Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VII.djvu/196


ELENA 193

le stalle aprite dei cavalli, i carri
recate fuor, sí che, se fugge, almeno
non fugga, quella che sposare io bramo,
per negligenza mia, da questa terra. —
Esce Elena avvolta in negri panni.

Fermi: ché quella che inseguir volevo
è dentro casa, vedo, e non fuggiasca. —
Ehi, perché, dunque, negre vesti hai cinte,
e deposte le bianche, e i crin’ recisi,
vibrando il ferro, dalla fronte bella,
e di fervide lagrime, piangendo,
bagni la guancia? A gemer ti suasero
forse notturni sogni? o qualche nuova
udisti della patria, e il cuor ti strugge?

elena

O signor mio — ché omai cosí ti chiamo —
son perduta: non ho, non son piú nulla.

teoclimeno

La tua sorte qual’è? L’evento quale?

elena

Menelao... come, ahi, potrò dirlo?... È morto.

teoclimeno

Come lo sai? Lo dice mai Teònoe?

Euripide - Tragedie, VII -13