Elementi di economia pubblica/Parte quarta/Capitolo VI
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Cap. VI. – degl’interessi del denaro.
Brevissimo sarà questo Capitolo, perchè noi in più luoghi di queste Lezioni abbiamo parlato degl’interessi del danaro, onde solo qui gioverà toccare alcuni sommi capi che non si debbono omettere.
36. E in primo luogo diremo, che la parola interesse significa generalmente una relazione che passa tra una cosa o oggetto qualunque ed una persona, come atta a ricevere una utilità qualunque da quella. Ma prendendo questa parola più strettamente, ella significa quella utilità che nasce da una cosa qualunque, frattantochè la medesima o il dritto di quella si conserva presso il proprio padrone. Ogni cosa è atta a produrre questa utilità; onde ogni cosa ha il suo interesse proprio e naturale. È bene di sviluppare questa proposizione. L’interesse della terra, fonte primaria d’ogni ricchezza, è la costante e periodica sua riproduzione; gl’interessi delle fatiche sono i salarj che da quelle si ricevono; gl’interessi delle azioni personali, de’ servigj, degli studj ec., sono le ricompense e le paghe; gl’interessi de’ manifattori sono i guadagni che fanno sull’esito della manifattura, dedotte le spese ec. L’interesse della industria è tutto il profitto che si cava dalla industria medesima, finchè il negoziante o l’industrioso conserva il diritto o il mezzo d’impiegarvela. Il danaro è la misura de’ valori di tutte queste cose, terre, fatiche, azioni, manifatture, commerci d’industria; dunque gl’interessi del danaro saranno le utilità che possono nascere da questo danaro come rappresentante qualcheduno di questi valori, che le sue rispettive utilità produce. Ma, come abbiamo veduto, l’alimento è la misura comune di tutti questi valori, ed il loro vero ed universale rappresentante, l’alimento e l’utilità misuratrice di tutte le altre utilità, e questa utilità nasce dalla terra. Dunque ogni somma di danaro rappresenta e può rappresentare una qualche porzione di terra, e l’interesse di questo danaro rappresenterà il frutto annuo, ossia la periodica riproduzione di queste terre, e varierà colla variazione di questi prodotti, e l’interesse medio sarà il prodotto medio. Questo adunque è il vero e legittimo interesse del danaro, ossia l’ordinario interesse di giustizia. Da ciò nasce una chiara differenza tra il mutuo, il comodato e l’affitto. Perchè il mutuo sarà il cedere la cosa per un tempo, senza cedere la reale utilità che ne può provenire; il comodato sarà il ritenere il dominio della cosa, donandone l’utilità naturale della medesima; l’affitto sarà parimenti conservare il dominio e la proprietà, vendendo l’utilità naturale di quella. Da qui nasce una chiara differenza tra l’interesse e l’usura; perchè l’interesse è l’utilità immediata della cosa, e l’usura è l’utilità dell’utilità. Perciò l’interesse detto mercantile, che è sempre maggiore dell’interesse ordinario, non è usura; perchè l’interesse mercantile è una utilità di cose che naturalmente fruttano più in mano del commerciante, che non frutterebbero sulla terra produttrice, onde uno è padrone di non cedere questa per lui naturale utilità. Molte sarebbero le conseguenze di queste chiare definizioni per la dottrina degl’interessi, che ha molta estensione, sia nel diritto naturale e pubblico, sia nel dritto civile; ma sarebbe un uscire dal mio istituto e voler metter mano nell’altrui messe, se io volessi trattarne. Dunque passando immediatamente a ciò che appartiene alla nostra scienza dirò, che essendo il prodotto delle terre la vera misura dell’interesse del danaro, il valore di questi prodotti, ossia l’interesse della terra paragonato coll’interesse degl’imprestiti, sarà la vera norma onde giudicare della vera prosperità degli Stati. Quando l’interesse de’ prestiti è maggiore di questo interesse della terra supposta corrispondente al capitale, è segno che pochi sono i prestatori e molti i creditori del prestito; dunque poca esuberanza de’ valori nelle mani dei particolari, dunque tutto ciò di cui è indizio la scarsezza e cattiva distribuzione di questi valori: il che, dopo le tante cose fin qui dette, sarebbe un far torto alla penetrazione degli uditori il qui annoverare. Supponiamo esservi un banco pubblico, che riceva danari pagando interessi di poco maggiori dell’interesse della terra corrispondente: si abbassino gl’interessi sino al livello del prodotto annuo, coll’alternativa di riprendere il capitale: se il più gran numero de’ particolari riprende il suo capitale, egli è segno che l’agricoltura è in istato di poter prendere accrescimento; se, malgrado la diminuzione, lasciano i loro capitali sul banco, egli è segno che l’agricoltura non è più suscettibile d’accrescimento. Quando gl’interessi del danaro sono al livello dell’interesse annuo della terra è un gran segno della prosperità di un paese, tutto il resto delle cose essendo eguale. E se gl’interessi del danaro fossero minori dell’annuo frutto delle terre, sarebbe, in proporzione del minoramento dell’interesse, sempre maggiore la prosperità dell’agricoltura; perchè sarebbe un segno che tutti fossero prestatori e quasi nissun creditore, il che significherebbe esuberanza di valori in tutte le mani che hanno proprietà sulla terra; ma sarebbe forse egualmente un segno della scarsezza delle arti e manifattura, e per conseguenza del non massimo travaglio possibile in una nazione. I particolari non troverebbero alla fine il migliore spaccio ed il migliore impiego dei lavori che cavano dalla terra; dunque a poco a poco dovrebbe scemare lo sforzo di render fruttifera al maggior grado la terra medesima e minorare l’agricoltura. Ma questo inconveniente non è da temersi, perchè data la libertà delle terre e del loro commercio, gl’interessi dell’imprestito verranno da sè al livello dell’interesse della terra. La moltiplicità delle cose che ci restano a dire, e l’angustia del tempo non mi permettono di protrarre più oltre questa teoria, la quale di bellissimi e rigorosi teoremi è suscettibile. Mi basta di aver messo sulla via quelli dei miei uditori che avranno compreso come la terra è l’unica produttrice di nuovi valori; come l’immediata consumazione è il rappresentante universale d’ogni travaglio e d’ogni azione; come per esempio l’interesse del danaro in una nazione al sei per cento può essere equivalente all’interesse del due per cento in un’altra, perchè ambidue possono rappresentare lo stesso annuo frutto delle terre dall’istesso numero di produttori e colla medesima facilità procurato, e simili. Ma guai a colui che tutto vuol dire insegnando, e niente lascia alla penetrazione di chi lo ascolta. Fluttuano le cose ascoltate, e svaniscono dalla mente degli ascoltatori, che non hanno occasione di opporre la reazione, per così dire, del loro spirito alle impressioni dell’istitutore: e un solo ragionamento esatto fatto da noi stessi getta più di luce su d’una scienza, e quella più radicalmente e stabilmente piantasi in noi per questo solo, di quello che per dieci ragionamenti fatti da un altro.