Discorsi di guerra/Capitolo IX
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CAPITOLO IX
Ultime manifestazioni parlamentari del Gabinetto Boselli
Dal 13 luglio 1917, giorno in cui chiuse i suoi lavori delle tornate estive, fino al 16 ottobre successivo, nel quale la Camera riprese i suoi lavori, importanti avvenimenti si erano verificati, sia nel campo militare che in quello politico.
Ricordiamo: il brillante inizio e poi il fallimento dell’offensiva del Generale Brusiloff; lo svolgimento doloroso della rivoluzione russa; la liberazione della Galizia e della Bucovina da parte degli austro-tedeschi; i progressi di questi in Romania; il ritorno, dopo ciò, del centro di gravità della guerra in Occidente: l’undicesima battaglia dell’Isonzo, con la brillante conquista, da parte nostra, dell’Altipiano di Bainsizza; i notevoli successi dei franco-inglesi in Francia e nel Belgio.
Nel campo diplomatico ricordiamo che il 20 luglio fu fatta a Corfù la dichiarazione del Governo Serbo circa l’intesa con i Croati e gli Slavoni per la formazione del Regno Jugoslavo. Da parte loro gli alleati tennero una conferenza a Parigi nei giorni 25 e 26 luglio, che si chiuse con un comunicato ufficiale contenente fra l’altro la dichiarazione seguente: «Le potenze alleate, più strettamente unite che mai per la difesa del diritto dei popoli, particolarmente nella penisola balcanica, sono decise a deporre le armi soltanto quando avranno raggiunto lo scopo, che ai loro occhi sovrasta a tutti gli altri, quello di rendere impossibile il ripetersi di criminose aggressioni». Fu pure deciso che la Francia, la Gran Brettagna e l’Italia avrebbero cessato simultaneamente, nel più breve termine, le occupazioni militari che effettuarono forzatamente nel territorio dell’antica Grecia, in Tessaglia e in Epiro salvo un piccolo territorio, nell’Epiro, che seguitava ad essere occupato dall’Italia e salvo l’uso della base navale e militare di Corfù.
Queste deliberazioni erano collegate con gli avvenimenti allora svoltisi in Grecia la quale, dopo la deposizione del Re Costantino, si era riavvicinata all’Intesa.
L’accennata conferenza di Parigi ebbe un seguito a Londra il 7 e l’8 agosto successivo; ma sulle decisioni che vi furono prese non fu diramata al pubblico alcuna comunicazione.
Ricordiamo infine che il 15 agosto fu resa pubblica la nota in data del 1°, che il Pontefice aveva diretto a tutti gli stati belligeranti per invitarli ad iniziare trattative di pace sulla base delle indicazioni suggerite nella nota medesima. Ad essa rispose il Presidente degli Stati Uniti in senso negativo e risposero la Germania, l’Austria-Ungheria, la Turchia e la Bulgaria con adesione generica e con equivoche riserve. Gli altri Stati dell’Intesa non avevano ancora risposto quando furono ripresi i lavori parlamentari nella anzidetta seduta del 16 ottobre.
* * *
Nell’ambiente spirituale e politico risultante dagli elementi di fatto sopra esposti furono riprese le sedute deila Camera, il cui compito più immediato era quello di discutere la domanda, presentata dal Governo, per l'autorizzazione di un nuovo esercizio provvisorio dei bilanci.
All’inizio della seduta il Presidente, On. Marcora, mandò all’Esercito un saluto al quale si associò il Presidente del Consiglio On. Boselli, con le seguenti parole.
BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri. Onorevoli deputati, il vibrante, infinito applauso che coronò l’eloquenza alta e fervida del Presidente, avrà un’eco concorde nel paese.
Egli non solo esaltò la gloria dei combattenti, non solo fece risuonare un’altra volta in quest’Aula la voce del patriottismo inestinguibile, ma affermò i propositi della politica italiana, che è quella del Governo perchè è la politica del Parlamento. (Vive approvazioni).
La politica italiana, rimane e rimarrà sempre salda nei pensieri, nei sentimenti o nelle opere, onde intraprese la guerra nostra per le rivendicazioni nazionali, onde si associò alla guerra per la civiltà: la politica italiana è e rimarrà, fino alla completa vittoria, intimamente e indissolubilmente unita con quella dei nostri alleati. (Vive approvazioni). La politica italiana intende a quella pace della quale parlò con tanta verità e con tanta energia il Presidente, a quella pace che deve segnare il trionfo del diritto e della giustizia.(Benissimo! Bravo!)
Ma la politica italiana è guardinga e vigile contro le illusioni che si vorrebbero far sorgere col pretesto di avvicinare la pace, e che riescono invece ad allontanarla. (Vivissime approvazioni).
La politica italiana è guardinga e vigile contro gli inganni che provengono dai nostri nemici, i quali, parlando di pace, mirano a seminare la discordia tra gli alleati, a propagare nei popoli false illusioni e false speranze, a turbare la coscienza di quanti combattono per la giustizia, a scompaginare le forze delle Nazioni che come noi combattono per la libertà e per la vera democrazia. (Approvazioni).
Il nostro Presidente mandò il saluto di questa Camera, che è il saluto della nazione, ai combattenti. Essi vanno di vittoria in vittoria (Vivi applausi); ma mentre procedono di vittoria in vittoria, una grandissima vittoria e definitiva hanno già compiuto per l'Italia nostra imperocchè hanno elevato la coscienza nazionale, hanno, col miglior sangue d’Italia, affermato sempre più l’unità della patria, ed hanno dimostrato a noi stessi e a tutte le genti che il tradizionale valore italiano è risorto e costituisce una forza sicura, validamente ordinata, ardimentosa e tenace, pronta e capace di affrontare ogni cimento dell’oggi e del domani: una forza che non è solamente vigorosa per l’Italia, ma vigorosamente combatte e vince per tutta l’Intesa. (Approvazioni). Onde è che il Re d’Italia, quando recentemente recò ai prodi della Francia e del Belgio il saluto del Paese nostro, recò non solo l’espressione del nostro pensiero e dell’anima nostra, ma il saluto della fraternità delle vittoriose armi italiane alle vincitrici armi alleate di ieri, di oggi e di domani. (Applausi).
Però non solo inni noi dobbiamo rivolgere ai prodi che combattono: noi dobbiamo compiere dei doveri verso di loro. Essi ci dimostrano, con la virtù dei loro sacrifici, quale debba essere la resistenza del Paese. E il Paese risponde e risponderà, con le sue virtù, all’eroismo dei combattenti.
Mentre essi così alto tengono lo spirito italiano, noi dobbiamo evitare che questo si deprima nel Paese. Ogni atto che lasci deprimere il senso della guerra nel Paese nostro è un tradimento verso coloro che per la patria morirono e combattono, è un tradimento verso le famiglie dei combattenti. (Vivissime approvazioni).
Non basta dare sussidi alle famiglie di coloro che combattono: bisogna non avvelenarne il cuore, non togliere ad esse i conforti più alti e ideali, non diminuirne il coraggio, seminando false notizie e insidiose illusioni. (Vivi e prolungati applausi).
Onorevoli deputati, dalle trincee, dalle vette signoreggiate, dalle terre contrastate viene il grido della vittoria e della concordia. (Benissimo! Bravo!) Più che mai in questo momento e per la resistenza interna, nella quale deve perseverare saldamente il nostro Paese e per le eventualità delle condizioni politiche che si possono avverare nel mondo, più che mai è necessario che la concordia sia piena e sicura nel Paese nostro. Questa concordia io la invoco, assai più che in nome del Governo, in nome dell’Italia. Ma se io posso invocarla, solo il Parlamento può volerla, può deciderla, può serbarla! (Vive approvazioni - Commenti).
Non vi è nei paesi liberi, nelle libere istituzioni, altra autorità suprema che possa originare, sostenere, informare il Governo, tranne l’autorità e il volere del Parlamento! (Applausi prolungati).
Il Paese guarda al Parlamento per sentire da voi la parola che gli segni la via; e sia anche questa volta, per opera di tutti i partiti, la via della concordia. Segnatela voi questa via: ed una volta ancora i nostri nemici impareranno che l’Italia risorta è un’Italia invincibile! (Vivissime approvazioni - Vivi e prolungati applausi).
Il Presidente del Consiglio comunicò poi le dimissioni del contrammiraglio Triangi da ministro della marina e la nomina, nello stesso ufficio, del vice ammiraglio Del Bono, l’istituzione presso il Ministero dell’interno di un altro sottosegretariato di Stato con le funzioni di Commissario generale per gli approvvigionamenti alimentari ed i consumi, la nomina alla carica stessa, del tenente generale Alfieri, la nomina dell’onorevole Bignami a sottosegretario di Stato per le armi e munizioni e dell’on. Reggio a Sottosegretario di Stato per i trasporti ferroviari e marittimi.
La seduta si iniziava, così, senza speciali comunicazioni da parte del Governo nell’intento di evitare due discussioni politiche e cioè una sulle comunicazioni del Governo e l’altra sulla domanda di esercizio provvisorio, sembrando che, nell’esaminare il progetto di legge su tale domanda, la Camera avesse la più ampia facoltà di discussioni e di deliberazioni.
Contro questo sistema prese subito la parola l’On. Modigliani, al quale l’On. Boselli rispose con queste parole:
BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri. L’onorevole Modigliani, ha affermato che occorre una grande discussione e che il Governo vuole evitarla. Al contrario, il Governo chiede che una ampia discussione abbia a svolgersi immediatamente a proposito del disegno di legge sull’esercizio provvisorio.
TREVES. E' quello appunto che noi non volevamo.
BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri. Nella discussione, che comincerà domani, tutti gli argomenti potranno essere trattati, mentre rispetto alle dichiarazioni del Governo, se ne avesse fatte, di stretta regola solo determinate questioni avrebbero potuto essere esaminate. E tutte le opinioni guadagneranno nella loro manifestazione, trovandosi comprese in un dibattimento, dal quale risulterà se il Governo abbia o no la fiducia della Camera: e davvero in questo momento, così importante ed acuto di politica e di guerra, non vi è Governo che possa adempiere il suo dovere se non è certo della fiducia della Camera, dopo la più ampia delle discussioni.
Così gli apprezzamenti generali, come i fatti particolari, dei quali parlò l’onorevole Modigliani, appartengono appunto alla discussione che si inizierà domani.
Crisi di Gabinetto non avvenne. La compagine del Governo non fu alterata. (Commenti all'estrema sinistra). Se nuovi ordinamenti furono sostituiti a ordinamenti precedenti, non vuol dire che questa sostituzione costituisca nè una crisi politica, nè uno scompaginamento del Governo.
L’onorevole Modigliani ha parlato di ogni argomento e di molteplici questioni: ha trattato della competenza dei vari poteri, si è fatto giudice di chi conduce vittoriosamente la nostra guerra, ha parlato di fatti, non determinandoli nella loro esattezza. Orbene tutto questo vedremo nella discussione concernente l’esercizio provvisorio.
Ma qui io mi arresto, e credo che la Camera consenta con me, che, con maggiore utilità, si discuterà nel dibattimento che avrà domani principio. (Approvazioni - Commenti all’estrema sinistra).
Peraltro l’On. Treves anche a nome del gruppo dei Socialisti ufficiali presentò il seguente ordine del giorno:
«La Camera passa a discutere la soluzione della crisi».
Il Presidente del Consiglio, On. Boselli, si oppose alla iscrizione nell’ordine del giorno della seduta successiva della proposta dell’On. Treves e pose sopra questa opposizione la questione di fiducia.
Dopo varie dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei vari partiti, secondo le quali non era opportuno dare battaglia al Governo su una questione procedurale, l’ordine del giorno dell’On. Treves fu posto in votazione e si ebbero i risultati seguenti:
Presenti |
294 |
Astenuti |
15 |
Votanti |
279 |
Risposero sì |
51 |
Risposero no |
228 |
Terminata così la singolare seduta, il giorno seguente fu iniziata la discussione della domanda di esercizio provvisorio, che proseguì nei giorni 18, 19, 20, 22, 23 e 24. Durante questa seduta l’On. Treves, anche a nome di altri colleghi, svolse una proposta perchè fosse deliberata una inchiesta sulla stampa.
Il Presidente del Consiglio fece, a tale riguardo, la dichiarazione seguente:BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri. Se piace alla Camera seguire la consuetudine di cortesia, io, per cortesia, non mi oppongo alla presa in considerazione di questa proposta d’inchiesta; ma circondo questa dichiarazione da riserve, le quali assumono carattere di obiezioni fondamentali, costituzionali e giuridiche.
Le Assemblee politiche votano le inchieste per fatti che le riguardano, le votano per fatti che riguardano lo Stato e le amministrazioni dello Stato (Commenti), per fatti che concernono relazioni tra privati e Stato.
MODIGLIANI. Condoglianze sincere!
BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri. Io non accetto le sue condoglianze...
MODIGLIANI. Creda che sono proprio cordiali!
BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri... perchè si può essere più vivi di lei... (Applausi - Interruzioni all’estrema sinistra)... perchè quando, nella vecchiaia, si vive con i propri entusiasmi e con le proprie idealità per la patria, poco importa sedere qui o su quel banco (Accenna al suo scanno di deputato). (Applausi vivissimi e prolungati - Tutti i deputati, esclusi quelli dell’estrema, sono in piedi per un’ovazione affettuosa e commossa - L’applauso delle tribune si mesce a quello dell’aula).
La stampa è una grande potenza morale, ma non è un potere dello Stato. Nè io so immaginare come, trattandosi d’indagare sulle condizioni della stampa, che non è un istituto, che non è ufficio pubblico.. (Interruzioni all’estrema sinistra)... ma che è un ufficio politico...
FERRI ENRICO. Questa è preistoria!... Rumori).
BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri ....ma che è un ufficio politico di libertà al di fuori dello Stato: non so immaginare come si possano trovare fondamento giuridico e mezzi d’indagine diversi da quelli che riguardano le altre industrie private.
Ma, non per ciò io mi sono alzato a parlare; ma perchè, non ostante la dimostrazione così misurata e così ponderata dell’onorevole Treves, io ho sentito sorgere nel mio pensiero due dubbi. Innanzitutto voti la Camera o non voti questa inchiesta, è bene dichiarare dinanzi al nostro paese, e massimamente oltre i confini del nostro paese, che l’opinione pubblica italiana è una opinione libera, schietta, che non conosce corruzioni! (Applausi — Commenti all’estrema sinistra).
MODIGLIANI. Fondi segreti!
BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri. Io non ho fondi segreti: e se ne avessi, saprei spenderli, come fanno i ministri che li hanno, solo per l’interesse della Patria! (Applausi).
La stampa italiana ha dei peccati, come li ha la stampa di tutti i paesi; ma può con giusta fierezza rivendicare la propria dignità. (Rumori). In essa operarono, in essa lottarono i maggiori ingegni del nostro Risorgimento: essa collaboró continuamente col Parlamento per la redenzione e la gloria d’Italia.
E un altro dubbio, ascoltando le parole dell’onorevole Treves, ha conturbato l’animo mio. Egli ha voluto stabilire un nesso fra il pensiero della guerra e questa inchiesta. Ora io non conosco fatti particolari. Se fatti particolari e specifici ci furono, si denuncino...
FERRI ENRICO, si fa l’inchiesta per questo.
BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri.... si denuncino. Ma io affermo ad ogni modo che non è questa materia di competenza del potere politico: sì bene del potere giudiziario. (Applausi — Commenti — Rumori all’estrema sinistra). Ma non mescoli l’onorevole Treves, non mescoli alcuno la santità della nostra guerra con le brutture che possono esistere... (Approvazioni) le conosca io o no.
Sappiano tutti, e nel nostro Paese, e sopratutto fuori del nostro Paese, che la deliberazione della guerra nostra è sgorgata dall’anima del popolo italiano, dalle nostre tradizioni, dal profondo della nostra storia, dalla visione radiosa del nostro avvenire. E nonostante certi discorsi, che abbiamo intesi recentemente in quest’Aula, sappia l’Italia e sappiano tutti fuori d’Italia, che il nostro Paese è concorde per resistere ad ogni costo (Applausi prolungati), per condurre la guerra fino alla vittoria (Interruzioni del deputalo Ferri) secondo i diritti della Patria, che, essendo segnati da Dio, non hanno d’uopo d’altro suggello oltre quello delle nostre armi e della virtù del popolo italiano. (Applausi vivissimi e prolungati — Rumori all’estrema sinistra — Acclamazione — La dimostrazione dura qualche minuto).
Subito dopo fu ripresa la discussione sull’esercizio provvisorio, la quale volgeva oramai al termine, dopo il discorso già tenuto il 23 dal Ministro dell’Interno, on. Orlando, e dopo i discorsi dei Ministri del Tesoro, on. Carcano, di Grazia e Giustizia, on. Sacchi, della Guerra, on. Giardino, pronunziati in questa seduta del 24. Parlò in fine di seduta, l’on. Barzilai che cominciò il suo brillante discorso con. un omaggio all’on. Boselli — Ecco le sue parole:
BARZILAI. Onorevoli colleghi, si è quasi fatto rimprovero all’onorevole Boselli di aver voluto prolungare una discussione della quale non tutti vedevano a quest’ora la necessità. Ora io dico che se questa discussione non ci avesse portato altro che l’esempio di eloquenza semplice e fervida, non governata nè dai ricordi della scuola, nè dal metodo, ma dettata e ispirata dal sentimento, dalla coscienza di un alto dovere da adempiere, come quello che il ministro della guerra ha testé dato, noi dovremmo essere grati al presidente del Consiglio di aver lasciato all’Assemblea di continuare in questa discussione.
E non mi fa meraviglia: ella, onorevole Boselli, è il più vecchio di questa Camera e appartiene a quella generazione di uomini quasi nati qua dentro e che sentono e comprendono che il Parlamento non è un male necessario, che il Parlamento è, per chi lo sa intendere e governare, ausilio nell’opera difficile del governo, e, in modo particolare, in giorni come questi. E noi, onorevole Boselli, che più tardi di lei, ma quasi da trenta anni, sediamo in questa Camera, comprendiamo perfettamente che, malgrado, sì, malgrado qualche deformazione, forse anche qualche degenerazione dell’istituto parlamentare, finchè non si trovi niente di meglio da sostituire, esso rappresenta ancora la più sicura salvaguardia del diritto dei cittadini, il più sicuro coefficiente di un governo libero e fecondo. Quindi, all’onorevole Boselli, qualunque possano essere le sorti di questa discussione, deve essere dato il merito di avere, in coerenza della grande dignità della sua vita, del culto sempre professato per la istituzione parlamentare, di non aver perduto fede nell’istituto anche nel volgere di giorni così gravi. (Applausi).
Nella chiusa del suo lungo e forte discorso l’On. Barzilai tornava a parlare dell’On. Boselli e diceva:
E nei riguardi del suo illustre capo, (del Gabinetto) (Segni di attenzione) mi sia consentita una parola pari all’alta dignità della sua persona, del suo passato ed all’alta estimazione che egli merita dal Parlamento.
Onorevole Boselli, qui non è davvero il caso di atteggiare il labbro ad alcuna ironia! L’onorevole Boselli, uomo di studi e di scienza, ha fatto sacrificio di se stesso (Bravo! Benissimo!) nel più alto senso della parola, dando il suo nome e tutta l’opera sua in un’ora difficile del paese...
Voci. È vero!
BARZILAI. Dava la sua opera nobilissima, quando la Camera volgeva il suo occhio al migliore, al più degno, al più sicuro fra i suoi. Orbene, non è possibile che alcuna controversia di partiti dimentichi in questa ora questa benemerenza che Paolo Boselli ha acquistato verso il paese. (Applausi vivissimi — Commenti prolungati).
Nella seduta del 25 parlò il Ministro degli Esteri, on. Sonnino e, dopo di lui, il presidente del Consiglio chiuse la discussione con le seguenti parole:
BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri. (Segni di viva attenzione). Non posso dire quali ordini del giorno il Governo accetti, perchè non tutti sono stati svolti: ma, al punto in cui la discussione è giunta, uno se ne troverà certamente che affermi il giudizio e il volere della Camera.
Saranno brevissime le mie dichiarazioni. In questa ampia, e talora acerba, discussione il vostro plaudente consenso approvò le parti principali della politica del Ministero. (Approvazioni — Commenti).
Anche là, dove apparirono manchevolezze, è stato dimostrato (e voi con il vostro applauso avete assentito) che noi ci trovammo, nel momento delle formazioni iniziali, a lottare con fatti nuovi, i quali mutavano tratto tratto, e si incalzavano: e che le difficoltà affrontammo e, colla scorta della esperienza, le superammo in gran parte, avviandoci a quel periodo di sistemazione, nel quale ormai siamo entrati. (Commenti).
Ma, se i discorsi pronunciati in questa Camera plaudirono alla fondamentale opera del Governo, abbondarono in essi le critiche generiche; e dal numero dei ministri, da episodi non rari in qualsiasi Ministero e che furono, invece, rari in un Ministero composto di uomini di partiti diversi, e da non so quali debolezze di unità direttiva si trasse argomento per rivolgere al Ministero, che mi onoro di presiedere, l’accusa di minor prontezza, di minore energia, di minore efficacia di azione.
Ora posso altamente affermare, davanti a voi ed al Paese, che il pensiero elevato di tutti i miei colleghi e il loro sentimento patriottico valsero a mantenere una intimità operosa: e che ci trovammo sempre uniti per dare (e si diede) ogni impulso e ogni energia alla guerra: e che ci adoperammo per la pacificazione dei partiti in un solo volere. L’anima della guerra fu sempre vigile e operante del pari in tutti noi e solleciti, a tempo opportuno, provvedemmo adeguatamente ad ogni intento di militare vigoria.
Intanto la pacificazione dei partiti, per la quale mi accinsi all’arduo compito di formare e di presiedere il Ministero, si è suggellata nel Parlamento e si è estesa nella Nazione. (Commenti). Noi sentimmo la coscienza del Paese nella coscienza nostra: dicemmo al Paese austere parole sulla necessità dei sacrifizi, e il Paese rispose alle nostre austere parole con le sue sublimi virtù. (Bene!) Ho inteso le critiche rivolte ora cortesemente, ora con minor cortesia.
Nessuno è giudice delle proprie forze; e se un’intima ardente passione ci infiamma (e quale più ardente passione della passione per la Patria?) ciascuno può illudersi sul proprio valore. (Vive approvazioni).
Voi chiamaste me, che vivevo ormai appartato su quel mio antico banco; e io venni a questo posto non sentendo altra ambizione che quella di dare tutto quanto poteva essere ancora in me, nella vecchiezza mia, in servizio del mio paese (Applausi vivissimi, generali e prolungali).
E se trema la mano, io sento e posso affermare che il mio cuore non trema, e che esso è sempre fermo e saldo. (Vivissimi applausi).
Io non ho solo la speranza, ma la certezza della vittoria: a questa certezza diede la fede il Paese e con la fede sua mi ringagliardì.
Non dimenticai la realtà dei fatti e delle cose; ma non mi pento e non mi pentirò mai, o signori, di avere accompagnato al senso della realtà le ispirazioni della idealità, perchè so che l’ideale è il maggiore motore delle azioni umane, perchè se si togliesse dalla storia quel fattore supremo del progresso, che sono le idealità, si strapperebbe da essa ciò che vi è di più alto e di più fecondo per la libertà, per la gloria, per la felicità dei popoli. (Vivissime approvazioni).
Ma, onorevoli deputati, non ad un uomo, non ad un Ministero guarda il popolo italiano. A voi esso guarda, a voi guardano gli intrepidi combattenti nostri, che in questo istante una fiera lotta combattono, respingendo da prodi le fortissime offese nemiche, e ai quali, coll’unanimità dei nostri voti, anticipo il saluto della vittoria.
(Vivissimi prolungati applausi - I deputati sorgono in piedi acclamando al grido di: Viva l’Esercito! Viva l’Italia!)
Essi, i nostri prodi, lottano contro gli eserciti dell' Austria e della Germania formidabilmente riuniti: e coi nostri prodi è tutta l’anima del popolo italiano. (Vive approvazioni).
Solo dal Parlamento può trarre vita e forza il governo. Noi procedemmo sempre accompagnati dal vostro consenso; e unicamente per ciò riuscì sicura ed efficace l'opera nostra. Onde ebbi ragione di provare stupore e rammarico quando intesi l’invito a far rispettare le prerogative del Parlamento. Imperocchè, onorevoli deputati, non solo a parole ma coi fatti, dacchè seggo a questo banco, io ho sempre dimostrato il più grande rispetto per le prerogative del Parlamento. (Vive approvazioni - Commenti).
Tutta la vita del mio pensiero e la maggiore operosità mia, furono essenzialmente parlamentari. Io vivo nei ricordi del nostro Risorgimento, che fu sopratutto un risorgimento parlamentare, in questa Italia nostra, dove nemmeno il Conte di Cavour assunse la dittatura, dove Garibaldi la depose non appena essa non fu più necessaria, dove Giuseppe Mazzini governò e difese Roma senza essere dittatore. (Vivi applausi).
Orbene, onorevoli colleghi, che cosa feci io mai per formare o per mutare, al di fuori del Parlamento, l’indirizzo, l’opera, la compagine del Governo? Le mie dichiarazioni al riguardo furono ripetute ed esplicite, e ogni mio fatto non fece che confermarlo. Ma, o signori, questa stessa lunga discussione, che mi fu attribuita quasi a colpa, non dimostra il mio rispetto verso il Parlamento?
Io volli che l’opera mia e del Ministero sia giudicata con voto del Parlamento, volli che con un voto del Parlamento sia definita la presente situazione. (Vive approvazioni).
Occorre ora che si pronunzi da voi, rappresentanti del Paese, in faccia appunto al Paese, un chiaro giudizio che, al disopra delle persone, esprima le idee e i propositi, che debbono informare e guidare l’opera del Governo; che segnino, se così vi parrà, le nuove vie per la politica e per l’azione del Governo Italiano.
Da voi debbono promanare le deliberazioni aperte e ben determinate da voi le designazioni certe e concordi.
Io e i miei colleghi sentimmo e sentiamo tutte le nostre responsabilità. È questo il momento della responsabilità vostra, onorevoli colleghi; responsabilità che è pari alla gravità di questa ora, nella quale il Paese deve resistere fino alla vittoria, ed il Parlamento dinanzi a tutte le Nazioni, alleate o nemiche, deve dimostrare l’incrollabile sua volontà di perseguire la guerra sino al compimento dei nostri destini nazionali. Voi dovete o approvare quelli che furono fin qui i nostri propositi nella politica interna, nella politica militare, nella politica estera, o manifestare col vostro voto propositi diversi. (Benissimo).
Ed io sono certo che il vostro voto sarà consigliato solo dalla santità della Patria, sarà manifestazione degna dell’anima e dell’opera di questo nostro Paese, il quale mirabilmente prepara con il suo eroismo e con le sue virtù la nuova vita e la nuova storia dell’Italia nostra, tutta rivendicata e finalmente secura. (Vivissime approvazioni - Applausi generali - Tutti i ministri e moltissimi deputati vanno a congratularsi con l’oratore).
La seduta fu sospesa per pochi minuti per dar modo di addivenire alla formazione degli ordini del giorno. Ciò fatto, il Presidente del Consiglio dichiarò quanto segue:
BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri. Il Governo prega i proponenti dei vari ordini del giorno di ritirare, per cortesia, le proposte e di concedere che si ponga in votazione l’ordine del giorno proposto dall’onorevole Callaini. (Benissimo!)
So che vi sono degli ordini del giorno che, per regolamento, hanno la precedenza e sono quelli che propongono puramente e semplicemente che si passi all’ordine del giorno: ma prego la Camera di considerare come dopo questa discussione giovi, anzi sia necessario, in faccia al Paese, che esca da quest’aula un voto esplicito. (Bravo! a sinistra). Voi dovete dire se approvate o disapprovate l’opera del Governo. Di questo io vi prego, non solo per cortesia, ma per patriottismo; perchè, credetelo, il Paese non comprenderebbe una votazione, la quale non avesse un significato netto ed esplicito di approvazione o di disapprovazione. (Vivi applausi).
L’ordine del giorno proposto dall’on. Callaini era così concepito: «La Camera, approvando la politica del Governo, passa alla votazione del disegno di legge».
Il Presidente del Consiglio propose che tale ordine del giorno fosse votato per divisione.Sulla prima parte di esso fu chiesta la votazione nominale - il Governo vi pose la questione di fiducia - Il risultato della votazione fu il seguente:
Presenti |
415 |
Astenuti |
5 |
Maggioranza |
206 |
Risposero: Si |
96 |
Risposero: No |
314 |
Il Presidente della Camera pose quindi a partito la seconda parte dell’ordine del giorno Callaini «passa alla votazione del disegno di legge», che risultò approvato.
Il Presidente del Consiglio dichiarò, poi, che, dopo il voto della Camera, il Ministero si riservava di deliberare, e pregò la Camera di fissare amministrativamente il termine di durata dell’esercizio provvisorio, che fu accordato fino al 31 dicembre 1917.
Nella seduta successiva (26 ottobre) il Presidente del Consiglio fece la seguente comunicazione:BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri. (Segni d’attenzione). Mi onoro di annunziare alla Camera che in seguito al voto di ieri il Ministero ha rassegnato a Sua Maestà il Re le sue dimissioni.
Il Ministero rimane in carica per la trattazione degli affari ordinari e per il mantenimento dell’ordine pubblico.
Debbo aggiungere che il Ministero userà di tutti i poteri conferitigli ed assumerà ogni eventuale responsabilità per tutto ciò che si attiene alle necessità della guerra. (Approvazioni).
PRESIDENTE, dà atto all’onorevole Presidente del Consiglio di queste sue dichiarazioni.
La Camera sarà convocata a domicilio.
* * *
In questo breve scorcio di lavori parlamentari il Senato tenne due sedute: la prima il 25 ottobre e fu tutta dedicata alla commemorazione dei Senatori defunti: la seconda il 26, che si iniziò con le seguenti comunicazioni del Governo:
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’onorevole Presidente del Consiglio. (Quando l'onor. Boselli si alza per parlare si alzano tutti i Senatori e con essi i Ministri presenti. Scoppiano fragorosi applausi ai quali partecipano anche le tribune. L’onor. Boselli ringrazia commosso. Gli applausi si ripetono finché l’onor. Boselli chiede di fare le sue dichiarazioni)
BOSELLI, presidente del Consiglio. Io vi ringrazio di questa vostra cortese e calorosa accoglienza ad un presidente del Consiglio, che viene ad annunciarvi le dimissioni sue e dei suoi colleghi. (Applausi). Questa accoglienza, io ne son certo, non riguarda la mia persona, ma riguarda ciò che la mia persona in questo tratto di tempo ebbe la ventura somma di rappresentare: e cioè la fede nella vittoria della causa del Paese nostro e della civiltà, e l’intento di pacificazione dei partiti nel nostro Paese, che informò tutta l’opera mia e che strinse di fatti in un solo fascio le anime e le azioni dei miei colleghi. (Applausi vivissimi)
In questo periodo di tempo il Governo, che ebbi l’onore di presiedere, si senti sostenuto dall’altissimo concorso del Senato del Regno, di quel Senato del Regno il quale ebbe tanta parte in tutta la storia del nostro risorgimento. E dai vostri voti noi abbiamo tratto durante tutto il periodo del nostro Ministero - lungo periodo per il tempo di guerra - quella forza, che viene non solo dal consenso e dall’aiuto presente, ma ancora dalle alte, e luminose tradizioni che in questo Consesso si assommano e ognora si manifestano con tanto calore di sentimento e di opere.
Dal giorno, in cui Re Carlo Alberto lo istituì in Piemonte, il Senato del Regno fu sempre in tutte le più svariate vicende della nostra storia, e prima e dopo l’unità della Patria, non solo la prima Camera, perchè così è scritto nello Statuto, ma la prima ancora, perchè fu sempre all’avanguardia di ogni opera patriottica e di ogni progresso civile.
Io ho sempre desiderato e propugnato come pensatore, avrei potuto avvalorare come ministro, tutto, ciò che può conferire ad elevare le prerogative e l’efficenza di questo alto Consesso. (Applausi).
E poichè io ho preso la parola, per porgere a Voi questo ringraziamento, che assai più che dal mio labbro esce dal profondo dell’animo mio, lasciate che, interpretando ancora quanto in voi vibra di più ardente, io la rivolga ai nostri soldati, i quali combattono così valorosamente per respingere la poderosa offesa nemica. (Il Presidente, i Senatori, i Ministri ed il pubblico, in piedi, applaudono vivamente e lungamente; si grida: Viva l’Esercito; Viva il Re), ai nostri soldati, i quali questa volta si trovano non solamente al cospetto dell’antico nostro ereditario nemico, ma anche contro l’esercito germanico. (Applausi), All’assalto dei nostri avversari, sia esso pure formidabile, oggi resiste il valore del nostro esercito, e resisterà finchè lo assista la resistenza, l’animo, il volere, la costanza, il sacrificio di tutta l’Italia nostra. (I Senatori si alzano ed applaudano calorosamente).
Mi onoro di annunziare al Senato che, in seguito al voto dato ieri dalla Camera dei deputati, il Ministero ha rassegnato le sue dimissioni a S. M. il Re. Il Ministero rimane in carica per la trattazione degli affari ordinari e per il mantenimento dell’ordine pubblico. Debbo soggiungere che il Ministero userà di tutti i poteri conferitegli ed assumerà ogni eventuale responsabilità (benissimo) per tutto ciò che si attiene alle necessità della guerra e della vittoria. (Nuovi generali applausi).
Il Senato approvò, poi l’esercizio provvisorio, e stabilì che sarebbe stato riconvocato a domicilio.
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Così si chiuse il ciclo del Gabinetto Boselli che aveva adempiuto alla missione, necessaria nel momento in cui sorse, di riunire i partiti politici e di fondere gli animi nel paese in un solo intento: comprendere la guerra e ad essa dare consensi di fede e di opere.
A quest’opera l’on. Boselli attese con fervore e con nobiltà e non è ardito dire che nel momento in cui fu chiamato ad esplicarla nessun altro avrebbe potuto prendere il suo posto.
Ed è appunto per questo che gli oratori di tutti i partiti della Camera e la Camera collegialmente e poi il Senato, nel momento in cui il Gabinetto cadeva, resero all’on. Boselli un omaggio di ammirazione e di gratitudine che non può essere dimenticato.
Riassumendo si può dire che la vita politica di Paolo Boselli è un quadro ideale di nobiltà, di abnegazione e di patriottismo che culmina nell’opera del Gabinetto cui egli diede il suo nome!