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 1853  273

Nel giorno 9, anniversario della repubblica romana, i detenuti politici rinchiusi a S. Michele fecero una dimostrazione con canti liberali. Fatta inutile intimazione di silenzio, i carabinieri li minacciarono con pistole alla mano. Riuscito anche ciò di niun effetto, esplosero un colpo e ne rimasero feriti due.

Quindi tutto rientrò nell’ordine.

Il principe Antonio Santacroce, uno dei Conservatori, addetto alla sezione dei pubblici spettacoli, non ha guari, si recò da S. Santità. Il Papa mosse discorso sopra i busti di uomini illustri che decoravano il Pincio. Rimarcò, disapprovando, quello dell’Alfieri, ed a tal uopo domandò se fosse vero che anche questo vi figurasse. Il principe rispose negativamente, senza saperlo, ed insistette, non ostante che S. Santità dicesse essergli stato assicurato il contrario. Infatti, avvedutosi poscia dell’errore, corse al Pincio, fece abbassare all’istante l’Alfieri sostituendovi un’altra figura ignota. Pasquino vi scrisse: «Il Poeta Marchetti».

Un tale aneddoto fu oggetto, per varie sere, d’ilarità, non senza rimarcarsi l’arbitrio commesso.


14. — Relativamente alla tentata sommossa di Milano del 6 corrente, si è notato che i demagoghi di Roma annunziavano un tale avvenimento fin da circa 15 giorni scorsi, come fatto consumato e favorevole alla causa italiana. Chiaro emerge che i medesimi conservano tra loro esatte intelligenze e non ignorano i tentativi sediziosi.