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VENTESIMATERZA NOTTE. 297

Che giudice ne sei, tu sai dell’uomo
25Non riscuoti gli omaggi? Eppur tu solo
Sei dell tutto S/gnor. Il giorno è tuo,
Tuo l’orcor de/la notte, e quel che ha seco
Maestoso decpvo, e quei lucenti
Mondi eh* gemme son del nero manto*
30L’eterna notte è sol del ciglio tuo
Un moto minaccioso, e quel che in cielo
Arde di somma gloria alto meriggio,
Nacque, vive, e vivrà da un tuo sorriso.
E signor non sarai tu della lode,
35Della lode dell’uom, mentre l’olimpo
Sol da’ cantici tuoi tutto risuona?
Ah non respiri io più, se mai quest’alma
Per lodare il suo Dio più non respiri!
Perchè non posso vendicarlo io solo
40Con il grato mio cor di quegP ingrati,
Qhe il pongono in obblìo! Ma dove, ah dove
Quella lode, che mai finir non dee,
Cominciarsi dovrà? Dovunque il ciglio
10 volga, di natura ogni prodotto
45A tesser inni a Dio m’invita e, sprona.
Con quante maraviglie il nero manto
Della notte compose, e qnai v 1 impresse
Divini pregi! In questo manto stesso
Qual arte splende, e qnal amor! La pompa,
50Che notte ha seco, allor che al più sublime
Segno ascese del cielo: il maestoso
Arco, di cui son base i poli, in cui
Intarsiasti sì spessi aurati mondi,
Che con sfarzo divin, gran Nume, ergesti,
55Sono un nulla per te: ma scena immensa
Di portenti .son sempre all’occhio umano.
Sommo Signor, che col tuo ciglio immenso
11 presente, il futuro, il tempo andato
Abbracci*, a crii del tempo il voi, dall’uomo
60In tre parti diviso, un sol momento
Sembra, tu sol conosci il tutto, e sei
Sconosciuto tu sol; sebben lonteno,