Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro nono – Cap. IV

Libro nono – Cap. IV

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Con quai ptture, con che frutti, et con quai sorti di statue si debbino adornare le case de privati, i pavimenti, le loggie, le altre stanze, et i giardini.

cap. iv.


S
Onci oltra di questi ancora altri adornamenti per accomodargli alle case de privati, da non gli lasciare però indietro. Dipingevano gli Antichi ne pavimenti de le loggie, laberinti quadri, et tondi, per i quali i fanciulli si essercitassero. Io ho veduto negli ammattonati dipinta de la erba campanella con le cime a guisa di onde molto sparte all’intorno. Vedesi chi ha finto nelle camere di intassellatura di marmi, tappeti distesi; altri le hanno sparse di ghirlande, et di ramucella: lodasi la inventione di quello Osi, che ammattonò il pavimento a Pergamo, nel quale apparivano i rimasugli, ch’erano avanzati ad una cena, lavoro certo non inconveniente in una sala. Giudico che Agrippa facesse molto bene, il quale ammattonò i pavimenti di terra cotta: io ho in odio la suntuosità, et mi diletto di quelle cose che sono inventione d’ingegno, che habbino del gratiato, et del dilettevole. Nelle corteccie de le mura non vi si mette applicamento nessuno di pittura più grata, nè più da vedersi volentieri, che quella che ne dimostri colonnati di Pietra. Tito Cesare haveva messo per le mura de le loggie, per le quali e’ soleva passeggiare, Pietre Fenicie, che con il lor splendore riverberavano tutte le cose come un specchio. Antonino Caracalla Imperadore dipinse nelle sue loggie le cose memorabili, et i trionfi del padre. Severo ancora fece il simile. Ma Agatocle non vi dipinse le cose del padre, ma le sue proprie. Appresso de Persiani non era lecito, secondo la lor antica legge, dipingere, o fare scolpire cosa nessuna, salvo le uccise fiere da i loro Re. Et certamente che le gran cose, et degne di memoria, fatte da suoi Cittadini, et l’effigie di quelli ancora staranno et ne portici, et nelle loggie molto bene, et molto convenientemente. C. Cesare pose nella sua loggia, et ne fu molto lodato da ognuno, le statue di tutti coloro che haveano accresciuta la Republica: Costoro certo mi piacciono assai, ma non vorrei però che il muro fusse pieno per tutto o di statue, o d’immagini, o quasi che tutto occupato da una historia. Questo si può vedere nelle gemme, et massimo ne le gioie, che se e’ se ne mette molto insieme, non hanno gratia, et perciò io vorrei che si applicassino in certi determinati convenienti, et honorati luoghi al muro alcuni ornamenti di Pietra, dove si havessino ad accomodare et le statue, et le tavole, simili a quelle che Pompeio condusse nel suo Trionfo, nelle quali si vedevano dipinte le lodi de le gran cose che egli haveva fatte per mare, et per terra. O vorrei che più tosto ci fussino quelle cose che hanno finto i Poeti per indrizzar gli huomini a buon costumi, come quelle di Dedalo, che a Cuma nelle porte finse Icaro che volava, et essendo et la pittura, et la poesia varia, cioè altra quella ch’esprime le gran cose fatte da gli huomini grandi, degne di memoria, et altra quella ch’esprime i costumi de Cittadini privati, et altra quella ch’esprime la vita de gli agricultori; Quella prima c’ha in se maiestà, si applicherà alle opere publiche, et de gli huomini grandi, et questa ultima sarà molto conveniente alli horti, et a giardini, per esser la più lieta di tutte. Rallegransi oltra modo gli animi nostri [p. 227 modifica]nel veder dipinti paesi dilettevoli, et porti, et pescagioni, et cacciagioni, et notationi, et giuochi da pastori, et cose fiorite, et piene di frondi. Faccia ancora a nostro proposito quel che fece Ottaviano Imperadore, il qual poneva nelle sue case per adornarle, alcuni ossami di animali non più veduti, di grandezza smisurata. Nelle grotte, et nelle spelonche usavano gli Antichi di farvi una corteccia di cose aspre, et ronchiose, commettendovi pezzuoli piccoli di pomice, o di spugne di trevertini, la qual spugna è chiamata da Ovidio viva pomice, et ho veduto chi vi ha messo cera verde, per fingere quella lanugine di una spelonca piena di muschio. Piacquemi grandemente quel che io viddi già ad una simile spelonca, donde cadeva una fontana d’acqua, conciosia che e’ vi era una scorza fatta di varie sorti di nicchi, et di ostriche marine, altre arroverscio, et altre bocconi, fattone uno scompartimento secondo la varietà de lor colori, con artifitio molto dilettevole. Ma nelle camere dove i padri de le famiglie hanno a dormire con le lor mogli, avertiscasi che non vi si dipinga se non volti di huomini, o di donne bellissimi, et honorati, et dicono che questo importa grandemente quanto allo ingravidare de le Matrone, et quanto alla bellezza de la futura progenie. A coloro che hanno la febre, giova grandissimamente il veder dipinte fontane, et rivi di acque vive, che caschino, del che si può fare esperienza, che se alcuno tal volta non potrà nella notte dormire, standosi nel letto, poi che egli harà cominciato a rivoltarsi per la fantasia alcune limpidissime acque, o fontane, che altra volta harà viste in alcun luogo, o qualche lago, si inhumidirà subito quella siccità de lo star desto, et ne verrà il sonno, tanto che si addormenterà dolcissimamente. Sarannoci oltra questo et le delicatezze de frutti, et de gli hortaggi, et le loggie su l’orto, nelle quali tu possa stare al Sole, et a l’ombra. Siaci un pratello allegrissimo, caschino di molti luoghi fuor di speranza le acque. Siano i viali terminati da frutti, che tenghin sempre le frondi verde, et da quella parte che e’ son difesi da venti, accerchierali di bossoli, perche il bossolo allo scoperto, et da la spuzzaglia massimo che esce de la marina, è offeso, et si infracida; ma ne luoghi più esposti al Sole, sono alcuni che vi mettono la mortella, la quale di state dicono diventa molto lieta. Ma Teofrasto dice, che la mortella, lo alloro, et la ellera, amano assai l’ombra, et però insegna che ella si pianti folta, accioche con l’esser folta si mantenga verde, mediante l’ombra che ella si faccia con le sue stesse vermene: nè quì manchino arcipressi vestiti di ellera. Faccinsi oltra di questo cerchi, secondo que’ disegni, che de le piante de gli edifitii, sono lodati, d’allori, di cedri, et di ginepri intrecciati, avviluppati, et rimessi l’uno nell’altro. Fitone Agrigentino hebbe nella sua casa privata trecento vasi di pietra, che qual s’è l’uno di loro teneva cento amfore. Simili vasi per le fontane ne giardini sono adornamento grandissimo. Gli Antichi usavano di coprire i viali con pergole di viti che si reggevano sopra colonne di marmo, la grossezza de le quali era per la decima parte de la sua lunghezza, con ordine Corinthio. Gli alberi, o per meglio dire i frutti si hanno à porre per ordini diritti, ugualmente discosto l’uno da l’altro, et che e’ corrispondino l’uno a l’altro come si dice rinterzati à filo: lo havere assai herbe, et rare, et quelle che da medici sono apprezzate assai, faranno sempre il giardino verde. Gratissima cosa era quella certo che usavano i giardinieri antichi, adulando a lor padroni con descrivere i nomi loro con lettere di bossolo, et di altre herbe odorate sopra il terreno: per far siepe son buoni i rosai incatenati co melagrani, et con cornioli, ma il Poeta disse:
Cornioli pianterai, susini, et vepri;

Et le quercie, et i lecci alti et fecondi

Faran pascolo al greggie, al Signor ombra.

Ma simili cose saranno forse più convenienti alle possessioni da cavarne frutto che à giardini. Ma quel ch’e’ dicono di Democrito, cioè che chi li serra à [p. 228 modifica]torno di pietre o di muraglie, non fà saviamente; non biasimerò io già chi questo faccia, conciosia che e’ bisogna rimediar a danni che ne posson fare ogni hora i troppo vogliolosi. Non biasimo anco che ne’ giardini sieno statue ch’incitino a ridere, pur che non habbino punto del disonesto. Talmente certo debbono esser fatti i giardini, ma nelle case dentro alla Città le mura dentro de le camere, et de le selve non cedino punto quanto ad allegrezza, alle stanze de gli horti, et de giardini, ma nelle mura manco secrete come sono quelle de la loggia, et dell’antiporto non ti curare di tanta allegrezza, accioche ei non paia che tu ti sia smenticato troppo de la conveniente gravità. Anzi le loggie de Cittadini principali è ragionevole che sieno con architrave, fregio, et cornice sopra le colonne, et quelle de Cittadini di più bassa mano, con gli archi sopra le colonne, ma l’una et l’altra in volta: gli adornamenti et de lo architrave, et de le cornici che si pongono sopra le colonne, sieno per il quarto del vano tra colonna et colonna, et se sopra le prime colonne si haranno a porre altre colonne, faccinsi le seconde il quarto minori che le prime, et se ancora vi si metterà il terzo ordine sopra, faccinsi queste più corte il quinto, che quelle che gli sono sotto: a qual s’è l’una di queste i piedistalli, et le sponde, o davanzali che vi si metteranno sotto, saranno alti per il quarto de la lor colonna, ma dove si harà a fare un colonnato solo, accomoderati de gli ordini de le opere publiche secolari. Non si faccia il frontispicio nelle case de privati, di maniera che in alcun modo vadia imitando la maiestà di quello de Tempii. Nondimeno se lo antiporto sarà con la sua fronte alquanto rilevato, et a guisa di frontispicio ancora, sarà molto honorato. Il restante del muro da amendue le bande non alzando troppo la testa, si adornerà di corniciami et harà grandissima gratia, se le principali cantonate de lo edifitio si rilevaranno alquanto più superbette che le altre mura. A me non piacciono coloro, che nelle case de privati hanno fatte et torri, et merlature; conciosia che queste son cose da Signori, et da fortezze; cose aliene da quieti Cittadini, et da una Repubblica ben ordinata: percioche queste cose dimostrano una comune paura, o uno esser sempre apparecchiato a far villania ad altri. L’opera de ballatoi nella facciata de lo edifitio sarà cosa gratiosa, se e’ non saranno troppo grandi, o troppo larghi, o troppo sconvenienti.