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co e de’ fabbri. Vergognandosi sua madre di aver dato alla luce un figliuolo così brutto e mal fatto, com egli nacque 9 Io precip’tò nel mare, ove Teti ed £a« rinome, figlie dell’Oceano; presero cura di lui. Dimorò neve anni in una profonda grotta, occupato a far joro deg’i orecchini, fibbie, collane, braccialetti ed anelli; finalmente usci da questo luogo di rk irò per ricomparire nell’Olimpo.
Omero dice, che Giove, sdegnato co litro Giunone, per aver suscitata una tempesta ad oggetto di far perire Ercole, l’avea sospesa a meaz’aria con due pelanti incudini ai piedi. Vulcano volle andare a soccorrer sua madre, e liberarla da si enorme peso. Fu allora che Giove lo prese per un piede, e lo precipitò nell’isola di Lenno, ov’egli cadde semivivo. Gli abitanti di qnest 1 isola lo rialzarono, è lo portarono via $ ma egli d’allora in poi restò sempre sciancato per questa caduta. Intanto la collera di Giove essendo passata, Vulcano fu richiamato nel Cielo, e ristabilito nella grazia di suo padre, il quale gli fece sposare la più bella di tutte le dee, cioè Venere, madre di Amore.
Egli teneva le sue fucine nell’isola di Lenno, di Lipari, e nel fondo del monte Etna, e sommiuistrava / fulmini a Giove. I Ciclopi, suoi fabbri ferra j, i quali avevano un sol* occhio in mezzo alla fronte, travagliavano incessantemente sotto i di lui ordini. Egli fu che fabbricò il palazzo del Sole, le armi di Achille, quelle di Enea, il famoso seettro di Agamennone, la collana di Ermione e la corona di Arianna.
Gli antichi monumenti rappresentano questo dio di aspetto deforme, col vis* affumicato, barbuto, eoa una capellatura negletta., coverto di un abito che gtun%