Dizionario mitologico ad uso di giovanetti/Mitologia/V

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[p. 297 modifica]Venere, dea della bellezza e- dell’amore. Esiodo éitA eh* ella nacque dalla mescolanza del’a schiuma del /Warft col sangue di Celo, mutilato da Saturno suo figlio con un colpo di falce. Ovunque questa dea metteva i piedi, nascevano fiori. Accompagnata da Cupido, su?> figlio, dai giuochi, dai risi e dal numeroso stuolo de’ piaceri t formò la gioja e la felicita tfegli uomini e degli dei. Le Ore, incaricate della tura di sua educazione, la condussero nel Cielo, dove tutti gli dei incantati dalla sua sovrumana bellezza, la chiesero per moglie. Vulcano V ottenne in isposa in premio di aver fabbricato i fulmini a Giove contro i Giganti }\ ma non potendo questa dea soffrir suo marito per la sua orribile bruttezza, ebbe molti amanti, tra quali il dio Marte. Vulcano avendola sorpresa m atto che giacea con questo dio, circondò l’asilo del loro amore con una minutissima ed impercettibile rete, e chiamò dipoi tutti gli del, li quali burlaronsi di lui. Amò altresì Anchise principe trojano, e n’ebb* Enea, per lo quale fece fabbricare alcune armi, allorché questo principe venne a fondare uu nuovo regno in Italia.

[p. 298 modifica]QostJi dea aveva una cintura eli© inspirava della tenerezza. Era riessa, dice Omero, un tessuto mirabilmente diversificato * iti cui trovavansi g’i allettamenti i più wriucenti, le attrattive, l’amore, i desiderj, i trattenimenti furtivi, gP inganni innocenti, e lo scherzo vezzoso, che sorprende insensibilmente Io spirito e i mori i più sensati. Giunone, per farsi amare da Giove, prepo Venere di prestarle la sua cintura \ la dea di citerà gliela offrì subito, dicendole voi troverete, in essa tutto ciò ehe potete desiderare, e per un segreto incantesimo, che non si può spiegare, essa vi procurerà la tenerezza di Giove „.

iride, a cui Venere mostrossi in tutta la sua hejlezf *a, le aggiudicò il pomo che Giunoni e Pallide le disputavano, e che la Discordia aveva gittata sulla mensa Mie nozze di Teti e di Peleo. Ella pregedevra ai matti* mrnj e a tutt 1 i piaceri derivanti dalla tenerezza amoro*

  • a. Le furono innalzati de* templi, i più. celebri de* quali erano quelli di Amatunta* di Lesbo, di Citerà, di

Pafo e di Gnido. Tra i fiori ertile consagrata la rosa, fra gli alberi il mirto, fra gli uccelli i cigni, e sopratt utfo i colombi.

I figlinoli di Venere sono Amore e le tre Crazie. Ella Amò i! v>go Adone, che fu ucciso da un cignale. Per ordinario questa dea viene rappresentata in atto di pasegiar per 1" aria, assisa sopra un carro tirato da colombi che beccansi P un l’altro. Una corona di mirto e di ros«adorna la sua bionda capellatura. La gioja 1 ri’!a ngìi occhi suoi. ed il sorriso sulle labbra ] e mille aurorini che scherzano colla sua cintura, sembrai**

  • ]’ f.;r applauso alla sua bellezza * Fig 7 5.

[p. 299 modifica]Venti, trinità poelic&e,, figli del Cielo e della Ter* o, secondo altri, di Astreo e, di Eribea., Ornerai, «Virgilio, stabiliscono il loro soggiorno nelle iso-v le Eolie, e danno ad essi per re Eolo, che li teneva incatenati nelle sue caverne. Atene aveva loro in«alzato un tempio di figura ottagona, in ciascun angolo de 1 quale era la figura di uno degli otto principali venti, cipè Tramontana, Greco, Levante, Scirocco, Austro, ( ovvero Ostro, ) Libeccio, Ponente, Maestro»

Vertunno, dio- dell 1 autunno,„ che presedeva agli orti ed ai giardini. S’innamorò diPomona, e per farsi amare, prese p differenti, forme, ma finalmente gli riuscì di guadagnarne il cuore sotto, la, fof ma di una vecchia. Quando furono giunti alla vecohjaja, entrambi si ringiovanirono, uè mai le mancò dì fedeltà. Questo» dio aveva un tempio a Roma. Era rappresentato sotte* la figura di un giovane con una corona di erbe di dif_ ferenti specie sul capo, con un abito, che non Io copriva che per meta; tenendo nella man dritta, un cornjicopia, ed a sinistra alcuni frutti.. Crederi general* mente che Vertunno marcava 1* anno e le sue variazio* njt, come viene indicato dal,suo_nome vertere Kg. 76.

Vesta. Èistinguevansi due divinità di questo nome.. lina era la madre di Saturno, presa per la stessa T*r* ra, appellata Vesta 5 vi stat > perchè sostiensi cel~pro« prio peso.

L’altra, figlia di Saturno e di Opi o Rea, era la dea delfuoco. Questa b che onora vasi in Troja molto tempo prima della sua rovina; e credasi eh 1 Enea abbia [p. 300 modifica]\fin pomato, in Italia la. tua statua e il sua cah*. Nn |na Pompilio le fece fabbricare uq tempio iti Roma. l\ fuo cullo consisteva principalmente nel conservare i\ fuoco, ch’erale consagrto, ed a guardarlo attentamente affinchè non si estinguesse mai j la qua! cura costituiva il primo, dovere della Vestali, Questo fuoco conservavasi non solo, ne" teiqpj, ma nelle case particolari, e di guì deriva, la narola y.stibjlo. P(ot. 102. Fig. 77.

Vestali, vergini destinate a conservare notte e giorno pfil tempio di Vesta il fuoco sacro. Erano al numero dì sei. Alloracruaudo, doveasi scegliere una Vestale, il gran sacerdote ricercava nelle famiglie di Boma venti fauciulle d ’Ila età di sei a 4ieoi anni. I corpi di queste verginelle dovevano essere senza menomo difetto, anzi ad operava si la possibile diligenza per iscegliere la bella e ben formata. 11, gran-saòerdoje le faceva tirare, a sorte, e tosto, prendeva quella, sulla quale la sorta cadeva l’togliendola dalle braccia de 1 suoi genitori 7 1* autorità de’ quali cessava da quelP istante. €onduceva indi la novizia verginella nel tempio ch’era il suo unico soggiorno,. Da, qniel momento ella non occupayasi che dello studio de’ suoi doveri. Dopo trent* anni di sacerdozio, era loro permesso di abbaudonarjo, e di maritarsi; prima di questo tempo, la continenza era per esse un dovere il più rigoroso.

La loro cura più essenziale era la conservazione del fuoco sacro. S 4 e mai accadeva che una Ve stale, per sua negligenza, lo lasciasse estinguere, era, punita c orla frusta. Dopo ciò fa cavasi }a riaccensione di questo fuoco con grandi cerimonie. Plutarco pretende che in tal caso mettevasi a profitto, il fuoco del Sole, riunendone [p. 301 modifica]V P er mezzo di vetri concavi, e fissandoli sopra

materie combustibili.

Le Vestali che violavano la verginità, erano sotter-* rate vive. Siffatto supplicio fa praticato la prima volta sotto il regna di Tarquinio. Giunto il giorno destinato all’, esecuzione della pena, il capo della religione, seguito da tutt’r pontefici, recavusi al tempio: spogliava la rea Vestale degli abiti. e degli adornamenti sacerdotali, toglievate i sacri veli ond 1 ella avea cinta la testa; poscia la rivestiva di abiti lugubri, analoghi alla circo* stanza, e la faceva entrare in una, lettiga esattamente serrata, affinchè le di lei grida non potessero essere udi\e. Gli amici della sacerdotessa la seguivano pian* gendo. Questo cammino fa covasi in silenzio, e con lentezza. Quando la lettiga era arrivata al luogo del snp-. plizio > il gran sacerdote veniva ad aprirla, pronunciane do alcune preghiere a voce, bassa. Egli porgeva la mano alla Vestale per ajularla a scendere, e tosto la con* segnava agli esecutori. Face vasi scendere, per mezzo di una scala in una fossa incavata sino ad una certa profondita, la cui forma era di un quadrato lungo, Ivi era preparato un letticeli o, ove faceva §i sedere. A canto a lei mette vasi una tavola, sulla quala vi era una lampada accesa, ed una picciola provisione di olio, di pane, dì latte e di acqua. Subito che la sacerdotessa vi era discesa, chiudevasi l’ingresso della fossa e copri* vasi di terra.

L* ocdine delle. Ventali durò circa m;lle e cento anni t cioè dall’anno $o di Roma sino al regno dell’impera* tore Teodosio, verso Tanno Jirfi C la questa ipazio di tempo, tredici Vestali meritarono di esser sot* [p. 302 modifica]tarrate vive, e sette altre furono condannale a diversi generi di supplir ii a loro scelta.

Le Vestali erano in molta considerazione presso i Romani. Esse avevano ira nense rendite. Il loro abito cotis steva iti una veste bianca ed un mantello color di porpora, ed i ripiegavano le staffe le pili preziose. L’ aceonciatura delta testa era composta di picciole bende ravvolte sul capo in piti giri. Le loro lettighe erano superbe, e venivano precedute da un littore. I consoli e i pretori, allorché incontravano una Vestale, rivolgevano altrove il loro cammino: e se qualche imb arano loro in pediva di scostarsi, fermavanst, e facevano abbassare dinanzi ad esse la scure e i fasci. Le Vestali assistevano liberamente a tutti gli spettacoli, ne 1 quali esse avevano un posto onorevole. Avevano ónche io specioso privilegio di salvare la vita al reo che a caso avessero incontrato sul cammino del supplizio.

Erano rappresentate con un velo sulla testa, tenendo una lampada accesa, ovvero un vaso a due manichi, pieno di fuoco; talvolta vedesi la sacerdotessa situata presso un altare antico, sul quale è uo braciere acceso.

Via lattea, è quella traccia biancastra, che osservasi nel Cielo, th tempo di notte, da Settentrione a Mezzo-giorno, formata dalla unione di un sorprendente numero di stelle. La Favola dice che siffatta bianchezza luminosa è il latte che grondò dalle mammelle di Giunone, allorché allattò Ercole ritrovata da lei in nn campo, dove avealo lasciato Àlcmena sua madre. jtBf0F

Vulcano, figlio, di Giove e di Giunone, dio del fucm [p. 303 modifica]co e de’ fabbri. Vergognandosi sua madre di aver dato alla luce un figliuolo così brutto e mal fatto, com egli nacque 9 Io precip’tò nel mare, ove Teti ed £a« rinome, figlie dell’Oceano; presero cura di lui. Dimorò neve anni in una profonda grotta, occupato a far joro deg’i orecchini, fibbie, collane, braccialetti ed anelli; finalmente usci da questo luogo di rk irò per ricomparire nell’Olimpo.

Omero dice, che Giove, sdegnato co litro Giunone, per aver suscitata una tempesta ad oggetto di far perire Ercole, l’avea sospesa a meaz’aria con due pelanti incudini ai piedi. Vulcano volle andare a soccorrer sua madre, e liberarla da si enorme peso. Fu allora che Giove lo prese per un piede, e lo precipitò nell’isola di Lenno, ov’egli cadde semivivo. Gli abitanti di qnest 1 isola lo rialzarono, è lo portarono via $ ma egli d’allora in poi restò sempre sciancato per questa caduta. Intanto la collera di Giove essendo passata, Vulcano fu richiamato nel Cielo, e ristabilito nella grazia di suo padre, il quale gli fece sposare la più bella di tutte le dee, cioè Venere, madre di Amore.

Egli teneva le sue fucine nell’isola di Lenno, di Lipari, e nel fondo del monte Etna, e sommiuistrava / fulmini a Giove. I Ciclopi, suoi fabbri ferra j, i quali avevano un sol* occhio in mezzo alla fronte, travagliavano incessantemente sotto i di lui ordini. Egli fu che fabbricò il palazzo del Sole, le armi di Achille, quelle di Enea, il famoso seettro di Agamennone, la collana di Ermione e la corona di Arianna.

Gli antichi monumenti rappresentano questo dio di aspetto deforme, col vis* affumicato, barbuto, eoa una capellatura negletta., coverto di un abito che gtun% [p. 304 modifica]ge appena fino alle ginocchia, con una berretta rotonda ed aguzza, tenendo nelle mani un martello o le tenaglie. Venete sua moglie non gli fu fedele. Not. 104. Fig 98.