Elena (Euripide - Romagnoli)/Secondo episodio
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Entra Teoclimeno. Lo seguono servi, alcuni dei quali portano cani al guinzaglio.
teoclimeno
Salve, o tomba del padre! All’uscio presso
per questo, seppellir, Pròteo ti feci,
per salutarti: entrando, uscendo, sempre
Teoclimèno ti saluta, o padre.
Famigli, i cani e i lacci per le fiere
voi riportate nella reggia. Ora, io
molto me stesso rampognai, perché
non mando a morte i malfattori. So
che un uomo è giunto in questa terra, un Èlleno,
sicuramente, e le vedette ha eluse,
certo a spiare, od a tentare il ratto
d’Elena. Se sarà preso, morrà.
Si accorge che Elena non è piú sulla tomba.
Ehi ehi!
Tutto, mi sembra, già compiuto io trovo.
Abbandonato questo avel, di Tíndaro
fugge la figlia via da questa terra.
Oè, famigli, sfilate le spranghe,
le stalle aprite dei cavalli, i carri
recate fuor, sí che, se fugge, almeno
non fugga, quella che sposare io bramo,
per negligenza mia, da questa terra. —
Esce Elena avvolta in negri panni.
Fermi: ché quella che inseguir volevo
è dentro casa, vedo, e non fuggiasca. —
Ehi, perché, dunque, negre vesti hai cinte,
e deposte le bianche, e i crin’ recisi,
vibrando il ferro, dalla fronte bella,
e di fervide lagrime, piangendo,
bagni la guancia? A gemer ti suasero
forse notturni sogni? o qualche nuova
udisti della patria, e il cuor ti strugge?
elena
O signor mio — ché omai cosí ti chiamo —
son perduta: non ho, non son piú nulla.
teoclimeno
La tua sorte qual’è? L’evento quale?
elena
Menelao... come, ahi, potrò dirlo?... È morto.
teoclimeno
Come lo sai? Lo dice mai Teònoe?
elena
Lo dice. E chi morir lo vide, è qui.
teoclimeno
È qui chi certa la notizia reca?
elena
Sí. Fosse giunto ov’io che giunga gli auguro!
teoclimeno
Chi è? Dov’è? Fa’ ch’io meglio lo sappia.
elena
Costui, che tremebondo sta sul tumulo.
teoclimeno
Apollo come in quelle vesti è orrendo!
elena
E tal sarà, lo credo, anche il mio sposo.
teoclimeno
Di che terra è costui? Donde qui giunse?
elena
Ellèno, Achèo, di Menelao seguace.
teoclimeno
E di qual morte mai lo dice morto?
elena
Della piú trista: fra gl’irati vortici.
teoclimeno
Per che barbaro mar spingea le navi?
elena
Piombò di Libia sopra gli erti scogli.
teoclimeno
E costui si salvò, ch’era in quel legno?
elena
Spesso fortuna i tristi han piú che i buoni.
teoclimeno
Della nave i rottami ove lasciò?
elena
Dove morto foss’ei, non Menelao!
teoclimeno
È morto. — E con qual nave costui giunse?
elena
Marinai lo trovâr, dice, e salvarono.
teoclimeno
E il guaio ov’è, mosso in tua vece ad Ilio?
elena
L’imagine di nebbia? In aer si sfece.
teoclimeno
O Priamo, o Troade, come invan periste!
elena
Comune sorte io m’ebbi coi Priàmidi.
teoclimeno
Da lui sepolcro ebbe lo sposo, o no?
elena
Non l’ebbe. Ah, quanto sventurata io sono!
teoclimeno
E per questo hai recisi i flavi riccioli?
elena
Certo: che sia nel mar, che qui sia, l’amo.
teoclimeno
La sciagura che piangi avvenne proprio?
elena
Tua sorella ingannar sarebbe agevole?
teoclimeno
No, certo! E stanza eleggi in questo tumulo?
elena
Perché mi beffi, e non rispetti il morto?
teoclimeno
Perché serbi a lui fede, e da me fuggi.
elena
Ora non piú. Con me le nozze appresta.
teoclimeno
Tarda giunta ci sei; ma pur t’approvo.
elena
Sai che conviene? Oblio cuopra il passato.
teoclimeno
A qual patto? Il favor paghi un favore.
elena
Tregua facciamo, e meco rappattúmati.
teoclimeno
La nostra lite oblio, la sperda il vento.
elena
Supplice, se pur m’ami, ora t’imploro.....
teoclimeno
Che vuoi, che innanzi a me ti prostri supplice?
elena
Vo’ seppellir lo sposo mio defunto.
teoclimeno
Sepolcro a chi non c’è? Sepolcro a un’ombra?
elena
Fra gli Ellèni usa. E chi morí nel pelago.....
teoclimeno
Che farne? Saggi in ciò sono i Pelòpidi.
elena
In vuote vesti a lor dare sepolcro.
teoclimeno
Fallo: nel suol che vuoi la tomba innalzagli.
elena
Non seppelliam cosí chi morí naufrago.
teoclimeno
E come? Degli Ellèni io gli usi ignoro.
elena
Gittiamo in mar ciò che ai defunti devesi.
teoclimeno
Procurarti che mai devo pel morto?
elena
Costui lo sa: finor non ebbi lutti.
teoclimeno
Grata fu, stranïer, la tua novella.
menelao
Non già per me, né per colui ch’è spento.
teoclimeno
Come l’esequie celebrate ai naufraghi?
menelao
A ognun secondo la sua facoltà.
teoclimeno
Grazie a costei, qual vuoi ricchezza chiedi.
menelao
Prima si svena agl’inferi una vittima.
teoclimeno
Quale? Tu dilla, ed io te la darò.
menelao
Sceglila tu: quale tu dia ci basta.
teoclimeno
Un cavallo od un toro usa fra i barbari.
menelao
Purché dia, ciò che dài, di buona razza.
teoclimeno
Nei pingui armenti non ce n’è penuria.
menelao
Vuoto e coperto un letto anche si reca.
teoclimeno
E sia. Che cosa ancora aggiunger s’usa?
menelao
Armi di bronzo: vago era ei dell’armi.
teoclimeno
Ne darò, che sian degne dei Pelòpidi.
menelao
E poi, quanti bei frutti il suolo gèrmina.
teoclimeno
E come tutto questo in mar gittate?
menelao
Anche una nave e rematori occorrono.
teoclimeno
Quanto il legno esser dee lungi dal lido?
menelao
Tanto che la risacca appena scorgasi.
teoclimeno
E perché tale usanza ha sacra l’Ellade?
menelao
Perché le scorie al lido il mar non spinga.
teoclimeno
Una Fenicia avrai rapida nave.
menelao
Assai gradita a Menelao sarà.
teoclimeno
A far tu ciò senza costei non basti?
menelao
Di madre o sposa è ufficio, oppur di figli.
teoclimeno
Deve essa dunque seppellir lo sposo?
menelao
Non deve ai morti i dritti un pio contendere.
teoclimeno
Vada: la sposa mia vo’ che pia resti.
Entra in casa, e pel morto i doni eleggi.
Né te da questa terra a mani vuote Ilio
rimanderò, quando tu compi un’opera
a costei grata. E poiché tu recasti
buone novelle, dei tuoi cenci invece,
tu vesti avrai, provianda avrai, che basti
a ricondurti in patria: ora ti vedo
proprio in miseria. E tu, senza crucciarti
d’un mal senza rimedio.... Al suo destino
soccombé’ Menelao; né mai potrebbe
lo sposo morto piú tornare a vita.
menelao
Convien, Signora, a te. Lo sposo vivo
amar tu devi, ed obliar lo spento:
nella sorte presente il meglio è questo.
E ov’io trovi salvezza, e giunga in Ellade,
se tu moglie sarai quale devi essere,
fine all’antico biasimo porrò.
elena
Sarà cosí; né mai potrà lo sposo
biasimo appormi; e tu, stando a me presso,
ben lo saprai.
a Menelao.
Ma ora entra, o tapino,
e un bagno prendi, e càmbiati le vesti:
non vo’ che indugi il beneficio mio;
ché piú volonteroso al mio carissimo
Menelao presterai gli onori debiti,
se me trovata avrai quale esser devo.
Entra nella reggia.