Dopo le nozze/I figli
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I FIGLI
Una delle cose che più ardentemente si desidera dopo il matrimonio è di vedersi coronati da un bel numero di figliuoli. Sono essi che stringono maggiormente i legami fra marito e moglie, che ci rendono migliori, e ci fanno amare la casa e il lavoro; essi sono qualche cosa che resterà di noi nel mondo a continuare le nostre idee, anche quando non ci saremo più; sono la nostra ambizione, il nostro pensiero costante, la nostra preoccupazione. Essi ci sono cagione di sovrumane gioie e di dolori profondi, d’ore serene e di momenti di grandissima inquietudine.
Però, pensare ai figliuoli così in astratto, è una bellissima cosa e piena di poesia, ma all’atto pratico è una faccenda molto diversa, specialmente per la madre che ha, si può dire, fino da quando sono nati, tutta la responsabilità della loro educazione.
Se ne ha uno solo è facilissimo che diventi un tiranno; se ne ha molti, deve rinunciare a tutto e a tutti, per non vivere altro che in mezzo alla sua piccola tribù.
Per esempio: li ha lasciati per qualche momento in giardino lieti e felici, a correre e saltare, ed essa intanto pensa di occuparsi di qualche faccenda domestica.
Tutto ad un tratto ode gridare; abbandona il suo lavoro e corre pallida, tremante, senza fiato, a vedere ciò che è successo; spesso è un falso allarme, ma intanto la poveretta ha sofferto per un momento una terribile inquietudine. Qualche altra volta le sono tutti intorno, e non le lasciano un momento di pace; uno s’è fatto male ad un dito e strilla, un altro s’è strappato il vestito, un terzo ha fame e chiede un pezzo di pane, un quarto piange perchè non gli riesce il cómpito della scuola, uno la tira da una parte, l’altro dall’altra; insomma ci vuole una pazienza da santa per calmarli tutti e farli stare a dovere. Sono bimbi, sono piccini, ma quando sono in quattro o cinque, sembrano tanti diavoletti e sono capaci di far disperare qualche volta la donna più paziente. Ho veduto delle madri piangere per non sapere da che parte cominciare per frenare i loro figliuoli turbolenti. Però una madre non deve lasciarsi intimorire e deve abituarli fin da piccini a sottomettersi alla forza della sua volontà; conviene tenga sempre le briglie in mano per poterli dirigere, e qui usare lo sprone, là il freno, a seconda della loro indole.
Come ho detto altre volte, l’educazione dei bimbi deve cominciare da quando sono in fascie, e i genitori devono farsi stimare e rispettare per poterli dirigere, e dirigerli poi secondo il loro carattere; perciò un sistema non vale per tutti, come non hanno tutti la medesima forza di volontà o il medesimo ingegno.
Date a diversi architetti gli stessi materiali, ed uno vi fabbricherà una casa, l’altro un palazzo, un terzo un tempio, un altro un monumento; perchè ognuno ha un ingegno speciale e distribuisce i materiali secondo il suo modo di vedere; però tanto la casa quanto il palazzo e il monumento avranno dei pregi e saranno utilizzati secondo i loro usi, purchè abbiano solide fondamenta, ed il materiale adoperato sia di buona qualità; così noi dovremo fornire ai nostri figliuoli dei buoni materiali, se uno raggiungerà altezze sublimi e un altro avrà una posizione più modesta, purchè le fondamenta siano buone e ne risultino uomini operosi e onesti cittadini, noi avremo fatto il nostro dovere.
Non si potrebbe scrivere un giusto sistema di educazione, appunto perchè ogni fanciullo ha un’indole propria. Ogni madre deve inventarne uno tutto suo e modificarlo per ogni figlio, perciò deve fare uno studio continuo delle loro tendenze e del loro carattere, poi di sè stessa, ed infine degli oggetti da cui sono circondati, e di questi servirsene in modo che tutti concorrano ad istruire ed educare il loro cuore e le loro menti bambine; poi, più che insegnar loro il bene e la virtù, dovrà essere la loro inspiratrice; fare il bene invece di predicarlo, insegnare con una carezza e ammonire senza averne l’aria. Quelli che quando parlano coi loro figli assumono un’aria cattedratica, non fanno altro che far loro venir in uggia il bene.
Tutti i bimbi sono un misto di buone qualità e di difetti, perciò si dovrà vedere di coltivar quelle e distruggere questi; fin che un bimbo è piccino è come un pezzo di cera; una madre attenta potrà foggiarlo a suo modo, ma non dovrà trascurar nulla e farne il suo pensiero continuo. Prima di far i figliuoli saggi, cerchi di farli buoni e che l’educazione fisica, morale e intellettuale possano andare di pari passo, senza che una pigli il posto dell’altra. Se non cercherà che di sviluppare la forza fisica del fanciullo, ne farà un bruto o un selvaggio; se coltiverà soltanto la mente, ne potrà fare un tiranno o un visionario; se penserà soltanto al cuore, potrà forse fare un buon diavolaccio, un agnellino, ma un imbecille; dunque l’educazione dev’essere completa, e se l’esercizio potrà sviluppare la forza fisica, se un maestro potrà essere chiamato per svilupparne l’intelligenza, il cuore di un fanciullo non potrà essere ben educato che dalla madre, perchè essa sola vi può leggere dentro come in un libro aperto.
Spetta soltanto alla madre di formarne l’indole e il cuore; dirlo è una cosa facile; tanti hanno scritto dei trattati sull’educazione dei figli, che forse non sarebbero capaci di mettere in pratica, perchè ci sono tante gradazioni, tante misure, ed è felice chi coglie quella giusta che si conviene all’indole della propria famiglia. Come ci sono varii modi di condursi in società, così ci sono varii metodi d’educazione: per esempio, ci sono dei bimbi educati in modo e di sentimenti tanto delicati, che basta una parola per farli soffrire più delle più forti percosse. Eccovi una scenetta domestica che potrebbe servirvi di esempio.
Un fanciullo ha commesso una mancanza. La madre non lo sgrida, si contenta di dargli un’occhiata piena di rimproveri.
Il bimbo s’avvicina a lei per avere un bacio e per fare la pace.
— No, mio caro, — gli dice la mamma, — non scegli bene il momento per aver dei baci, non sono contenta di te ora.
Basta un bacio rifiutato e queste parole dette con tutta la calma, per far andare il bimbo in un dirotto pianto. La mamma, quantunque si senta la pazza voglia di asciugare quelle lagrime a furia di baci, non vuol far le cose a mezzo; si trattiene e gli fa comprendere con sagge parole che le lagrime non servono a commuoverla, anzi non fanno che aumentare il suo malcontento, e soltanto la dolcezza e la bontà avvenire riusciranno a cancellare il suo fallo.
Il bimbo vede che colle lagrime non ottiene nulla, e nel medesimo tempo è impaziente di poter riacquistare le carezze perdute, di cui sente una grande mancanza; studierà tutti i mezzi per esser buono e servizievole, ad ogni tratto interrogherà la faccia della mamma, ma non dirà nulla e si contenterà di mandare un profondo sospiro se la vedrà ancora rabbuiata; quando poi essa troverà che è stato punito abbastanza, se lo piglierà in braccio e gli scoccherà un bel bacio; allora sì che si sentirà sollevato; e non c’è bisogno che lo prometta, ma si rammenterà tutto ciò che ha sofferto e si guarderà bene dal disobbedire alla mamma; eppure quella mamma lo ha castigato con nulla, ma lo ha saputo educare in modo che la privazione d’una carezza riesca a lui più dolorosa di qualunque castigo.
Ora volete che vi faccia vedere un’altra scenetta perchè possiate persuadervi del miglior sistema di educazione?
Ad una disobbedienza d’un fanciullo, la madre s’è stizzita e gli ha dato un scappellotto; il bimbo piange perchè sente il dolore fisico, poi, passato il bruciore, è passata pur la memoria del castigo, e appena gli capita un’occasione, ritorna a trasgredire ai voleri della mamma; essa ritorna al suo sistema, credendolo il migliore, fino ch’egli s’abitua anche agli scappellotti e o la madre deve raddoppiar la dose, con pericolo della salute del figlio, oppure deve rinunciare alla speranza di emendarlo. Al dolore fisico ci si abitua più facilmente che alle ferite morali, le quali fanno molto male al cuore specialmente quando sono inflitte da una madre amorosa; e nel mentre uno dal castigo ricevuto avrà imparato ad amare la mamma cento volte di più, l’altro troverà che è cattiva e che merita di non essere ubbidita. Anche il sistema di castigare i fanciulli col privarli della frutta o di qualche divertimento, non l’adotterei che in casi speciali, e quando i fanciulli non fossero abbastanza sensibili ai castighi morali, perchè sono castighi che lasciano sempre dietro di sè un po’ d’irritazione verso i genitori e un po’ d’amarezza.