Diario di Nicola Roncalli/1853
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1853
5 Febbraio. — Ieri il Papa si recò a visitare il palazzo Madama1.
Il pro-ministro Galli fece dire agli impiegati che chiunque avesse avanzato reclami a S. Santità sarebbe stato espulso.
Sembra che il Papa restasse poco soddisfatto. Si aggiunge che dicesse che, tranne il vantaggio della riunione di tutti gli uffici delle finanze, i locali però erano angusti, e che la Posta, specialmente, era meglio situata a piazza Colonna.
Il pro-ministro perfino nella notte precedente aveva fatto lavorare nel palazzo Madama gli artisti per ultimare lavori di abbellimento e di polizie.
Pasquino disse di avere anch’egli ammirato le polizie e nettezze fatte dal pro-ministro nel palazzo Madama. Nessuna camera era tanto pulita quanto la Depositeria. S. E., di sua propria mano, si era degnata di spolverare tutte le casse, e, anzi, il cassiere, avendo domandato al pro-ministro se anche le medesime si dovevano pulire, S. E. gli rispose che già ci aveva pensato lui.
7 Febbraio. — Il pubblico si è scandalizzato nel leggere sul foglio ufficiale che S. Santità approvasse i lavori del palazzo Madama, ed è indignato della impudenza del pro-ministro che confermava ciò, in perpetua memoria, con iscrizione lapidaria, mentre poi a tutti è noto che il S. Padre disapprovò chiaramente, sì per l’angustia dei locali che per la migliore centrabilità dell’antica Posta.
Si assicura, generalmente, che la nuova Posta, al palazzo Madama, ha importato la spesa di scudi 75.000 e i lavori, in complesso, di 300.000 scudi circa.
Il pro-ministro, però, per rimuovere i dispiacevoli commenti, ha preparato un Rendiconto, riferibile alla suddetta spesa, che darà alle stampe.
Ieri si vociferava che i demagoghi avrebbero fatto una dimostrazione per il compleanno della repubblica (che matura ai 9 corrente), mediante una passeggiata per il Corso. La medesima non ebbe luogo.
12. — Agli 11 corrente, al palazzo Madama, sopra i due portoni d’ingresso, non ostante le guardie della finanza, fu affisso uno scritto, a caratteri cubitali in cui leggevasi: Portæ Inferi.
Nel giorno 9, anniversario della repubblica romana, i detenuti politici rinchiusi a S. Michele fecero una dimostrazione con canti liberali. Fatta inutile intimazione di silenzio, i carabinieri li minacciarono con pistole alla mano. Riuscito anche ciò di niun effetto, esplosero un colpo e ne rimasero feriti due.
Quindi tutto rientrò nell’ordine.
Il principe Antonio Santacroce, uno dei Conservatori, addetto alla sezione dei pubblici spettacoli, non ha guari, si recò da S. Santità. Il Papa mosse discorso sopra i busti di uomini illustri che decoravano il Pincio. Rimarcò, disapprovando, quello dell’Alfieri, ed a tal uopo domandò se fosse vero che anche questo vi figurasse. Il principe rispose negativamente, senza saperlo, ed insistette, non ostante che S. Santità dicesse essergli stato assicurato il contrario. Infatti, avvedutosi poscia dell’errore, corse al Pincio, fece abbassare all’istante l’Alfieri sostituendovi un’altra figura ignota. Pasquino vi scrisse: «Il Poeta Marchetti».
Un tale aneddoto fu oggetto, per varie sere, d’ilarità, non senza rimarcarsi l’arbitrio commesso.
14. — Relativamente alla tentata sommossa di Milano del 6 corrente, si è notato che i demagoghi di Roma annunziavano un tale avvenimento fin da circa 15 giorni scorsi, come fatto consumato e favorevole alla causa italiana. Chiaro emerge che i medesimi conservano tra loro esatte intelligenze e non ignorano i tentativi sediziosi.
Sembra incontrastabile che anche in Roma, per l’anniversario della repubblica, dovesse farsi qualche tentativo di sommossa.
L’Italia e Popolo, giornale della setta, in data di Genova, 9 corrente, dice:
«Domani forse può venirci la notizia che a Roma l’anniversario della Repubblica si celebri con un lutto supremo, affrettato da qualche feroce vendetta de’ Santi restaurati».
21. — Alle tante cause di malcontento vi è sempre quello della mancanza di denaro nelle casse pubbliche.
Sabato scorso la Depositeria urbana si chiuse un’ora avanti mezzogiorno e fu ricusato il pagamento anche ai piccioli mandati.
19 Marzo. — Ai 13 corrente fu carcerato un certo Pozzi, abitante in via Leonina, antico impiegato nel ministero delle armi. Presso il medesimo, murata in un vano di porta, si rinvenne una corrispondenza settaria, i proclami mazziniani, satire autografe ed una biografia di varii impiegati pontifici, specialmente nel ramo militare, i nomi dei quali meriterebbero di essere avuti in considerazione allorchè si cambiassero le cose, non che molte monete da 5 franchi.
9 Aprile. — Il progetto presentato dalla Commissione delle finanze, sul modo di togliere la carta monetata, non fu approvato. Essendo però decisa volontà del S. Padre che si tolga, si sta trattando di contrarre un nuovo prestito di sette milioni di scudi con Rotschild.
Nulla, però, sinora è conchiuso.
Frattanto la Cassa pubblica è esaurita. Molti impiegati si lagnano che ancora non sieno stati pagati i loro onorari.
Ai 7, la Polizia fece una rigorosa perquisizione a Luigi Costa, al suo palazzo al Corso. Al medesimo furono dati gli arresti in casa.
Il guardaportone del suddetto palazzo, a cui furono rinvenute alcune armi, fu arrestato.
22 Aprile. — Alla piazza del Vaticano montano alternativamente la guardia le truppe pontificie e le francesi.
Allorquando montano le pontificie, alcune centinaia d’individui seguono ed accompagnano alla piazza di S. Pietro il concerto musicale. Terminato questo di suonare ed attaccando l’altro concerto musicale francese, che smonta, la turba si discioglie ed alcuno non lo segue. Ciò produsse malumore nella guarnigione.
17 Maggio. — Nella mattina dei 17 corrente si trovò affisso un foglietto clandestino intitolato «Protesta di Giuseppe Mazzini e della emigrazione repubblicana ».
Esso, in sostanza, contiene una lagnanza relativamente al cambiamento del Comitato Nazionale in quello della Direzione centrale dell’Associazione Nazionale, che si è creduto fare abusivamente da alcuni soci.
Il suddetto foglio porta le date di aprile, anno corrente.
30 Maggio. — Da varii giorni alcuni demagoghi, per segnale settario, portano un cappello di forma schiacciata di color verde.
La Polizia ordinò che tutti coloro che saranno trovati con tale distintivo siano arrestati, come pure i fabbricatori.
Contro gli esteri che portassero un tale cappello non si procederà all’arresto.
6 Giugno. — Questa mattina si è affisso per Roma, e distribuito dalla setta, un foglio clandestino, sottoscritto da Mazzini, in data di maggio, anno corrente.
Le parole del Mazzini sono dirette al Gabinetto piemontese ed incomincia colle parole: «Siete coll’Austria o contro l’Austria?»,e dichiara che quella politica non rappresenta un principio, ma un interesse.
In sostanza, si lamenta col Governo piemontese per le persecuzioni agli emigrati italiani e per non favorire, con tutti i mezzi, la causa italiana2.
21. — Nella mattina dei 18 monsignor Matteucci, Direttore generale di Polizia, si recò dal Papa, in forma pubblica, a prendere possesso della carica di vice Camerlengo di S. Chiesa e ricevere il bastone del comando.
S. Santità, nel consegnare al lodato monsignore il bastone, gli disse: «La crudezza del legno di questo bastone è mitigata dalla morbidezza del velluto da cui è coperto. Ella dunque, nell’adoperarlo, usi dell’una e dell’altra».
23 Luglio. — Nella decorsa settimana in Roma, fuori di Porta S. Paolo, si fece un pranzo di numerose persone. Colà, tra gli evviva alla repubblica, si giunse perfino ad una bandiera tricolore.
Varie di queste furono arrestate.
29 Agosto. — Si è trovato affisso per Roma il seguente
Avviso.
«La così detta Legione d’onore |
10 Settembre. —- Oreste Galli, che aveva introdotto causa contro suo zio Angelo (pro-ministro delle finanze), già amministratore del di lui vistoso patrimonio, la perdette avanti il primo turno.
Ora anderanno in Rota.
Naturalmente, si parla molto di tale incidente che si farebbe risultare poco decoroso per quei giudici, i quali non vollero ammettere l’esame dei testimoni prodotti dall’attore.
3 Ottobre. — «In nome della santa Repubblica romana. Viva e gloria al nostro triumvirato della detta Repubblica. Salute e gloria ai nostri Presidenti e di Roma rappresentanti.
» E morte al governatore monsignor Matteucci.
»E morte all’assassino del cardinale Antonelli.
» E morte a papa Pio IX, indegnamente regnante.
»E morte ai cardinali, ministri dei detti neri, come Rossi, Pacca e Golio.
» E tutti gli altri discendenti gli pigli una barrozza e mezza di accidenti in bocca (sic).
» Viva Dio e la gloria celeste, i quali vedono tutte quelle infamità che fanno i neri preti.
» E noi liberalisti ci raccomandiamo ai nostri protettori Ss. Pietro e Paolo.
» A dispetto dei neri!».
Rinvenuto affisso nel Rione Parione, la notte dal 1° al 2 ottobre 1853.
Ristretto di notizie arretrate a tutto il 3 ottobre 1853:
Al settimo arco di porta Furba, sulla via Tuscolana, si è rinvenuta una tipografia della setta, che era affidata al Lepri, uno dei politici ultimamente arrestati. Si rinvennero utensili tipografici e molti caratteri costituiti in pagine, unitamente al suggello del Comitato con sua cassetta e scopetta con inchiostro rosso. Il sigillo aveva l’emblema di due spade in croce. Il tutto era rinchiuso in un recipiente di bandone, sepolto sotto terra, a tre palmi dalla superficie.
8. — Nella mattina dei 5 corrente il S. Padre ricevette i consultori di Stato per le finanze.
Disse ai medesimi «ch’egli aveva molto operato pei bene dello Stato; ma che alla difficoltà dei tempi se ne doveva il risultato non corrispondente ai suoi sforzi. Soggiunse che la sua coscienza poteva comparire tranquilla innanzi a Dio, mentre aveva agito di proposito e di buona fede», e, nel dir ciò, fu talmente commosso che proruppe in pianto, che fu seguito anche dai consultori.
Terminò col dire «che le continue trame dei settarii mazziniani e più di esse quelle dei mamianisti, che diconsi moderati, tengono sempre in agitazione lo Stato».
Quindi consegnò ai consultori due progetti riservati onde li esaminassero, dichiarando che, fin d’ora, sulla sua lista civile, di scudi seicentomila, rilasciava, spontaneamente, scudi trecentomila.
Da ciò si deduce che, ammesso il relativo progetto, anche gli impiegati dovrebbero fare un rilascio sui loro soldi per riparare all’esquilibrio delle finanze.