Due nuove monete di Genova
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ANNOTAZIONI
NUMISMATICHE GENOVESI
XXX.
DUE NUOVE MONETE.
Se nell'ultima Annotazione del dicembre, ma pubblicata nell'aprile, la XXIX, io mi dimostrava poco ottimista circa l’avvenire della nostra Società Ligure, voglio sperare che i miei egregi colleghi non avranno male interpretato quel sentimento. Allo stesso modo che siamo tratti ad esagerare il pericolo ed a lasciarci vincere dal timore per malattia di persona cara: così e non altrimenti era avvenuto in me per quella istituzione a noi carissima, dopo la perdita di quel Belgrano che in ultimo ne era rimasto quasi unico sostegno. Oggi invece son lieto di poter smentire le mie parole d’allora; la Società Ligure di Storia Patria dopo aver piegato un momento sotto il peso di circostanze sfavorevoli, si rialzò in breve tempo, forte di nuova e robusta vitalità. Nè avrebbe potuto estinguersi un istituto che contava tanti anni di operosa vita, dimostrata luminosamente nei suoi Atti, documenti che gli fanno diritto alla considerazione universale. Ed ora noi lo vediamo infatti, sapientemente guidato dal suo dotto presidente, il Marchese Cesare Imperiale di S. Angelo, ad un avvenire che speriamo degno del suo passato.
Essendo così assicurata la continuazione delle Tavole Genovesi, riserverò per quella non lontana pubblicazione le mie schede, limitandomi a far conoscere quelle sole monete veramente eccezionali per importanza storica o numismatica, come ho sempre usato di fare nel passato.
Fino da quando io mi accingeva alla compilazione delle Tavole Genovesi, mi era pervenuta notizia di una simile moneta comparsa una sola volta in commercio verso il 1885. Fatte le dovute indagini, non mi riuscì di scoprire in quale collezione avesse trovato il suo posto, e perciò mi vidi costretto a non farne cenno nelle Tavole stesse. Fu dopo questa pubblicazione, che potei avere finalmente la prova tanto desiderata della esistenza di questo ducato, nella descrizione che ne trascrissi dal registro di conti del primo proprietario; descrizione che si trova registrata nelle schede destinate per le aggiunte. Unico inconveniente, sarebbe stato quello di dover tacere i nomi del possessore e dell’acquirente per riguardi facili a comprendersi, per cui il lettore avrebbe dovuto starsene alla fede mia: ma ecco che un fortunato avvenimento toglie di mezzo anche questa difficoltà. S. A. R. il Principe di Napoli, ha potuto, or non ha guari, arricchire la sua Collezione di un bellissimo esemplare della moneta in discorso, che è quello disegnato e descritto qui sopra.
Alla straordinaria importanza del pezzo si aggiunge quella storica. Il fatto insolito dello stesso numero dogale assunto da un Adorno e da un Campofregoso, era abbastanza ben provato dai ducati d’oro del primo, e dai grossi in argento del secondo: ma non è male che a questi documenti si aggiunga pur quello dell’aurea moneta di Luigi Campofregoso, finora sconosciuta.
2. – D/ – + FRANCISȻ · DEI · GRA · REX · FRANCOR Castello
accostato da un F coronato e da un giglio, con sole sopra, in i6 archetti con palline.R/ - + CONRADVS · REX · ROMANOR · TFA (le prime due lettere in nesso). Croce ornata e gigliata, accantonata da due F coronati e da due gigli, in ornati come al
dritto.Nella precedente Annotazione, ho dato il disegno di uno scudo d’oro di Francesco I, di poco differente da quelli malamente riportati nelle tariffe dal 1546 in poi, preso dal primo esemplare che si conoscesse tra noi e conservato nella Collezione Principe di Napoli. Oggi presento quest’altro di un tipo più riccamente ornato.
Questa nuova moneta, non riportata in alcuna pubblicazione né antica ne recente, giaceva ignorata da tutti nella Collezione degli Uffizi in Firenze. Anche l’Avignone, che aveva visitata la raccolta e preso nota delle poche varianti Genovesi, non aveva veduto quel pezzo singolare. Quando io avevo iniziata la compilazione delle Tavole, mi era proposto di collazionare le descrizioni dell’Avignone cogli originali degli Uffizi, come avevo fatto per altre Collezioni. Ma allora non vi era facile l’accesso, e tanto meno di potervisi fermare a lungo per un esame accurato; d’altronde, essendo poche le monete descritte, essendo nulla la speranza di trovarvi cose nuove, come mi assicurava persona che avevo ragione di ritenere come ben informata, non insistetti in quel progetto. Dopo il trasferimento della Collezione alla nuova sede nel Museo Archeologico, ho avuto insieme al nostro benemerito Presidente della S. N., Conte Papadopoli, la fortuna di potervi accompagnare S. A. R. il Principe di Napoli, in una lunga visita ed attento esame di tutta la serie italiana. In quella occasione, doveva necessariamente mostrarsi questo pezzo singolare, che per esser situato in coda alla raccolta, e fuori delle serie più o meno regolarmente ordinate, aveva potuto sottrarsi fino allora alla vista dei rari visitatori. Infatti, S. A. R. che per primo lo vide, lo porgeva allo scrivente perchè ne formasse il calco.
Non è questa l’unica inedita di quella raccolta, rimasta sconosciuta per difetto di regolare ordinamento. Quando il Ch. Prof. Milani1, validamente . coadiuvato dal Prof. Pellegrini, l’avrà riordinata e pubblicato il catalogo relativo, ognuno potrà convincersi che io non avrò esagerato, asserendo che il numero delle rarità e delle inedite, ha superato di gran lunga la nostra aspettazione.
A quale dei due periodi della signoria di Francesco I, apparterranno i due tipi dello scudo del sole? Segneranno essi forse i due periodi differenti o saranno nati quasi contemporaneamente in un solo?
Ripeterò qui, quello che ho dichiarato nelle Tavole2. Le monete dell’ultimo re francese che avesse signoria in Genova, son distinte in diverse specie pel taglio e pel titolo, ma quanto alle leggende, si aggruppano in due sole grandi classi; runa che si limita alla qualifica di FRANCORVM REX, e l’altra che vi aggiunge il DOMINVS IANVE. Non è lecito ammettere che le due forme comparissero mischiate nei due periodi 1515-22 e 1527-28, tanto più che sono cronologicamente distinte dalle sigle di zecca. La prima infatti, porta quasi sempre le sigle TFA o FA ed eccezionalmente qualche rara volta un OM e MB; la seconda ha quasi sempre le sigle OM con pochissimi casi di un M solo o di AM, e mai le TFA. Ora se consideriamo che le TFA mancano assolutamente in Ludovico XII ed in Antoniotto Adorno cioè prima del 1527: e continuano a vedersi nel governo di Libertà del 1528: e che le OM son comunissime in Antoniotto e che mancano affatto dal 1528 in poi; è evidente che la leggenda D · IANVE appartiene al primo periodo, e quella col solo titolo di R · FRANCORVM al secondo. Questa conclusione così logica, è confermata da ciò, che essendosi sotto Antoniotto Adorno mutato IANVA in GENVA, non ci sarebbe stato motivo di ritornare all’antico sulle monete del secondo periodo di Francesco I. Dunque gli scudi d’oro che si conoscono, mancando del D · IANVE ed avendo le sigle TFA, spettano al primo periodo. Circa al fissare la precedenza tra il tipo con gli archetti e quello senza, sarebbe più difficile, e per ora non credo di dovervi pensare.
- Firenze, Luglio 1896.
Giuseppe Ruggero.