Delle notti/Ventitreesima Notte

Ventitreesima Notte

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Edward Young - Delle notti (1745)
Traduzione dall'inglese di Giuseppe Bottoni (1770)
Ventitreesima Notte
Ventiduesima Notte Ventiquattresima Notte

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XXIII. NOTTE.


Inno a Dio.


ARGOMENTO.


E' questo un tenerissimo, ed insieme sublimeCantico , in cui il Poeta epilogando quasi i caratteri della divina grandezza, e gli effetti della sua beneficenza, lascia libera il corso agli affetti per ammirare, benedir re, e ringraziare il Creatore, donatore di ogni bene.

Sempre veder dovrò ne 1 regj tetti
Avvilirsi la lode? A prezzo d’oro
Vendersi al vizio, e coli* a ni ab il suono
Sempre de’ grandi lusingar l’orecchio?
5Vedrolla io sempre inonorato pane
Ha lustro, e chiude in seno alma infernale
Porgere incensi ad alma vii già morta
Affatto alla virtù, spargere intorno
A cadavero sozzo i suoi profumi?
10Lascia, o lode, le corti, e lascia i troni
Ove, apostata vii, t’aggiri errante
Al vergognoso ufficio ormai rinunzia
Di tesser inni alle follie de’ regi:
E ritorna alla tua sorgente prima,
15A quel primo poter, che al labbro umano
La favella donò, Tali al pensiero,
All’alma resistenza. Innanzi al Nume
L’uom s’umilia, si prostra all’uomo in faccia:
Incensi, e riverenza a fango vile
20Altro fango a vicenda offre; al delitto
Porge il delitto omaggio: e tu, gran Dio,
DelTuom principio, e fin, che alTuom dettasti
Leggi che ne togliesti il fallo antico,

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Che giudice ne sei, tu sai dell’uomo
25Non riscuoti gli omaggi? Eppur tu solo
Sei dell tutto S/gnor. Il giorno è tuo,
Tuo l’orcor de/la notte, e quel che ha seco
Maestoso decpvo, e quei lucenti
Mondi eh* gemme son del nero manto*
30L’eterna notte è sol del ciglio tuo
Un moto minaccioso, e quel che in cielo
Arde di somma gloria alto meriggio,
Nacque, vive, e vivrà da un tuo sorriso.
E signor non sarai tu della lode,
35Della lode dell’uom, mentre l’olimpo
Sol da’ cantici tuoi tutto risuona?
Ah non respiri io più, se mai quest’alma
Per lodare il suo Dio più non respiri!
Perchè non posso vendicarlo io solo
40Con il grato mio cor di quegP ingrati,
Qhe il pongono in obblìo! Ma dove, ah dove
Quella lode, che mai finir non dee,
Cominciarsi dovrà? Dovunque il ciglio
10 volga, di natura ogni prodotto
45A tesser inni a Dio m’invita e, sprona.
Con quante maraviglie il nero manto
Della notte compose, e qnai v 1 impresse
Divini pregi! In questo manto stesso
Qual arte splende, e qnal amor! La pompa,
50Che notte ha seco, allor che al più sublime
Segno ascese del cielo: il maestoso
Arco, di cui son base i poli, in cui
Intarsiasti sì spessi aurati mondi,
Che con sfarzo divin, gran Nume, ergesti,
55Sono un nulla per te: ma scena immensa
Di portenti .son sempre all’occhio umano.
Sommo Signor, che col tuo ciglio immenso
11 presente, il futuro, il tempo andato
Abbracci*, a crii del tempo il voi, dall’uomo
60In tre parti diviso, un sol momento
Sembra, tu sol conosci il tutto, e sei
Sconosciuto tu sol; sebben lonteno,

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Sempre tu sei vicin: visibil sempre,
Benché celato all’uom: ti svela al mondo
65- La più grand’oprar fkia, l’opra pi& lieve .
Ogni foglia, ogni fior con l’ampia folla*
Degl’insetti, a cui dà cibo e sostegno,
L’onnipotenza tua disvela all’utoio
Quanto il globo maggi» colla sua vasta
70Gigantesca famiglia . E globi, e fiori
Al primiero pensier, clic lor dimanda;
Chi l’essere vi die? svelati qua! sia
li comun genitor . Tu* sei la ver*
Sorgente pniversal, donde deriva
75Ogni felicità, che poi divisava
tra gli esseri tutti. Air uoma il pregia
Di favellar donasti, e il nome tuo
L’aerai pronunziar non sa . Deh dimmi, e come
Appellar io dovrò colui, ch’io veggio
80Àrdere in mezzo ad infiniti Soli
Oual nel Roveto il vide il Duce Ebreo?
Reggi quest’alma mia, perchè sostenga
L’idea di tew. Ma già soccombe, e oppressa
L’alma riman la gloria tua mirando.
85O gran Tutto, che tutte in te racchiudi
Le perfezioni! O delle cause prim*
Causa primiera, é tal, ch’altra cagione
Non Ila! Della natura, e de’ suoi parti
Sì pomposi, si varj unico fonte!
90Primo autor degli effetti! E chi dir può
Ove termine avrà l’ultimo anelloDella
catena luminosa immensa»
Che compongono insiem gli effetti itessi?
Padre di tutto ciò ch’è inteso, o intende:
95Padre di tutto ciò ch’è visto, o vedt!
K di ciò che sar#, di ciò eh* esiste!
Padre di questa immensurabil massa
Di materia, che mille e mill«forme
Veste, che or densa si presenta, or rara,
100Lucida, opaca, immobile, o veloce,
Od in atomo ascolta, o in vasta mole;

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Ed in ambo gli estremi all’uom tu sei
Inconcepibil cosa, alto mistero!
Padre di quei, che in cento schiere e cento
105Scuopre la notte a noi lucidi elobi,
Di cui l’ultimo al mondo, ali uom potea
Tutta svelar del braccio tuo la possa;
In mezzo a cui fu Tuoni da te lanciato,
Perchè divoto animirator ne fosse!
110Padre di questi momentanei Regi,
Della materia, e degli spirti ancora:
Della gloria paterna, accesi raggi,
Della possanza tua più illustri figli:
In cui versasti il fortunato dono
115Di poter farsi ai ciglio tuo graditi:
Nè volesti, che sol da impresso istinto
Fossero astretti a rispettar tua legge,
E che questa per lor fosse un arcano!
Questi, da cui formata è schiera immensa,
120Esseri intelligenti, in ordin certe
E divisa per {radi ascendon sempre,
1/ un sovrastando all’altro, iniìn «he giunga
L’ultimo, che al gran Nume è più viciao.
Del divino splendor questi son raggi,
125Che più languidi or sono, or più vivaci,
Che a penetrar sen vanno, a infonder vita
Degli organici corpi entro P orrore»
Ebber questi da te con varia lance
L’intelligenza, la ragion, l’htwto;
130E la famiglia lor y che tanto è folta,
Popola, ed empie questa reggia altera >
Detta Universo, che il tuo braccio eresse .
E tu 1, che al sommo Dio regni secondo,
E in,me egual gli sei* che a noi danaati
135Una, ita immortai, che a prezzo immense
La comprasti per noi! Tu, che creasti
I Mondi tutti, ed al tartareo laccio
Un ne togliesti! O dell’eterno Sole
Fulgida eterna luce! O tu, di cui
140II sovrano poter limiti sembra

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Ch’abbia nel tempo; ma che immenso resta
Ed infinito negli spazj eterni
Che si sostien sovra più salda base Che
il diamante non è! Che sempre regna
145Sovra cose, che assai più sono eccelse Del
soglio, del diamante! O tu che vedi •
Innanzi a te per riverenza estrema
Gli angeli timorosi, ed, oh stupore!
Sei l’amico dell’uom! Sotto al cui piede
150Air apparir del tuo terribil cenno
I regni, i cangiamenti, i Iteni, il fato
Degli spiriti tutti, e d’ogni corpo,
Dell’eccelso, del vile, avvolti sono
D*l tempo passaggier ne’ seni- angusti t
155O dell’eternità nell’oceano,
Che non ha lidi, e che a servir costretto
Al sommo tuo’ voler, s’infuria, e tace
Al diverso spirar del 3o#io eterno!
E tu,. Spirto divin, che ai sommo Padre,
160Al Figlio unito sei, sebberi distinto!
Che da lor procedendo, insiem con essi.
Un sol nome componi! O tu>, che nnirti
( Strano portento! ) al fango ttmar ti piacqui?
E con bontà, che la tua gloria eguaglia,
165L* immenso Essere tuo neir.uom. stringesti
Senza che il tu<o splendor restasse offeso!
G tu del cor dell’uom, se scevro y e’ puro
Divino abitatori Legame eccelsa
Del ciel con questa sì remota terra!.
170Oso sperar 9 che ( se da te dettato
A me non fu ) non fia che tu condanni
L’inno, ch’io porgo a te l’ch’io porgo al Figlio
Al sommo Padre, a chi?.... Strana mistero!
Augusta Trinità non mai compresa,
175E rivelata all’uomo t In te congiunti
Son tenebre l’e splendori 1 In te racchiude
Numero l’unitadc! Origin sola
Del gaudio nostro, e del timor tu sei!
Triplice dardo y ch’ogni vizio atterra,

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180Triplice Sol, che ad ogni ben dà vita,
Sai dell’anima, Sol, che non tramonta!
Gran Nume Unico - Trino, il nome tuo]
Non può lingua ridir: non v’ha pensiero,
Clic comprender ti possa. Ogni grandezza ’
185In grandezza sorpassi: assai migliore
Sei dell’ottimo ancora, -e vince assai
La clemenza maggior la tua clemenza.
Disvela adunque a .me, Monarca eterno 9
Ove abitar tu suoli, ove il soggiorno
190Del mio benefattor scorgere io possa»
Immergermi degl’io ne’ cupi abissi? (
Chiederti deggk> al Sol? Forse que’ venti * *
Che fremono rabbiosi, a me diranno
Ove chi li citò cercare io debba?
195Sei tu, ch’io sento, allorché mugge il tuono?
Ovver su’ nembi assiso, alle tempeste .
Di trarre imponi il tuo fiammante c&rro
Con quel fragor, che terra e cielo assorda?
Ma che dissi? E da me sì lungi è Dio?
200Bestemmia io pronunziai . Mortali, ©r meco
Prostratevi sul suolo f egli è presente,
E chiuso entro il suo sen, sne v lodi io canto,
Altro il Mondo non è che ira punto solo
Del trono u’ siede Tioeffabil Nume
205Che con un guardo sol creò natura,
E l’ombra del suo traccio or la sostiene
S’ei sospenda un istante il suo sorriso,
In pplve si risolver assortò .ci -vede
Ciò che più s’erge in un profondo abisso,
210E la sua marr gli spazj immensi abbraccia
Ma ehi son io? É non: riceve oltraggia
Da’ trasporti d’un fragile vivente
D 5 un Dio la maestà? Se l’noni eapace
Fu reso d’ammirar l’opere scie,
215E. fia, che ardisca ancora, ei che ptiò dirsi
D’angustissimo Mondo infima parte,
Balbettar nella polve in fioca voce
Del gran Nume le lòdi? E dove mai

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Idee trovar, che al p&ragon non sieno
220Del Nume indegne? Della terra al centro
O penetri il pensiero, o si sollevi
A quell’azzurro ve!, che i cieli asconde,
NelP universo io ritrovar non posso
Immagine, che sia tanto sublime,
225Che resista a spiegar la sua grandezza.
Nello splendor, nelle ricchezze tutte,
Che l’universo ostenta, alti io non veggo
Che orror, che povertà; debole è serìfcpre
Quanto di più sublime ispiran gli astri?
230Freddo languore è’ energia più forte,
E gelido riman l’estro piì acceso
Onnipotente, sommo, eterno Iddio,
Otu, ch’io canto, o tu, cheli sen ni accendi?
Della vecchiezza mia forza e sostegno,
235Solo tesoro, ed adorato oggetto
Di questo core: o tu, che all’uom donasti
Quella immortalità, che tutto in fiamme
Mi pose il cor, che celebrar tentai: (1)
Oual nome a te darà l’anima mia,
240Che sol d’esserti grata or innamora?
Che se trovar noi posso augusto, e grande,
. Qua! si conviene a te; gran Dio, deh soffri,
Un nome soffri, che quest’alma incanta,
Che dell’uomo l’amico or io t’appelli.
245La mia Musa mora! l’ultimo sforzo
Or fece, e il canto mio compie, e corona
Vera Consolazion, cke giunge al sommo.
La colpa è il solo mal, che adesso io temo
Ed ogni mio timore, il mio spavento
250Della morte per sempre io vuosepolto
In questo di tue Iodi umil trofeo,
Che alla tua gloria, al nome tuo consacro
Giudici del mio canto io non v’accetto,
Spirti languidi, freddi, a cui molestò
255ìi vivaèe pensiero, in cui risveglia
Tema un nobil trasporto, e ohe, restando

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In quegli omaggi, che porgete al cielo
Placidi sempre, da sublime volo,
O d’estro acceso, o d’infiammato core
260La vostra calcia credereste offesa.
Lungi que’ molli precettori inetti,
-Che in vii gelida prosa i sacri dogmi
Spiegano di virtude, e mai dal seno
Quella, onde Palina lor fero serrile,
265Pigra stupidità scuoter non sanno.
Questo tema trattando, all’uom permessa
D’accendersi non è? Sol la ragione
Avrà dritto a temprar la sagra cetra,
E l’estro animato* sarà delitto?
270Anzi grave delitto in questa tema
È rimaner tranquillo; in questo fassi
Ragione il Caldo affetto, ed è saviezza
Il fervido trasporto . Àura gradita
Forse tramanda a noi P arabo incenso
275Quando acceso non, è? Perchè l’inverno
Di cadeatc vecchiezza il genio mio
Stupido rende, e la. mia Musa agghiaccia?
Perchè piti puro cor non chiudo in jseno?
Perchè non ho più vigorosi accenti?
280Empia quasi di vien quella pietade, .
Che sol tepidi, affetti al cielo invia;
Ma se Palma s’accende, e si solleva
Sull’ali sue di foco, allora all’uomo
Eco feritosi fan gli eterei spirti,
285Ed accordan su in ciel le cetre aurate
Con quegli accenti, ch’ei dal cor tramanda.
Ascolto io forse, o d’ascoltare io sogno
I remoti lor snoni? ( E ben conosco,
Che discendon dal cielo. ) O l’armonìa
290Delle corde divine, in dolce moto
Di celeste pietà scesa sull’ali,
Che Palma di piacer ebbra mi rende,
Tutto il vasto universo ora traversa
Per sollevarmi in questo tristo orrore?
295La morte, ch’or per me sembra senz’arme,

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Quando, deh quando a’ lor cantici eccelsi
Introdur mi vorrà qual duce amico?
Quando di scioglier questa fragil creta,
Che da que’ sommi spirti or mi divide,
300Compier vorrà la morte? E quando agli enti
D’una stessa natura un solo albergo
La morte assegnerà? Gran tempo ancora
In esilio vivrò su questa terra
Trista, isolata, dell’umano germe
305Carcere tenebroso? Oh quanto lieto,
Quanto è felice il dì, che i nostri lacci
Frange, che libertà ci rende, e tutta
La schiara degli spirti intonso al trono
Del Genitore universal riduce!
310Questa sì dolce speme al saggio impone
Come un dover la gioja NErgi la tua
Malinconica fronte, uomo, che sei
Seguace di virthj che soffre oltraggio
Dalla tristezza tua l’Arbitro eterno.
315Mira caduto al suol 1* argin frapposto
Tra l’uomo, - e l’im mortai . vita beata
Sorgere osserva dalla tomba infranta,
Dalle triste ruine .il luminoso
Celeste trono, ove regnar tu dei,
320Nò più accuse da te soffra la morte.

  1. Notte 8.9 10.