Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro nono – Cap. III

Libro nono – Cap. III

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Che le parti, et le membra de gli edifitii sono infra loro differenti di natura, et di spetie, et che elle si debbono adornare in varii modi.

cap. iii.


M
A essendo i membri de gli edifitii molto differenti infra di loro, cioè di natura, et di specie, io penso che e’ sia bene discorrere di tutte queste cose le quali lasciammo in dietro come riserbate a questo luogo. Conciosia che e’ sono molte cose, le quali non importa che tu le faccia o tonde, o quadre, pur che elle ti servino bene al tuo bisogno, ma importa bene grandemente quanto elle sieno di numero, et in che luogo tu le metta, et alcune di queste è necessario farle maggiori, come sono i cortili de le case, et alcune hanno bisogno di manco spatio come sono le camere, et tutte le altre stanze più secrete. Alcune altre sono mediocri come sono le sale, et il vestibolo. Altrove habbiam detto come habbia da esser fatto qual si voglia membro de la casa: et come queste membra sieno di larghezza di sito differenti, non ho io che raccontare. Conciosia che elle sono infinite, secondo che più ti piacerà, et si mutano dando loro variati luoghi, secondo il costume del vivere. Gli Antichi facevano inanzi alle case, o il portico, o i gradi da sedere, nè sempre facevano l’uno, o l’altro di linee diritte, ma di torte ancora a guisa di Teatro: a canto al portico facevano il vestibolo quasi tutti, tondo: Dipoi era lo andito che ne conduceva nel cortile, et le altre cose, che a luoghi loro raccontammo, a disegni de le quai cose se io andassi dietro, sarei troppo lungo. Ma quelle cose che fanno al bisogno nostro, son queste. Se la pianta sarà tonda, scompartiscasi secondo il disegno del Tempio, se già non ci è questa differentia, che l’altezza de le mura hanno in questo luogo ad essere più alte che nel Tempio: il che perche sia cosi, lo vedrai al presente. Et se ella sarà quadrata, vi saranno allhora alcune cose, per le quali ella sarà differente da le cose che noi raccontammo de gli edifitii sacri, et da le publiche de secolari; nondimeno vi saranno ancora alcune cose, per le quali converranno con il luogo del consiglio, et con la curia, secondo il ricevuto costume de gli Antichi. Lo andito sarà largo per i duoi terzi de la sua lunghezza, o veramente la sua lunghezza sarà per una intera larghezza et duoi terzi, overo se ne darà alla lunghezza una larghezza intera, et duoi quinti. A qual s’è l’una di queste proportioni, pare che gli Antichi ordinassero di alzar le mura in alto, tanto che la terza: parte de la lunghezza de la pianta si desse quattro volte alla altezza. Io per haver misurati assai edifitii, ho trovato che le piante de le stanze quadrate ricercano altre altezze di mura, dove s’habbia a far in volta, et altra dove s’habbino a fare i palchi, et che altra cosa bisogna provedere per gli edifitii grandi, et altra per i minori: conciosia che e’ non è uguale proportione de gli spatii nell’uno, et nell’altro, dal punto dell’occhio di chi risguarda all’ultime altezze vedute. Ma di queste cose tratteremo altrove. Termineremo le grandezze de le stanze secondo il tetto, et il tetto secondo le lunghezze de le travi, con le quali habbiamo bisogno di coprirli. Dico che quel tetto è mediocre, al quale per sostegno di se stesso basti uno albero, o una trave mediocre. Et ci sono ancora oltra queste che noi habbiamo racconte, molte altre proportioni, et corrispondentie di linee convenientissime, le quali ci sforzeremo di esplicare con più brevità et più chiaramente che noi potremo, in questo modo: Se la lunghezza de la pianta sarà il doppio de la larghezza, la altezza de palchi allhora sarà quanto la larghezza, et la sua metà più, ma se harà a essere in volta, aggiugnerai alle mura il terzo de la larghezza. Questo ti servirà per le muraglie mediocri, ma per le grandi, se haranno a esser in volta, l’altezza allhora da alto a basso sarà per una larghezza, et un quarto, ma dove s’habbino a far palchi, sarà per una larghezza, et duoi quinti: ma se la [p. 225 modifica]pianta sarà lunga per tre larghezze, havendovi a far palco, aggiugnivi i tre quarti de la sua larghezza; et havendovisi a far la volta, sia l’altezza per una volta et mezo la sua larghezza. Ma se ella sarà lunga per 4. larghezze, havendosi a fare in volta, piglierai la metà de la sua lunghezza; et se vi harai a far palco, dividerai la larghezza in quattro parti, et ne darai alla altezza una intera, et tre quarti; et se ella sarà lunga per cinque quadri, farai l’altezza come in quella de quattro quadri, ma un sesto più di essa altezza; et se ella sarà di sei quadri, facciasi come nella passata, et aggiungivi non il sesto come in quella, ma il quinto. Se la pianta sarà di lati uguali, havendo a essere in volta, avanzi per l’altezza, come ti dissi di quelle de tre quadri, ma havendo ad havere il palco, non avanzerà, anzi nelle piante alquanto maggiori sarà lecito abbassarsi talmente, che la larghezza superi l’altezza del quarto. In quelle piante che la lunghezza sopravanzerà la larghezza de la nona parte di se stessa, facciasi medesimamente che la altezza sia avanzata da la larghezza per la nona parte, ma questo non si usa se non ne palchi. Quando la lunghezza sarà per una larghezza, et un terzo, alzerati per una larghezza, et un sesto, dove habbino a essere i palchi, ma se tu vi harai a far le volte, fa che ella sia alta a punto per la sua larghezza, aggiuntovi un sesto de la sua lunghezza. Quando alla lunghezza sarà assegnato un quadro et mezo, farai che la sua altezza sia quanto la larghezza et un settimo, nelle impalcature, ma havendovi a far la volta, farala alta quanto la sua larghezza, aggiuntovi la settima parte de la lunghezza de la pianta. Se finalmente ella sarà fatta di linee, che una sia lunga sette, et larga cinque, o un’altra larga tre, et lunga cinque, et simili, secondo che sarà stato di bisogno per la necessità del luogo, o per la varietà dell’inventione, o per il modo de gli adornamenti, congiugnerai insieme amendue queste linee, et la metà del tutto assegnerai alla altezza. Io non vo già quì lasciare indietro questo, che e’ non bisogna che gli anditi si faccino in alcun luogo più lunghi che per il doppio de la loro larghezza; le camere non debbon mai esser tanto lunghe, che elle non siano almanco larghe per il terzo de la loro lunghezza. Le piante di tre quadri, et di quattro per lunghezza, et l’altre di questa sorte, si aspettano alle loggie, le quali ancora non hanno a passare i sei quadri. Nelle mura si lasciano i vani per le finestre, et per le porte: se la finestra si harà a far nel muro de la larghezza, che per sua natura è sempre più corto, che quello de la lunghezza de la pianta, non vi se ne farà se non una, et sarà certamente fatta di maniera, che ella sarà più alta che larga, o per il contrario che ella sarà più larga che alta, la qual sorte di finestre si chiamano finestre adiacere. Se la larghezza adunque sarà come quella de le porte, alquanto minore, ordinerai allhora che il vano de la larghezza del lume non sia più che la terza parte del muro di dentro, nè manco che la quarta, et il davanzale non sia più alto dal piano de lo ammattonato, che quattro noni di tutta la altezza, nè manco di duoi. L’altezza del vano de la finestra sarà un quadro et mezo. Si che questo è il suo ordine, se le finestre saranno più lunghe che larghe: ma se la finestra sarà più larga che alta, allhora di tutta la lunghezza del muro di dentro non assegnerai al vano del lume de la finestra manco che la metà, nè più che i duoi terzi. La sua altezza si farà ancora nel medesimo modo, o per la metà de la larghezza, o per i duoi terzi, ma vi si metteranno due colonne per reggere di sopra il cardinale; ma se si haranno a collocare finestre in un muro lungo, vi se ne faranno più et in numero caffo. Io veggo che gli Antichi lodarono assai in questo il numero ternario, et facciasi in questo modo: tutta la lunghissima linea del muro si dividerà in sette parti il più, et in cinque il meno, de le quali piglierane tre, et in esse distribuirai una finestra per una, et all’altezza del vano darai una intera larghezza et tre quarti, o una larghezza, et quattro quinti, et se pure ultimamente ti bisognasse più finestre, essendo allhora un tal lavoro quasi de la [p. 226 modifica]natura de le loggie, piglierai le misure de vani da dette loggie, et massime da quelle de Teatri, secondo che ti dicemmo a luogo loro. I vani de le porte si faccino come di quelle che noi dicemmo appartenersi alle stanze del Consiglio, et alle Curie. Adornerai le finestre di opera Corinthia. La porta principale di lavoro Ionico. Le porte de le sale, et de le camere di lavoro Dorico. Et queste cose per quanto fa di bisogno al disegno, sieno a bastanza.