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mente fruttano più in mano del commerciante, che non frutterebbero sulla terra produttrice, onde uno è padrone di non cedere questa per lui naturale utilità. Molte sarebbero le conseguenze di queste chiare definizioni per la dottrina degl’interessi, che ha molta estensione, sia nel diritto naturale e pubblico, sia nel dritto civile; ma sarebbe un uscire dal mio istituto e voler metter mano nell’altrui messe, se io volessi trattarne. Dunque passando immediatamente a ciò che appartiene alla nostra scienza dirò, che essendo il prodotto delle terre la vera misura dell’interesse del danaro, il valore di questi prodotti, ossia l’interesse della terra paragonato coll’interesse degl’imprestiti, sarà la vera norma onde giudicare della vera prosperità degli Stati. Quando l’interesse de’ prestiti è maggiore di questo interesse della terra supposta corrispondente al capitale, è segno che pochi sono i prestatori e molti i creditori del prestito; dunque poca esuberanza de’ valori nelle mani dei particolari, dunque tutto ciò di cui è indizio la scarsezza e cattiva distribuzione di questi valori: il che, dopo le tante cose fin qui dette, sarebbe un far torto alla penetrazione degli uditori il qui annoverare. Supponiamo esservi un banco pubblico, che riceva danari pagando interessi di poco maggiori dell’interesse della terra corrispondente: si abbassino gl’interessi sino al livello del prodotto annuo, coll’alternativa di riprendere il capitale: se il più gran numero de’ particolari riprende il suo capitale, egli è segno che l’agricoltura è in istato di poter prendere accrescimento; se, malgrado la diminuzione, lasciano i loro capitali sul banco, egli è segno che l’agricoltura non è più suscettibile d’accrescimento. Quando gl’interessi del danaro sono al livello dell’interesse annuo della terra è un gran segno della prosperità di un paese, tutto il resto delle cose essendo eguale. E se gl’interessi del danaro fossero minori dell’annuo frutto delle terre, sarebbe, in proporzione del minoramento dell’interesse, sempre maggiore la prosperità dell’agricoltura; perchè sarebbe un segno che tutti fossero prestatori e quasi nissun creditore, il che significherebbe esuberanza di valori in tutte le mani che hanno proprietà sulla terra; ma sarebbe forse egualmente un segno della scar-