quando sono ripresi dal prelato loro; ma come uomo virile vestito della fortezza della carità, non gli cura.
però si
piantando la virtù, disponendosi a ponere la vita se bisogna. 0 dolcissimo padre, il mondo già non può più, tanto abbondano li vizj, e singolarmente in coloro che sono posti nel giardino de.Ha sanla Chiesa come fiori odoriferi, acciocché gettino odóre di virtù, e noi vediamo che essi abbondano in miserabili c scekerati vizj, intanto che con essi appuzzano tutto quanto il mondo. Oimè, dov* è la purità del cuore e la onestà perfetta che con 1’ onestà loro 1’ tu contili enti diventassero continenti, ed elh è lutto il contrario, perocché spesse volle li conlinenli e li puri gustano la incontincnzia per le immondizie loro. Oimè, dov* è la larghezza ’della calila, e la cura delle anime, ed il distribuire a’ poveri, ed al ben della Chiesa, e per la loro ne-
89 cessila? Sapete bene, che il contrario fanno. 0 mi-.— serabile me, con dolore il dico: li figliuoli si notricano di quella sustanzia, che essi ricevono mediante il sangue di Cristo, e non si vergognano di stare come barattieri, e giocare con quelle sacratissime mani unte da voi vicario di Cristo, senza l’altre miserie, le quali si commettono. Oimè, dove è la profonda umiltà, con la quale umiltà confondino la superbii della propria sensualità loro? con la quale con grande avarizia si commettono le simonie, comperando li benefiej con presenti, o con lusinghe, o con pecunia, o con dissoluti e vani adornamenti, non come clerici, ma peggio che secolari. Oimè, babbo mio dolce, poneteci rimedio, e date refrigerio alli spasimati desiderj delli servi di Dio, che di dolore muojono e non possono morire, e con grande desideiio aspettano che voi, come vero pastore, mettiate mano a correggere non solamente con la parola, ma con 1’ effetto, rilucendo in voi la Margarita delia giustizia unita con la misericordia; e senza alcuno timore servile correggere iu verità quelli che si notricano al petto di questa dolce sposa, li quali sono fatti ministri del sangue.
III. Ma veramente, santissimo padre, io non so vedere, che questo si possa ben fare, se voi non riformate il giardino di nuovo della vostra sposa di’ buone e virtuose piante, attendendo di scegliere una brigata di santissimi uomini, in cu» troviate virtù, e che non temino la morte e non mirate a grandezza; ma che* siano pastori, che con sollieitudine governino le loro pecorelle; e una brigata di buoni cardinali (C), che siano a voi drittamente colonne, che v’aitino a sostenere il peso delle molte fatiche con rajnlorio divino.
0 quanto sarà allora beata 1’ anima mia, quando io vedrò rendere alla Sposa di Cristo quello che è suo, e vedrò nutricare al petto suo quolìi che non raguardano al loro ben proprio, ma aila gloria e loda del nome di Dio, e a pascersi in su la mensa della croce del cibo dell’anime; non dubito, che poi li sudditi 9° secolari non si correggano, perche noi potrebbero fare costretti dalla dottrina santa ed onesta, vita loro, che non si correggessero. Non è dunque d-a dormirci su, ma virilmente e senza negligenzia per gloria e loda del nome di Dio, farne-ciò che voi potete infino alla morte. .
IV. Poi vi prego e vi costringo per amore di Cristo crocifisso, che le pecorelle, le quali sono state fuore dell’ovile (credendo io per li miei peccati) che voi non tardiate per amore di quello sangue, del quale sete fatto ministro, che voi. le riceviate a misericordia, e con la benignità e santità vostra sforziate la lor durizia, e darli quello bene, cioè rimetterli nell’ovile, e se essi in quella vera e perfetta umiltà non la chiedano, la santità vostra compi la lor imperfezione; ricevete dallo infermo quello che vi può dare. Oimè, oimè, abbiate misericordia a tante anime che periscono, e non mirate, per lo scandalo (D) che sia venuto in questa città, nella quale propriamente le dimonia infernali si sono esercitate per impedire la pace e.la quiete deH’anime e de’corpi; ma la divina bontà lia provveduto, che del grande male non è stato grande male, ma sonsi pacificati li figliuoli vostri, e pur chieggono a voi dell’olio della misericordia. E poniamo che vi paresse, santissimo padre, che non la dimandassero con quelli modi piacevoli e con cordiale dispiacimento della colpa commessa, come doverebbono fare, corno piacerebbe alla vostra santità che facesse. Oimè, non lassale, perocché saranno poi migliori figliuoli che gli altri. Oimè, babbo mio, che io non vorrei più stare (/£), fate di me poi ciò che voi volete; fatemi questa grazia, e questa misericordia a me misera miserabile, che busso a voi. Padre mio, nou mi dinegate delle mollicole che io v* addiiuando per li vostri figliuoli, acciocché fatta la pace, voi leviate il gonfalone della santissima croce, che vedete bene che gl’infedeli vi sono venuti ad invitare (F). Spero per la dolce bontà di Dio, che vi riempirà deli’adbcata carità sua 9‘ onde conoscerei» il danno dell’anime, e quanto voi sete tenuto ad amarle, e cosi crescerete in fame, e in sollicitudine di trarle delle mani dello dimonio, e cercherete di rimediare al corpo mistico della santa Chiesa, ed all’universale corpo della Religione cristiana; e singolarmente di riconciliare li vostri figliuoli, reducendoli con benignità, e con quella verga della giustizia che sono atti a portarepiù 110. Son certa, che non essendoci la virtù della carità non si farebbe, e però vi dissi, che io desiderava di vedervi fondato in vera e perfetta carità, non che io non creda, che voi non siate in carità, ma perchè sempre, che siamo peregrini e viandanti in questa vita, possiamo crescere in perfezione di carità; però dissi, che io voleva in voi la perfezione della carità, cioè notricandola continuamente col fuoco del santo desiderio, partorendola, come buon pastore sopra li sudditi vostri, e così vi prego che facciate, ed io starò ed adopererò inflno alla morte con l’orazione, e con ciò che si potrà per onore di Dio e per pace vostra e de* vostri figliuoli. Altro non vi dico: permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Perdonate, padre santissimo, alla mia presunzione, ma l’amore ed il dolore me ne scusi dinanzi alla santità vostra, unitamente v* addimando la vostra benezione.
Jesù dolce, Jesù amore. 92 Annotazioni alla Lettera 15.
■i ■ ■ i ‘ ■ (A) Morto Gregorio a’ 7 d* aprile entrarono in conclave i sedici cardinali che erano io Roma, de’quali undici erano francesi, quattro italiani ed uno spagnuolo. Non convenivano sulle prime; sette cardinali francesi volevano un altro papa del Limosino; gli altri qnaìtro il chiedevano d’altra provincia francese; gli Italiani desideravano un italiano. Finalmente s’accordarono nel1’eleggere Bartolomeo Frignaci arcivescovo di Bari, che godeva a Roma grande stima, e non era malvednto da’Francesi pér esser suddito della regina di Napoli. Sia gridando il popolo che roleva un romano, fnvvi chi sparse voce essere stato eletto il Cardinal di s. Pietro; e intanto i cardinali, usciti dal conclave, si posero in salvo. Saputasi tosto la vera elezione, il popolo s’acquietò; e allora i cardinali di nuovo confermarono il pontefice, che, da tntli riconosciuto, prese il nome d’Urbanoi VI. Ma poco dopo la fierezza d’ Urbano e il soverchio sno rigore nel correggere i disordini della corte, irritarono per modo i cardinali francesi, che chiestogli di recarsi ad Aoagni ne’sommi caldi dell’estate, e di là condottisi a Fondi, allegando d’essere stati violentati nell’ elezione, crearono antipapa’ Roberto Cardinal di Ginevra che si chiamò Clemente VII. (’osi cominciò il terribile scisma che durò cinquantanni, e non fiuì che dopo il concilio di Costanza. . » Ma questa lettera e la seguente sembrano scritte prima dello scisma.
(li) Se giustizia senza misericordia fosse. Ove nelle lettere a Gregorio stimola quel pontefice ad usare rigore per tor via i molti abusi, che vedeansi negli ecclesiastici, conoscendo ella il suo naturale troppo piacevole, in queste d’ Urbano I* esorta a condire «li dolcezza l’agro della severità, essendole ben nota la natura d’esso, come quella che in Avignone avuta aveane conoscenza e strettovi sauto nodo d’amicizia.
(C) Una brigala di buoni cardinali. Creò infatti a’i8 di settembre 29 cardinali.
(D) Per lo scandalo, l’aria del pencolo che corse in Firenze.
Continuando essa in questa città a nome d’Urbano le pratiche per conchiudcr la pace, ed essendo quivi siati rimossi alcuni d.igli ufficj per briga de’lor nemici, ne fu accusata la santa; onde cercata » morte da alcuni furiosi, già era per essere uccisa, quando, paratasi inalili al più vicino colle sole parole: lo sono Caterina, me uccidi, prodigiosamente Patterrj e il pose in fuga. Cessata quella burrasca, potè iudì a poco conchiudcr l.i pace;s’ avverò che 1
’ 93 Fiorentini furono Hi poi migliori figliuoli che gli nitri; divenendo, come gli chiamò il Villani, il braccio destro in favore di santa Chiesa.
(E) Che io non vorrei più sfare. Intendo a Firenze.
(F) f’edtte bene che gC infedeli vi fono venuti ad invitare. Gli infedeli insidiavano e minacciavano d’invasione le spiagge di Francia e d’Italia. 94 . » AD URBANO VI. (A) I. Delle qualità necessarie in coloro che devono governare la Chiesa.
II. Della sollecitudine de’ figliuoli per l’onore del padre.
III. Del dolore dell’ offese che si fanno a Dio, e del debito di vendicarle.
IV. Della sofferenza degli altrui difetti.
Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
e I. tantissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Jesù. Io, Catarina serva e schiava dei servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero e reale pastore e governatore delle vostre pecorelle, le quali avete a notricare del sangue dt Cristo crocifisso; il quale sangue ò da vedere con grande diligenzia dalla santità vostra, a cui egli si ministra, e per cui mezzo egli si dà, cioè dico, santissimo padre, quando si ha a mettere li pastori in questo giardino della santa Chiesa, che essi siano persone che cerchino Dionon prelazioni, ed il mezzo che lo impetra anco sia sì latto, che vada schietta-mente in verità, e non in bugia.
II. O santissimo padre, abbiate pazienzia quando di queste cose vi fosse detto, perocché elle non vi sono «lette se non per onore di Dio e salute vostra, siccome debbe lare il figliuolo che ha tenerezza ed amore O al padre suo, che non può sostenere che si facci cosa i